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sabato 7 gennaio 2017

La consapevolezza vi renderà liberi

Prendete un minuto dalle vostre vite. Prendete un minuto dal lavoro, dai problemi economici, dalla programmazione del fine settimana, dalla scelta del vestito per uscire, dalle difficoltà terrene del vostro piccolo orticello, tanto minuscolo che non vi permette di vedere la più grande immagine di cui fate parte.
Sedetevi, rilassatevi e fate uscire tutte quelle contraddittorie voci dalla vostra testa.
Ora ammirate questa fotografia e restate a osservarla finché un brivido di consapevolezza non percorre la vostra schiena. Se non basta un minuto non fa niente, ma è un dovere morale di ogni essere consapevole restare e riprovare per il tempo necessario affinché quel brivido si presenti, perché è tutto ciò che ci distingue dalle altre specie della Terra.



In questa foto stiamo ammirando noi stessi, la nostra realtà, il nostro fragile ambiente, non più visto dalla schiacciata prospettiva di una formica ma dall'esterno. E' il più grande salto di coscienza che l'uomo abbia mai potuto fare da quando qualche milione di anni fa ha cominciato a percorrere le steppe africane. E' il più grande regalo che la nostra specie, piena di contraddizioni e di irrazionalità, si è donata per dare una speranza a sé stessa. La nostra salvezza passa per forza di cose da quante persone da qui ai prossimi anni riusciranno a sentire quel brivido lungo la schiena, da quante persone capiranno qual è la realtà nella quale viviamo, quanto è fragile e piccolo questo pianeta. La nostra salvezza passerà per forza di cose dall'accettare che tutto quello per cui oggi ci combattiamo a vicenda è di un'inaudita stupidità.

Questa immagine ritrae il nostro pianeta e la Luna come si vedono da Marte, il nostro cugino sfortunato, che al momento dello scatto distava 205 milioni di chilometri. E' stata catturata dalla sonda della NASA Mars Reconnaissance Orbiter durante un normale test di calibrazione strumentale dell'apparato di ripresa ad alta risoluzione. Uno scatto di routine che però ci regala una vista mozzafiato.
Un giorno un astronauta su quel pianeta ario arrugginito potrà vedere brillare nel cielo una "stella" azzurra. Se la ingrandirà con un piccolo telescopio vedrò qualcosa di molto simile a questa foto e scoprirà che quella "stella" è stata la casa di più di 100 miliardi di esseri umani, di tutti i sogni, le speranze, i racconti, i miti, le leggende, le religioni, l’arte, la poesia, la scienza, l’ingegno e le lotte di un popolo che già su Marte, in vicino di casa, sembra scomparso dalla faccia dell’Universo e persino dal pianeta che crede di aver soggiogato alla propria stolta sete di potere e ricchezza. Quanti uomini vedete in questa foto? Nessuno, eppure sono tutti lì, ma proprio tutti. Quanti confini vedete? Quanti muri? Quante città? Quante barriere? Ora tornate pure a litigare con il vicino, a insultare gente a caso su internet, a concedervi vizi e stravizi dannosi e superficiali in barba al Pianeta e ai suoi abitanti, a umiliare le vostre vite per guadagnare sempre più denaro che non avrete tempo di spendere. Andate e fate come se niente fosse, se ci riuscite... Io non ci riesco più da tanti anni e mi sento più libero che mai, perché è la consapevolezza l'arma che ci renderà liberi da noi stessi e dai nostri demoni.

Per informazioni tecniche sull'immagine: http://www.jpl.nasa.gov/news/news.php?release=2017-004&rn=news.xml&rst=6716

giovedì 7 aprile 2016

Quanto è davvero grande la Terra?



Per molti esseri umani la Terra rappresenta tutto il loro, personalissimo, universo. Ti stupiresti nello scoprire quante persone, così impegnate nella scelta dei vestiti, dei locali e nella moda del consumismo, di cui, un giorno, ti spiegherò il significato se mai dovessi riuscire a scoprirlo, ignorino completamente cosa ci sia poco sopra le loro teste, che cosa sia davvero l’Universo e quale la loro reale, insignificante, importanza.
Tutto il nostro mondo in due pixel. Ecco qual è la realtà
Se questo pianeta lo sentiamo così enorme, al punto che non riusciamo neanche a capire che in realtà non è piatto, come potrebbe sembrare, ma una sfera quasi perfetta, è semplicemente perché siamo talmente piccoli da non riuscire a vedere chiaramente, a volte, neanche quello che si mostra di continuo sotto i nostri occhi.
Per completare un giro attorno alla Terra, e ritrovarsi esattamente nel punto di partenza, ti servirà un aereo potente, con abbastanza carburante per compiere i 40.000 km necessari. Viaggiando a circa 800 km/h, una velocità molto più elevata di qualsiasi automobile, impiegheresti 50 ore esatte per chiudere il cerchio.
Se decidessi di provare a fare il giro del mondo a piedi, trovando il modo di camminare sul 70% della superficie, nonostante sia piena d’acqua, ci vorranno mesi, forse anni, per tornare al punto di partenza.
Nessuna persona vive così a lungo da riuscire a vedere in una vita intera tutto il pianeta, neanche limitandosi al 30% di terre emerse.
Ora, invece, immagina di essere a bordo di un raggio di luce, che per qualche strano motivo riesce a portarti con sé nel proprio viaggio attraverso il Cosmo. Aggrappati bene alle sue comode spalle e lasciati trasportare dall’incredibile velocità.
Poco più di un secondo, neanche il tempo di capire cosa stia succedendo, e ti vedi sfrecciare alla tua destra la Luna. Ti servirà un altro secondo per voltarti a vedere dove sia finita la Terra, stendere rapidamente il braccio, e capire che quella sterminata distesa di acqua e vita, ora, è una biglia sempre più piccola adagiata sulla tua mano.

Sono passati quindici secondi ed è sufficiente il mignolo per coprire quella capocchia di chiodo azzurra. Neanche un quarto d’ora di viaggio su questo raggio di luce, e acqua e suolo si fondono in punto infinitesimo molto più luminoso di qualsiasi stella; vicino un altro punto che ricorda vagamente, dal colore, la Luna. Di fronte Marte saluta fugacemente per ricordarti che sei, forse, a poco più di 60 milioni di chilometri da casa.  Un’ora di viaggio, e mentre Saturno mostra quegli incredibili e perfetti anelli, la Terra e la fidata compagna, la Luna, sono ormai un unico spillo indistinto investito dalla vicina luce solare.
Il tempo che qualche uomo d’affari impiega per volare da Roma a New York e tu sei a oltre 10 miliardi di chilometri. Il Sole s’è fatto piccolissimo e molto più debole; la Terra… beh, la potrai vedere solamente se ti sarai portato almeno un binocolo. Ma devo essere sincero, non ti servirà a molto, perché tra qualche ora non riuscirai più a vederla neanche con un telescopio.

