Ora, con il progredire delle tecniche e con l'insostituibile aiuto di alcuni privilegiati osservatori posti oltre l'atmosfera terrestre,è possibile raffinare la ricerca e andare alla scoperta di corpi celesti particolari, primi su tutti quelli di taglia terrestre.
Il mini sistema planetario appena scoperto |
In un contesto altamente dinamico, dove i dati sono decisamente troppi per le capacità elaborative dei pochi astronomi impegnati nella loro elaborazione, alcuni redord hanno vita decisamente breve.
Ricordate infatti il primo pianeta scoperto nella fascia abitabile, o i primi corpi celesti dalle dimensioni simili alla Terra annunciati poche settimane fa?
Bene, tutto questo ormai è storia.
Una squadra di astronomi del California Institute of Technology ha confermato la scoperta di tre pianeti ancora più piccoli dei precedenti, orbitanti attorno ad una singola stella.
I corpi celesti di questo sistema planetario hanno dimensioni inferiori alla Terra, con il primo, KOI 961.03, molto simile alle dimensioni di Marte, dal diametro poco maggiore della metà di quello terrestre.
I pianeti fanno parte di un sistema solare in miniatura.
La stella centrale, infatti, è una piccola nana di diametro 6 volte inferiore a quello del Sole e solamente il 70% maggiore di Giove.
I tre pianeti si trovano su orbite molto strette, tanto che impiegano circa 2 giorni per compiere una rivoluzione intera.
Se volete immaginarvi la scala di questo mini sistema planetario, prendete Giove, aumentatene il diametro di circa 90000 km, fatelo splendere come una stella estremamente rossa, poi posizionatevi su una delle lune principali a vostro piacere: Io, Europa, Ganimede o Callisto.
Sfortunatamente, le orbite di questi picocli pianeti rocciosi sono troppo vicine alla stella per avere condizioni possibili per l'esistenza di acqua liquida.
Per chi se ne intende, o coloro che hanno seguito il mio post precedente, in linguaggio leggermente più tecnico questo significa che i corpi celesti sono fuori dalla zona di abitabilità, quindi teoricamente inadatti ad ospitare la vita come la conosciamo.
Il risultato ottenuto, comunque, è di grande importanza, non solo per aver scoperto finalmente un sistema planetario composto da piccoli corpi rocciosi, ma anche e soprattutto per il fatto che sia stato rilevato attorno ad una nana rossa. Queste piccole e fredde stelle, infatti, rappresentano di gran lunga la popolazione più numerosa dell'Universo, nonché la più longeva, con una vita che può superare i 50 miliardi di anni, 5 volte maggiore di quella del nostro Sole.
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Questo però è solo un capitolo di una storia che si sviluppa su più fronti.
Parallelamente a questa scoperta, un altro gruppo di ricercatori ha affermato di aver rilevato un pianeta extrasolare molto simile a Saturno, e non sto parlando delle dimensioni o della massa.
Le impronte lasciate durante l'attraversamento (prospettico) del disco stellare, attraverso quello che viene definito transito, hanno convinto gli scienziati che il pianeta rilevato è dotato di un sistema di anelli.
Vista la giovane età della stella, appena 16 milioni di anni, si è portati a pensare che il sistema di anelli attorno al pianeta sia il resto del disco protoplanetario che ha formato il corpo celeste e probabilmente una folta schiera di satelliti.
Anche in questo caso, dopo numerosi indizi più o meno verificati, siamo di fronte alla prima scoperta di un pianeta dotato di un sistema di anelli.
Fonte: University of Rochester
Un altro capitolo riguarda invece tutti gli appassionati della ricerca di vita extraterrestre intelligente, ma di questo me ne occuperò in un prossimo post. Qui vi anticipo solamente i protagonisti di questo nuovo campo di ricerca: la solita sonda Kepler ed il progetto SETI, che da anni ascolta il cielo con potenti radiotelescopi alla ricerca di qualche trasmissione intelligente esterna al nostro pianeta.
Ora, finalmente, le antenne del SETI non dovranno più essere puntate a caso nella vastità dell'Universo, ma possono essere direzionate verso i pianeti di taglia terrestre che lentamente si stanno scoprendo. Si apre, quindi, un nuovo ed affascinante fronte di ricerca che potrebbe riservare sorprese nei prossimi anni.
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