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lunedì 30 maggio 2016

La migliore immagine di Plutone per molti, molti anni

A quasi un anno dallo storico incontro tra la sonda New Horizons e Plutone, sono finalmente arrivate tutte le immagini a maggiore risoluzione scattate durante il fugace e concitato momento di massimo avvicinamento, avvenuto a una velocità relativa di diverse decine di migliaia di chilometri l'ora, il 14 Luglio dello scorso anno.

Una porzione del grande mosaico
Al di là delle considerazioni sugli intriganti e sorprendenti misteri di Plutone, di cui abbiamo già parlato più volte, godiamoci un po' di puro, sano e incontaminato stupore per gli occhi e per l'anima, in uno di quei rarissimi momenti della vita in cui la Natura riesce a togliere ogni parola e a farci dimenticare tutto quanto non va bene nel nostro piccolissimo angolo di realtà chiamato società.
Quella che stiamo per ammirare per molti anni resterà la più dettagliata immagine della superficie del lontano pianeta nano mai scattata dall'Umanità. Fino a quando un'altra sonda, che ancora non è neanche stata pensata, non verrà spedita in queste remote, ma sorprendenti, zone del Sistema Solare, nessun occhio potrà vedere qualcosa di più dettagliato.

In realtà non si tratta di un'unica immagine, ma di un gigantesco mosaico che ritrae una lunga striscia di Plutone, dal bordo illuminato fino al terminatore, dove la luce del debole Sole lascia il posto alle tenebre più profonde. La striscia inquadrata copre una larghezza variabile tra i 90 km della parte superiore e i 75 km delle regioni vicino al terminatore ed è stata ottenuta quando New Horizons si trovava a 15850 km, 23 minuti dopo il massimo avvicinamento. La risoluzione massima raggiunta è dell'ordine di 80 metri per ogni pixel, davvero impressionante!

Il grande mosaico di New Horizons che contiene le immagini a migliore risoluzione mai scattate aPlutone.

Perdiamoci allora ad ammirare la complessa superficie di questo pianeta (nano) remoto, un mondo distante più di 4 miliardi di chilometri, nostro fratello da 4,6 miliardi di anni nel balletto cosmico del Sistema Solare, che è un punto per l'Universo ma un luogo immenso per la nostra giovane specie.

Immaginiamo di sorvolare le regioni del terminatore, di osservare stupefatti quelle bianchissime zone composte in gran parte da materiali ghiacciati che qui sulla Terra spesso sono sotto forma di gas. Scendiamo sulle montagne imponenti, tanto simili alle nostre, eppure così diverse, perché non sono fatte di rocce ma di ghiaccio d'acqua. A -230°C il ghiaccio infatti diventa duro come la nostra roccia.

Superata questa strana catena montuosa, ecco che ci si apre di fronte a noi una splendida valle, una pianura composta da enormi placche di azoto ghiacciato, che hanno addirittura la forza di strappare, ogni tanto, una collina dalla catena montuosa sovrastante e portarla in giro come un iceberg nelle acque dei nostri poli. Scendendo verso il terminatore, la pianura si costella di piccole zone scure, prima punti, poi macchie sempre più fitte e contrastate. Qui l'azoto ghiacciato riesce a sublimare, ovvero evapora nella tenue atmosfera plutoniana, e lascia posto a strati di ghiacci e rocce sottostanti.

Il viaggio si conclude quasi come iniziato. Al confine tra giorno e notte la pianura lascia posto di nuovo a coline e montagne, questa volta dall'aspetto diverso dalle precedenti, costellate da scarpate e burroni in cui il Sole non riesce ad arrivare.

Il viaggio mentale è finito, ma nulla vieta di poterlo fare un'altra volta, poi di nuovo ancora. E per facilitare questo meraviglioso perdersi nella bellezza della Natura, possiamo dare un'occhiata al video che la NASA ha composto e che amplifica ancora di più questa eccezionale traversata cosmica, là dove nessun uomo era mai arrivato e mai ritornerà per molto, molto tempo.


