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lunedì 30 maggio 2016

La migliore immagine di Plutone per molti, molti anni

A quasi un anno dallo storico incontro tra la sonda New Horizons e Plutone, sono finalmente arrivate tutte le immagini a maggiore risoluzione scattate durante il fugace e concitato momento di massimo avvicinamento, avvenuto a una velocità relativa di diverse decine di migliaia di chilometri l'ora, il 14 Luglio dello scorso anno.

Una porzione del grande mosaico
Al di là delle considerazioni sugli intriganti e sorprendenti misteri di Plutone, di cui abbiamo già parlato più volte, godiamoci un po' di puro, sano e incontaminato stupore per gli occhi e per l'anima, in uno di quei rarissimi momenti della vita in cui la Natura riesce a togliere ogni parola e a farci dimenticare tutto quanto non va bene nel nostro piccolissimo angolo di realtà chiamato società.
Quella che stiamo per ammirare per molti anni resterà la più dettagliata immagine della superficie del lontano pianeta nano mai scattata dall'Umanità. Fino a quando un'altra sonda, che ancora non è neanche stata pensata, non verrà spedita in queste remote, ma sorprendenti, zone del Sistema Solare, nessun occhio potrà vedere qualcosa di più dettagliato.

In realtà non si tratta di un'unica immagine, ma di un gigantesco mosaico che ritrae una lunga striscia di Plutone, dal bordo illuminato fino al terminatore, dove la luce del debole Sole lascia il posto alle tenebre più profonde. La striscia inquadrata copre una larghezza variabile tra i 90 km della parte superiore e i 75 km delle regioni vicino al terminatore ed è stata ottenuta quando New Horizons si trovava a 15850 km, 23 minuti dopo il massimo avvicinamento. La risoluzione massima raggiunta è dell'ordine di 80 metri per ogni pixel, davvero impressionante!

Il grande mosaico di New Horizons che contiene le immagini a migliore risoluzione mai scattate aPlutone.

Perdiamoci allora ad ammirare la complessa superficie di questo pianeta (nano) remoto, un mondo distante più di 4 miliardi di chilometri, nostro fratello da 4,6 miliardi di anni nel balletto cosmico del Sistema Solare, che è un punto per l'Universo ma un luogo immenso per la nostra giovane specie.

Immaginiamo di sorvolare le regioni del terminatore, di osservare stupefatti quelle bianchissime zone composte in gran parte da materiali ghiacciati che qui sulla Terra spesso sono sotto forma di gas. Scendiamo sulle montagne imponenti, tanto simili alle nostre, eppure così diverse, perché non sono fatte di rocce ma di ghiaccio d'acqua. A -230°C il ghiaccio infatti diventa duro come la nostra roccia.

Superata questa strana catena montuosa, ecco che ci si apre di fronte a noi una splendida valle, una pianura composta da enormi placche di azoto ghiacciato, che hanno addirittura la forza di strappare, ogni tanto, una collina dalla catena montuosa sovrastante e portarla in giro come un iceberg nelle acque dei nostri poli. Scendendo verso il terminatore, la pianura si costella di piccole zone scure, prima punti, poi macchie sempre più fitte e contrastate. Qui l'azoto ghiacciato riesce a sublimare, ovvero evapora nella tenue atmosfera plutoniana, e lascia posto a strati di ghiacci e rocce sottostanti.

Il viaggio si conclude quasi come iniziato. Al confine tra giorno e notte la pianura lascia posto di nuovo a coline e montagne, questa volta dall'aspetto diverso dalle precedenti, costellate da scarpate e burroni in cui il Sole non riesce ad arrivare.

Il viaggio mentale è finito, ma nulla vieta di poterlo fare un'altra volta, poi di nuovo ancora. E per facilitare questo meraviglioso perdersi nella bellezza della Natura, possiamo dare un'occhiata al video che la NASA ha composto e che amplifica ancora di più questa eccezionale traversata cosmica, là dove nessun uomo era mai arrivato e mai ritornerà per molto, molto tempo.


Il video originale si trova qui:  https://www.youtube.com/watch?v=NEdvyrKokX4
La fonte della foto è qui: http://www.nasa.gov/feature/new-horizons-best-close-up-of-plutos-surface



mercoledì 9 marzo 2016

Nuvole e neve su Plutone

Continuano ad arrivare, con il ritmo di una al giorno, tutte le migliaia di immagini che la sonda New Horizons ha scattato di Plutone durante il passaggio ravvicinato avvenuto il 14 Luglio 2015 e ogni volta c'è di cui stupirsi.

Questa volta il pianeta nano, che in realtà mostra un'attività e una complessità geologica superiore a quella di altri pianeti "titolari" (ad esempio Mercurio, giusto per non fare nomi) sembra presentarci delle caratteristiche che ricordano, seppur da lontano, qualcosa di tipicamente terrestre: nuvole e neve.

