venerdì 29 giugno 2012

Un nuovo libro di astronomia dedicato ai metodi per scoprire l'Universo

La copertina del mio nuovo libro
E' stata più dura del previsto, ma alla fine il mio nuovo libro ha visto ufficialmente la luce. 
In un momento molto difficile per l'editoria, con quella astronomica ormai spacciata, ho deciso di autopubblicare il mio lavoro, per dei motivi molto semplici: si vendono lo stesso numero di copie ma il prezzo è più basso, di molto, rispetto agli editori classici. Inoltre, si evitano umiliazioni continue, prese in giro e vessazioni da parte di numerosi editori (non farò nomi neanche sotto tortura!) che mi sono stancato di subire.
Ma non è tempo per uno sfogo sul mondo editoriale astronomico italiano.
L'importante è che questo libro alla fine sia venuto alla luce. Pensare che era pronto da diversi mesi, ma poi tra impegni vari e l'illusione che qualcuno potesse pubblicarlo, si era perso nei meandri del mio computer.

Di cosa parla? 
Di come sia possibile con un modesto telescopio, o addirittura con un semplice collegamento ad internet, scoprire i segreti che tanto ci meravigliano dell'Universo, capire come lavorano astronomi e astrofisici, spesso considerati dei geni inarrivabili.
Sono presentati tutti i principali progetti di ricerca che è possibile intraprendere, ma senza scendere in inutili tecnicismi o astruse formule, rendendo quindi il testo adatto a chi vuole provare ad iniziare la ricerca astronomica ma anche a coloro che si sono semplicemente chiesti come si faccia a studiare l'Universo.
Ma non voglio bruciare le tappe, perché mi sono preparato una presentazione che spero sia chiara:



Astrofisica per tutti
Scoprire l’Universo con il proprio telescopio

Lo studio dell’Universo, dei magnifici corpi celesti e dei sorprendenti eventi, spesso ben al di là della nostra immaginazione, non è più appannaggio esclusivo di un ristretto numero di scienziati dotati di intelligenza fuori dal comune e mastodontici strumenti, ma è alla portata di qualsiasi appassionato dotato di una semplice strumentazione di base, a volte solamente un computer collegato ad internet.
Il mondo della ricerca astronomica apre le porte allo studio in prima persona dell’Universo e dei segreti che custodisce, ma rappresenta soprattutto l’occasione unica per comprendere la macchina più perfetta e meravigliosa che esista.
Non è più il momento di meravigliarsi per le continue scoperte lette da qualche parte nella rete, ma di diventare attori in prima persona nello spettacolo più grande al quale potremo mai assistere.

Per ora è disponibile solamente la versione cartacea; se le vendite andranno bene, penserò anche ad un ebook, che sicuramente valorizzerà le numerose immagini, purtroppo stampate in bianco e nero.


I primi dieci potranno beneficiare di uno sconto del 20% sul prezzo originale. Se poi mi mandate una mail, vi invierò gratuitamente anche la copia elettronica (sempre ai primi 10).
Quindi, per 20 euro, compresa spedizione, vi aggiudicate il libro cartaceo e digitale. 
Se avessi potuto ve l'avrei regalato, ma spero possiate comunque apprezzare l'impegno nel tenere il prezzo decisamente più basso delle pubblicazioni degli editori tradizionali.
Se avete problemi o desiderate spiegazioni, contattatemi senza problemi.
Perdonate magari qualche pecca nell'impaginazione: ho dovuto fare tutto, ma proprio tutto, da solo, compresa la grafica della copertina.