Il video originale si trova qui:  https://www.youtube.com/watch?v=NEdvyrKokX4
La fonte della foto è qui: http://www.nasa.gov/feature/new-horizons-best-close-up-of-plutos-surface



mercoledì 4 maggio 2016

Le eruzioni vulcaniche più grandi del Sistema Solare

Il vulcanesimo è un fenomeno comune sulla Terra, e sembra pure aver giocato un ruolo molto importante nel creare un'atmosfera e permettere agli esseri viventi di prosperare. Sono pochi i pianeti con vulcani attivi: probabilmente solo Venere mostra segni di eruzioni, almeno in tempi geologicamente recenti (qualche milione di anni), ma il Sistema Solare non è formato solo da pianeti.

Se vogliamo cercare il mondo più vulcanico in assoluto, dobbiamo spingerci a circa 800 milioni di chilometri dal Sole, circa 650 dalla Terra, su un corpo celeste che a prima vista nessuno avrebbe pensato potesse essere così attivo: Io. No, non sono impazzito credendo di essere un vulcano posto a centinaia di milioni di chilometri dal Sole. Io è una delle quattro principali lune di Giove, scoperte da Galileo Galilei nel 1609, all'alba della storia delle osservazioni al telescopio. Poco più grande della nostra Luna (ha un diametro di soli 180 km maggiore), posto in una zona del Sistema Solare che anche alla luce fioca del Sole sperimenta temperature di -140°C, privo di atmosfera, è questo il mondo più attivo del Sistema Solare con centinaia, se non migliaia, di vulcani in eruzione su tutta la sua superficie.

Come si spiega la presenza di un gran numero di vulcani attivi, quando il corpo celeste più simile per dimensioni e massa, la nostra Luna, è geologicamente morta da miliardi di anni? Il segreto non è Io ma la sua posizione. Se prendessimo la Luna o qualsiasi altro corpo celeste di dimensioni paragonabili e lo ponessimo nella stessa orbita di Io, si accenderebbe in breve tempo di centinaia di imponenti vulcani.

L'enorme attività di Io è da imputare all'ingombrante vicino: Giove, il gigante del Sistema Solare, oltre 300 volte più massiccio della Terra e 11 volte più grande. Non è difficile, a questo punto, immaginare gli effetti di un padrone di casa di così spropositate dimensioni. Io orbita a una distanza dal centro di Giove di circa 420 mila km, simile a quella del sistema Terra-Luna. E se la Terra è stata in grado, a causa della forza di marea che esercita sulla Luna, di rallentarne la rotazione sul proprio asse fino a renderla uguale al periodo di rivoluzione, di innescare, probabilmente, decine di eruzioni vulcaniche quando il suo interno era ancora caldo e tuttora riesce a stirare la roccia di centinaia di metri e provocare deboli lunamoti a causa dello stress che esercita sulla superficie, cosa succederebbe se sostituissimo il nostro piccolo pianeta con un gigante come Giove?

Io transita su Giove e mostra un enorme vulcano.
Su Io le forze di marea sono estremamente violente, al punto da deformare l'intero corpo celeste di diversi chilometri e di mantenere, a causa del calore sprigionato dalle rocce che si deformano e sfregano le une contro le altre, un interno fuso e una crosta fratturata in centinaia di punti da cui esce il magma.
A rendere ancora più efficace il vulcanesimo di Io concorrono anche gli altri satelliti galileiani, tutti più massicci e su orbite relativamente vicine. Di conseguenza, non è solo Giove a stirare la luna ma anche la forza di marea esercitata dagli altri satelliti nei punti orbitali in cui si trovano a passare a breve distanza da Io. Il satellite, quindi, viene continuamente stirato in direzioni differenti nel corso della sua veloce orbita intorno a Giove, che ha una durata di meno di due giorni e viene percorsa a una velocità media di 17300 km/h (4,8 km/s!). L'accumulo di tutta questa energia trova quindi un'unica valvola di sfogo: immensi fenomeni di vulcanesimo che rigenerano di continuo tutta la sua superficie, che non a caso risulta priva di crateri da impatto.

