lunedì 30 maggio 2016

La migliore immagine di Plutone per molti, molti anni

A quasi un anno dallo storico incontro tra la sonda New Horizons e Plutone, sono finalmente arrivate tutte le immagini a maggiore risoluzione scattate durante il fugace e concitato momento di massimo avvicinamento, avvenuto a una velocità relativa di diverse decine di migliaia di chilometri l'ora, il 14 Luglio dello scorso anno.

Una porzione del grande mosaico
Al di là delle considerazioni sugli intriganti e sorprendenti misteri di Plutone, di cui abbiamo già parlato più volte, godiamoci un po' di puro, sano e incontaminato stupore per gli occhi e per l'anima, in uno di quei rarissimi momenti della vita in cui la Natura riesce a togliere ogni parola e a farci dimenticare tutto quanto non va bene nel nostro piccolissimo angolo di realtà chiamato società.
Quella che stiamo per ammirare per molti anni resterà la più dettagliata immagine della superficie del lontano pianeta nano mai scattata dall'Umanità. Fino a quando un'altra sonda, che ancora non è neanche stata pensata, non verrà spedita in queste remote, ma sorprendenti, zone del Sistema Solare, nessun occhio potrà vedere qualcosa di più dettagliato.

In realtà non si tratta di un'unica immagine, ma di un gigantesco mosaico che ritrae una lunga striscia di Plutone, dal bordo illuminato fino al terminatore, dove la luce del debole Sole lascia il posto alle tenebre più profonde. La striscia inquadrata copre una larghezza variabile tra i 90 km della parte superiore e i 75 km delle regioni vicino al terminatore ed è stata ottenuta quando New Horizons si trovava a 15850 km, 23 minuti dopo il massimo avvicinamento. La risoluzione massima raggiunta è dell'ordine di 80 metri per ogni pixel, davvero impressionante!

Il grande mosaico di New Horizons che contiene le immagini a migliore risoluzione mai scattate aPlutone.

Perdiamoci allora ad ammirare la complessa superficie di questo pianeta (nano) remoto, un mondo distante più di 4 miliardi di chilometri, nostro fratello da 4,6 miliardi di anni nel balletto cosmico del Sistema Solare, che è un punto per l'Universo ma un luogo immenso per la nostra giovane specie.

Immaginiamo di sorvolare le regioni del terminatore, di osservare stupefatti quelle bianchissime zone composte in gran parte da materiali ghiacciati che qui sulla Terra spesso sono sotto forma di gas. Scendiamo sulle montagne imponenti, tanto simili alle nostre, eppure così diverse, perché non sono fatte di rocce ma di ghiaccio d'acqua. A -230°C il ghiaccio infatti diventa duro come la nostra roccia.

Superata questa strana catena montuosa, ecco che ci si apre di fronte a noi una splendida valle, una pianura composta da enormi placche di azoto ghiacciato, che hanno addirittura la forza di strappare, ogni tanto, una collina dalla catena montuosa sovrastante e portarla in giro come un iceberg nelle acque dei nostri poli. Scendendo verso il terminatore, la pianura si costella di piccole zone scure, prima punti, poi macchie sempre più fitte e contrastate. Qui l'azoto ghiacciato riesce a sublimare, ovvero evapora nella tenue atmosfera plutoniana, e lascia posto a strati di ghiacci e rocce sottostanti.

Il viaggio si conclude quasi come iniziato. Al confine tra giorno e notte la pianura lascia posto di nuovo a coline e montagne, questa volta dall'aspetto diverso dalle precedenti, costellate da scarpate e burroni in cui il Sole non riesce ad arrivare.

Il viaggio mentale è finito, ma nulla vieta di poterlo fare un'altra volta, poi di nuovo ancora. E per facilitare questo meraviglioso perdersi nella bellezza della Natura, possiamo dare un'occhiata al video che la NASA ha composto e che amplifica ancora di più questa eccezionale traversata cosmica, là dove nessun uomo era mai arrivato e mai ritornerà per molto, molto tempo.


Il video originale si trova qui:  https://www.youtube.com/watch?v=NEdvyrKokX4
La fonte della foto è qui: http://www.nasa.gov/feature/new-horizons-best-close-up-of-plutos-surface



venerdì 20 maggio 2016

La più bella immagine di Marte di questa stagione

Se avete a disposizione un po' di cielo sereno (una rarità di questi tempi!) e vi capita di guardare a sud verso le 23, noterete di sicuro una "stella" rossastra molto più luminosa di tutti gli altri astri del cielo. Niente paura, non si tratta di qualche cataclisma in atto: è Marte, il nostro vicino di casa, che dopo 26 mesi di latitanza è arrivato di nuovo in prossimità della Terra.