Alcune riprese in alta risoluzione centrate sulla zona ribattezzata, in modo informale, Cthulhu Regio, mostrano delle appuntite vette di una lunga catena montuosa stagliarsi su una pianura ricoperta da materiale rosso. Questo dovrebbe essere costituito da toline, un composto che si forma dall'interazione tra il metano atmosferico e i deboli raggi solari, che poi precipita al suolo e gli conferisce la colorazione rossastra che possiamo osservare. La cima delle montagne, invece, sembra una fotografia delle nostre Alpi durante l'inverno, perché tra le punte e i crepacci sembra insinuarsi un materiale bianco candido. Se questa fosse stata una fotografia di qualche luogo terrestre non avremmo avuto dubbi sulla sua origine: neve e ghiaccio d'acqua che cade dalle nuvole. Tuttavia, qui siamo su Plutone e di certo non abbiamo un ciclo dell'acqua che consente, alla fresca temperatura di oltre -230°C, l'esistenza allo stato liquido con conseguente evaporazione e trasformazione in fiocchi di neve in quota.

Cime innevate su Plutone da uno strato di metano ghiacciato.


Se quelle cime imbiancate non contengono di certo la nostra neve, cosa possono essere? E' una qualche specie di precipitazione, oppure una zona povera di quel materiale rossastro che circonda le pianure sottostanti e che per contrasto assomiglia a una recente nevicata terrestre? la risposta è arrivata sempre da New Horizons, in particolare dalle analisi spettroscopiche della regione. Sulle cime delle montagne più alte della Cthulhu Regio ci sono grandi quantità di metano ghiacciato: in pratica si tratta di depositi di neve e ghiaccio, solo che al posto dell'acqua sono formati da metano precipitato dall'atmosfera. Sono davvero pochi i luoghi del Sistema Solare in cui potersi fare una bella sciata su una distesa di neve fresca: Plutone, un giorno, potrebbe diventare meta di sciatori interplanetari alla ricerca delle zone più belle su cui scivolare a grande velocità!
 
Dove c'è neve fresca, di qualsiasi tipo sia, si sa che ci debbano essere, quasi sempre, delle nuvole dalle quali questa neve si forma e precipita. Potrebbe la tenue atmosfera di Plutone ospitare sistemi nuvolosi di metano in grado di imbiancare le cime più alte delle montagne? Oppure il fenomeno osservato assomiglia più a una specie di brina, prodotta dalla solidificazione del metano in quota a causa della bassa temperatura, senza la necessità di sistemi nuvolosi? Will Grundy, astronomo del Lowell Observatory, ha proposto l'idea che in alcune immagini della sonda New Horizons si vedano delle sottili strisce bianche che non fanno parte della superficie, ma che potrebbero essere proprio delle nuvole nell'atmosfera di Plutone. Questa notizia è ancora da confermare, ma conferisce a Plutone l'allettante prospettiva di essere uno dei pochi corpi celesti del Sistema Solare con nuvole e precipitazioni: un club che include al momento solo la Terra e Titano.

Le frecce indicano le probabili nubi identificate da Grundy. Molte appaiono lungo l'orizzonte, mentre una, abbastanza definita, sembra essere presente nella zona centrale, a sinistra.
 
Per fare maggiore luce sulla complessa atmosfera plutoniana, probabilmente basterà solo aspettare l'arrivo delle centinaia di immagini ancora custodite a oltre 5 miliardi di chilometri di distanza da quel manufatto umano partito sulla Terra nel 2006 e che adesso si trova in un luogo molto diverso rispetto al nostro pianeta, pur essendo ancora nel giardino di casa di un Universo immenso. Da lì il Sole appare un puntino 250 volte più luminoso della Luna piena (sulla Terra è circa 400 mila volte più luminoso!), il cielo è sempre scuro anche a mezzogiorno, le ombre e gli oggetti sono illuminati, al massimo, come il nostro paesaggio circa 40 minuti dopo il tramonto del Sole. Tutti i pianeti li troveremo sempre in prossimità del Sole, mai dalla parte opposta e anche il più vicino, Nettuno, non sarà che un debole puntino in un cielo costellato solo da stelle. Benvenuti su Plutone, uno spettacolare ultimo terrazzo sui pericoli, i misteri e le meraviglie dello spazio profondo.

