Post cancellato.
Le mie opinioni le tengo per me e non ho voglia di continuare a essere insultato.
Vado a fare quello che mi riesce meglio... anzi, prima cerco di capire cosa mi riesce meglio! :)
Buona giornata a tutti e scusate per il disturbo
Blog di Daniele Gasparri, astrofisico e divulgatore scientifico. Cerca i miei libri su amazon.it
lunedì 30 settembre 2013
giovedì 12 settembre 2013
Un momento storico: Voyager 1 è nello spazio interstellare
Questo è un momento storico per l'intera umanità, anche se molti ancora non lo sanno e altrettanti forse non ne saranno interessati. Una solitaria sonda automatica partita dalla Terra nel lontano 5 settembre 1977 e chiamata Voyager ,1 ha raggiunto con calma e determinazione un traguardo storico: è entrata nello spazio interstellare. A circa 19 miliardi di chilometri dal Sole, una distanza enorme per noi esseri umani, eppure solo un passo di formica per l'Universo, gli strumenti di bordo, alcuni dei quali ancora funzionanti dopo 36 anni, hanno registrato un fondamentale cambiamento nell'ambiente circostante.
Lo spazio nel quale orbitano tutti i corpi principali del Sistema Solare è infatti avvolto in una bolla creata dal vento solare e dal campo magnetico della nostra stella, che come un'amorevole chioccia protegge i suoi figli dalle impervie insidie dello spazio esterno, detto interstellare; un ambiente ricco di gas ad alta temperatura (detto plasma) riscaldato dalla radiazione ultravioletta della Galassia e in cui si mescolano flussi di radiazioni provenienti dalle miliardi di stelle della Via Lattea. Un ambiente che nessuno, nella storia di questo pianeta e di questo Sistema Solare ha mai potuto incontrare.
Non c'è un confine fisico, né tantomeno un cartello che potesse avvertire Voyager 1 del traguardo raggiunto. Gli astronomi della NASA hanno quindi dovuto analizzare la densità e il comportamento del rarefattissimo gas attorno alla sonda, scoprendo che è 40 volte più denso di quanto non lo fosse nei mesi precedenti, quando era al confine con la bolla protettiva del Sole, chiamata eliosfera.
Questi dati preliminari richiederanno approfondite analisi per capire meglio la situazione, ma alla NASA non hanno più dubbi e per noi, che possiamo trascurare dettagli e tecnicismi di varia natura, non può che essere un momento di trionfo e di orgoglio. Non perché la nostra squadra di calcio ha vinto una stupida partita di uno sport; non perché una fazione politica ha trionfato sull'avversario, ma perché l'umanità intera ha scritto un'importantissima pagina della sua personale storia tra quelle stelle che rappresentano la realtà molto di più del mondo artificiale e contraddittorio che ci siamo creati in questi ultimi due secoli.
Quando i nostri nipoti un giorno nel loro libro di storia leggeranno questi avvenimenti, alcuni curiosi, altri annoiati, noi potremo dire, orgogliosi, che c'eravamo. Eravamo lì quel giorno in cui l'uomo ha compiuto il primo passo per raggiungere le stelle.
Qui la notizia ufficiale della NASA (in inglese).
Qui trovate un mio post sulle sonde Voyager e quello che le aspetterà in un lontano futuro.
Qui trovate uno degli ultimi aggiornamenti sullo stato di Voyager 1, la sonda immortale
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La sonda Voyager 1 |
Non c'è un confine fisico, né tantomeno un cartello che potesse avvertire Voyager 1 del traguardo raggiunto. Gli astronomi della NASA hanno quindi dovuto analizzare la densità e il comportamento del rarefattissimo gas attorno alla sonda, scoprendo che è 40 volte più denso di quanto non lo fosse nei mesi precedenti, quando era al confine con la bolla protettiva del Sole, chiamata eliosfera.
Questi dati preliminari richiederanno approfondite analisi per capire meglio la situazione, ma alla NASA non hanno più dubbi e per noi, che possiamo trascurare dettagli e tecnicismi di varia natura, non può che essere un momento di trionfo e di orgoglio. Non perché la nostra squadra di calcio ha vinto una stupida partita di uno sport; non perché una fazione politica ha trionfato sull'avversario, ma perché l'umanità intera ha scritto un'importantissima pagina della sua personale storia tra quelle stelle che rappresentano la realtà molto di più del mondo artificiale e contraddittorio che ci siamo creati in questi ultimi due secoli.