Le eruzioni vulcaniche di Io sono talmente enormi che sono state pure osservate dalla Terra dal telescopio spaziale Hubble. Le piume di magma, grazie alla ridotta forza di gravità, circa 1/5 di quella terrestre, si sollevano dalla superficie per centinaia di chilometri, per poi ricadere in spettacolari fontane incandescenti che riescono a coprire migliaia di chilometri di superficie. Sarebbe uno scenario apocalittico se accadesse sulla Terra, ma alla debita distanza di 650 milioni di chilometri diventa uno spettacolo di assoluta bellezza, una delle tantissime imponenti, eleganti e straordinarie manifestazioni della Natura.

Il vulcano Tvashtar in eruzione immortalato da New Horizons.
La più bella fotografia di un'eruzione vulcanica su Io è stata catturata però da un'insospettabile sonda: New Horizons. Nel suo viaggio quasi decennale verso Plutone, nel 2007 si avvicinò a Giove, dal quale avrebbe preso la spinta per raggiungere il pianeta nano. Nel mezzo della numerosa corte di satelliti del gigante gassoso, New Horizons attivò la strumentazione e riuscì per la prima volta nella storia a filmare un'eruzione vulcanica di un altro mondo. Io, per gran parte illuminato dalla luce riflessa da Giove, mostra il vulcano Tvashtar, nei pressi del suo polo nord, che immette fino a 400 km di altezza una fontana di lava che ricade al suolo con un'eleganza e un'imponenza che hanno pochi eguali nel Sistema Solare e nella parte di Universo che conosciamo. Se questo vulcano si fosse trovato sulla Terra, i suoi zampilli di lava avrebbero raggiunto addirittura la Stazione Spaziale Internazionale e sarebbero poi ricaduti su una superficie con il diametro dell'Italia intera!


Iniziò così, forse un po' in sordina, anche la straordinaria avventura di New Horizons, che diede una spettacolare prova di cosa era in grado di fare la sua sofisticata strumentazione di bordo. Come sono andate po le cose ormai lo sappiamo: New Horizons ha raggiunto Plutone e ci ha svelato un mondo che nessuno sulla Terra si sarebbe aspettato di trovare.

Per approfondire: http://www.nasa.gov/multimedia/imagegallery/image_feature_956.html
http://www.nasa.gov/topics/solarsystem/features/io-volcanoes-displaced.html

lunedì 8 febbraio 2016

Le colline galleggianti di Plutone

Immaginate un mondo lontano e freddo, al punto che persino gran parte dell'aria che stiamo respirando congelerebbe al suolo.
Tutto questo ghiaccio ci accecherebbe se il Sole fosse brillante come nelle migliori giornate in montagna, ma qui le cose sono molto diverse. Anche nel mezzo di un giorno, che dura 153 ore, la luce è così fioca che sembra di osservare tutto il panorama attraverso uno spesso strato di nuvole nere, che però non ci sono. Le ombre sono tenui, sebbene scurissime, i contrasti deboli, il cielo è nero, con le stelle sia di giorno che di notte, e l'orizzonte si estende per centinaia di chilometri, offuscato in modo impercettibile da una tenue foschia. Il Sole è un luminoso punto lontano, decine di migliaia di volte più debole di quello terrestre.

Su questo mondo le montagne più alte, fino a qualche migliaio di metri, non sono ricoperte di ghiaccio, ma sono fatte di ghiaccio d'acqua, che a 230 gradi sotto zero è duro quanto la roccia.
Questi mostri di ghiaccio dalle pareti scoscese e pieni di crepacci sembrerebbero ben ancorati al suolo, eppure non è così. In una grande pianura ricoperta da un tappeto di fregile azoto ghiacciato, delle colline di ghiaccio d'acqua galleggiano su di esso e lentamente si spostano da un punto all'altro del pianeta.