Fonte: http://www.nasa.gov/feature/methane-snow-on-pluto-s-peaks/

lunedì 8 febbraio 2016

Le colline galleggianti di Plutone

Immaginate un mondo lontano e freddo, al punto che persino gran parte dell'aria che stiamo respirando congelerebbe al suolo.
Tutto questo ghiaccio ci accecherebbe se il Sole fosse brillante come nelle migliori giornate in montagna, ma qui le cose sono molto diverse. Anche nel mezzo di un giorno, che dura 153 ore, la luce è così fioca che sembra di osservare tutto il panorama attraverso uno spesso strato di nuvole nere, che però non ci sono. Le ombre sono tenui, sebbene scurissime, i contrasti deboli, il cielo è nero, con le stelle sia di giorno che di notte, e l'orizzonte si estende per centinaia di chilometri, offuscato in modo impercettibile da una tenue foschia. Il Sole è un luminoso punto lontano, decine di migliaia di volte più debole di quello terrestre.

Su questo mondo le montagne più alte, fino a qualche migliaio di metri, non sono ricoperte di ghiaccio, ma sono fatte di ghiaccio d'acqua, che a 230 gradi sotto zero è duro quanto la roccia.
Questi mostri di ghiaccio dalle pareti scoscese e pieni di crepacci sembrerebbero ben ancorati al suolo, eppure non è così. In una grande pianura ricoperta da un tappeto di fregile azoto ghiacciato, delle colline di ghiaccio d'acqua galleggiano su di esso e lentamente si spostano da un punto all'altro del pianeta.

Che mondo strano, vero? Sembra la descrizione di una scena di qualche film fantasy nei quali non è raro trovare montagne galleggianti. Eppure questa è la realtà: quel mondo è Plutone.

Le ultime immagini rilasciate dalla sonda New Horizons, che l'ha sorvolato a 12 mila chilometri di distanza il 14 Luglio scorso, mostrano una situazione ai limiti della realtà.
La regione denominata Sputnik Planum è una grande pianura ricoperta da azoto ghiacciato, costellata qua e là da colline composte dal ben più duro ghiaccio d'acqua. Questo è meno denso del ghiaccio di azoto e quindi si ritrova a galleggiare sullo strato sottostante come un iceberg dei nostri oceani.
Il ghiaccio di azoto che ricopre la pianura non è uno strato unico ma è composto da tante celle soggette a moti convettivi, un po' come accade alla granulazione sulla superficie del Sole o in una più comune pentola che bolle. I moti convettivi all'interno di queste celle spostano le colline di ghiaccio d'acqua e le fanno ammassare in gruppi lungo i loro confini, formando delle piccole catene montuose di qualche decina di chilometri di diametro.
Queste montagne di ghiaccio d'acqua si pensa vengano staccate dai movimenti dei ghiacciai di azoto dalle catene montuose che circondano Sputnik Planum e una volta giunte nella grande pianura cominciano a spostarsi a seguito dei movimenti dell'azoto.
Plutone non sarà più ufficialmente un pianeta, ma mostra un'attività geologica più complessa di molti dei fratelli più nobili. E a quasi 6 miliardi di chilometri di distanza dal Sole nessuno si sarebbe aspettato un mondo tanto interessante quanto strano.

venerdì 11 dicembre 2015

Nuove straordinarie immagini da Plutone

La sonda New Horizons, ormai a centinaia di milioni di chilometri da Plutone, continua a inviare le migliaia di immagini che ha ripreso durante l'incontro ravvicinato dello scorso Luglio e c'è da rimanere ancora più a bocca aperta. Stiamo infatti osservando le migliori riprese mai ottenute di Plutone, con una risoluzione di circa 80 metri per pixel che non sarà di certo superata almeno per i prossimi 20 (ma anche 50) anni.

Montagne di ghiaccio che si affacciano su un bacino congelato. Non è un tipico panorama Lappone, ma la nuova straordinaria immagine di New Horizons.
 
Il dettaglio inquadrato da questa immagine è davvero spettacolare e testimonia sia la complessa geologia di Plutone, a cui nessuno era preparato pensando a un oggetto posto a oltre 4 miliardi di chilometri dal Sole, sia la grandissima qualità delle riprese raggiunta dalle sonde di esplorazione interplanetaria. Immaigni con questa risoluzione, infatti, sono state ottenute solo per Marte, la Luna e un paio tra asteroidi e comete, ma solo dopo anni di tentativi. L'enorme lontananza di Plutone ha richiesto l'assemblaggio di una sonda in grado di ottenere al primo e unico colpo ciò che per altri corpi celesti ha richiesto decine di anni e altrettante spedizioni.