Un giorno di viaggio, il tempo richiesto per volare in Australia, e sei già circondato da un cielo nero come la pece, privo di pianeti, con il Sole che sembra aver preso il posto di Venere dei cieli terrestri. Credi di essere in chissà quale parte sperduta dello spazio, ma in realtà hai appena girato l’angolo di via del Sistema Solare, più che una via un piccolo e stretto vicolo di una grande megalopoli.
Le altre stelle non sembrano essersi spostate di un millimetro; possibile? Sì, perché solamente per giungere alla più vicina ti serviranno oltre 4 anni di viaggio, e almeno la metà per riuscire a notare, ben più lento del cammino del Sole durante un’assolata giornata terrestre, lo spostamento delle più vicine causato dalla tua enorme velocità.

Non ci sarà molto da fare; avrai tempo per pensare che vite, urla, guerre, voci, ma anche sogni, speranze, grandi imprese, di cui sono capaci gli esseri umani, nonché tutto quello che hai visto fino al momento di partire, sono così lontani che si perdono in un punto visibile solamente con telescopi molto, molto più potenti di quelli che su quel pianeta chiamato Terra scrutano la vastità del Cosmo.
Avrai molto da pensare, ma anche dopo 1000 vite avrai esplorato solamente una parte su 200.000 dell’Universo che possiamo osservare. Avrai modo, forse, anche di sentire il peso della consapevolezza di qualcosa molto più grande di noi; qualcosa che fa star male, a volte, quando qualcuno, non molti, intraprende nell’immaginazione il tuo stesso viaggio.
Devi partire.
Riuscirai a vedere molto più chiaro il significato di certe azioni dei tuoi simili; capirai quali sono le vere priorità della vita, forse troverai e capirai la vera Vita, e sicuramente imparerai ad apprezzare e sfruttare molto meglio il tempo a tua disposizione. 

Poi ti sentirai piccolo e insignificante, e realizzerai che una formica, anche se regina del suo folto popolo, non potrà fare nulla contro un elefante, che da quell’altezza neanche vedrà quegli indisciplinati puntini che fanno tanto baccano, ma non comprendono che le loro urla non si alzeranno mai per più di pochi centimetri dal suolo. E stai pur certo che quell’elefante continuerà la sua esistenza con o senza la regina e il suo piccolo popolo, perché per lui, da quell’altezza, nulla cambierebbe se non esistessero.
Non andare troppo lontano; magari un giorno torna su questo pianeta e mostra come sarebbe bello e utile se molti altri riuscissero ad aggrapparsi alle spalle di un raggio di luce.
Non c’è bisogno di spaventarli con il buio e il freddo del Cosmo. Quell’esperienza non tutti possono sopportarla; giusto un giro dell’angolo per

venerdì 4 dicembre 2015

La materia oscura è anche intorno a noi!

La materia oscura è uno dei più grandi misteri dell'astrofisica. Tutto quello che possiamo osservare con i nostri telescopi, infatti, appartiene alla cosiddetta materia luminosa o, in gergo, barionica. Tuttavia, sono ormai diversi decenni in cui ci si è accorti che questa rappresenta una piccola percentuale della materia effettivamente presente nell'Universo. Il resto è qualcosa che nessuno ha la più pallida idea di cosa sia, da qui il nome di materia oscura.

Quasi nessuno ormai mette in discussione l'esistenza della materia oscura perché le prove indirette della sua esistenza sono enormi e senza di essa addirittura no esisterebbe nemmeno l'Universo come lo conosciamo. Questa, infatti, se è del tutto invisibile ai nostri telescopi non lo è per l'Universo. In particolare, pur non interagendo con la controparte visibile, anche la materia oscura produce e sente la forza di gravità ed è in questo modo che l'abbiamo dapprima ipotizzata e poi addirittura mappata, in certi ambienti dell'Universo.

La materia oscura è necessaria per spiegare moltissime cose: la velocità di rotazione delle stelle attorno alle galassie a spirale è troppo elevata se consideriamo la gravità generata dalla materia visibile, ovvero stelle, polveri e gas. Persino il nostro Sole, che orbita attorno al centro a circa 200 km/s, sarebbe stato espulso dalla Galassia se fosse stata fatta solo della materia che possiamo vedere.
Gli ammassi di galassie, oggetti gravitazionalmente legati tra di loro, si muovono anch'essi troppo velocemente se la forza di gravità fosse generata solo dalla materia visibile. Ancora, ci sono fenomeni di lensing gravitazionale che prevedono l'esistenza di una grandissima quantità di materia che non possiamo vedere. Quest'ultimi sono molto importanti per mappare la sua distribuzione.

Il fenomeno di lensing gravitazionale è in linea di principio quasi facile da capire. La presenza di una grande quantità di massa che produce un'enorme forza di gravità ha la spettacolare proprietà di distorcere lo spazio-tempo. In parole povere, una grande concentrazione di materia riesce a deviare la luce di una sorgente lontana come se formasse una gigantesca lente cosmica, di una quantità legata alla massa che distorce quella porzione di cielo. Attraverso l'osservazione di questi fenomeni di lente gravitazionale, quindi, è possibile stimare con ottima precisione la massa necessaria a deviare la luce della sorgente lontana della quantità osservata.

La materia oscura non è solo necessaria per giustificare il comportamento delle strutture cosmiche attuali ma anche per gustificare la loro stessa esistenza: un Universo costituito solo di materia visibile, nella percentuale che osserviamo, non avrebbe sviluppato ammassi di galassie, galassie e forse persino stelle, di certo non nel modo in cui possiamo vedere oggi. 

Se quindi la materia oscura sembra esistere, nessuno sa al momento di cosa sia fatta. Qualcuno tempo fa aveva ipotizzato fosse composta da neutrini, particelle sfuggenti che vengono emesse da ogni processo nucleare e che in effetti sono quasi impossibili da rivelare. Tuttavia, i neutrini da soli non bastano perché hanno masse troppo piccole e velocità troppo grandi. Non si sa quindi ancora di quali particelle esotiche sia composta l'85% della materia dell'intero Universo (questa è la percentuale della materia oscura!), ma sappiamo che è ovunque, persino nei dintorni della Terra. Ed è questa la scoperta più recente e sorprendente, anche se in realtà non è proprio una scoperta effettuata con delle misure, ma il risultato di una simulazione.

Non c'è infatti alcun modo razionale per pensare che la materia oscura sia confinata solo nelle periferie di galassie e ammassi, anzi, questa è presente ovunque nell'Universo, persino nel Sistema Solare. Ebbene, considerando le sue bizzarre proprietà, in particolare il fatto che è in grado di attraversare un pianeta come la Terra come se non ci fosse (già!), ma di sentire la forza di gravità come la materia normale, Gary Prézeau, del Jet Propulsion Laboratory della NASA ha portato avanti un'interessante simulazione di come la materia oscura risponda all'interazione gravitazionale con corpi celesti piccoli e relativamente compatti come i pianeti. Il risultato è incredibile: attorno ai pianeti, al Sole e quindi anche alla Terra, la materia oscura assume i contorni di sottili e lunghissimi filamenti che si estendono fino a qualche milione di chilometri di distanza. La Terra, quindi, sarebbe circondata da una serie di lunghissimi capelli, o peli, di materia oscura, che non riusciamo a vedere ma che con qualche futura missione potremo indagare in un modo impensabile fino a poco tempo fa.

