sabato 3 marzo 2012

Due asteroidi contro la Terra? No, ma passeranno molto vicini

Gli ultimi giorni sono stati piuttosto interessanti dal punto di vista della scoperta di asteroidi pericolosi per la Terra. Facciamo il punto sulla situazione e vediamo se possono davvero esserci pericoli per il nostro pianeta.

Il primo arrivato, in ordine cronologico, è stato l'asteroide 2012 DA14, un masso di circa 80-100 metri di diametro scoperto solamente qualche giorno fa.
Dopo alcuni calcoli orbitali, si è scoperto che questo piccolo asteroide farà un passaggio estremamente ravvicinato al nostro pianeta il 15 febbraio 2013. La distanza minima dalla superficie della Terra potrebbe arrivare anche a 21000 km, minore dell'altezza dell'orbita dei satelliti televisivi e meteorologici, e ben 18 volte inferiore alla distanza Terra-Luna.
Fortunatamente non ci sono pericoli di una collisione, possibile solamente con una probabilità su un milione, ma se le previsioni verranno rispettate si tratterà dell'asteroide passato più vicino alla superficie da diversi decenni, se non secoli.
Non prendete quindi impegni per la sera del 15 Febbraio. 2012 DA14 si renderà visibile anche con un binocolo durante il suo passaggio ravvicinato, spostandosi di quasi un grado ogni minuto, poco più veloce dei nostri satelliti artificiali.
Qui potete trovare l'orbita tridimensionale del piccolo asteroide

L'orbita di 2011 AG5
Il secondo arrivato, apparentemente più minaccioso, è 2011 AG5, un masso di un centinaio di metri scoperto l'8 Gennaio 2011 che interseca nel suo percorso l'orbita della Terra.
Numerose osservazioni condotte nei mesi precedenti hanno confermato, proprio pochi giorni dopo la scoperta del fratello 2012 DA4, una probabilità non trascurabile di un possibile impatto con il nostro pianeta previsto per il 2040.
Nessun allarme tuttavia. Nel gergo astronomico, infatti, una probabilità non trascurabile è sinonimo di un evento ancora piuttosto raro. In effetti, attualmente le probabilità che 2011 AG5 impatti con il nostro pianeta sono di 1/625.
Perché parliamo di probabilità d'impatto, senza poter dire se ci sarà o meno?
Semplicemente perché fare previsioni sulle orbite degli asteroidi su un grande intervallo di tempo non è per niente semplice, tanto che sono richieste moltissime osservazioni a distanza di mesi o anni.
Il percorso di questi piccoli massi è irregolare e disturbato dal passaggio ravvicinato ai pianeti e dalla stessa radiazione solare. Le osservazioni che verranno condotte nei prossimi mesi saranno quindi estremamente più precise ed è molto probabile, come spesso accade, che le possibilità di una collisione diventino estremamente esigue.
Insomma, salvo improbabili imprevisti, ci siamo garantiti ancora alcuni anni di tranquillità da questo punto di vista.

Questi due passaggi ravvicinati, però, ci ricordano che non dobbiamo sottovalutare il rischio. Nel breve periodo temporale un impatto è effettivamente estremamente improbabile, come testimonia la classifica stilata dalla NASA degli oggetti attualmente più pericolosi. Molto improbabile, ma non come ci si potrebbe aspettare. Sapete qual è la probabilità di vincere al superenalotto? 1,6e-9, ben 1000 volte più improbabile dell'impatto dei primi quattro asteroidi della lista.
Proprio come in una lotteria, non importa quanto sia difficile vincere, prima o poi a qualcuno toccherà. Ne sanno qualcosa i dinosauri che 65 milioni di anni fa si sono estinti proprio perché un masso di qualche chilometro ha vinto la lotteria che prevedeva come premio un tuffo in un oceano terrestre!