Dal lato prettamente fisico/geologico, questo scatto rivela una marea di dettagli e solleva molte domande. Le montagne in alto sembrano essere dei giganteschi blocchi di ghiaccio duro, probabilmente composto per buona parte (o del tutto) di acqua, che si stagliano su una vasta e frastagliata pianura composta da lastroni di ghiaccio estesi per centinaia di chilometri, probabilmente fatti da materiale più friabile (azoto, ammoniaca, metano?). Le spaccature delle lastre e la concentrazione delle montagne a formare una vera e propria catena montuosa fanno pensare a qualche fenomeno di tettonica a zolle, in cui le placche sono fatte da elementi ghiacciati e possono muoversi su qualcosa che nelle profondità è liquido o semi-liquido.
Queste, però, sono poco più che supposizioni, perché una cosa è certa: la geologia di Plutone è molto complessa e diversa da quella terrestre, quindi deve essere per buona parte riscritta. Qual è infatti la forza che farebbe muovere le montagne e le pianure di ghiaccio? L'interno di Plutone potrebbe essere ancora abbastanza caldo per riscaldare questi elementi fino allo stato liquido o semi-liquido? Se fosse così saremmo di fronte a un pianeta dal comportamento simile alla Terra, solo che al posto delle rocce solide troviamo il ghiaccio e la parte del magma è svolta dai ghiacchi liquefatti sotto la spessa crosta ghiacciata.

Il fenomeno del criovulcanesimo, così sono chiamate le attività che coinvolgono elementi volatili e relativamente freddi come l'acqua liquida al posto del nostro magma, non è una novità per i corpi della fascia di Kuiper, sia dal punto di vista osservativo che, ancora prima, teorico. Tutto dipende da quanto calore questi corpi celesti contengono al loro interno, quindi in definitiva dalla loro massa. Il calore interno di un corpo celeste roccioso dipende in gran parte dal decadimento degli elementi radioattivi intrappolati, come l'Uranio (ma non solo). La quantità necessaria per mantenere caldo l'interno, dopo 4,6 miliardi dalla formazione, dipende dalla massa del corpo celeste (almeno in prima approssimazione). Sappiamo di certo che oggetti come Plutone sono troppo poco massicci per avere oggi un calore residuo in grado di mantenere una temperatura interna sufficientemente alta per generare fenomeni di vulcanesimo caldo che competono alla Terra. Tuttavia, per avere i criovulcani non è necessario raggiungere temperature interne di migliaia di gradi, basta stare intorno agli zero gradi per avere, ad esempio, acqua liquida sotto la crosta superficiale e assegnarle quindi il compito che sulla Terra è svolto dal magma.

Non è allora difficile immaginare che su Plutone così come su Tritone, l'unico altro oggetto della fascia di Kuiper osservato direttamente (anche se "ora" è un satellite di Nettuno), siano stati attivi e lo siano ancora fenomeni di criovulcanesimo o addirittura una vera e propria tettonica a zolle che modella la superficie, crea montagne, valli, spaccature e persino terremoti.
Ecco allora che queste immagini così dettagliate possono riuscire a far luce su uno dei grandi interrogativi che riguardano la complicata geologia dei corpi remoti del Sistema Solare. Inoltre, come sappiamo, la presenza di acquia liquida in modo stabile può rappresentare un abiente favorevole alla nascita della vita così come la conosciamo e se nelle prfodondità ce ne fosse in abbondanza, allora...

Senza spingerci in prematuri voli pindarici (il ruolo mi impone prudenza, ma voi potete pure farlo!), ammiriamo questa immagine, che la NASA ha promesso essere solo la prima di una lunga serie di spettacolari riprese, con il maggiore stupore dato dalla consapevolezza che questi dettagli potrebbero nascondare una storia unica e interessante, che solo noi uomini del ventunesimo secolo possiamo scoprire per la prima volta, stando comodamente seduti sul nostro comodo divano.

Per vedere altre immagini: https://www.nasa.gov/feature/new-horizons-returns-first-of-the-best-images-of-pluto

lunedì 12 ottobre 2015

Di che colore è il cielo di Plutone?

Qualche anno fa, su questo blog, ho parlato del colore dei cieli dei corpi del Sistema Solare, dal giallo di Venere al tenue rosato di Marte, fino all'arancione di Titano. Mai mi sarei aspettato di dover aggiornare quel post introducendo un altro corpo celeste: Plutone.

Le nuove immagini provenienti dalla sonda New Horizons hanno mostrato qualcosa che nessuno si sarebbe aspettato da un corpo celeste ghiacciato distante oltre 4 miliardi di chilometri dal Sole: un'estesa atmosfera con una forte tonalità blu. In altre parole, dalla superficie di Plutone il cielo apparirebbe di un tenue colore azzurro, molto simile alla tonalità dei nostri cieli terrestri, sebbene più debole a causa della minore luminosità solare e della bassa densità atmosferica.