Quando i nostri nipoti un giorno nel loro libro di storia leggeranno questi avvenimenti, alcuni curiosi, altri annoiati, noi potremo dire, orgogliosi, che c'eravamo. Eravamo lì quel giorno in cui l'uomo ha compiuto il primo passo per raggiungere le stelle.
Qui la notizia ufficiale della NASA (in inglese).
Qui trovate un mio post sulle sonde Voyager e quello che le aspetterà in un lontano futuro.
Qui trovate uno degli ultimi aggiornamenti sullo stato di Voyager 1, la sonda immortale
mercoledì 11 settembre 2013
Fotografia astronomica: quante stelle nella Via Lattea!
Tra il 3 e il 6 Settembre ho trascorso qualche giorno nella natura (quasi) incontaminata dei monti sibillini, al confine tra l'Umbria e le Marche.
L'obiettivo principale era però osservare e fotografare il cielo stellato, quella cupola cristallina che non vedevo così scura dal mio viaggio in Australia risalente ormai a Novembre 2012.
Impossibile purtroppo trovare un cielo perfetto come quello, ma a 1700 metri di quota ho finalmente visto una Via Lattea scolpita che mi ha emozionato e fatto sognare.
Non ho resistito a qualche scatto a grande campo con la mia Canon 450D modificata in casa.
Ed è incredibile vedere quante stelle ci sono in questo pezzo di cielo. La nostra Galassia è qui, di fronte a noi, più evidente che mai.
Buona visione!
L'obiettivo principale era però osservare e fotografare il cielo stellato, quella cupola cristallina che non vedevo così scura dal mio viaggio in Australia risalente ormai a Novembre 2012.
Impossibile purtroppo trovare un cielo perfetto come quello, ma a 1700 metri di quota ho finalmente visto una Via Lattea scolpita che mi ha emozionato e fatto sognare.
Non ho resistito a qualche scatto a grande campo con la mia Canon 450D modificata in casa.
Ed è incredibile vedere quante stelle ci sono in questo pezzo di cielo. La nostra Galassia è qui, di fronte a noi, più evidente che mai.
Buona visione!
giovedì 29 agosto 2013
La vita proviene da Marte? E com'è possibile?
E' freschissima la notizia secondo cui ci sarebbero sufficienti prove sul fatto che la vita terrestre sia iniziata da Marte e poi giunta sul nostro pianeta miliardi di anni fa.
In realtà questa è un'ipotesi che nella comunità scientifica si discute da diversi anni e di cui ho parlato in un paragrafo del mio libro "Vita nell'Universo: Eccezione o regola?"
Al momento della stesura non c'erano queste nuove prove, eppure sono stato fortunato nel descrivere uno scenario a quanto pare più che probabile.
Ecco l'estratto in cui si ipotizza proprio quanto ora sembra essere un po' più che probabile. (per chi fosse curioso, il mio libro è disponibile qui, sia in formato cartaceo che elettronico) e magari far chiarezza su come dei microrganismi, perché di questo si tratta, non di omini verdi, siano riusciti a compiere senza conseguenze un viaggio di oltre 50 milioni di chilometri.
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la vita proviene da Marte? Forse si |
Lo scambio di informazioni tra Marte e la Terra potrebbe essere molto
più antico, duraturo e invadente di quanto prodotto dalle nostre sonde
automatiche.
Per comprendere come due pianeti distanti 56 milioni di chilometri
possano scambiarsi informazioni senza la presenza di esseri intelligenti,
dobbiamo guardare in casa nostra.
Tra le migliaia di meteoriti ritrovate sulla superficie
della Terra, sono oltre 100 quelle che hanno un’impronta unica e diversa
rispetto agli asteroidi della fascia principale.
La composizione chimica di queste rocce è uguale a quella
della superficie di Marte, e la composizione dell’aria intrappolata è identica
a quella atmosferica. Si tratta di meteoriti che un tempo costituivano rocce
del pianeta rosso.
Com’è possibile tutto questo?
Con una dinamica che potrebbe sembrare rocambolesca, ma che
invece è stata più frequente di quanto ci si aspetti.