Se i risultati di questa simulazione sono corretti (e sembrerebbe proprio di sì), allora potremo infatti studiare direttamente la materia oscura mandando una sonda dove dovrebbero trovarsi questi filamenti, invece di limitarci a indagarla da lontanissimo negli aloni galattici e degli ammassi di galassie; questo, considerando la non interazione elettromagnetica, è infatti il metoto più inefficiente per capire di cosa sia fatta questa stranissima materia.
Non sappiamo ancora come poter rivelare particelle così debolmente interagenti, ma se ce l'abbiamo fatta con i neutrini, l'emblema dell'evanescenza, basterà trovare dei luoghi molto densi di materia oscura e in qualche modo riusciremo finalmente a capire da cosa è composta.

Naturalmente tra l'ipotizzare e il provare con le misure passeranno diversi anni, ma abbiamo costruito un altro piccolo pezzetto della rappresentazione dell'Universo per come è e non per come noi e i nostri limitati strumenti lo osservano. D'ora in poi, quindi, proviamo a immaginare di osservare la reale distribuzione di tutta la materia dell'Universo e sovrascriviamo la nostra poetica immagine mentale del pianeta azzurro immerso nel nero del cosmo con quella di un piccolo corpo celeste circondato da oscuri e lunghissimi filamenti di particelle che permeano tutto l'Universo e che anche in questo momento, con ogni probabilità, stanno attraversando il nostro corpo a migliaia ogni secondo.  Impressionante, vero?

Per approfondire: https://www.nasa.gov/feature/jpl/earth-might-have-hairy-dark-matter







giovedì 25 giugno 2015

Osservazioni particolari: stelle con pianeti simili alla Terra



Sono ormai migliaia i pianeti scoperti al di fuori del Sistema Solare, che quindi orbitano attorno ad altre stelle. Impossibile, persino per molti telescopi professionali, vederli direttamente, ma l’idea di poter osservare una stella nella cui immagine è racchiusa anche la debolissima e indistinta luce di qualche pianeta fa venire i brividi. E allora ecco spiegato il senso di questo post, soprattutto ora che la bella stagione è finalmente arrivata: osservare con un binocolo o un piccolo telescopio delle stelle che sappiamo ospitano pianeti, alcuni dei quali molto simili alla Terra. Non sarà un'osservazione esplosiva quanto a dettagli e colori, ma lo diventerà per il significato di quei lontani puntini.

Il primo pianeta extrasolare scoperto è stato 51Pegasi b, un gigante gassoso che orbita attorno alla stella 51 della costellazione del Pegaso. Questo astro ha una magnitudine di 5,49 ed è persino visibile a occhio nudo se abbiamo una buona vista. 
 
Mappa per l’individuazione della stella 51 Pegasi, attorno alla quale orbita il primo pianeta extrasolare scoperto dall’umanità.

Se vogliamo aumentare la portata emotiva, possiamo scegliere un’altra stella attorno alla quale gli astronomi professionisti hanno scoperto un pianeta simile alla Terra, probabilmente ricco di acqua e, perché no, anche di forme di vita. Il sistema Gliese 667 è composto da tre stelle strettamente avvolte, indistinguibili al telescopio. Attorno a uno di questi astri gli astronomi hanno scoperto ben 6 pianeti, uno dei quali sorprendentemente simile alla Terra. Il sistema si trova nella costellazione dello Scorpione e ha una magnitudine pari a 5,89, al limite della visione a occhio nudo, ma qualsiasi strumento, anche il cercatore del telescopio, ce lo mostrerà evidente. 
Dopo aver effettuato lo star hopping partendo da una delle stelle della coda dello Scorpione, riusciremo a inquadrare quel puntino sul quale, chi lo sa, altre forme di vita stanno prosperando e magari osservando nello stesso nostro istante quel cielo così diverso in cui una stellina gialla molto debole nasconde la straordinaria storia di questo pianeta e dei suoi abitanti, pienamente consapevoli delle meraviglie dell’Universo.


Ecco dove trovare il sistema triplo Gliese 667. Attorno a una delle stelle c’è un sistema planetario composto da almeno 6 pianeti. Uno di questi assomiglia molto alla Terra e potrebbe ospitare acqua e forme di vita. Anche questo è l’Universo: una sorpresa dopo l’altra.



martedì 29 aprile 2014

Pianeti extrasolari: L'indice di abitabilità planetaria

Terminiamo l'analisi dell'abitabilità di un pianeta extrasolare introducendo l'importante concetto di Indice di abitabilità planetaria.
Questo post è estratto dal mio libro: "Vita nell'Universo: eccezione o regola?"

Un’altra sigla inglese, questa volta identificata come PHI (Planetary Habitable Index, indice di abitabilità planetaria), cerca in qualche modo di approfondire la possibilità che un pianeta ha di ospitare forme di vita, quindi di mettere a disposizione di un qualsiasi ecosistema tutta una serie di richieste in modo da garantirne la sostenibilità su un lungo periodo temporale.

L'indice di abitabilità applicato a corpi celesti conosciuti
L’indice PHI non è quindi costruito a immagine e somiglianza della Terra (come l’ESI), ma sulle (presunte) esigenze di qualsiasi forma di vita, anche esotica.
L’indice di abitabilità planetaria prende quindi in considerazione aspetti molto più generici:
  • La presenza di un qualsiasi liquido in superficie o nel sottosuolo con la funzione di aggregatore di materiale biologico;
  • La composizione chimica della superficie, in particolare l’esistenza di molecole organiche, ma anche di azoto, fosforo e zolfo, componenti delle molecole biologiche;
  • La disponibilità di risorse energetiche: luce solare, calore residuo all’interno del pianeta, forze mareali dovute alla stella, a un altro pianeta o un satellite, e presenza di elementi chimici in grado di reagire chimicamente e produrre energia;
  • Infine le richieste superficiali: un’atmosfera, una crosta solida e un campo magnetico in grado di proteggere le forme di vita.
Come possiamo vedere non si fanno ipotesi, ad esempio, su quale sia il liquido superficiale o quale debba essere la composizione atmosferica o la distanza dalla stella; chiediamo solamente lo stretto necessario affinché molecole organiche possano avere una superficie su cui poggiare, un liquido per prosperare, energia per i processi e una protezione dalle insidie dello spazio aperto e della propria stella, lasciando aperte le possibilità che si sviluppino nei modi più disparati possibili.

È ancora una definizione parziale, perché magari ci sono altre caratteristiche che possono favorire lo sviluppo della vita (ad esempio, potrebbe non essere necessaria una superficie solida), ma siamo sicuramente più avanti dell’indice ESI visto nel post precedente.

Secondo questa nuova classificazione, Titano diventerebbe un luogo migliore di Marte, il primo candidato nel Sistema Solare a ospitare forme di vita oltre alla Terra (che non avrebbe neanche il punteggio pieno perché carente dell’energia derivante da forti interazioni mareali). La nostra Luna, d’altra parte, scivola all’ultimo posto perché non soddisfa pienamente neanche una categoria. Non ci sono liquidi, non ci sono tutte le fonti energetiche richieste, non ci sono le condizioni superficiali (solo la presenza di rocce), e neanche tutti gli elementi chimici per sostenere delle forme di vita. 
Sotto questo punto di vista si apre, anche nel Sistema Solare, la possibilità che forme di vita abbiamo attecchito anche laddove nessuno scienziato pensava fino a pochi anni fa.

martedì 26 novembre 2013

Domande e risposte: da dove proviene l'acqua della Terra?