Che mondo strano, vero? Sembra la descrizione di una scena di qualche film fantasy nei quali non è raro trovare montagne galleggianti. Eppure questa è la realtà: quel mondo è Plutone.

Le ultime immagini rilasciate dalla sonda New Horizons, che l'ha sorvolato a 12 mila chilometri di distanza il 14 Luglio scorso, mostrano una situazione ai limiti della realtà.
La regione denominata Sputnik Planum è una grande pianura ricoperta da azoto ghiacciato, costellata qua e là da colline composte dal ben più duro ghiaccio d'acqua. Questo è meno denso del ghiaccio di azoto e quindi si ritrova a galleggiare sullo strato sottostante come un iceberg dei nostri oceani.
Il ghiaccio di azoto che ricopre la pianura non è uno strato unico ma è composto da tante celle soggette a moti convettivi, un po' come accade alla granulazione sulla superficie del Sole o in una più comune pentola che bolle. I moti convettivi all'interno di queste celle spostano le colline di ghiaccio d'acqua e le fanno ammassare in gruppi lungo i loro confini, formando delle piccole catene montuose di qualche decina di chilometri di diametro.
Queste montagne di ghiaccio d'acqua si pensa vengano staccate dai movimenti dei ghiacciai di azoto dalle catene montuose che circondano Sputnik Planum e una volta giunte nella grande pianura cominciano a spostarsi a seguito dei movimenti dell'azoto.
Plutone non sarà più ufficialmente un pianeta, ma mostra un'attività geologica più complessa di molti dei fratelli più nobili. E a quasi 6 miliardi di chilometri di distanza dal Sole nessuno si sarebbe aspettato un mondo tanto interessante quanto strano.

venerdì 11 dicembre 2015

Nuove straordinarie immagini da Plutone

La sonda New Horizons, ormai a centinaia di milioni di chilometri da Plutone, continua a inviare le migliaia di immagini che ha ripreso durante l'incontro ravvicinato dello scorso Luglio e c'è da rimanere ancora più a bocca aperta. Stiamo infatti osservando le migliori riprese mai ottenute di Plutone, con una risoluzione di circa 80 metri per pixel che non sarà di certo superata almeno per i prossimi 20 (ma anche 50) anni.

Montagne di ghiaccio che si affacciano su un bacino congelato. Non è un tipico panorama Lappone, ma la nuova straordinaria immagine di New Horizons.
 
Il dettaglio inquadrato da questa immagine è davvero spettacolare e testimonia sia la complessa geologia di Plutone, a cui nessuno era preparato pensando a un oggetto posto a oltre 4 miliardi di chilometri dal Sole, sia la grandissima qualità delle riprese raggiunta dalle sonde di esplorazione interplanetaria. Immaigni con questa risoluzione, infatti, sono state ottenute solo per Marte, la Luna e un paio tra asteroidi e comete, ma solo dopo anni di tentativi. L'enorme lontananza di Plutone ha richiesto l'assemblaggio di una sonda in grado di ottenere al primo e unico colpo ciò che per altri corpi celesti ha richiesto decine di anni e altrettante spedizioni.

Dal lato prettamente fisico/geologico, questo scatto rivela una marea di dettagli e solleva molte domande. Le montagne in alto sembrano essere dei giganteschi blocchi di ghiaccio duro, probabilmente composto per buona parte (o del tutto) di acqua, che si stagliano su una vasta e frastagliata pianura composta da lastroni di ghiaccio estesi per centinaia di chilometri, probabilmente fatti da materiale più friabile (azoto, ammoniaca, metano?). Le spaccature delle lastre e la concentrazione delle montagne a formare una vera e propria catena montuosa fanno pensare a qualche fenomeno di tettonica a zolle, in cui le placche sono fatte da elementi ghiacciati e possono muoversi su qualcosa che nelle profondità è liquido o semi-liquido.
Queste, però, sono poco più che supposizioni, perché una cosa è certa: la geologia di Plutone è molto complessa e diversa da quella terrestre, quindi deve essere per buona parte riscritta. Qual è infatti la forza che farebbe muovere le montagne e le pianure di ghiaccio? L'interno di Plutone potrebbe essere ancora abbastanza caldo per riscaldare questi elementi fino allo stato liquido o semi-liquido? Se fosse così saremmo di fronte a un pianeta dal comportamento simile alla Terra, solo che al posto delle rocce solide troviamo il ghiaccio e la parte del magma è svolta dai ghiacchi liquefatti sotto la spessa crosta ghiacciata.

