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martedì 12 maggio 2020

La (mezza) delusione della cometa SWAN (per ora)

Probabilmente avrete già letto da giorni che una nuova cometa, chiamata C/2020 F8 SWAN, semplicemente SWAN per gli amici, nei prossimi giorni dovrebbe rendersi visibile per gli osservatori dell'emisfero nord, come una delle comete più brillanti degli ultimi anni. Molti siti generalisti hanno già tessuto le lodi di quest'oggetto brillantissimo che illuminerà i nostri cieli a partire dalla metà di maggio. Bene, tutto questo, probabilmente, non avverrà. Dopo essersi resa appena visibile a occhio nudo agli osservatori dell'emisfero sud agli inizi di maggio, la cometa ha subito un brusco abbassamento della sua luminosità.

Luminosità reale (punti blu) e prevista (linea rossa e verde) per la SWAN.
Con il passare dei giorni, avvicinandosi al Sole, avrebbe dovuto aumentare la sua luminosità in modo esponenziale. Il picco di luminosità avrebbe dovuto raggiungerlo proprio alla metà di maggio, arrivando a brillare come una stella di magnitudine 2.5. Se così fosse stato, sarebbe stata la cometa più luminosa per l'emisfero nord dai tempi della gloriosa Hale Bopp del 1997. Purtroppo le cose non sono andate in questo modo.

Con il passare dei giorni, la luminosità della cometa SWAN si è mantenuta circa costante, invece di aumentare, restando sempre al limite di visibilità dell'occhio. Non sarà quindi neanche questa la grande cometa che stavamo aspettando da tanto, troppo tempo. Dopo la delusione della ATLAS, giusto poche settimane fa, eccone un'altra. Ma questa volta la cometa non si dovrebbe essere frammentata e la delusione è tale solo perché le notizie sulla sua visibilità sono state date con troppo anticipo e troppa enfasi. Le comete, infatti, e non mi stancherò mai di ribadirlo, sono assolutamente imprevedibili, soprattutto quelle come la SWAN che sono "nuove", al loro primo passaggio nelle zone interne del Sistema Solare. Le previsioni sulla loro luminosità sono di solito piuttosto approssimate e non possono considerare tutta una serie di variabili impossibili da determinare, come le dimensioni del nucleo e la percentuale di elementi volatili in superficie, che sono proprio i responsabili dell'esponenziale aumento di luminosità di questi oggetti quando si avvicinano al Sole.
La cometa SWAN al telescopio (Gerald Rhemann)

Non tutto comunque è perduto, proprio perché non sappiamo come si comporterà la cometa durante il passaggio ravvicinato al Sole, che avverrà il 27 maggio. Si potrebbe frammentare, quindi spegnere, proprio come ha fatto la cometa ATLAS, o la meno ricordata ISON nel 2015. Al contrario, potrebbe avere un "outburst", ovvero un rapido aumento della luminosità dovuto all'intensa radiazione solare, come accadde per la cometa McNaught nel 2007 e la Lovejoy nel 2011, purtroppo visibili solo dall'emisfero sud.
La buone notizia è che questa volta, se qualcosa di importante dovesse accadere alla cometa SWAN dopo il passaggio ravvicinato al Sole, saremmo noi osservatori dell'emisfero nord ad avere la possibilità di osservarla., bassa verso l'orizzonte nord-ovest la sera dopo il tramonto o a nord-est, la mattina prima dell'alba. Fino al 18-19 maggio potremo cercarla poco prima dell'alba (60-90 minuti prima) sull'orizzonte nord-est. Il 12 maggio si trova nella costellazione dei Pesci. Nel corso dei giorni attraverserà l'Ariete (14 maggio) e il Triangolo (15-18 maggio). A partire dal 18-19 maggio si dovrebbe vedere anche la sera dopo il tramonto del Sole, nella costellazione del Perseo verso nord-ovest. In prossimità del passaggio al perielio del 27 maggio sarà quasi circumpolare, ossia visibile per quasi tutta la notte, spazzando tra l'orizzonte nord-ovest (al tramonto) e quello nord-est (poco prima dell'alba) anche se sempre molto bassa sull'orizzonte.  Dopo il 27 maggio la cometa sarà sempre più prospetticamente vicina al Sole e difficile da osservare. Abbiamo quindi poche settimane per continuare a sognare. Per chi voglia sapere la posizione in tempo reale, consiglio di installare un software planetario per computer, come Stellarium, o una app come SkySafari, disponibile per iOS e Android.