Quando un meteorite di grandi
dimensioni (uno o più chilometri) colpisce Marte, fa schizzare a grande
velocità pezzi della superficie del pianeta, rocce di diverse dimensioni che
potrebbero avere una velocità sufficiente per uscire dall’atmosfera e dal campo
gravitazionale. Questi diventano meteoriti a tutti gli effetti, solamente che
non sono più gli antichi massi generatisi al tempo della formazione del Sistema
Solare, ma prodotti di una superficie planetaria modificati da una storia molto
diversa. Data la vicinanza tra Marte e la Terra, alcuni di questi meteoriti “secondari”
sono precipitati sul nostro pianeta. A oggi queste sono le uniche rocce
marziane che possediamo e che quindi è possibile analizzare in modo
approfondito.
Tra poco vedremo quali sono le caratteristiche e le sorprese
che sono state scoperte in questi massi, perché è intuitivo che se su Marte un
tempo c’era la vita, questa possa essere contenuta, almeno sottoforma di
fossili, nei meteoriti marziani.
Non è questo però quello che ci interessa al momento.
Soffermiamoci per un attimo sulla dinamica della carambola
cosmica e proviamo a fare un gioco logico che prevede di cambiare punto di
vista, magari rovesciando la situazione.
Se Marte ci ha inviato meteoriti, è possibile che anche la Terra abbia fatto lo stesso?
Cosa impedisce a un grande asteroide che colpisce il nostro pianeta di far
schizzare nello spazio pezzi di rocce terrestri che poi, dopo migliaia o milioni
di anni di pellegrinaggio nello spazio, precipitano su Marte?
La risposta è ovvia: niente.
Se conosciamo meteoriti provenienti da Marte, è indubbio che
su Marte, da qualche parte, esistano altrettanti meteoriti provenienti dalla
Terra, risalenti un po’ a tutte le ere geologiche: dal grande bombardamento
subito 3,5 - 4 miliardi di anni fa ai più recenti, magari anche a seguito di quello
che ha estinto i dinosauri (l’ultimo impatto devastante conosciuto).
Se la vita elementare sulla Terra esiste da almeno 3,8 miliardi
di anni, questo implica senza ombra di dubbio che i meteoriti terrestri su
Marte abbiano per forza di cose trasportato forme di vita: è una certezza.
Ci sarebbe naturalmente da discutere in merito alla sopravvivenza
di organismi biologici in queste condizioni, soprattutto per quanto riguarda le
violente fasi della creazione del meteorite e del successivo impatto su Marte,
ma in rocce relativamente grandi, nascoste nelle profondità, queste coriacee
tracce biologiche potrebbero essere sopravvissute senza particolari problemi,
come hanno provato alcuni esperimenti effettuati su rocce terrestri e buone
quantità di esplosivo.
Secondo questo scenario, se contaminazione c’è stata, questa
potrebbe essersi verificata ben prima che l’uomo comparisse e fosse in grado di
mandare astronavi nello spazio. Menomale, ora stiamo un po’ meglio!
La storia biologica di Marte e della Terra potrebbe essere
più intrecciata di quanto sembri, perché sicuramente i due pianeti si sono
scambiati milioni di tonnellate di rocce nel corso di miliardi di anni.
E allora, per concludere in bellezza aumentando l’incertezza
e il mistero, facciamoci una domanda: chi ha contaminato chi? La Terra primordiale, molto più
massiccia e grande, si è probabilmente raffreddata più lentamente di Marte.
L’impatto violento con quel pianeta primordiale che ha poi generato la Luna ha rallentato lo
sviluppo di condizioni adatte alla vita di qualche altro milione di anni.
Se il più piccolo e freddo Marte ha quindi sperimentato condizioni
biologiche prima della Terra, è probabile che i primi microrganismi siano nati
proprio qui.
E se i meteoriti marziani avessero inseminato la giovane e ancora
desertica Terra delle prime forme di vita?
Se un giorno trovassimo dei microbi marziani fossilizzati
più antichi di quelli terrestri e sorprendentemente simili, non ci sarebbe da
stupirsi poi più di tanto… Potremmo averlo già fatto?
Le meteoriti marziane: tracce di vita passata?
Degli oltre 61.000 meteoriti rinvenute sulla Terra fino a
questo momento (maggio 2013) 114 sono il risultato di quella carambola cosmica
apparentemente assurda che ha portato pezzi di Marte fin qui in modo del tutto
gratuito.