Il fenomeno del criovulcanesimo, così sono chiamate le attività che coinvolgono elementi volatili e relativamente freddi come l'acqua liquida al posto del nostro magma, non è una novità per i corpi della fascia di Kuiper, sia dal punto di vista osservativo che, ancora prima, teorico. Tutto dipende da quanto calore questi corpi celesti contengono al loro interno, quindi in definitiva dalla loro massa. Il calore interno di un corpo celeste roccioso dipende in gran parte dal decadimento degli elementi radioattivi intrappolati, come l'Uranio (ma non solo). La quantità necessaria per mantenere caldo l'interno, dopo 4,6 miliardi dalla formazione, dipende dalla massa del corpo celeste (almeno in prima approssimazione). Sappiamo di certo che oggetti come Plutone sono troppo poco massicci per avere oggi un calore residuo in grado di mantenere una temperatura interna sufficientemente alta per generare fenomeni di vulcanesimo caldo che competono alla Terra. Tuttavia, per avere i criovulcani non è necessario raggiungere temperature interne di migliaia di gradi, basta stare intorno agli zero gradi per avere, ad esempio, acqua liquida sotto la crosta superficiale e assegnarle quindi il compito che sulla Terra è svolto dal magma.

Non è allora difficile immaginare che su Plutone così come su Tritone, l'unico altro oggetto della fascia di Kuiper osservato direttamente (anche se "ora" è un satellite di Nettuno), siano stati attivi e lo siano ancora fenomeni di criovulcanesimo o addirittura una vera e propria tettonica a zolle che modella la superficie, crea montagne, valli, spaccature e persino terremoti.
Ecco allora che queste immagini così dettagliate possono riuscire a far luce su uno dei grandi interrogativi che riguardano la complicata geologia dei corpi remoti del Sistema Solare. Inoltre, come sappiamo, la presenza di acquia liquida in modo stabile può rappresentare un abiente favorevole alla nascita della vita così come la conosciamo e se nelle prfodondità ce ne fosse in abbondanza, allora...

Senza spingerci in prematuri voli pindarici (il ruolo mi impone prudenza, ma voi potete pure farlo!), ammiriamo questa immagine, che la NASA ha promesso essere solo la prima di una lunga serie di spettacolari riprese, con il maggiore stupore dato dalla consapevolezza che questi dettagli potrebbero nascondare una storia unica e interessante, che solo noi uomini del ventunesimo secolo possiamo scoprire per la prima volta, stando comodamente seduti sul nostro comodo divano.

Per vedere altre immagini: https://www.nasa.gov/feature/new-horizons-returns-first-of-the-best-images-of-pluto

giovedì 17 settembre 2015

Signori, benvenuti su Plutone!

Proprio pochi giorni fa la NASA rilasciò alcune tra le migliaia di fotografie scattate da New Horizons nel suo avvicinamento a Plutone e già quelle ci sembrarono spettacolari quanto a bellezza estetica, nonché per il grande contenuto scientifico.
Ora, con una nuova serie di immagini appena rilasciate, tutti i mirabolanti aggettivi usati per descrivere la straordinaria bellezza di quel luogo remoto devono essere moltiplicati per 10, 100 o forse 1000.

