lunedì 22 giugno 2015

L'Universo è una meravigliosa macchina del tempo

Fino a questo momento, presi da decine di domande e diversi temi astronomici che ci hanno fatto viaggiare con la mente per miliardi di anni (luce) e probabilmente fatto venire anche un gran mal di testa, non ci siamo in effetti soffermati nel ragionare un po’ su qualcosa che, personalmente, quando l’ho scoperto tanti anni fa mi ha sconvolto e allo stesso tempo stregato così tanto da non essere più riuscito a staccarmi dal cielo stellato.

La teoria della relatività di Einstein nella sua forma contratta (1905) e generale (1916) si basa su un principio messo in evidenza nel diciannovesimo secolo da esperimenti più o meno indiretti e da alcune teorie, come quella dell’elettromagnetismo, sviluppata dal fisico Maxwell. La luce, quindi tutte le onde elettromagnetiche, si propagano nello spazio a velocità finita ed è la massima concessa dalle leggi del Cosmo. Sebbene elevatissima per le nostre vite quotidiane, per le enormi distanze dell’Universo è spesso ben poca cosa.

Quando esprimiamo le distanze in anni luce, non stiamo allora solamente utilizzando un’unità di misura più consona dei chilometri, ma stiamo anche dicendo di quanti anni vediamo nel passato dell’oggetto considerato.
Se una stella distante 10 anni luce inviasse un’onda elettromagnetica, questa viaggerà nello spazio per altrettanti anni prima di raggiungere la Terra, i nostri occhi e i telescopi che tenteranno di osservarla. Quando noi riceviamo l’informazione della stella, quella è ormai vecchia di dieci anni: stiamo quindi osservando l’astro com’era dieci anni prima.

Nell’osservazione dell’Universo quindi, il concetto di tempo e di contemporaneità è molto relativo, senza dover scomodare la teoria della relatività di Einstein.
La galassia di Andromeda, la più vicina, si trova a circa 2,3 milioni di anni luce, quindi noi la stiamo osservando com’era altrettanto tempo fa. Magari molte delle stelle azzurre visibili anche al telescopio non esistono per il tempo di Andromeda, mentre per la nostra linea temporale sono ancora vive e vegete, indistinguibili dalle informazioni provenienti da altri istanti temporali. 

Si potrebbe pensare che tutto questo sia strano e anche un po' deludente, perché stiamo osservando un ambiente che ora potrebbe non essere più così. In effetti è vero, ma è altrettanto vero che ciò che vediamo rappresenta senza dubbio un momento della realtà dell'Universo, che per noi è ora e per Andromeda era reale 2,3 milioni di anni fa. Inoltre, grazie a questa enorme macchina del tempo, noi in quanto scienziati possiamo fare una cosa che molti altri colleghi ci invidiano da morire: possiamo ricostruire l'intera storia dell'Universo semplicemente guardando sempre più in profondità, perché più lontano guardiamo nello spazio più lo facciamo nel tempo. Questa è una cosa incredibile: è come se i geologi potessero osservare con i propri occhi tutte le fasi evolutive della Terra invece di dedurle con i pochi indizi odierni! E' come capire cosa sia successo ai dinosauri affacciandoci da una speciale finestra che ci faccia osservare in tempo reale quei travagliati momenti di oltre 65 milioni di anni fa!

Cambiando il punto di riferimento, le conseguenze dell'Universo come una grande macchina del tempo si fanno ancora più sorprendenti, fino a sfociare nella filosofia.
Se in questo momento ci fossero abitanti di un pianeta a 70 anni luce che riuscissero a osservare la Terra, vedrebbero le terribili vicende della seconda guerra mondiale e i nostri nonni ancora giovani.

Un pianeta a poco più di 200 anni luce osserverebbe la rivoluzione francese e un mondo popolato di persone che per il nostro tempo non esistono più. Un altro a 2000 anni luce potrebbe vedere in diretta le vicende epiche dell’impero romano.

Una galassia distante 65 milioni di anni luce assisterebbe alla cancellazione dei dinosauri.

Infine, un pianeta a 4,6 miliardi di anni luce potrebbe osservare le convulse fasi di formazione del Sistema Solare e della Terra.

Oltre questa distanza, nella nostra direzione apparirebbe una distesa di gas; più lontano ancora, altre stelle. Debolissimi, nascosti, sovrapposti, quasi impossibili da catturare, eppure ci sono: quei raggi di luce non si cancellano mai.


Il nostro tempo qui è limitato, ma tutta la nostra storia continuerà a viaggiare per l’Universo come un lunghissimo nastro che alla velocità della luce mostrerà tutti i momenti, anche i più intimi, che abbiamo vissuto, raggiungendo ogni punto, anche il più sperduto.

Con lo scorrere del tempo il nastro procederà e continuerà ad affidare a delle particelle tanto piccole da essere invisibili, ma così ben organizzate da creare, insieme, una meravigliosa sinfonia di vita, un contenuto preziosissimo. Questi corpuscoli minuscoli, chiamati fotoni, custodiranno e trasmetteranno a tutto l’Universo il ricordo e la vita di ogni essere vivente mai apparso su questo pianeta. Se l’Universo dovesse esistere per sempre, ma non credo proprio, il nastro farà infinite volte il giro, proprio come una nave sulla superficie terrestre. Finché il Cosmo sarà in vita, lo sarà anche il nostro ricordo. 


Per coloro che avranno la fortuna, o la sfortuna, di assistere alle vicende di questo pianeta e della sua allegra combriccola, quello che vedranno sarà il loro presente, la loro realtà. Potranno assistere alla nostra nascita e all’evoluzione continua di una civiltà comunque straordinaria, vissuta per un tempo brevissimo ma mai cancellata dalla memoria del Cosmo.

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