L’acqua sulla Terra ricopre il 71% della superficie ed è il costituente principale di tutte le forme di vita.
Il problema, per la Terra e i pianeti interni, tra cui Marte, è però grande: chi ce l’ha portata l’acqua?
I modelli di formazione del Sistema Solare ci dicono chiaramente che la nebulosa protosolare a quelle distanze dal Sole era troppo calda per permettere all’acqua di condensare in grandi quantità e formare quindi gli embrioni dei pianeti. Alla distanza della Terra, solamente i silicati e i metalli si trovavano nella forma solida capace di creare gli aggregati planetari. Le modeste quantità d’acqua inglobate dai protopianeti sono quasi certamente evaporate mano a mano che la violenza delle collisioni aggregava corpi sempre più massicci e caldi. Come se non bastasse, l’atmosfera primordiale della Terra venne distrutta dal violento impatto con Theia, formando poi la Luna e privandola ulteriormente del vapore acqueo che possedeva. La Terra quindi, appena dopo la sua formazione doveva essere un corpo celeste estremamente secco.

Chi o cosa ha portato l’acqua sul nostro pianeta? Difficile credere che l’acqua si sia formata da sola successivamente, poiché di ossigeno libero in atmosfera che potesse reagire con l’idrogeno non ce n’era (almeno non così tanto).
Se diamo un’occhiata alla distribuzione delle temperature nella nebulosa primordiale che ha formato il Sistema Solare, la zona in cui i composti più volatili contenenti l’idrogeno come l’acqua, l’ammoniaca e il metano, tutti essenziali per i processi biologici elementari, potevano trovarsi nello stato solido, quindi condensare per formare corpi celesti, si trova nel bel mezzo dell’attuale fascia principale degli asteroidi. La cosiddetta linea del ghiaccio (frost line in inglese) segna un confine netto tra i corpi celesti a base di silicati e quelli formati per buona parte di ghiacci, principalmente acqua. Non è difficile allora comprendere da dove provenga l’acqua, l’ammoniaca e forse buona parte delle molecole organiche della Terra: da corpi celesti che si sono creati più lontano, cioè asteroidi e comete.
Ce n’erano così tanti di questi piccoli proiettili cosmici che nel primo miliardo di anni, come testimonia la butterata superficie lunare, a migliaia, forse milioni, sono precipitati su tutti i pianeti interni, Terra compresa, liberando le grandi riserve di acqua e composti organici che contenevano.

martedì 28 febbraio 2012

La Terra di notte vista dalla ISS

Continua la serie di video time-lapse ripresi dagli astronauti a bordo della stazione spaziale internazionale (ISS) che mostrano da un punto di vista unico la bellezza del nostro pianeta.
Da quasi 400 km di altezza e con una velocità di circa 27000 km/h, gli astronauti che abitano la stazione spaziale possono assistere in un giorno a circa 16 tramonti ed altrettante albe.
Ma non solo: spettacolari aurore polari, le luci delle grandi città ben visibili (purtroppo) anche dallo spazio, addirittura i fulmini dei numerosi temporali che ogni giorno imperversano in molte aree del pianeta.
Ogni descrizione sarebbe superflua perché assolutamente inadatta nel raccontare le emozioni che si possono provare.
In attesa di aver anche noi (difficile) una chance per vedere la Terra dallo spazio, accontentiamoci di uno dei video più spettacolari mai ripresi.
Ad un certo punto dall'orizzonte compare in tutta la sua bellezza anche l'Italia, completamente sgombra da nubi. Sapete riconoscerla?
Un aiuto: è forse il territorio con la più alta concentrazione di luci di tutto il mondo.
Buona visione e buone emozioni!


Consiglio caldamente di guardarlo a risoluzione piena e schermo intero, cliccando qui

mercoledì 1 febbraio 2012

La più dettagliata fotografia della Terra

Il modo migliore e più affascinante per studiare il nostro pianeta su grande scala è senza dubbio quello di inviare in orbita un satellite, munito di un potente teleobiettivo, per riprendere tutti i fenomeni che per troppi anni prima della tecnologia satellitare abbiamo fatto veramente fatica ad osservare e comprendere.

Foto della Terra da 64 milioni di pixel
Sin dagli albori dell'astronautica sono stati centinaia i satelliti lanciati per lo srudio del nostro pianeta, militari prima (soprattutto satelliti spia), civili poi (ad esempio i famosi satelliti meteosat per le previsioni del tempo).

Nonostante l'imponente mole di dati ricevuta nel corso degli anni, ci sono ancora degli interrogativi che riguardano soprattutto come varia l'attività e la trasparenza dell'atmosfera terrestre nel lungo periodo temporale (maggiore di un anno).

Per dare risposta a questi interrogativi, con una risoluzione mai vista prima, ci sta pensando l'ultimo satellite lanciato dalla NASA, denominato Suomi NPP. Posto su un'orbita particolare che gli fa osservare il nostro pianeta sempre dal lato illuminato dal Sole, il satellite studierà i cambiamenti atmosferici nel corso dei prossimi anni.

Per darci la prova delle sue eccezionali potenzialità, lo scorso 4 Gennaio ha ripreso un'immagine del nostro pianeta davvero sorprendente quanto a risoluzione e bellezza.
Durante la sessione di ripresa, il satellite ha ripreso in rapida sequenza diverse immagini parziali del nostro pianeta, con una risoluzione di circa 1,5 km per pixel. Successivamente i tecnici della NASA le hanno unite come se fossero i pezzi di un grandissimo mosaico per ottenere l'immagine completa della porzione illuminata del nostro pianeta. L'immagine, veramente sorprendente, è stata soprannominata "blue Marble".
In primo piano è visibille il continente nord americano. Impressionanti sono i sistemi nuvolosi, che lungo il bordo sembrano acquistare tridimensionalità, così come le tenui sfumature del cristallino mar dei caraibi.

Godetevi quindi l'immagine a risoluzione piena (ben 8000X8000 pixel, 64 milioni di pixel), cliccando su questo link. La piccola attesa richiesta per visualizzarla verrà ampiamente ripagata.

Clicca qui per l'immagine in alta risoluzione

giovedì 19 gennaio 2012

Le più grandi foto di gruppo mai scattate: la Terra vista dallo spazio

Molti post fa vi ho fatto vedere la bellezza del nostro pianeta visto dalla Luna, direttamente dalle immagini scattate dagli astronauti durante le missioni spaziali Apollo degli anni 60-70.
Qualche giorno addietro vi ho mostrato come appare il nostro pianeta dalla superficie di Marte.
Ora voglio regalarvi (e regalarmi) qualcosa di ancora più suggestivo, che cerca di rispondere alla semplice domanda: "come appare la Terra vista dallo spazio?"
Come si trasforma il nostro pianeta mano a mano che ci si allontana? Quanto è splendente?
E visto che il 70% della superficie è occupato da acqua, è possibile che ci appaia di una tenue colorazione azzurra?
Non ci resta che scoprirlo, alzandoci nello spazio in un viaggio virtuale costruito con le immagini che abbiamo a disposizione dalle sonde lanciate negli ultimi decenni.

