L'ultima orbita della Phobos Grunt intersecava ancora l'Italia |
La nota curiosa di tutta la vicenda è che questa volta i detriti della sonda ci hanno mancato per una manciata di minuti.
Mano a mano che il rientro si avvicinava, la precisione sul momento e sul luogo dell'impatto aumentava, restringendo il numero di orbite nelle quali sarebbe avvenuto l'ingresso nell'atmosfera della Terra. Questa volta, tuttavia, il percorso orbitale che intersecava l'Italia centro-settentrionale è rimasto evidenziato fino a circa un'ora prima del rientro previsto, contrariamente a quanto successe con i satelliti UARS e ROSAT dei mesi precedenti. Fino a circa un'ora prima, quindi, la probabilità che il rientro potesse interessare il nostro paese era scesa a circa 1/80, ben superiore al misero 1/1000 dei precedenti satelliti.
Il punto di impatto al largo delle coste cilene ha preceduto di appena 30 minuti il passaggio sopra il centro-nord Italia ed un conseguente rientro che ci avrebbe regalato un bello spettacolo pirotecnico e anche qualche momento di relativa tensione, visto che alcuni detriti avrebbero sicuramente raggiunto il suolo.
Scampato l'inconsapevole pericolo, resta una riflessione sul mondo dei mass-media.
Pochi mesi fa si era mobilitata addirittura la protezione civile per il rientro del satellite UARS, ben due giorni prima, quando ancora avrebbe potuto precipitare su quasi tutto il pianeta, mentre questa volta un satellite grande quanto un autobus, carico di carburante tossico e contenente anche materiali radioattivi, ci ha sfiorato davvero e nessuno se ne è occupato.
Forse è un bene, visto il modo di lavorare dei mass-media generalisti.
A me viene in mente anche un'altra cosa: è proprio vero che certe volte il pericolo non esiste se non lo si conosce!
Solo una nota.
RispondiEliminaLa sonda non poteva precipitare sull'Europa dato che la sua orbita, quando passava su di noi, era all'apogeo.
Se avesse superato indenne l'America Meridionale avrebbe tenuto almeno per un'altra orbita... ;)
Il Center for Orbital and Reentry Debris Studies fino a poco più di un'ora prima del rientro dava come possibile anche la caduta in Europa (così come l'agenzia spaziale russa, come riporta l'immagine del post), quindi mi sono basato su questi dati, anche perché l'orbita a quel punto avrebbe dovuto essere quasi circolare. Se sull'Europa non sarebbe potuta cadere, mi chiedo perché nessuno non ne abbia tenuto conto nel prevedere il punto di impatto.
RispondiEliminaSul sito del Center for Orbital and Reentry Debris Studies c'è ancora la traccia della previsione che si interrompe sulla costa dell'Africa (fra l'altro non è stato aggiornato) mentre Roscosmos prevedeva il centro dell'Atlantico e comunque nell'ultima ora il sito era in crisi (la mappa risaliva a diverse ore prima).
RispondiEliminaLa differenza fra apogeo e perigeo dell'ultima orbita completa era ancora di oltre 13 km, che su un perigeo di 109 sono sostanziali.
Non so perché non ne abbiano tenuto conto, ma forse la rapida variazione dell'argomento del perigeo faceva temere possibili sorprese, o più probabilmente faceva più effetto vedere che puntava direttamente sull'Europa! ;)
P.S.: su Spaceflight 101 c'è un po' tutta la storia del rientro.
Si, ora sul sito del Center for Orbital and Reentry Debris Studies c'è quella traccia aggiornata agli ultimi dati in loro possesso, ma fino all'orario dell'aggiornamento c'era la traccia simile a quella riportata in alto nel mio post anche da Roscosmos, quindi mi sembra proprio che nessuno abbia tenuto conto della differenza tra apogeo e perigeo.
RispondiEliminaUn motivo potrebbe essere il seguente (mi è venuto in mente ora):
13 km di differenza tra apogeo e perigeo sono molti relativamente al valore dellì'orbita, ma dobbiamo tenere conto dell'estensione e della densità degli involuvri esterni dell'atmosfera terrestre, che variano in funzione della quantità di vento solare e della raziazione solare (valori diversi di giorno e di notte quindi); direi che questo può fare la differenza più dei 13 km, che a questo punto potrebbero diventare un fattore di ordine superiore.
Mi ero occupato di questo fattore nel caso dell'atmosfera di Venere ormai parecchi anni fa, dovrei andare a riguardare qualche articolo a riguardo per avere dei dati più quantitativi.
Quindi è vero che la sonda sopra l'Europa passava 13 km più alta, ma questo valore secondo me non può di per se darci la sicurezza che non sarebbe potuta precipitare, perché ci sono delle variabili di ordine ben maggiore (dovremmo tenere conto anche di come varia densità ed estensione dell'atmosfera in funzione della latitudine e longitudine, oltre che in funzione del tempo, del vento solare e della radiazione solare; chissà poi quanto conta il fattore mareale introdotto da Luna e Sole). Le variabili in gioco sono molte.
Certamente le variabili sono moltissime, ma la questione non è che sull'Europa passava 13 km più in alto, quanto il fatto che dove è caduta passava 13 km più in basso... ;)
RispondiEliminaPoi non voglio sollevare polemiche, ci mancherebbe, e le dinamiche della zona esterna dell'atmosfera terrestre sono talmente variabili che questi nostri discorsi sono semplicemente un esercizio teorico, soprattutto alla luce degli avvenimenti.
Il passaggio sull'Europa era un dato di fatto, quindi la probabilità che cadesse dalle nostre parti non era nulla...
Ci mancherebbe Luigi, non c'è affatto polemica, anzi è un bel discorso questo, che spero interessi anche il pubblico che ci legge.
RispondiEliminaBisognerebbe in effetti fare un bello studio. Dove è precipitata la sonda era giorno, quindi non è da escludere che il vento solare (peraltro piuttosto intenso in questi giorni) e la stessa radiazione, possano aver compresso verso la superficie gli strati atmosferici esterni, di un valore ben superiore alla differenza di densità che si avrebbe con un dislivello di 13 km. Ma queste sono questioni che è difficile da indagare. Le approfondirò comunque.
In ogni caso, grazie per la piacevole chiacchierata! :)
Grazie a te e complimenti per il blog!
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