Posizione della cometa SWAN nel cielo del tramonto.
Proprio perché dovremmo essere noi i baciati dalla fortuna e non quelli dell'emisfero sud, in caso accada qualcosa nei pressi del passaggio al perielio, considerando come sta andando questo anno temo che la cometa non avrà nessuno exploit. Spero di sbagliarmi, anche perché per il principio di neutralità della sorte, da me appena inventato, dopo una serie di sventure tutto si dovrebbe riequilibrare con altrettante fortune, affinché nel lungo periodo la "sorte" resti neutra. Vaneggiamenti metafisici di un astronomo che non osserva una bella cometa da troppo tempo.

Per gli appassionati fotografi o osservatori muniti di un telescopio, la cometa dovrebbe comunque essere ben visibile e bella da fotografare, anche se sarà sempre piuttosto bassa sull'orizzonte. Anche qui i nostri colleghi dell'emisfero sud sono stati più fortunati perché si sono potuti godere, per qualche settimana, una discreta cometa telescopica, probabilmente proprio al massimo della sua luminosità.

Per dati aggiornati in tempo reale: http://astro.vanbuitenen.nl/comet/2020F8



martedì 26 novembre 2013

Domande e risposte: da dove proviene l'acqua della Terra?



L’acqua sulla Terra ricopre il 71% della superficie ed è il costituente principale di tutte le forme di vita.
Il problema, per la Terra e i pianeti interni, tra cui Marte, è però grande: chi ce l’ha portata l’acqua?
I modelli di formazione del Sistema Solare ci dicono chiaramente che la nebulosa protosolare a quelle distanze dal Sole era troppo calda per permettere all’acqua di condensare in grandi quantità e formare quindi gli embrioni dei pianeti. Alla distanza della Terra, solamente i silicati e i metalli si trovavano nella forma solida capace di creare gli aggregati planetari. Le modeste quantità d’acqua inglobate dai protopianeti sono quasi certamente evaporate mano a mano che la violenza delle collisioni aggregava corpi sempre più massicci e caldi. Come se non bastasse, l’atmosfera primordiale della Terra venne distrutta dal violento impatto con Theia, formando poi la Luna e privandola ulteriormente del vapore acqueo che possedeva. La Terra quindi, appena dopo la sua formazione doveva essere un corpo celeste estremamente secco.

Chi o cosa ha portato l’acqua sul nostro pianeta? Difficile credere che l’acqua si sia formata da sola successivamente, poiché di ossigeno libero in atmosfera che potesse reagire con l’idrogeno non ce n’era (almeno non così tanto).
Se diamo un’occhiata alla distribuzione delle temperature nella nebulosa primordiale che ha formato il Sistema Solare, la zona in cui i composti più volatili contenenti l’idrogeno come l’acqua, l’ammoniaca e il metano, tutti essenziali per i processi biologici elementari, potevano trovarsi nello stato solido, quindi condensare per formare corpi celesti, si trova nel bel mezzo dell’attuale fascia principale degli asteroidi. La cosiddetta linea del ghiaccio (frost line in inglese) segna un confine netto tra i corpi celesti a base di silicati e quelli formati per buona parte di ghiacci, principalmente acqua. Non è difficile allora comprendere da dove provenga l’acqua, l’ammoniaca e forse buona parte delle molecole organiche della Terra: da corpi celesti che si sono creati più lontano, cioè asteroidi e comete.
Ce n’erano così tanti di questi piccoli proiettili cosmici che nel primo miliardo di anni, come testimonia la butterata superficie lunare, a migliaia, forse milioni, sono precipitati su tutti i pianeti interni, Terra compresa, liberando le grandi riserve di acqua e composti organici che contenevano.