Dai pianeti interni (Mercurio e Venere), la Terra è vista come un pianeta esterno, con una fase sempre piena. la Luna, nostra compagna da svariati miliardi di anni, sarà visibile sempre prospetticamente vicino alla brillante sagoma terrestre.
Il nostro pianeta appare effettivamente di colore azzurro, mentre la superficie selenica di una tinta leggermente gialla. L'accostamento di colori dovrebbe essere davvero suggestivo, aiutato dal fatto che la loro luminosità è piuttosto alta.
La sonda Messenger, in orbita attorno a Mercurio, ha ottenuto quella che in ordine cronologico rappresenta l'immagine più recente del sistema Terra-Luna, da una distanza di 183 milioni di chilometri, nei pressi dell'orbita di Mercurio.
Una bellissima foto di gruppo, visto che in questo punto luminoso ci sono 6 miliardi di esseri umani e tutte le loro vite:
La Terra e la Luna ripresi dalla sonda Messenger nei pressi di Mercurio


Dopo questo sguardo, spostiamoci sul nostro "pianeta gemello".
E' un vero peccato che Venere abbia un'atmosfera così opaca da impedire l'osservazione di qualsiasi astro dalla sua superficie. In volo orbitale attorno al pianeta, la Terra e la Luna appaiono evidenti e ben separate. Quando il nostro pianeta si trova in opposizione, quindi alla minima distanza, la sua magnitudine raggiunge la -6,6, con la Luna splendente di magnitudine -2,7, più brillante di Giove visto dai nostri cieli. Lo spettacolo di questi due corpi celesti separati da una distanza angolare di poche decine di minuti d'arco, dovrebbe essere sorprendentemente bello. Il nostro pianeta sottende un angolo superiore ad 1', al limite della risoluzione dell'occhio nudo.
Non abbiamo purtroppo immagini di questo spettacolo cosmico, quindi dobbiamo accontentarci della nostra immaginazione.

Con la nostra astronave virtuale, ci spostiamo velocemente verso la parte esterna del sistema solare. Per guadagnare la spinta necessaria per uscire dall'attrazione gravitazionale del Sole, meglio fare un fly-by con la Terra: un incontro ravvicinato che ci permette di guadagnare velocità sfruttando il suo campo gravitazionale.
E tanto che ci siamo, godiamoci anche un'istantanea di questo veloce passaggio:

Fly-by della sonda Rosetta con la Terra per acquistare maggiore velocità


Da questo punto in poi, la Terra e la Luna diventano corpi celesti interni, più vicini al Sole rispetto alla nostra posizione. Questo implica che sarà evidente il fenomeno delle fasi ed i due corpi non si discosteranno dal Sole per più di qualche decina di gradi al massimo.
Mano a mano che la distanza aumenta, la Terra riduce inesorabilmente le sue dimensioni.
A circa 10 milioni di chilometri di distanza, diventa difficile notare particolari in un disco ormai davvero piccolo, come testimonia questa immagine ripresa dalla sonda Juno il 26 Agosto 2011 in viaggio verso Giove. Questa è circa la visione che si avrebbe ad occhio nudo:

Terra e Luna ripresi dalla sonda Juno ad una distanza di circa 10 milioni di chilometri

Ben presto arriviamo su Marte e finalmente possiamo atterrare e goderci lo spettacolo con più calma, anche perché poi il viaggio proseguirà senza altre soste.
Dalla superficie del pianeta rosso, la Terra raggiunge massime elongazioni di circa 47,5°, simili a quelle di Venere visto dai nostri cieli. In queste circostanze, la Terra brilla di magnitudine -2,5, mentre la Luna, distante circa 9', di magnitudine 0,9.
E' un po' curioso notare che Venere, nonostante sia più distante, è più brillante della Terra. Il motivo è da ricercare nella percentuale di luce riflessa dai due pianeti. L'atmosfera di Venere riflette circa il 75% della luce incidente, mentre la Terra, coperta per il 70% da acque (molto scure), ne riflette appena meno del 30%.
Quanti di voi vorrebbero però assistere ad una bella congiunzione Venere-Terra? Il rover Spirit della NASA ha avuto questa fortuna:

Venere e la Terra nel cielo marziano subito dopo il tramonto del Sole


Oppure volete osservare Giove e la Terra nella stessa immagine? Da Marte anche questo è possibile:

Congiunzione Giove-Terra osservata da Marte

Proiettiamoci ora verso la periferia del Sistema Solare.
La Terra e la Luna ben presto diventano un unico piccolo punto di tonalità azzurra. La separazione angolare è troppo bassa per distinguere i due corpi celesti senza un ausilio ottico.
Anche la magnitudine e la distanza angolare dal Sole si riducono inesorabilmente.

Arrivati alla distanza di Saturno, il nostro pianeta appare un piccolo punto indistinto dal diametro massimo che supera di poco i 2", brillante di magnutidine 1,2. La Luna ha un diametro apparente 4 volte inferiore ed una luminosità di appena magnitudine 5,3. La separazione dei due corpi celesti sfiora il minuto d'arco alla minima distanza, alla quale però l'osservazione è davvero difficoltosa a causa della vicinanza del Sole e della sottilissima fase sottesa dai due corpi celesti.
Grazie al sistema di anelli, se calcoliamo bene distanze e geometrie, abbiamo la possibilità di osservare uno dei più belli spettacoli del sistema solare.
la sonda Cassini, in orbita attorno al pianeta dal 2004 ci è riuscita.
Guardate questa foto:

La Terra immersa nel chiarore degli anelli di Saturno

Riuscite a vedere un puntino nella parte sinistra degli anelli?
Non lo vedete bene?
Guardate meglio:
Il piccolo punto azzurro brilla di magnitudine 1,2

Quel puntino azzurro è proprio la Terra, immersa nella luce del Sole diffusa dagli anelli. Questa meraviglisa immagine è stata ottenuta grazie allo schermo naturale prodotto dal globo di Saturno che ha oscurato il Sole e reso visibile il nostro lontano pianeta. Siamo infatti a circa 1,5 miliardi di chilometri da casa e viene da chiedersi: come possono trovare posto 6 miliardi di persone in un punto così infinitamente piccolo?

Arriviamo ai confini del Sistema Solare, con l'immagine più famosa della storia e quella che attualmente detiene il record di distanza.
La sonda Voyager 1 il 14 Febbraio 1990, alla distanza di oltre 6 miliardi di chilometri, diede un ultimo sguardo verso quella remota casa che non avrebbe mai più raggiunto.
La foto di quel piccolo punto azzurro, denominato in inglese "The Pale Blue Dot", fu un'idea del grande astrofisico e scrittore Carl Sagan, che propose di scattare questa immagine già nel 1981, come testimonianza della nostra posizione ed importanza nell'Universo.
L'immagine ritrae il piccolo punto azzurro immerso nel chiarore di un Sole ormai anche esso irriconoscibile perché ridotto ad un punto, sebbene molto luminoso. Nassuna traccia della Luna, troppo vicina e debole. Nessuna speranza neanche di risolvere quel punto di magnitudine circa 5, ormai troppo debole per essere osservato anche con potenti telescopi.