Un'ultima cosa: non vi sarà alcuna distribuzione nelle librerie, ne pubblicità. L'unico modo di far conoscere il libro è tramite il passaparola via web. Per questo, anche se non siete interessati, mi fareste un grande favore se potreste condividere il link tra i vostri amici e sui social network che frequentate.
Mi piacerebbe continuare ancora a credere nei miei sogni, contro tutto e tutti.
Grazie

mercoledì 27 giugno 2012

La valle alpina della Luna

Circa due-tre giorni dopo il primo quarto e prima dell'ultimo quarto, la Luna mostra il lato più affascinante della sua superficie.
Nella parte nord, vicino al terminatore, la zona di transizione tra il giorno e la notte, si rendono visibili con ogni telescopio alcune caratteristiche molto diverse dai soliti crateri da impatto.
La mia ultima immagine della Vallis Alpes
La zona più affascinante è rappresentata da quella che viene chiamata Vallis Alpes, termine latino che sta per Valle Alpina, una lunga spaccatura larga al più 12 chilometri e lunga un centinaio incastonata tra le alte e aguzze vette delle Alpi lunari.
Al centro di questa larga valle si sviluppa una sottile spaccatura stretta 200-300 metri che solamente i telescopi maggiori di 15 centimetri di diametro riescono a mostrare chiaramente.
La visione con uno strumento di almeno 20 centimetri di diametro, in una serata con scarsa turbolenza atmosferica, è davvero eccezionale: il panorama che possiamo ammirare ricorda da lontano quello delle grandi vette terrestri viste a bordo di un aereo, e ci consente di riflettere sul fatto che quella sfera gialla, che spesso osserviamo distratti nel cielo notturno, è un altro mondo esterno al nostro ma indissolubilmente legato dalla forza di gravità da oltre 4,5 miliardi di anni. Un mondo che un tempo, probabilmente, apparteneva al nostro pianeta, prima che l'impatto di un corpo celeste delle dimensioni di Marte ne staccasse una costola e la posizionasse a 380.000 km di distanza ad illuminare le notti e i sogni degli esseri umani.

lunedì 25 giugno 2012

Il criovulcanesimo dei satelliti di Saturno


La folta schiera dei satelliti di Saturno, attualmente ne sono noti 62 ma si pensa ne esistano circa 200, mostra un fenomeno molto interessante sia dal punto di vista geologico che biologico.
Un rapido sguardo ancora all’intrigante Titano ci consente di scoprire che oltre a laghi di metano e piogge di idrocarburi probabilmente possiede anche alcuni vulcani.
La notizia non sarebbe importante se non fosse per il tipo di vulcanesimo che si incontra a partire da queste regioni del Sistema Solare. I vulcani di Titano non erutterebbero lava incandescente, ma materiale molto più freddo, probabilmente un miscuglio di ammoniaca, metano e una consistente porzione di acqua liquida.

Un vulcano di ghiacci scoperto su Titano dalla sonda Cassini
I criovulcani, così vengono definiti dagli astronomi, sostituiscono i caldi silicati fusi delle montagne terrestri con materiali più volatili e freddi, proprio come il metano liquido ha sostituito il vapore acqueo sulla superficie del satellite.
Non c’è da meravigliarsi più di tanto ormai: non dobbiamo basare le nostre esperienze sulle limitate situazioni che sperimentiamo qui sulla Terra; l’Universo è un luogo ben più grande e variegato.
Se il magma freddo dei vulcani di Titano contiene acqua liquida è possibile che il satellite possa avere a disposizione tutti gli ingredienti per la nascita della vita.
L’interazione tra l’acqua liquida e le molecole organiche presenti in atmosfera richiede solamente qualche giorno per creare gli aminoacidi, i mattoni fondamentali delle proteine. Questo intervallo di tempo è minore di quello richiesto ad una colata di acqua per congelarsi completamente sulla superficie.
Dallo sviluppo delle proteine alla creazione della vita elementare il passo potrebbe essere relativamente breve e la stabilità dell’atmosfera del satellite potrebbe offrire la protezione ideale per lo sviluppo di forme di vita elementari.