La straordinaria atmosfera blu di Plutone


Se c'è da restare meravigliati nell'osservare questa immagine, ripresa dalla sonda in controluce, ovvero con Plutone che oscurava il Sole e i suoi raggi luminosi che attraversavano la sottile atmosfera, noi astronomi, curiosi all'ennesima potenza, ci siamo subito chiesti perché l'atmosfera avesse quel colore azzurro.
Prima di tutto dobbiamo capire un paio di cose. Intanto la luce solare, se osservata con strumenti con una sensibilità simile a quella dei nostri occhi, ci appare praticamente bianca. Se un oggetto ha un determinato colore, vuol dire che filtrando la luce solare diffonde in modo diverso i singoli colori di cui è composta.
Ad esempio, il nostro cielo ci sembra azzurro perché le molecole di azoto della bassa atmosfera preferiscono interagire molto con la componente blu della luce solare. Questa infatti viene riflessa in ogni direzione da ogni molecola. In gergo fisico/astrofisico, una riflessione disordinata viene detta diffusione. Le molecole di azoto, quindi, diffondono in modo molto più efficace la luce blu rispetto alla componente rossa. Il risultato è che la parte blu della luce solare viene diffusa in tutto il cielo che per questo motivo assume quella bella colorazione tipica delle giornate limpide e soleggiate.

Quante informazioni tutte in una volta, vero? Abbiamo imparato perché il cielo di giorno è luminoso (la riflessione disorganizzata da parte del gas dell'atmosfera) e perché è azzurro (perché le molecole d'azoto preferiscono diffondere la luce blu e lasciare inalterata, o quasi, quella rossa). Ora facciamo l'ultimo sforzo: perché il cielo di Plutone è blu?

Si pensa che alla base del cielo blu Plutoniano non ci sia l'azoto, ma delle molecole organiche chiamate toline, che si formano dall'unione di azoto, composti organici quali metano o etano e con il fondamentale aiuto della radiazione UV del Sole. L'insolito nome di toline è stato attribuito dal grande astrofisico Carl Sagan e da Bishun Khare osservando alcuni composti che si formavano nel celebre esperimento di Miller, quello che ha cercato di riprodurre le condizioni della Terra primordiale e poi anche di Titano, satellite di Saturno. In effetti, le toline si pensa siano anche le responsabili della tinta azzurra dell'alta atmosfera del satellite di Saturno.

A parte questioni tecniche che non ci interessano, è strano constatare che queste molecole non abbiano un colore blu ma siano in realtà rosse. Quando si trovano nell'alta atmosfera di Plutone hanno piccole dimensioni, interagiscono con la luce blu diffondendola in ogni direzione e tingendo il cielo di questo colore. Quando poi precipitano verso il suolo diventano più grandi e in prossimità della superficie, quando ormai sono troppo grandi per creare fenomeni di diffusione differenziale, mostrano il loro colore reale, tingendo la superficie di Plutone di una tenue tinta rosso/arancio.

Chi si sarebbe mai aspettato di trovare un corpo celeste a miliardi di chilometri dalla Terra dotato di montagne di ghiaccio d'acqua, distese di soffice ghiaccio d'azoto, valli, scarpate, terreni rossastri e un'atmosfera estesa e con una spiccata tinta azzurra? Nonostante da quelle parti il Sole appaia 1500 volte meno brillante che sulla Terra, e c'è quindi la stessa luce che ci sarebbe qui poco dopo il tramonto, quel mondo è una miniera di contrasti cromatici che testimoniano un'attività atmosferica e superficiale straordinaria!

giovedì 17 settembre 2015

Signori, benvenuti su Plutone!

Proprio pochi giorni fa la NASA rilasciò alcune tra le migliaia di fotografie scattate da New Horizons nel suo avvicinamento a Plutone e già quelle ci sembrarono spettacolari quanto a bellezza estetica, nonché per il grande contenuto scientifico.
Ora, con una nuova serie di immagini appena rilasciate, tutti i mirabolanti aggettivi usati per descrivere la straordinaria bellezza di quel luogo remoto devono essere moltiplicati per 10, 100 o forse 1000.

Nessuno, neanche i tecnici della NASA che hanno lavorato alla missione da molto prima della partenza, si sarebbe aspettato un tale paesaggio di fronte ai loro occhi.
Le nuove immagini, scattate proprio in concomitanza con la minima distanza di New Horizons da Plutone, mostrano dei suggestivi ingrandimenti di una delle tante aree interessanti di Plutone. Il panorama mostrato non è solo una miniera di informazioni per astronomi e geologi, ma a mio modesto avviso rappresenta anche una delle immagini più belle dell'intera esplorazione spaziale.