La Terra vista da una distanza di 6 miliardi di chilometri dalla sonda Voyager 1


I tecnici della NASA fecero di più che catturare la debole luce della Terra. Come ultimo saluto al grande viaggio della Voyager 1, ripresero quello che venne definito ritratto di famiglia. Da quella prospettiva unica sul sistema solare, la luce di 6 pianeti fu l'ultima immagine catturata dalle videocamere della sonda.

Ritratto di famiglia da 6 miliardi di chilometri di distanza. Dall'alto in basso, da sinistra a destra: Venere, Terra, Giove, Saturno, Urano e Nettuno

Siamo arrivati alla conclusione di questo post, ma prima di salutarvi vi invito a riguardare quest'utlima immagine della Terra e a pensare che tutta l'umanità è racchiusa in un punto dal diametro inferiore ad un pixel.

lunedì 9 gennaio 2012

Quel punto luminoso nel cielo dopo il tramonto del Sole

Una limpida e tiepida giornata sta per terminare.
La temperatura è stata gradevole, a mezzogiorno ha sfiorato i 20°C.
Tutto intorno a me tace il paesaggio; non c'è anima in giro, si è soli con se stessi, e forse è la compagnia che certe volte più temiamo.
La bellezza di un deserto sta nel panorama e nei pensieri di giorno, e, come per ricompensa, nel meraviglioso cielo che si può osservare di notte, indisturbati dalle luci artificiali.

Oggi, a dire la verità, il cielo è stato solcato da qualche nuvola di passaggio.
Sottili strisce bianche hanno pitturato di diverse tonalità questo dipinto a pastello.
Le nuvole mi aiutano a pensare; interrompono un pensiero troppo pesante, o un ragionamento ormai andato fuori controllo. Le guardo e mi chiedo: "sono così lontano da casa, eppure voi siete anche qui a tenermi compagnia. Non vi ho mai amato, ma oggi voglio fare pace con voi e ringraziarvi di essere qui"



Non sono rare le nuvole nel deserto, come a volte non è raro veder queste nuvole, dalle trame così intricate e definite, perdersi improvvisamente, diventare un tutt'uno con il cielo.
E' il segno che la neve sta cadendo in quota, formando una sottile foschia annunciatrice di uno spettacolo che non raggiungerà purtroppo quasi mai la superficie. I fiocchi sottili non riescono a sopravvivere così a lungo, si dissolvono quasi completamente, tornando nello stato di vapore che li ha portati fin lassù.

Il Sole sta per andare sotto l'orizzonte; il cielo si tinge.
Nubi, ancora queste fedeli compagne di viaggio, poco sopra l'orizzonte, illuminano i miei occhi di un rosso impossibile da dimenticare.
Il mondo, anzi, l'Universo è davvero piccolo.
Questo è il modo più bello per salutare una giornata unica e ringraziare il Sole di un altro turbinio di emozioni, in questo sussulto di vita reso possibile dal suo calore.




La notte scende presto, così come la temperatura.
Il cielo si fa subito scuro e trasparente.
Lo spettacolo sta per iniziare.
Tutti i pensieri imbrigliati nel tiepido deserto, ora possono trovare la via delle stelle e perdersi nell'infinità dell'Universo.
Aspetto trepidante questo momento, ogni volta come se fosse il primo, e l'ultimo.
Poco sopra il blu del crepuscolo, le prime stelle della sera si accendono; ma non sono stelle, quelle sono meno luminose. I nostri compagni di viaggio, in questa avventura attorno al Sole, si mostrano per primi.
Non ho controllato di proposito le mappe celesti da molto tempo; voglio che questo cielo mi soprenda, come se lo osservassi per la prima volta nella mia vita.
E forse è proprio così....

Un punto si mostra brillante.
Ha una magnitudine abbondantemente negativa; sembra Giove, ma brilla di un colore nettamente azzurro. Sembra Urano o Nettuno, peccato che non siano visibili così bene ad occhio nudo. Troppo brillante per essere una stella, troppo insolito per essere un pianeta.
Il cielo diventa più scuro e nelle immediate vicinanze si scorge a fatica un'altra stellina, molto più debole e di colore decisamente bianco/giallo. Il gioco di colori è molto bello; ricorda la stella doppia Albireo, ma con le tonalità invertite. Sarà una stella? Un altro pianeta per caso vicino a quello brillante che sto osservando?

Difficile descrivere in queste situazioni le sensazioni che si susseguono, spesso contraddittorie e per questo ancora più belle, perché la bellezza di un'emozione risulta doppia quando affiancata da un'altra di senso opposto.
Allora ecco che alla voglia di contemplare ancora questo spettacolo mai visto prima, si affaccia il desiderio quasi morboso di guardare la mappa celeste per scoprire subito di cosa si tratta.
Ma la curiosità va controllata ed usata a proprio vantaggio; alla fine non c'è gusto nel leggere subito l'ultima pagina di un intrigante giallo dopo aver dato solamente un'occhiata all'introduzione.
L'emozione va fatta maturare, va coltivata, e solo quando sarà il momento potrà raggiungere il massimo, che non è nella soddisfazione di aver letto chi è l'assassino, ma nel tempo intercorso cercando di risolvere il mistero e nel momento in cui viene finalmente raggiunto l'obiettivo con le proprie forze, prima di farcelo dire dal libro stesso.


Quasi rapito da questo punto azzurro brillante e dal suo compagno apparente, non mi sono accorto che nelle vicinanze un altro astro ha fatto capolino, ancora più brillante di colui che mi ha incantato. Colore giallastro, poco distante dal Sole, più splendente di qualsiasi stella e molto diverso da Giove; non può che trattarsi di Venere.

Con una sicurezza che non trova basi razionali, cosciente che forse avrei almeno dovuto puntare il mio telescopio per confermare la mia ipotesi, ritorno su quel piccolo faro azzurro di cui non so, o non voglio ancora, trovare una spiegazione.

A volte la mente si comporta in modo davvero bizzarro.
Di fronte ad un'emozione forte, ad un cielo mai visto prima, ad un luogo sempre sognato, ma solo in questo momento raggiunto, logica e razionalità vengono fortunatamente rilegate in un angolo remoto, dal quale forse solo una distrazione di portata simile, per una curiosa legge di annullamento reciproco, può farle tornare a galla quel tanto che basta.
Mi godo questa emozione incontrollata qualche altro minuto, non c'è fretta; la distrazione arriverà al momento opportuno e nel modo migliore.