Se il criovulcanesimo su Titano può esserci stato in passato, ma attualmente non si rilevano attività, non si può dire lo stesso per un altro satellite di Saturno: Encelado.
Tre volte più piccolo di Titano, questa luna è stata osservata in dettaglio per la prima volta dalle sonde Voyager, che hanno rilevato subito la scarsa presenza di crateri nelle zone polari e l’elevatissima riflettività. Qual è il materiale che meglio riflette la luce del Sole, rendendo spesso difficili le nostre passeggiate in montagna? Sicuramente la neve!
In effetti, la superficie di Encelado è ricoperta da ghiacci, con un’abbondante presenza di ghiaccio d’acqua.
Gli imponenti getti di acqua dei vulcani di Encelado
A quanto pare questo prezioso elemento chimico sembra essere presente quasi ovunque nel Sistema Solare. Tracce d’acqua sono state addirittura rilevate anche in nebulose oscure e calde atmosfere di pianeti extrasolari.
Secondo recenti osservazioni, l’acqua sembra essere una delle molecole più abbondanti dell’Universo. A pensarci bene, non potrebbe essere altrimenti. Una molecola d’acqua è formata da due atomi di idrogeno ed uno di ossigeno, nient’altro che il primo e terzo elemento più abbondante dell’Universo!

La sorpresa più grande di Encelalo, tuttavia, è arrivata dalle recenti osservazioni della sonda Cassini, che ha rilevato dei vulcani attivi in prossimità del polo sud. Dalle spaccature della crosta superficiale sgorgano a grande pressione getti di acqua liquida, analoghi ai geyser terrestri, ma molto più potenti.
Encelado orbita all’interno del rarefatto anello E di Saturno, così debole da risultare invisibile da Terra. Si pensa addirittura che il materiale che abbia formato e continui ad alimentare l’anello provenga in gran parte dai giganteschi geyser del satellite. 

giovedì 21 giugno 2012

La superficie di Venere (di nuovo)

A circa 3 anni di distanza dall'ultima occasione, Venere poche settimane prima dello storico transito sul Sole si è ripresentato nelle migliori condizioni per cercare di catturare l'elusiva ma terribilmente affascinante emissione terminca, l'unica informazione che giunge dalla suerficie perennemente avvolta dallo spesso strato di nubi.
Non mi sono lasciato sfuggire l'opportunità, ma il maltempo di Aprile e Maggio, con appena il 20% delle giornate serene, non ha di certo aiutato.
In ogni caso, questo è il risultato: i dettagli della superficie sono evidenti, così come evidente è la corrispondenza con le riprese radar effettuate dalla sonda Magellano.
Per chi volesse approfondire la tecnica, questo mio articolo potrebbe aiutare

La superficie di Venere ripresa l'11 Maggio scorso

martedì 19 giugno 2012

Quando l'apparenza inganna

Lo scontro tra due galassie è probabilmente l'evento cosmico più violento e soprattutto spettacolare da osservare. I grandi telescopi ormai ci permettono di osservare migliaia di situazioni, in diverse fasi evolutive, di spettacolari incontri tra galassie che generano anelli, distorsioni, lunghissime code di stelle.
Lo scontro perfetto tra due galassie?
Una delle immagini più impressionanti è quella riportata a sinistra, che sembra ritrarre un drammatico attraversamento centrale tra due galassie a spirale. 
E' addirittura sin troppo evidente la dinamica di questo scontro. I bracci a spirale della galassia in primo piano attraversano perfettamente il disco visto quasi di profilo dell'altra. Sembra addirittura di riuscire ad avere un senso di tridimensionalità piuttosto marcato: i bracci di destra sembrano trovarsi al di sotto del piano dell'altra galassia e quelli a sinistra hanno già attraversato quasi indenni il disco.

Eppure questa immagine così eloquente e spettacolare non è quello che può sembrare.
Attraverso la misura delle distanze delle stelle appartenenti alle due galassie, gli astronomi hanno infatti scoperto che i due oggetti sono separati nello spazio da diverse decine di milioni di chilometri anni luce, quindi non sono affatto in interazione.
In questo caso si tratta quindi di un perfetto, e un po' perfido gioco di prospettive. 
L'effetto prospettico è simile a quello che per diversi anni ha confuso centinaia di astronomi che cercavano di capire se le stelle doppie, così frequenti nell'Universo, fossero dei veri sistemi fisici o semplici allineamenti prospettici.