Pensiamoci un attimo: un'astronave sorvola un corpo celeste che orbita a oltre 4,5 miliardi di chilometri dalla Terra, in una regione di spazio dove la temperatura massima è di -230°C e il Sole di mezzogiorno fa la stessa luce che c'è qui latitudini un'ora dopo il suo tramonto.
In questa zona oscura, ai confini del Sistema Solare, dopo quasi 10 anni di viaggio, un manufatto umano alimentato con qualche chilogrammo di plutonio si è spinto dino a 15 mila chilometri da Plutone, superandolo poi a una velocità di decine di migliaia di chilometri l'ora. Come se tutto questo non bastasse a far venire i brividi, ecco cosa ha visto questa impavida ambasciatrice della nostra specie:

Benvenuti su Plutone

Può sembrare un comune paesaggio artico ma non lo è. Quelle enormi montagne sono probabilmente immensi blocchi di ghiaccio d'acqua che si sono innalzati dalle soffici pianure composte da altri gas ghiacciati, probabilmente azoto. La timida luce solare getta delle drammatiche ombre e illumina debolmente il cielo grazie alla diffusione dovuta alla tenue atmosfera di Plutone.

Guardiamo questa foto e le altre e soffermiamoci un attimo, isolandoci da tutti quei noiosi problemi della nostra esistenza, e gioiamo del grande dono che abbiamo. Tra mille difficoltà, ingiustizie, problemi e mancanze che affliggono il nostro mondo, lassù, ad appena 100 chilometri sopra le nostre teste, si apre l'Universo vero, il luogo nel quale abitiamo e che con tante difficoltà abbiamo iniziato a esplorare. Guardiamo questa foto e gioiamo orgogliosi, almeno una volta ogni tanto, del grande cammino che abbiamo fatto come specie nella nostra travagliata, ma straordinaria, storia.

Ammiriamo esterrefatti le montagne di ghiaccio di Plutone e le imprese incredibili che sono servite per arrivare sin lì, per trovare la forza dentro di noi di dare il giusto senso alla nostra esistenza, ai piccoli problemi della vita e ad affrontare più determinati che mai questa straordinaria possibilità che capita molto, molto raramente: essere coscienti dell'intero Universo, poterlo guardare e comprendere. Sulla Terra, tra miliardi di miliardi di esseri viventi, sono 7 miliardi hanno questo dono. Che sia questo, alla fine, l'unico scopo della nostra vita? Se l'Universo non avesse voluto essere contemplato e capito, non avrebbe avuto bisogno di creare noi, e nulla sarebbe cambiato nel suo perfetto funzionamento. Siamo superflui per far funzionare il Cosmo, ma siamo di inestimabile valore quando si tratta di comprenderlo.

giovedì 10 settembre 2015

Nuove spettacolari immagini da Plutone!

New Horizons, la sonda della NASA che il 15 Luglio scorso ha effettuato il primo passaggio ravvicinato della storia al pianeta nano Plutone, si trova ora a oltre 70 milioni di chilometri di distanza e si dirige verso il suo nuovo obiettivo, un corpo celeste remoto, facente parte della fascia di Kuiper, denominato 2014 MU69, distante circa un miliardo e mezzo di chilometri oltre l'orbita di Plutone. Questo nuovo corpo celeste, scoperto ben più tardi della partenza della sonda dalla Terra (e questo è un altro record), verrà avvicinato nel Gennaio 2019. Nel frattempo l'attesa sarà riempita con la ricezione dell'enorme mole di dati e immagini ottenuti durante il passaggio ravvicinato con Plutone.

Proprio oggi sono state rilasciate alcune spettacolari immagini di quello che si è rivelato subito essere un corpo celeste ben più complesso e spettacolare di quanto chiunque potesse immaginare.
Le nuove immagini mostrano una superficie solcata da montagne e dune, probabilmente fatte di ghiaccio d'acqua, l'unico materiale che può costruire rilievi data la sua estrema compattezza. Il ghiaccio d'acqua su Plutone potrebbe svolgere un ruolo simile a quello del magma che esce dai vulcani terrestri: nelle profondità è liquido, esce dalle spaccature della crosta e riesce a costruire imponenti montagne (al momento si tratta però solo di congetture).

Ma limitarsi a parlare delle strane montagne, fatte forse di ghiaccio, sarebbe riduttivo per un corpo celeste davvero sorprendente. Ecco allora affiorare valli scavate da chissà cosa, scarpate, flussi di azoto ghiacciato che dalle montagne si riversano nelle pianure sottostanti, monti isolati che si pensa siano degli immensi blocchi di ghiaccio d'acqua che in pratica galleggiano su una crosta soffice di ghiaccio d'azoto. Insomma, siamo davvero di fronte a qualcosa che nessuno si aspettava, che rivoluziona molte delle nostre conoscenze sulla geologia planetaria e ci getta verso un mondo tutto da scoprire, senza smettere mai di meravigliarci.