Pochi minuti, il cielo ormai quasi completamente scuro, ed ecco un altro punto luminoso comparire basso sull'orizzonte, solo che questa volta si muove.
L'emozione si trasforma in stupore, amalgamandosi ad un pizzico di inquietudine, agitazione, mistero, paura.
Non è un aereo, impossibile avvistarli in questa zona; troppo lenta per essere una meteora.
Un attimo di smarrimento, di pensiero, sebbene confuso e rallentato.
Ho la soluzione! Perché non averci pensato prima?
E' un satellite. Possibile, visto che ve ne sono alcuni in orbita attorno al pianeta, o al limite una meteora estremamente lenta.
A volte luoghi alieni e visioni incontaminate ci fanno dimenticare tutte le variabili in gioco.
Ecco la distrazione cercata e il sovraccarico di emozioni che costringe la mente a recuperare quel minimo di lucidità necessaria per selezionarne e cercarne di nuove e più forti.
Il punto luminoso in movimento è ancora visibile. Posiziono la fotocamera digitale e scatto una foto, così potrò riconoscerlo una volta tornato al riparo.



E' arrivato il momento di tornare a quel misterioso pianeta, ora ancora più azzurro e brillante, e di alimentare il mio essere, senza bruciare nessun passo intermedio.
Prendo un teleobiettivo, scatto una foto e attraverso di esso lo osservo.
Non vedo dettagli, ma non servono.
Passano forse 10 secondi per me, 10 minuti per il resto dell'Universo...


Il pianeta sta lentamente avvicinandosi all'orizzonte, è giunta l'ora di andare all'oculare del piccolo telescopio che sono riuscito a portare fin qui, e cercare di osservarlo.
Mai nella mia vita avrei pensato di poter fare quello che ora sembra più che mai un sogno, sopraffatto come sono da brividi, sussulti, sorrisi, parole senza senso e senza suono sussurrate solamente a me stesso.
In questi momenti, di solito, ci si sveglia all'improvviso e si realizza, con delusione, di aver fatto semplicemente l'ennesimo sogno.
Aspetto terrorizzato per un attimo questo momento, ma fortunatamente non arriva: non sto sognando.

Il cuore scandisce il ritmo dei miei movimenti un po' impacciati.
Con un po' di fatica riesco a puntare il telescopio sul pianeta, ma la montatura non sembra seguirlo nel suo percorso celeste.
Ho totalmente dimenticato che il luogo è diverso, la montatura va regolata ed orientata; non c'è tempo, non mi ricordo più come si fa, non mi serve, non mi interessa altro.
Nelle interminabili ore necessarie ad inserire un oculare e mettere a fuoco l'immagine, forse solo alcuni secondi per il resto dell'Universo, i miei pensieri si aggrovigliano togliendomi quasi il respiro: cosa vedrò? Di cosa si tratta? Come faccio ad osservare così vestito? Perché sto tremando?
Per un semplice motivo; un motivo che ho sempre saputo, ma ora finalmente posso mostrare ai miei occhi increduli:


Non c'è tempo per farmarsi ora; le emozioni sono così tante ed intense che si sono congestionate in qualche parte tra il mio cuore ed il cervello, e ancora non hanno cancellato i miei movimenti. Così prendo un oculare più potente per una visione migliore .
La prima occhiata dopo aver messo a fuoco, poi il momento di lasciarsi andare.
L'oculare precedente, ancora in mano, cade nella sabbia rosata senza far rumore; le mani, entrambe, si aprono e leggermente si sollevano con il palmo rivolto verso l'alto. Respirare diventa uno sforzo troppo grande per più di un minuto. Tutto intorno un silenzio mai stato più rumoroso, scosso dai colpi di cannone del mio cuore.
Sollevo leggermente il casco dall'oculare, distolgo inconsciamente un attimo lo sguardo per capire se potrò ritrovare quello che stavo osservando. Poi vedo riflessa l'intera umanità sul vetro sottile che mi separa da quest'aria gelida e irrespirabile, e non posso far altro che sorridere in segno di resa e godermi la magnifica consapevolezza del più grande spettacolo della mia vita:

Quel punto azzurro nel cielo è la Terra, così come appare dalla superficie di Marte

Questo è quello che si vede da qui, da questo cielo così simile alla Terra, eppure così alieno; da questa sabbia che scomparso il Sole ha perso il suo colore rosato, da questo deserto così simile al mio amato Sahara, eppure centinaia di milioni di chilometri distante.
Mi siedo un attimo, anche se non potrei, perché rialzarsi con questa ingombrante tuta sarà difficile.
Ora riesco a sentire il tocco di questa sabbia finissima che scivola dal palmo della mia mano; osservo le sagome delle lontane montagne che si stagliano su un cielo ancora leggermente rischiarato dal Sole, ormai abbondantemente sotto l'orizzonte.
Sento addirittura i suoni di questo lontano mondo, anzi, l'unico suono che si può sentire sulla sua superficie completamente deserta, di cui io e i miei compagni di viaggio siamo gli unici abitanti: lo strano ed un po' inquietante sibilio del vento, che ora soffia impetuoso ma che fa fatica a muovere anche gli oggetti più leggeri accanto a me. Lo sento sulla mia tuta e lo vedo smuovere leggermente questa polvere finissima.

Un ultimo sguardo al cielo e a quel puntino blu; la notte è finalmente scesa, le stelle si sono presentate in tutta la loro eleganza. Sono uguali a quelle che per anni ho osservato ogni notte serena quando mi trovavo su quel puntino blu.
Il cielo, finalmente, calma il suono del silenzio di questo mondo che ora sembra davvero troppo alieno.

Questo deserto esteso per migliaia di chilometri, è il pianeta sul quale ho la fortuna di trovarmi, dopo un viaggio durato ben 6 mesi e sognato tutta una vita.
Gli abitanti del mio pianeta, che ora osservo piccolo al telescopio, lo hanno chiamato Marte.
Da qui si ha davvero un altro punto di vista sulla nostra esistenza, tutta concentrata in quel puntino che anche attraverso il mio telescopio sembra ancora indistinto e così lontano.
Il vuoto dello spazio non mi permette di ascoltare le grida dei 6 miliardi di esseri umani concentrati in quella piccola falce azzurra, e questo è forse un bene, perché riesco ad apprezzare lo spettacolo per quello che è veramente, non per quello che crediamo che sia, quando ci troviamo immersi sulla sua superficie.
Al riparo e al caldo, tolgo la tuta, guardo da dietro il piccolo oblò, alzo la matita che ho di fronte a me e con la sua piccola punta affilata riesco a coprire quel lontano pianeta azzurro.
Tutte le situazioni, i pensieri ed i ricordi di questa fragile vita, che troppo spesso ci sembra rappresentino l'Universo intero, da quassù non sono nient'altro che un punto indistinto nascosto dalla punta della mia matita.



Tutte le immagini e le descrizioni di questo racconto sono reali, ma invece di averle vissute in prima persona, mi sono limitato a sognarle attraverso le immagini ed i dati provenienti dalle sonde che sulla superficie del pianeta rosso ci sono state ed hanno potuto godere di questo spettacolo unico.

giovedì 29 dicembre 2011

Le stagioni del pianeta Terra

Piccolo post teorico che fa luce sul fenomeno delle stagioni e su alcuni moti del nostro pianeta.