La mancanza della percezione della profondità nelle osservazioni astronomiche è un problema al quale dobbiamo abituarci e che non possiamo neanche per un momento trascurare, altrimenti potrebbe portare a conclusioni totalmente sballate.
Non c'è alcun modo di risolvere la questione osservando ad occhio le immagini: per comprendere se due oggetti sono realmente vicini o meno è necessario stimare la loro distanza. Solo in questo modo potremmo avere un'idea precisa della loro collocazione nello spazio.
Ancora una volta è bene ricordare un consiglio che vale come oro: mai giungere a conclusioni affrettate; l'Universo, a volte, ama stupirci anche con trucchi da perfetto illusionista.

domenica 17 giugno 2012

Le misteriose nubi nottilucenti

Le nubi, acerrime nemiche di ogni osservatore del cielo, si creano solitamente nella troposfera terrestre, lo strato atmosferico che parte dalla superficie e si estende fino a circa 10-12 km di altezza.
Classificazione e quota delle nubi terrestri
In questo fazzoletto d'aria si sviluppano tutti i fenomeni atmosferici così importanti per la nostra vita.
Le nubi temporalesce di solito sono le più basse, con una base posta a poche migliaia di metri, ma la cui vetta, se sono ben organizzate, può arrivare a circa 6 km. In questa zona atmosferica troviamo anche gli altocumili e gli altostrati, nubi di solito meno minacciose perché la quantità di vapore acqueo presente a queste altezze di solito è molto minore.
Al confine superiore della troposfera, infine, scorrazzano gli innocui cirri, le cui intricate trame composte da sottili cristalli di ghiaccio spesso generano suggestivi giochi di luce e aloni attorno al Sole e alla Luna.
Sopra la quota di 12 km i modelli atmosferici ci dicono che l'aria è così secca e priva di nuclei di condensazione che è molto rara la formazione di nubi.
Nubi nottilucenti nel cielo di Bologna
Questa condiderazione è ancora più forte mano a mano che saliamo di quota. Oltre i 50 km di altezza le nubi non dovrebbero proprio esistere, anche perché l'umidità proveniente dalla superficie non è in grado di risalire fino a queste altezze a causa dell'inversione del gradiente di temperatura che si incontra negli strati sottostanti.

Tuttavia, a partire dal diciannovesimo secolo si sono cominciate ad osservare strane nubi, visibili solamente con il cielo ancora buio, prima dell'alba o dopo il tramonto del Sole.
Queste sottili trame, simili ai comuni cirri, hanno però caratteristiche davvero peculiari: si trovano nella mesosfera, ad una quota compresa tra i 70 e gli 80 km, in pratica ai confini dello spazio, laddove sarebbe in teoria impossibile la loro formazione.
Le nubi nottilucenti, in gergo nubi mesosferiche, sono così tenui che risultano impossibili da osservare di giorno, ma si rendono visibili solamente in un particolare momento della giornata: quando vengono illuminate dal basso dal Sole, che ancora si trova abbondantemente sotto l'orizzonte per gli osservatori sulla superficie.
L'effetto risultante è davvero suggestivo perché il cielo, ancora scuro, si illumina della luce bianco/azzurra riflessa di queste nubi.

Nel corso degli anni il fenomeno si è intensificato ed ora non è poi così raro assistere a queste distese di nubi all'inizio dell'estate e a latitudini superiori ai 50°.
Condizioni geometriche per l'osservazione delle nubi nottilucenti
Molto più rare sono le nubi nottilucenti visibili alle medie latitudini, tanto che in anni di osservazione del cielo non ero mai riuscito ad osservare questo particolare fenomeno...fino alla mattina del 14 Giugno, quando dal terrazzo della mia casa di Bologna le ho viste accendersi oltre un'ora e mezzo prima del sorgere del Sole, basse sull'orizzonte nord-est.
Non mi sono fatto sfuggire l'occasione e ho immortalato un fenomeno più unico che raro.
Attualmente non si conoscono i meccanismi in grado di generare le nubi mesosferiche, ma la loro osservazione a partire da poco più di cento anni a questa parte ha portato molti scienziati a credere che sia il sintomo di un cambiamento nella circolazione atmosferica globale.
Se volete vedere altri esempi, decisamente più spettacolari, di nubi nottilucenti, date un'occhiata a questo sito web