Brillante quasi quanto Giove e circa 10 volte più delle stelle più luminose del cielo estivo (come Vega), Marte sta per raggiungere l'opposizione con la Terra. Non ci sono significati astrologici nascosti in questo termine, che celano chissà quali significati. Il termine opposizione significa che il pianeta che stiamo considerando si trova esattamente dalla parte opposta rispetto al Sole, quindi in prossimità del punto più vicino alla Terra, e sorgerà proprio quando la nostra stella tramonterà dalla parte opposta del cielo. L'opposizione di marte avverrà il 22 Maggio, mentre il punto più vicino con la Terra si raggiungerà il 30 Maggio.

Osservandolo al telescopio, con un po' di allenamento e pazienza, Marte mostra tutte quelle caratteristiche che lo rendono tanto affascinante e simile alla Terra. Oltre alle macchie scure dovute ai differenti terreni della superficie, si possono osservare nubi solcare il globo e concentrarsi spesso nella parte sud del pianeta, verso le zone polari. Dall'altra parte, l'emisfero nord, leggermente inclinato verso di noi, mostrerà un debole punto bianco: la calotta polare, composta per buona parte, almeno in questa stagione, da ghiaccio d'acqua.

Questo è il periodo migliore per osservare e fotografare il nostro affascinante e misterioso vicino, ma per quante belle foto potremo sperare di fare, c'è già qualcuno che ha sovrastato in qualità e spettacolarità tutti i tentativi passati, presenti e futuri. Non stiamo parlando delle sonde in orbita attorno al pianeta o i rover sulla superficie (altrimenti la competizione non sarebbe leale) ma proprio di un telescopio: il glorioso telescopio spaziale Hubble.

Questa meraviglia tecnologica ha puntato Marte il 12 Maggio scorso e, grazie all'assenza della turbolenza atmosferica e alla potenza intrinseca dello strumento, ha ottenuto una meravigliosa foto che mostra un pianeta ricco di nubi, crateri da impatto, terreni aridi, ghiaccio e nebbie, che anche sul nostro vicino di casa sembrano voler mettere radici in certi punti della superficie, come nella regione di Syrtis Major ed Hellas, visibili proprio sul bordo destro di questa immagine.

Marte fotografato dal telescopio spaziale Hubble

La risoluzione raggiunta è di crca 30 km e fa impressione pensare che questa immagine tanto nitida sia stata scattata da 75 milioni di chilometri di distanza.
In queta fotografia troviamo l'essenza dell'astronomia: la meravigliosa eleganza dell'Universo e le incredibili capacità della specie umana che cerca di osservarlo con sempre maggiore dettaglio. Non resta che ammirare ancora il monitor e perderci in un viaggio straordinario fin verso Marte, dove tempo e spazio si confondono e ci regalano visioni che per molto tempo potremo solo immaginare. Ma con foto di questo tipo, immaginare diventa molto più semplice.

Per approfondire: http://www.nasa.gov/feature/goddard/2016/new-hubble-portrait-of-mars

domenica 15 maggio 2016

Un perfetto arcobaleno doppio

A volte la Natura dà spettacolo anche quando il cielo è coperto. Nonostante questo sia un blog di astronomia, anche la Terra fa parte dell'Universo e a volte ci regala degli spettacoli assoluti, che risulta anche difficile commentare.
Ecco perché invece di continuare a scrivere vi lascio alla visione di quello che oggi ho potuto ammirare dalla mia finestra: fantastico!



mercoledì 4 maggio 2016

Le eruzioni vulcaniche più grandi del Sistema Solare

Il vulcanesimo è un fenomeno comune sulla Terra, e sembra pure aver giocato un ruolo molto importante nel creare un'atmosfera e permettere agli esseri viventi di prosperare. Sono pochi i pianeti con vulcani attivi: probabilmente solo Venere mostra segni di eruzioni, almeno in tempi geologicamente recenti (qualche milione di anni), ma il Sistema Solare non è formato solo da pianeti.

Se vogliamo cercare il mondo più vulcanico in assoluto, dobbiamo spingerci a circa 800 milioni di chilometri dal Sole, circa 650 dalla Terra, su un corpo celeste che a prima vista nessuno avrebbe pensato potesse essere così attivo: Io. No, non sono impazzito credendo di essere un vulcano posto a centinaia di milioni di chilometri dal Sole. Io è una delle quattro principali lune di Giove, scoperte da Galileo Galilei nel 1609, all'alba della storia delle osservazioni al telescopio. Poco più grande della nostra Luna (ha un diametro di soli 180 km maggiore), posto in una zona del Sistema Solare che anche alla luce fioca del Sole sperimenta temperature di -140°C, privo di atmosfera, è questo il mondo più attivo del Sistema Solare con centinaia, se non migliaia, di vulcani in eruzione su tutta la sua superficie.