Nessuno, neanche i tecnici della NASA che hanno lavorato alla missione da molto prima della partenza, si sarebbe aspettato un tale paesaggio di fronte ai loro occhi.
Le nuove immagini, scattate proprio in concomitanza con la minima distanza di New Horizons da Plutone, mostrano dei suggestivi ingrandimenti di una delle tante aree interessanti di Plutone. Il panorama mostrato non è solo una miniera di informazioni per astronomi e geologi, ma a mio modesto avviso rappresenta anche una delle immagini più belle dell'intera esplorazione spaziale.

Pensiamoci un attimo: un'astronave sorvola un corpo celeste che orbita a oltre 4,5 miliardi di chilometri dalla Terra, in una regione di spazio dove la temperatura massima è di -230°C e il Sole di mezzogiorno fa la stessa luce che c'è qui latitudini un'ora dopo il suo tramonto.
In questa zona oscura, ai confini del Sistema Solare, dopo quasi 10 anni di viaggio, un manufatto umano alimentato con qualche chilogrammo di plutonio si è spinto dino a 15 mila chilometri da Plutone, superandolo poi a una velocità di decine di migliaia di chilometri l'ora. Come se tutto questo non bastasse a far venire i brividi, ecco cosa ha visto questa impavida ambasciatrice della nostra specie:

Benvenuti su Plutone

Può sembrare un comune paesaggio artico ma non lo è. Quelle enormi montagne sono probabilmente immensi blocchi di ghiaccio d'acqua che si sono innalzati dalle soffici pianure composte da altri gas ghiacciati, probabilmente azoto. La timida luce solare getta delle drammatiche ombre e illumina debolmente il cielo grazie alla diffusione dovuta alla tenue atmosfera di Plutone.

Guardiamo questa foto e le altre e soffermiamoci un attimo, isolandoci da tutti quei noiosi problemi della nostra esistenza, e gioiamo del grande dono che abbiamo. Tra mille difficoltà, ingiustizie, problemi e mancanze che affliggono il nostro mondo, lassù, ad appena 100 chilometri sopra le nostre teste, si apre l'Universo vero, il luogo nel quale abitiamo e che con tante difficoltà abbiamo iniziato a esplorare. Guardiamo questa foto e gioiamo orgogliosi, almeno una volta ogni tanto, del grande cammino che abbiamo fatto come specie nella nostra travagliata, ma straordinaria, storia.

Ammiriamo esterrefatti le montagne di ghiaccio di Plutone e le imprese incredibili che sono servite per arrivare sin lì, per trovare la forza dentro di noi di dare il giusto senso alla nostra esistenza, ai piccoli problemi della vita e ad affrontare più determinati che mai questa straordinaria possibilità che capita molto, molto raramente: essere coscienti dell'intero Universo, poterlo guardare e comprendere. Sulla Terra, tra miliardi di miliardi di esseri viventi, sono 7 miliardi hanno questo dono. Che sia questo, alla fine, l'unico scopo della nostra vita? Se l'Universo non avesse voluto essere contemplato e capito, non avrebbe avuto bisogno di creare noi, e nulla sarebbe cambiato nel suo perfetto funzionamento. Siamo superflui per far funzionare il Cosmo, ma siamo di inestimabile valore quando si tratta di comprenderlo.

giovedì 10 settembre 2015

Nuove spettacolari immagini da Plutone!

New Horizons, la sonda della NASA che il 15 Luglio scorso ha effettuato il primo passaggio ravvicinato della storia al pianeta nano Plutone, si trova ora a oltre 70 milioni di chilometri di distanza e si dirige verso il suo nuovo obiettivo, un corpo celeste remoto, facente parte della fascia di Kuiper, denominato 2014 MU69, distante circa un miliardo e mezzo di chilometri oltre l'orbita di Plutone. Questo nuovo corpo celeste, scoperto ben più tardi della partenza della sonda dalla Terra (e questo è un altro record), verrà avvicinato nel Gennaio 2019. Nel frattempo l'attesa sarà riempita con la ricezione dell'enorme mole di dati e immagini ottenuti durante il passaggio ravvicinato con Plutone.