Gli asteroidi che si trovano a passare vicino all'orbita della Terra vengono definiti NEO.
Come suggerisce eloquentemente il termine inglese: Near Earth Objects, (oggetti vicini alla Terra), questa classe di asteroidi è tenuta sotto stretta osservazione perché possono portarsi fino a pochi milioni di chilometri dall'orbita terrestre. Sebbene possa sembrarci elevata, una distanza di questo tipo in astronomia è veramente piccola.
In questa classe ci sono gli asteroidi più cattivi, denominati PHA: Potentially Hazardous Asteroids (asteroidi potenzialmente pericolosi), costituita da tutte quelle rocce spaziali di dimensioni maggiori di 50 metri che durante la loro orbita si possono avvicinare a meno di 7,5 milioni di chilometri dall'orbita del nostro pianeta, venendone quindi influenzati dal campo gravitazionale.
Questa classe è monitorata con particolare attenzione al fine di prevedere, quindi evitare, un eventuale impatto che potrebbe causare molti danni alla vita sulla Terra.
Fino a questo momento si conoscono ben 1287 asteroidi potenzialmente pericolosi, ma nessuno di questi, fortunatamente, è in rotta di collisione con la Terra almeno per i prossimi 100 anni.
Il problema, casomai, è rappresentato da tutti quei corpi che ancora non conosciamo (e ce ne sono molti). Proprio per questo motivo è necessario potenziare la rete di scoperta e monitoraggio di questi temibili proiettili cosmici.

venerdì 2 marzo 2012

Un cratere lunare? No...

Alzi la mano chi nell'immagine ad alta risoluzione qui di fianco è convinto di riconoscere uno dei tanti crateri presenti un po' ovunque sulla butterata superficie lunare.
Anche io a prima vista sono caduto nel tranello, pensando che la sonda Lunar Reconnaissance Orbiter, che ci ha già stupito con le immagini dei siti di allunaggio, ci avesse deliziato con un'altra immagine in altissima risoluzione.
Andando poi a leggere la didascalia, mi sono accorto che questi crateri, così apparentemente familiari, non appartengono in realtà alla Luna ma a Mercurio, il pianeta più piccolo del Sistema Solare ed il più interno.

Cratere lunare? No, di Mercurio!
Mercurio, in effetti, somiglia molto alla nostra Luna, a cominciare dalla dimensioni di poco maggiori.
Proprio come sulla Luna, non esiste atmosfera apprezzabile e nessun segno di tettonica a zolle, con il risultato che i segni del pesante bombardamento meteoritico, subito soprattutto nelle prime convulse fasi dopo la formazione del Sistema Solare, sono ancora ben visibili e probabilmente lo saranno per altri miliardi di anni.

Grazie alla sonda americana Messenger, che nel Marzo 2011 è diventata il primo satellite artificiale della storia di Mercurio, possiamo avere un quadro molto più preciso di questo piccolo ed elusivo pianeta. Troppo vicino al Sole per osservarlo attraverso i grandi telescopi professionali (compreso l'Hubble) e troppo piccolo per essere ripreso in dettaglio dalla più versatile strumentazione amatoriale.

Dopo i tre fugaci passaggi ravvicinati di Mariner 10, tra il 1973 ed il 1974, nessuna sonda si era più avventurata in queste impervie regioni del Sistema Solare, lasciando gli astronomi con molti dubbi e poche certezze in merito alle proprietà di Mercurio.

Messenger, partita il 3 Agosto 2004, ha dovuto compiere un viaggio estremamente tortuoso nelle regioni interne del Sistema Solare per arrivare nei pressi di Mercurio con la velocità adatta ad inserirsi nella sua orbita. Il delicato piano di volo è perfettamente riuscito e dopo ben 7 anni la sonda è riuscita ad inserirsi un un'orbita piuttosto ellittica, con il punto più vicino che può arrivare anche a soli 200 km dalla superficie del pianeta ed il punto più lontano a circa 15200 km.
La missione dovrebbe durare almeno fino al 2013, ma se le condizioni di Messenger saranno ancora buone, non è escluso un prolungamento.
Viste le grandi difficoltà economiche della NASA e l'incapacità dei russi di lanciare affidabili sonde interplanetarie, Messenger resterà per diversi anni l'unica sonda ad aver orbitato intorno a Mercurio. 

Per saperne di più sulla missione: http://www.nasa.gov/mission_pages/messenger/main/index.html