Alla fine è anche questo il bello dela scienza e dell'esplorazione: per quanto possiamo essere preparati, anche noi astronomi, ci saranno sempre delle sorprese che ci faranno restare a bocca aperta e ci proietteranno un po' oltre il confine che avevamo tracciato poco tempo prima, con sudore e tanta fatica. E continuare a meravigliarsi di questo incredibile Universo è il modo migliore per dare un senso a questa straordinaria vita.




Un'immagine a lunga posa mostra una debole illuminazione oltre il terminatore: questa è una prova diretta della diffusione della luce solare provocata dalla tenue atmosfera di Plutone
L'atmosfera di Plutone vista in "controluce". A sinistra un'immagine quasi grezza, a destra un'elaborazione finalizzata a evidenziare le deboli strutture. Si possono notare diversi livelli di foschia, forse deboli e tenui nubi.
Per approfondire: http://www.nasa.gov/feature/new-pluto-images-from-nasa-s-new-horizons-it-s-complicated

domenica 16 agosto 2015

Lo straordinario flyby di New Horizons in HD

Lo scorso Luglio la sonda New Horizons, dopo un viaggio durato quasi dieci anni, ha raggiunto Plutone, svelandone sorprendenti strutture e un aspetto che nessun astronomo si sarebbe mai aspettato.

Al di là delle implicazioni astrofisiche di questo importantissimo incontro, possiamo goderci questo evento storico anche con gli occhi, senza per forza di cose conoscere la fisica e l'astronomia.
Viaggiando a una velocità relativa di poco meno di 14 km/s, la sonda si è gettata letteramente nel mezzo del complesso sistema che orbita attorno a Plutone, superandolo a grande velocità per poi perdersi nello spazio profondo.

Sebbene la sonda non avesse una videocamera e le immagini, a causa dell'esasperata lentezza delle comunicazioni, arriveranno tutte tra non prima di due anni(!), l'appassionato di spazio Björn Jónsson ha costruito uno spettacolare video che ritrae in maniera fedele, sulla base delle immagini arrivate a Terra, quello che ha visto New Horizons. Il video ritrae una finestra temporale di circa 4 ore, da poco prima l'incontro alla minima distanza alla spettacolare visione dell'atmosfera di Plutone illuminata dal Sole, poco dopo l'attraversamento del sistema.
Consiglio la visione in HD e di guardare il breve video fino a quando il nostro cervello non capirà che quello che stiamo osservando non è una scena di un film, ma una realtà così straordinaria che ha superato qualsiasi immaginazione. Benvenuti nel futuro!


New Horizons Pluto flyby from Bjorn Jonsson on Vimeo.

martedì 14 luglio 2015

Tutti pronti per lo storico incontro con Plutone? [Nuove immagini]

Mentre sto scrivendo questo post la sonda New Horizons è entrata in silenzio radio con la Terra perché impegnata nello storico incontro con Plutone, il corpo celeste più lontano che sia mai stato visitato dagli esseri umani.

Quasi dieci anni di viaggio, più di 5 miliardi di chilometri percorsi a una velocità di quasi 15 chilometri al secondo (rispetto asl Sole) per incontrare l'unico (ex) pianeta che non era mai stato visitato. Siamo in prima fila per un incontro storico e possiamo godercelo in pieno grazie alla potenza di internet.

Nei giorni scorsi abbiamo già avuto qualche splendido assaggio di questo remoto ma complesso sistema, ma è ben poca cosa rispetto a quello che ci aspetta. In queste ore, infatti, la sonda sta lavorando al massimo delle proprie possibilità per catturare molti dati e immagini in alta risoluzione provenienti dal passaggio a soli 12500 km dalla superficie di Plutone.

E' un momento storico; un piccolo manufatto grande come un'utilitaria ha percorso miliardi di chilometri nello spazio quasi vuoto e ha intercettato un corpo celeste venti milioni di volte più piccolo della distanza percorsa. E' uno straordinario esempio di progresso tecnologico che testimonia quanto di buono e grandioso possa fare il genere umano, se solo smettesse di guardare il suo dito e si dirigesse sulle stelle che sta indicando.

Le prime immagini in alta risoluzione verranno rilasciate a partire dal 15 luglio e verranno pubblicate di seguito in questo post.
Per ora godiamoci l'ultima ripresa prima del silenzio radio e del tuffo all'interno del sistema di Plutone. A tra poco con altri aggiornamenti.

Per approfondire: sito ufficiale di New Horizons
Dati in tempo reale della missione
 
L'ultima immagine prima del silenzio radio di New Horizon e dell'approccio finale a Plutone
Uno zoom su Plutone prima del silenzio radio e dell'avvicinamento finale (13 Luglio, da 766000 km di distanza):


Ecco la prima immagine in alta risoluzione, un'ora e mezzo prima della minima distanza da Plutone. Fantastica!


martedì 7 luglio 2015

Paura passata per New Horizons

A pochi giorni dall'appuntamento con Plutone, la sonda New Horizons, il primo manufatto umano diretto verso Plutone, ha giocato un brutto scherzo ai controllori di missione, a tutta la NASA e al mondo intero.