Se volete approfondire la questione, la pagina inglese di Wikipedia è ricca di informazioni

Se invece volete sperare di assistere al fenomeno, dovete trovarvi nelle regioni del nord Italia, avere un orizzonte libero ed osservare circa un'ora e mezzo dopo il tramonto del Sole o prima del sorgere, nella sua direzione. Se avvistare delle sottili nubi brillanti di una tenue luce bianco/azzurra allora è molto probabile che abbiate avuto fortuna.
Meglio sbrigardi, perché il periodo più propizio è proprio quello a cavallo del solstizio d'estate!

venerdì 15 giugno 2012

Un micrometeorite colpisce la stazione spaziale internazionale

Con un comunicato via twitter prima e con un dettagliato articolo poi, la NASA ha reso noto che un micrometeorite ha colpito la stazione spaziale internazionale, forse in uno dei punti più delicati: il modulo Cupola.
La piccola ma profonda scheggiatura nella finestra del modulo Cupola
Di costruzione italiana, Cupola è l'ambiente panoramico della stazione spaziale internazionale, formato da 7 larghe finestre in vetro che permettono una vista mozzafiato di oltre 180° sul panorama unico che si può osservare dalla ISS.
Il 10 Giugno scorso gli astronauti hanno scoperto nella finestra numero 2 del modulo l'inequivocabile segno lasciato probabilmente dall'impatto di un micro frammento di un detrito orbitale.
Le misure di sicurezza sono subito scattate: la finestra del modulo è stata oscurata dagli appositi schermi protettivi e gli astronauti hanno cominciato immediatamente le ispezioni per comprendere se il danno subito possa compromettere l'integrità della finestra.
Non ci sono attualmente pericoli e probabilmente il danneggiamento subito potrebbe non essere tanto grave al punto da richiedere la sostituzione dell'intera finestra, ma questo comunque rappresenta un campanello d'allarme per un modulo che per la sua natura non può possedere un efficace schermo anticollisioni come il resto della struttura.

Impatto contro un pannello radiatore dello Shuttle Columbia
Le collisioni con piccolissimi detriti o meteoriti non sono un fatto nuovo nella storia dell'astronautica, ma rappresentano un problema piuttosto serio. Le particelle, anche se grandi come un granello di sabbia, possiedono in effetti elevatissime velocità relative, spesso superiori ad una decina di chilometri al secondo, trasformandosi in potentissimi proiettili in grado di trapassare vetro, scudi termici e pannelli solari.
Ne sanno qualcosa le vecchie navette Shuttle, più di una volta perforate, fortunatamente senza danni, da micrometeoriti.
Nella missione STS-126 un micrometeorite colpì la finestra numero 6, quella di fronte al sedile del pilota, penetrando per ben 8 millimetri, ma senza causare seri danni.
Un altro serio impatto è stato subito dalla navetta Columbia nella missione STS-106 nei pannelli radiatori, penetrando all'interno e causando la chiusura parziale del liquido refrigerante di uno dei serbatoi contenuti nel radiatore.