Le meteoriti marziane rinvenute appartengono a ere geologiche
estremamente diverse, così che dal loro accurato studio possiamo sicuramente
far miglior luce sull’evoluzione del nostro vicino cosmico.
E di indizi più o meno forti a supporto della vita ne
abbiamo.
Tutti i meteoriti ritrovati contengono tracce di acqua, una
quantità che cresce con l’aumentare dell’età delle rocce, confermando il
modello di un pianeta un tempo molto più umido. La roccia denominata NWA 7034,
ritrovata nei primi giorni del 2013 contiene circa 10 volte più acqua di tutti
i meteoriti marziani finora scoperti. Il meteorite si sarebbe formato 2,1 miliardi
di anni fa, da rocce poste probabilmente sul fondo di un antico lago.
La star dei meteoriti marziani è indubbiamente ALH 84001,
staccatosi dal pianeta circa 16 milioni di anni fa e precipitato in Antartide
appena 13.000 anni addietro. Attente osservazioni attraverso un microscopio
elettronico a scansione nel 1996 hanno rilevato al suo interno tracce di quelli
che subito si pensarono essere batteri fossilizzati.
La notizia del possibile ritrovamento di antiche tracce di
vita su Marte fece così scalpore che persino il presidente degli Stati Uniti,
Bill Clinton, fece una conferenza stampa sottolineando quanto importante fosse
quel momento per l’intera umanità.
In realtà i mass media cavalcarono e ingigantirono a
dismisura tutto quanto, come al solito.
Come accade spesso quando c’è da confermare qualcosa di
straordinario, ulteriori analisi fecero propendere gli scienziati del tempo
verso una risposta più prudente. Se il meteorite mostrava tracce di vita (cosa
da confermare), era probabile fosse dovuta a una contaminazione da parte
dell’ambiente terrestre.
L’avvincente attimo di gloria di ALH 84001 si dissolse in breve
tempo come neve al Sole, soprattutto tra l’opinione pubblica che di colpo smise
di parlare di questo interessantissimo pezzo di roccia.
All’ombra dei riflettori (e questo è sempre un bene!), studi
e ricerche proseguirono, perché nell’aria serpeggiava sempre la stessa roboante
domanda, quel dubbio che non faceva dormire la notte molti scienziati: e se non
sapessimo riconoscere la vita neanche quando ce l’abbiamo palesemente di fronte
a noi, solo perché comprendiamo ancora troppo poco dei processi biologici?
Finalmente tra il 2009 e il 2011 sembra essere stato scritto
un importante capitolo che potrebbe darci qualche elemento in più per decidere
cosa rappresentino veramente quei piccoli vermi comodamente adagiati sulla
roccia marziana.
Un gruppo di studio della NASA è arrivato alla conclusione
che quei filamenti possano effettivamente rappresentare antichissime tracce di
vita. I composti trovati indicano che la roccia ha passato molto tempo in un
ambiente umido, a una temperatura media di circa 18°C (di certo, quindi, non in
Antartide!).
Alcune anomale concentrazioni nei pressi dei presunti
fossili potrebbero rappresentare i prodotti di scarto di un’antichissima flora
batterica.
A stupire maggiormente la datazione più precisa dei presunti
fossili: 4 miliardi di anni. Se quelle ritrovate sono tracce biologiche,
significa allora con buona probabilità che la vita su Marte si è sviluppata
prima che sulla Terra, proprio come detto del tutto ipoteticamente poco fa.
Per chi fosse curioso, il mio libro è disponibile qui, sia in formato cartaceo che elettronico
Per chi fosse curioso, il mio libro è disponibile qui, sia in formato cartaceo che elettronico
lunedì 19 agosto 2013
Astronomia per tutti: volume 8
Disponibile la versione ebook per dispositivi Kindle e tutti i lettori di ebook dotati dell'applicazione gratuita di Amazon (anche pc, smartphone e tablet).
Dopo la doverosa pausa estiva in cui ne ho approfittato per rilassarmi, ecco il nuovo numero di Astronomia per tutti, più corposo e con interessanti novità rispetto agli altri.
Si parte parlando finalmente di telescopi, il tanto atteso momento dopo mesi di gavetta scrutando il cielo a occhio nudo o al massimo con un binocolo. Non siamo ancora pronti per puntarlo al cielo perché prima dobbiamo capire come funziona e quali sono le principali caratteristiche. Un piccolo spoiler: l’ingrandimento potrebbe non essere così importante come si pensa.