Come si spiega la presenza di un gran numero di vulcani attivi, quando il corpo celeste più simile per dimensioni e massa, la nostra Luna, è geologicamente morta da miliardi di anni? Il segreto non è Io ma la sua posizione. Se prendessimo la Luna o qualsiasi altro corpo celeste di dimensioni paragonabili e lo ponessimo nella stessa orbita di Io, si accenderebbe in breve tempo di centinaia di imponenti vulcani.

L'enorme attività di Io è da imputare all'ingombrante vicino: Giove, il gigante del Sistema Solare, oltre 300 volte più massiccio della Terra e 11 volte più grande. Non è difficile, a questo punto, immaginare gli effetti di un padrone di casa di così spropositate dimensioni. Io orbita a una distanza dal centro di Giove di circa 420 mila km, simile a quella del sistema Terra-Luna. E se la Terra è stata in grado, a causa della forza di marea che esercita sulla Luna, di rallentarne la rotazione sul proprio asse fino a renderla uguale al periodo di rivoluzione, di innescare, probabilmente, decine di eruzioni vulcaniche quando il suo interno era ancora caldo e tuttora riesce a stirare la roccia di centinaia di metri e provocare deboli lunamoti a causa dello stress che esercita sulla superficie, cosa succederebbe se sostituissimo il nostro piccolo pianeta con un gigante come Giove?

Io transita su Giove e mostra un enorme vulcano.
Su Io le forze di marea sono estremamente violente, al punto da deformare l'intero corpo celeste di diversi chilometri e di mantenere, a causa del calore sprigionato dalle rocce che si deformano e sfregano le une contro le altre, un interno fuso e una crosta fratturata in centinaia di punti da cui esce il magma.
A rendere ancora più efficace il vulcanesimo di Io concorrono anche gli altri satelliti galileiani, tutti più massicci e su orbite relativamente vicine. Di conseguenza, non è solo Giove a stirare la luna ma anche la forza di marea esercitata dagli altri satelliti nei punti orbitali in cui si trovano a passare a breve distanza da Io. Il satellite, quindi, viene continuamente stirato in direzioni differenti nel corso della sua veloce orbita intorno a Giove, che ha una durata di meno di due giorni e viene percorsa a una velocità media di 17300 km/h (4,8 km/s!). L'accumulo di tutta questa energia trova quindi un'unica valvola di sfogo: immensi fenomeni di vulcanesimo che rigenerano di continuo tutta la sua superficie, che non a caso risulta priva di crateri da impatto.

Le eruzioni vulcaniche di Io sono talmente enormi che sono state pure osservate dalla Terra dal telescopio spaziale Hubble. Le piume di magma, grazie alla ridotta forza di gravità, circa 1/5 di quella terrestre, si sollevano dalla superficie per centinaia di chilometri, per poi ricadere in spettacolari fontane incandescenti che riescono a coprire migliaia di chilometri di superficie. Sarebbe uno scenario apocalittico se accadesse sulla Terra, ma alla debita distanza di 650 milioni di chilometri diventa uno spettacolo di assoluta bellezza, una delle tantissime imponenti, eleganti e straordinarie manifestazioni della Natura.

Il vulcano Tvashtar in eruzione immortalato da New Horizons.
La più bella fotografia di un'eruzione vulcanica su Io è stata catturata però da un'insospettabile sonda: New Horizons. Nel suo viaggio quasi decennale verso Plutone, nel 2007 si avvicinò a Giove, dal quale avrebbe preso la spinta per raggiungere il pianeta nano. Nel mezzo della numerosa corte di satelliti del gigante gassoso, New Horizons attivò la strumentazione e riuscì per la prima volta nella storia a filmare un'eruzione vulcanica di un altro mondo. Io, per gran parte illuminato dalla luce riflessa da Giove, mostra il vulcano Tvashtar, nei pressi del suo polo nord, che immette fino a 400 km di altezza una fontana di lava che ricade al suolo con un'eleganza e un'imponenza che hanno pochi eguali nel Sistema Solare e nella parte di Universo che conosciamo. Se questo vulcano si fosse trovato sulla Terra, i suoi zampilli di lava avrebbero raggiunto addirittura la Stazione Spaziale Internazionale e sarebbero poi ricaduti su una superficie con il diametro dell'Italia intera!


Iniziò così, forse un po' in sordina, anche la straordinaria avventura di New Horizons, che diede una spettacolare prova di cosa era in grado di fare la sua sofisticata strumentazione di bordo. Come sono andate po le cose ormai lo sappiamo: New Horizons ha raggiunto Plutone e ci ha svelato un mondo che nessuno sulla Terra si sarebbe aspettato di trovare.

Per approfondire: http://www.nasa.gov/multimedia/imagegallery/image_feature_956.html
http://www.nasa.gov/topics/solarsystem/features/io-volcanoes-displaced.html