mercoledì 13 giugno 2012

Un anello cosmico: Venere a poche ore dal transito

Nelle ore immediatamente precedenti e successive il passaggio di Venere di fronte al disco solare è stato possibile osservare, meglio, riprendere, un fenomeno davvero particolare e unico.
Sappiamo tutti che Venere è un pianeta interno, quindi nel suo percorso orbitale ci mostra le fasi, del tutto simili a quelle che possiamo osservare con la Luna, la nostra compagna di viaggio da qualche miliardo di anni.
Con l'approssimarsi al disco solare, la falce di Venere illuminata dal Sole si è avvicinata a zero, ovvero alla corrispondente di "Luna nuova". In queste circostanze, il pianeta, proprio come il nostro satellite, è quasi perfettamente frapposto tra noi e il Sole, risultando quindi completamente nero (ergo invisibile) se osservato dalla superficie della Terra.
Tutto questo è vero in un mondo ideale e semplice, ma non è di certo il caso di Venere.
Il pianeta infatti possiede un'atmosfera molto spessa in grado di stravolgere completamente il ragionamento che abbiamo appena fatto.
La presenza di un involucro gassoso produce quella che in gergo è chiamata rifrazione e che in parole semplici significa deviazione della luce indicente.
Quando Venere è quasi tra noi e il Sole, la spessa atmosfera intercetta e devia i raggi solari, riflettendoli ben oltre i confini geometrici calcolati per un corpo celeste fatto di rocce.
La conseguenza è che Venere, contrariamente alla Luna, non si mostrerà mai in fase totalmente nuova, ma si presenterà come un anello sempre più omogeneo mano a mano che l'allineamento con il Sole e la Terra procede.
Impossibile, naturalmente, osservare il fenomeno proprio quando il pianeta si trova di fronte al disco solare, vista l'enorme maggiore luminosità della nostra Stella; è però possibile condurre alcune riprese nelle ore immediatamente precedenti o seguenti l'evento, puntando il telescopio di giorno e creando opportuni schermi per bloccare la dannosa luce solare adiacente.
Il pomeriggio del 5 Giugno, a circa 29 ore dal transito, sono riuscito in questa impresa quando il Sole per qualche minuto si è nascosto dietro il tetto di un palazzo, lasciando libera la visuale su Venere, distante poco più di un grado dal bordo della nostra stella.
L'effetto risultante è stato molto suggestivo e se siete arrivati a leggere fino a questo punto vi meritate l'immagine che sono riuscito a scattare!

L'anello di Venere

martedì 12 giugno 2012

Transito di Venere 2012: un'occasione irripetibile

Il Sole e il neo nero di Venere ripresi all'alba del 6 Giugno
Il 6 Giugno 2012 si è verificato quello che in un precedente articolo sulla rivista Coelum ho definito l'ultimo transito della nostra vita.
Il titolo non è di certo esagerato, a meno che non abbiate la speranza di attendere 105 anni per seguire il prossimo: in tal caso l'appuntamento è per il Dicembre 2117.
Venere sta per uscire dal disco solare
Poiché io non sono così ottimista, mi sono attrezzato per seguire nel miglior modo possibile il ritaglio di transito visibile dalle nostre latitudini. Già, perché purtroppo l'Italia non era di certo il luogo migliore per seguire questo spettacolo, visibile solamente nelle fasi finali all'alba del 6 Giugno.
Sebbene sia stato impossibile seguire il passaggio di Venere sul disco del Sole in alta risoluzione, come nel 2004 (vedi ad esempio questa mia immagine), la cornice dell'alba vista da un orizzonte libero da ostacoli e con qualche velatura ha regalato delle emozioni che resteranno ben scolpite nella mia memoria.

Se invece volete vedere cosa si è visto attraverso i grandi telescopi solari disseminati nello spazio, vi consiglio di seguire questo link e ammirare in rigorosa contemplazione lo spettacolo

lunedì 11 giugno 2012

Ritorno...

A volte trascorrono settimane o interi mesi impegnati in cose che non erano state previste e che hanno risucchiato come un buco nero galattico tutto il tempo che faticosamente ci si era ritagliati per cercare di assecondare tutto quello che piaceva fare.
Questo è ciò che è successo con le pagine del mio blog, lasciate incustodite per tanto, troppo, tempo. Ma questo blog non è finito qui; il periodo tempestoso sembra essersi calmato, quindi cercherò di nuovo di tenervi aggiornati sul mondo dell'astronomia.
Intanto è da poco passato uno degli appuntamenti astronomici più importanti degli ultimi anni: il transito di Venere. Il mio prossimo post non potrà non parlare di un evento che non si ripeterà più per oltre 105 anni.
Grazie a tutti quelli che ancora ci sono e ai nuovi che arriveranno (si spera!)