La Terra è un pianeta unico nel sistema solare e, per ora anche nell’Universo (per ora!).
La presenza di acqua allo stato liquido, un’atmosfera ricca di ossigeno, con il giusto effetto serra per avere una temperatura ideale, ha permesso lo sviluppo imponente della vita.
Il susseguirsi delle stagioni permette all’intera superficie di beneficiare degli influssi positivi della radiazione solare, il motore di ogni attività terrestre e dell’intero ciclo dell’acqua.
Vi siete mai chiesti da cosa sono causate le stagioni?
Di sicuro non dalla distanza variabile dal Sole, anche perché d’estate (nell’emisfero nord), quando fa più caldo, la Terra è più distante dal Sole rispetto all’inverno di circa 5 milioni di km.
Il susseguirsi delle stagioni è determinato unicamente dall’inclinazione dell’asse terrestre rispetto al piano dell’eclittica.
L’asse terrestre ha un’inclinazione di 23° e 27’ rispetto alla perpendicolare all’eclittica. Questa particolare configurazione fa si che durante il moto di rivoluzione intorno al Sole i due emisferi terrestri ricevano una quantità variabile di energia solare.
Le stagioni sono causate dall'inclinazione dell'asse di rotazione rispetto all'orbita terrestre
In estate alle nostre latitudini il Sole si trova molto alto sull’orizzonte e le giornate durano di più. L’orientazione dell’asse terrestre fa si che il polo nord terrestre sia inclinato nella direzione del Sole: i raggi solari arrivano in modo più diretto, scaldando l’atmosfera e la superficie. Nello stesso periodo, nell’emisfero sud è inverno. Il polo sud è orientato nella parte opposta al Sole e si trova al buio completo. I raggi solari che giungono alle medie latitudini sono molto inclinati e vengono assorbiti dall’atmosfera terrestre in modo più efficiente, producendo minore riscaldamento del suolo.
Nel solstizio d’estate il Sole si trova sulla verticale del tropico del Cancro (ad una latitudine di  23°,27’ nord) il 21 giugno di ogni anno, determinando l’inizio dell’estate per l’emisfero nord e dell’inverno per il sud.
La nostra stella si trova prospetticamente nella costellazione del Toro, al confine con i Gemelli. Queste figure risultano quindi completamente invisibili, mentre risultano osservabili per tutta la notte quelle poste nella parte opposta, ovvero con una differenza di ascensione retta di 12 ore: Scorpione e Sagittario. 

Estate nell'emisfero boreale
Raggiunto il punto più alto, il Sole sembra tornare indietro. L’orientazione dell’asse terrestre rispetto alla nostra stella cambia e allontana il polo nord dal Sole.
Durante l’equinozio di autunno l’asse terrestre è perfettamente parallelo al Sole; giorno e notte hanno la stessa durata e la nostra stella è perpendicolare, quindi allo zenit, all’equatore. Il polo nord sta per salutare il Sole, dopo averlo avuto sempre presente nel cielo per 6 mesi, mentre al polo sud, finalmente, si rivede la luce dopo altrettanto tempo. Il Sole non tramonterà più fino al prossimo equinozio, quello di primavera.
Nel giorno dell’equinozio d’autunno il Sole si trova nella costellazione del Leone; essa e le zone adiacenti sono quindi inosservabili, mentre le costellazioni nella parte opposta (Acquario, Pesci) risultano visibili per tutta la notte. In questo periodo, quindi, è del tutto inutile cercare di osservare l’ammasso M44 nel Cancro o l’ammasso di galassie della Vergine: dovrete avere pazienza ed aspettare almeno un paio di mesi, quando queste zone di cielo cominceranno ad emergere lentamente dal chiarore dell’alba.

Autunno nell'emisfero boreale


Trascorsi altri tre mesi, l’orientazione dell’asse terrestre fa si che ora il Sole, per l’emisfero boreale, raggiunge il punto più basso sull’orizzonte. Adesso è il polo nord ad essere inclinato nella direzione opposta al Sole e avvolto dal buio totale. Alle nostre latitudini il Sole è molto basso e pallido.
L’assorbimento da parte dell’atmosfera, l’inclinazione dei raggi solari e la minore durata del giorno mantengono basse le temperature: siamo in pieno inverno.
Nell’emisfero sud, invece, è arrivata l’estate; il Sole è alto sopra l’orizzonte e al polo sud non tramonta mai fino alla fine della stagione estiva. Il Sole è perpendicolare al tropico del Capricorno (latitudine 23°,27’ sud) e si trova al confine tra le costellazioni dello Scorpione e del Sagittario, rendendole inosservabili.
Toro e Gemelli, con Orione più in basso, dominano il cielo invernale.

Inverno nell'emisfero boreale
Passato il giorno del solstizio, il cammino apparente del Sole si inverte di nuovo e la nostra stella comincia a risalire lentamente nel cielo, fino al giorno dell’equinozio di primavera. 
Tra il 20 e il 21 Marzo si verifica l’equinozio di primavera: il Sole è allo zenit all’equatore, giorno e notte hanno di nuovo la stessa durata. Il polo nord, fino a quel momento rimasto sempre al buio, vede sorgere il Sole dopo 6 mesi e non vi tramonterà più per altri sei. Il polo sud, invece, piomba nell’oscurità e nel freddo fino all’equinozio d’autunno. Nel cielo sono visibili le costellazioni del Leone, Cancro e Vergine, mentre sono inosservabili le regioni attorno ai Pesci.
Primavera nell'emisfero boreale

Il Sole lentamente ritornerà alto per le nostre latitudini e l'estate ci ricorderà che un anno è già passato ed il ciclo è pronto per iniziare di nuovo.


mercoledì 16 novembre 2011

La Terra vista dalla Luna

Continua la mia avventura tra le immaigni delle missioni lunari, soprattutto quelle dell'Apollo 11 per il carico emotivo di essere le prime mai viste da un essere umano.
In un precedente post vi ho fatto vedere un'immagine della Terra in una calda giornata (per l'Italia) del Luglio 1969, poche decine di ore prima della storica prima passeggiata sul suolo lunare.

La Terra vista dalla Luna
Ora invece voglio soddisfare una mia curiosità: come appare la Terra vista dalla superficie lunare? Cosa hanno visto gli astronauti che per primi hanno posato il piede sulla superficie selenica?
Immaginate per un attimo di trovarvi in un mondo totalmente alineo, il cielo è scuro anche se è pieno giorno, si vedono le stelle che più o meno sono simili a ciò che si può osservare da un cielo scuro terrestre.
Ad un certo punto, in una parte di cielo, vedete comparire un disco azzurro, quattro volte più grande della Luna piena che siamo abituati ad osservare sulla Terra, un disco che resta sempre fisso nel cielo e che ruota in appena 24 ore.
Si, quel disco azzurro che si staglia con una fase poco maggiore del primo quarto è il nostro lontano pianeta, distante circa 385000 km. Potete vedere i continenti più grandi, gli imponenti sistemi di nubi che spesso nascondono la superficie ed una grande quantità di acqua liquida.
Nel silenzio che regna in questo punto di osservazione così straordinario ma anche così alieno, sembra pure un posto estremamente calmo e pacifico.
Le urla delle vicende di quei piccoli esseri umani che spendono la vita cercando di distruggere il prossimo non sono state mai così lontane.

Qui trovate la versione a maggiore risoluzione