Proprio oggi sono state rilasciate alcune spettacolari immagini di quello che si è rivelato subito essere un corpo celeste ben più complesso e spettacolare di quanto chiunque potesse immaginare.
Le nuove immagini mostrano una superficie solcata da montagne e dune, probabilmente fatte di ghiaccio d'acqua, l'unico materiale che può costruire rilievi data la sua estrema compattezza. Il ghiaccio d'acqua su Plutone potrebbe svolgere un ruolo simile a quello del magma che esce dai vulcani terrestri: nelle profondità è liquido, esce dalle spaccature della crosta e riesce a costruire imponenti montagne (al momento si tratta però solo di congetture).

Ma limitarsi a parlare delle strane montagne, fatte forse di ghiaccio, sarebbe riduttivo per un corpo celeste davvero sorprendente. Ecco allora affiorare valli scavate da chissà cosa, scarpate, flussi di azoto ghiacciato che dalle montagne si riversano nelle pianure sottostanti, monti isolati che si pensa siano degli immensi blocchi di ghiaccio d'acqua che in pratica galleggiano su una crosta soffice di ghiaccio d'azoto. Insomma, siamo davvero di fronte a qualcosa che nessuno si aspettava, che rivoluziona molte delle nostre conoscenze sulla geologia planetaria e ci getta verso un mondo tutto da scoprire, senza smettere mai di meravigliarci.

Alla fine è anche questo il bello dela scienza e dell'esplorazione: per quanto possiamo essere preparati, anche noi astronomi, ci saranno sempre delle sorprese che ci faranno restare a bocca aperta e ci proietteranno un po' oltre il confine che avevamo tracciato poco tempo prima, con sudore e tanta fatica. E continuare a meravigliarsi di questo incredibile Universo è il modo migliore per dare un senso a questa straordinaria vita.




Un'immagine a lunga posa mostra una debole illuminazione oltre il terminatore: questa è una prova diretta della diffusione della luce solare provocata dalla tenue atmosfera di Plutone
L'atmosfera di Plutone vista in "controluce". A sinistra un'immagine quasi grezza, a destra un'elaborazione finalizzata a evidenziare le deboli strutture. Si possono notare diversi livelli di foschia, forse deboli e tenui nubi.
Per approfondire: http://www.nasa.gov/feature/new-pluto-images-from-nasa-s-new-horizons-it-s-complicated

domenica 16 agosto 2015

Lo straordinario flyby di New Horizons in HD

Lo scorso Luglio la sonda New Horizons, dopo un viaggio durato quasi dieci anni, ha raggiunto Plutone, svelandone sorprendenti strutture e un aspetto che nessun astronomo si sarebbe mai aspettato.

Al di là delle implicazioni astrofisiche di questo importantissimo incontro, possiamo goderci questo evento storico anche con gli occhi, senza per forza di cose conoscere la fisica e l'astronomia.
Viaggiando a una velocità relativa di poco meno di 14 km/s, la sonda si è gettata letteramente nel mezzo del complesso sistema che orbita attorno a Plutone, superandolo a grande velocità per poi perdersi nello spazio profondo.

Sebbene la sonda non avesse una videocamera e le immagini, a causa dell'esasperata lentezza delle comunicazioni, arriveranno tutte tra non prima di due anni(!), l'appassionato di spazio Björn Jónsson ha costruito uno spettacolare video che ritrae in maniera fedele, sulla base delle immagini arrivate a Terra, quello che ha visto New Horizons. Il video ritrae una finestra temporale di circa 4 ore, da poco prima l'incontro alla minima distanza alla spettacolare visione dell'atmosfera di Plutone illuminata dal Sole, poco dopo l'attraversamento del sistema.
Consiglio la visione in HD e di guardare il breve video fino a quando il nostro cervello non capirà che quello che stiamo osservando non è una scena di un film, ma una realtà così straordinaria che ha superato qualsiasi immaginazione. Benvenuti nel futuro!


New Horizons Pluto flyby from Bjorn Jonsson on Vimeo.