Per quanto riguarda la fotografia astronomica cominceremo a preparare il setup in vista delle riprese planetarie in alta risoluzione. Qualche accorgimento e saremo pronti per ottenere splendide immagini, con qualsiasi telescopio.
L’argomento di ricerca è assolutamente affascinante e per questo spiegato nel dettaglio: proveremo e riusciremo a scovare pianeti extrasolari dal balcone di casa con un telescopio da poche centinaia di euro. Fantascienza? Impossibile? Assolutamente no e ve lo dimostrerò. Siate pronti a meravigliarvi dei passi da gigante compiuti dalla tecnologia, ormai accessibile a tutti.
Il tema di astrofisica è altrettanto interessante: parleremo infatti dell’espansione dell’Universo. Capiremo com’è stata scoperta, da chi e quali sono le implicazioni sulla struttura stessa del Cosmo. Nessuno fino all’arrivo del ventesimo secolo avrebbe immaginato un Universo in continuo movimento, eppure l’astronomia è ricca di sorprese.
Torneremo di nuovo tra i nostri vicini di casa parlando dell’esplorazione di Mercurio, il pianeta più piccolo e inaccessibile del Sistema Solare.
Concluderemo il viaggio con un tema di attualità non direttamente collegato alle questioni astronomiche: il bosone di Higgs. Cercando di capire, con parole semplici e qualche esempio, di cosa si tratta, capiremo che questa particella invisibile, inseguita per oltre quarant’anni, è in realtà il costituente fondamentale di ogni struttura dell’Universo, compresi, naturalmente noi. Anche in questo caso la scienza supera la migliore trama di qualsiasi film di fantascienza.
Per scaricare Astronomia per tutti: volume 8 su Kindle, computer, smartphone e tablet, questo è il link
Il volume 9 sarà disponibile alla fine di settembre
Dopo la doverosa pausa estiva in cui ne ho approfittato per rilassarmi, ecco il nuovo numero di Astronomia per tutti, più corposo e con interessanti novità rispetto agli altri.
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Astronomia per tutti: volume 8 |
Si parte parlando finalmente di telescopi, il tanto atteso momento dopo mesi di gavetta scrutando il cielo a occhio nudo o al massimo con un binocolo. Non siamo ancora pronti per puntarlo al cielo perché prima dobbiamo capire come funziona e quali sono le principali caratteristiche. Un piccolo spoiler: l’ingrandimento potrebbe non essere così importante come si pensa.
Per quanto riguarda la fotografia astronomica cominceremo a preparare il setup in vista delle riprese planetarie in alta risoluzione. Qualche accorgimento e saremo pronti per ottenere splendide immagini, con qualsiasi telescopio.
L’argomento di ricerca è assolutamente affascinante e per questo spiegato nel dettaglio: proveremo e riusciremo a scovare pianeti extrasolari dal balcone di casa con un telescopio da poche centinaia di euro. Fantascienza? Impossibile? Assolutamente no e ve lo dimostrerò. Siate pronti a meravigliarvi dei passi da gigante compiuti dalla tecnologia, ormai accessibile a tutti.
Il tema di astrofisica è altrettanto interessante: parleremo infatti dell’espansione dell’Universo. Capiremo com’è stata scoperta, da chi e quali sono le implicazioni sulla struttura stessa del Cosmo. Nessuno fino all’arrivo del ventesimo secolo avrebbe immaginato un Universo in continuo movimento, eppure l’astronomia è ricca di sorprese.
Torneremo di nuovo tra i nostri vicini di casa parlando dell’esplorazione di Mercurio, il pianeta più piccolo e inaccessibile del Sistema Solare.
Concluderemo il viaggio con un tema di attualità non direttamente collegato alle questioni astronomiche: il bosone di Higgs. Cercando di capire, con parole semplici e qualche esempio, di cosa si tratta, capiremo che questa particella invisibile, inseguita per oltre quarant’anni, è in realtà il costituente fondamentale di ogni struttura dell’Universo, compresi, naturalmente noi. Anche in questo caso la scienza supera la migliore trama di qualsiasi film di fantascienza.
Per scaricare Astronomia per tutti: volume 8 su Kindle, computer, smartphone e tablet, questo è il link
Il volume 9 sarà disponibile alla fine di settembre
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