E' freschissima la notizia secondo cui ci sarebbero sufficienti prove sul fatto che la vita terrestre sia iniziata da Marte e poi giunta sul nostro pianeta miliardi di anni fa.
In realtà questa è un'ipotesi che nella comunità scientifica si discute da diversi anni e di cui ho parlato in un paragrafo del mio libro "Vita nell'Universo: Eccezione o regola?"
Al momento della stesura non c'erano queste nuove prove, eppure sono stato fortunato nel descrivere uno scenario a quanto pare più che probabile.
Ecco l'estratto in cui si ipotizza proprio quanto ora sembra essere un po' più che probabile. (per chi fosse curioso, il mio libro è disponibile qui, sia in formato cartaceo che elettronico) e magari far chiarezza su come dei microrganismi, perché di questo si tratta, non di omini verdi, siano riusciti a compiere senza conseguenze un viaggio di oltre 50 milioni di chilometri.
la vita proviene da Marte? Forse si |
Lo scambio di informazioni tra Marte e la Terra potrebbe essere molto
più antico, duraturo e invadente di quanto prodotto dalle nostre sonde
automatiche.
Per comprendere come due pianeti distanti 56 milioni di chilometri
possano scambiarsi informazioni senza la presenza di esseri intelligenti,
dobbiamo guardare in casa nostra.
Tra le migliaia di meteoriti ritrovate sulla superficie
della Terra, sono oltre 100 quelle che hanno un’impronta unica e diversa
rispetto agli asteroidi della fascia principale.
La composizione chimica di queste rocce è uguale a quella
della superficie di Marte, e la composizione dell’aria intrappolata è identica
a quella atmosferica. Si tratta di meteoriti che un tempo costituivano rocce
del pianeta rosso.
Com’è possibile tutto questo?
Con una dinamica che potrebbe sembrare rocambolesca, ma che
invece è stata più frequente di quanto ci si aspetti.
Quando un meteorite di grandi
dimensioni (uno o più chilometri) colpisce Marte, fa schizzare a grande
velocità pezzi della superficie del pianeta, rocce di diverse dimensioni che
potrebbero avere una velocità sufficiente per uscire dall’atmosfera e dal campo
gravitazionale. Questi diventano meteoriti a tutti gli effetti, solamente che
non sono più gli antichi massi generatisi al tempo della formazione del Sistema
Solare, ma prodotti di una superficie planetaria modificati da una storia molto
diversa. Data la vicinanza tra Marte e la Terra, alcuni di questi meteoriti “secondari”
sono precipitati sul nostro pianeta. A oggi queste sono le uniche rocce
marziane che possediamo e che quindi è possibile analizzare in modo
approfondito.
Tra poco vedremo quali sono le caratteristiche e le sorprese
che sono state scoperte in questi massi, perché è intuitivo che se su Marte un
tempo c’era la vita, questa possa essere contenuta, almeno sottoforma di
fossili, nei meteoriti marziani.
Non è questo però quello che ci interessa al momento.
Soffermiamoci per un attimo sulla dinamica della carambola
cosmica e proviamo a fare un gioco logico che prevede di cambiare punto di
vista, magari rovesciando la situazione.
Se Marte ci ha inviato meteoriti, è possibile che anche la Terra abbia fatto lo stesso?
Cosa impedisce a un grande asteroide che colpisce il nostro pianeta di far
schizzare nello spazio pezzi di rocce terrestri che poi, dopo migliaia o milioni
di anni di pellegrinaggio nello spazio, precipitano su Marte?
La risposta è ovvia: niente.
Se conosciamo meteoriti provenienti da Marte, è indubbio che
su Marte, da qualche parte, esistano altrettanti meteoriti provenienti dalla
Terra, risalenti un po’ a tutte le ere geologiche: dal grande bombardamento
subito 3,5 - 4 miliardi di anni fa ai più recenti, magari anche a seguito di quello
che ha estinto i dinosauri (l’ultimo impatto devastante conosciuto).
Se la vita elementare sulla Terra esiste da almeno 3,8 miliardi
di anni, questo implica senza ombra di dubbio che i meteoriti terrestri su
Marte abbiano per forza di cose trasportato forme di vita: è una certezza.