Plutone e Caronte, da una decina di milioni di chilometri di distanza
Dopo oltre 9 anni di perfetto funzionamento (sebbene per molto tempo sia stata in ibernazione) e dopo aver già iniziato a inviare le prime spettacolari immagini di quell'ex pianeta tanto lontano quanto misterioso, a soli 9 giorni dall'incontro alla minima distanta di 12500 km i tecnici hanno perso per alcune ore le comunicazioni con la sonda.
Quando le comunicazioni sono state ripristinate, la sonda, tramite i sistemi di backup, ha avvertito i tecnici a terra di aver avuto un problema ed essersi messa automaticamente in "safe mode", ovvero in modalità di salvataggio, spegnendo tutti gli strumenti non necessari per evitare eventuali, maggiori danni.

Le prime informazioni in merito a questo problema facevano temere il peggio: i tecnici, infatti, avevano affermato che ci sarebbero potuti volere diversi giorni per risolvere il problema e ripristinare tutti gli strumenti di New Horizons. Questo avrebbe significato perdere gran parte dell'avvicinamento finale a Plutone, una beffa degna della peggior applicazione della legge di Murphy.

Le nuove dichiarazioni della NASA, per fortuna, sembrano molto più ottimistiche. Le analisi hanno motrato che non sembra esserci stato alcun problema hardware né software. L'anomalia, che ha fatto credere al computer che ci fosse stato qualche serio problema, sembra essere stata generata da un difetto nella sincronizzazione della sequenza impartita da terra per preparare la sonda all'incontro finale con Plutone. Qualsiasi cosa voglia dire nel dettaglio, è importante capire che in pratica il computer ha valutato come rischiosa una serie di comandi impartita da terra, magari non nel modo che più gli piaceva, e che non si è verificato quindi alcun problema fisico o software all'astronave.


Questo è un gran respiro di sollievo per tutti coloro che seguono con entusiasmo e un minimo di apprensione le avventure di questa impavida viaggiatrice cosmica, che ha percorso oltre 4 miliardi di chilometri a più di 50 mila chilometri l'ora in nove anni, per arrivare là dove nessun essere umano è mai arrivato.
Le più recenti immagini di Plutone e del suo complicato sistema di lune sono spettacolari. Ma è solo l'antipasto di un lauto piatto principale che questa silenziosa ambasciatrice, partita in un mondo che ancora non avrebbe conosciuto per qualche anno né Facebook nè Twitter, ci servirà tra pochi giorni.
L'appuntamento con la storia è il 14 Luglio, non mancatelo. E per ricordarvelo, segnatevi questa pagina e prendete nota del tempo mancante!




sabato 9 maggio 2015

Appuntamento con la storia: New Horizon sta arrivando su Plutone

Rimasto fuori dal grande tour di Voyager 2, e per di più declassato, Plutone è l’unico (ex) pianeta a non essere stato ancora visitato da una sonda.
Questo triste primato però è destinato a interrompersi presto, quando la missione New Horizons, partita il 2 gennaio 2006, lo avvicinerà nel Luglio 2015, in un fly-by che consentirà finalmente di scoprire i misteri di questo piccolo mondo.

Le prime immagini di Plutone e di Caronte
Durante il lunghissimo tragitto la sonda è stata mantenuta in uno stato di ibernazione per preservare l’integrità e la salute della strumentazione di bordo.
In prossimità dei pianeti gassosi è stata però svegliata per testare l’efficienza degli apparati scientifici e della camera digitale. Alcune immagini di Giove, riprese durante il fly-by, mostrano ottime potenzialità del sistema di ripresa.

Se le premesse sono queste, dobbiamo aspettarci che molti dei segreti di Plutone vengano finalmente svelati, dopo oltre 80 anni dalla sua scoperta. Ormai mancano poche decine di milioni di chilometri, tanto che il sistema doppio, composto da Plutone stesso e la sua luna più grande, Caronte, è ormai ben evidente nelle immagini di questa impavida viaggiatrice solitaria.

A una velocità di quasi 16 km/s, la sonda è troppo veloce per entrare in orbita, quindi dopo un fugace incontro si proietterà verso la fascia di Kuiper e lo spazio profondo.
Gli scienziati della NASA sperano di aver la possibilità di avvicinare qualche altro corpo celeste, prima di farle seguire lo stesso destino delle gloriose Voyager e Pioneer, con l’augurio di una vita altrettanto lunga.
 Intanto godiamoci le prime, spettacolari immagini di questo remoto sistema doppio.