Ci sarebbe naturalmente da discutere in merito alla sopravvivenza
di organismi biologici in queste condizioni, soprattutto per quanto riguarda le
violente fasi della creazione del meteorite e del successivo impatto su Marte,
ma in rocce relativamente grandi, nascoste nelle profondità, queste coriacee
tracce biologiche potrebbero essere sopravvissute senza particolari problemi,
come hanno provato alcuni esperimenti effettuati su rocce terrestri e buone
quantità di esplosivo.
Secondo questo scenario, se contaminazione c’è stata, questa
potrebbe essersi verificata ben prima che l’uomo comparisse e fosse in grado di
mandare astronavi nello spazio. Menomale, ora stiamo un po’ meglio!
La storia biologica di Marte e della Terra potrebbe essere
più intrecciata di quanto sembri, perché sicuramente i due pianeti si sono
scambiati milioni di tonnellate di rocce nel corso di miliardi di anni.
E allora, per concludere in bellezza aumentando l’incertezza
e il mistero, facciamoci una domanda: chi ha contaminato chi? La Terra primordiale, molto più
massiccia e grande, si è probabilmente raffreddata più lentamente di Marte.
L’impatto violento con quel pianeta primordiale che ha poi generato la Luna ha rallentato lo
sviluppo di condizioni adatte alla vita di qualche altro milione di anni.
Se il più piccolo e freddo Marte ha quindi sperimentato condizioni
biologiche prima della Terra, è probabile che i primi microrganismi siano nati
proprio qui.
E se i meteoriti marziani avessero inseminato la giovane e ancora
desertica Terra delle prime forme di vita?
Se un giorno trovassimo dei microbi marziani fossilizzati
più antichi di quelli terrestri e sorprendentemente simili, non ci sarebbe da
stupirsi poi più di tanto… Potremmo averlo già fatto?
Le meteoriti marziane: tracce di vita passata?
Degli oltre 61.000 meteoriti rinvenute sulla Terra fino a
questo momento (maggio 2013) 114 sono il risultato di quella carambola cosmica
apparentemente assurda che ha portato pezzi di Marte fin qui in modo del tutto
gratuito.
Le meteoriti marziane rinvenute appartengono a ere geologiche
estremamente diverse, così che dal loro accurato studio possiamo sicuramente
far miglior luce sull’evoluzione del nostro vicino cosmico.
E di indizi più o meno forti a supporto della vita ne
abbiamo.
Tutti i meteoriti ritrovati contengono tracce di acqua, una
quantità che cresce con l’aumentare dell’età delle rocce, confermando il
modello di un pianeta un tempo molto più umido. La roccia denominata NWA 7034,
ritrovata nei primi giorni del 2013 contiene circa 10 volte più acqua di tutti
i meteoriti marziani finora scoperti. Il meteorite si sarebbe formato 2,1 miliardi
di anni fa, da rocce poste probabilmente sul fondo di un antico lago.
La star dei meteoriti marziani è indubbiamente ALH 84001,
staccatosi dal pianeta circa 16 milioni di anni fa e precipitato in Antartide
appena 13.000 anni addietro. Attente osservazioni attraverso un microscopio
elettronico a scansione nel 1996 hanno rilevato al suo interno tracce di quelli
che subito si pensarono essere batteri fossilizzati.
La notizia del possibile ritrovamento di antiche tracce di
vita su Marte fece così scalpore che persino il presidente degli Stati Uniti,
Bill Clinton, fece una conferenza stampa sottolineando quanto importante fosse
quel momento per l’intera umanità.
In realtà i mass media cavalcarono e ingigantirono a
dismisura tutto quanto, come al solito.
Come accade spesso quando c’è da confermare qualcosa di
straordinario, ulteriori analisi fecero propendere gli scienziati del tempo
verso una risposta più prudente. Se il meteorite mostrava tracce di vita (cosa
da confermare), era probabile fosse dovuta a una contaminazione da parte
dell’ambiente terrestre.
L’avvincente attimo di gloria di ALH 84001 si dissolse in breve
tempo come neve al Sole, soprattutto tra l’opinione pubblica che di colpo smise
di parlare di questo interessantissimo pezzo di roccia.
All’ombra dei riflettori (e questo è sempre un bene!), studi
e ricerche proseguirono, perché nell’aria serpeggiava sempre la stessa roboante
domanda, quel dubbio che non faceva dormire la notte molti scienziati: e se non
sapessimo riconoscere la vita neanche quando ce l’abbiamo palesemente di fronte
a noi, solo perché comprendiamo ancora troppo poco dei processi biologici?
Finalmente tra il 2009 e il 2011 sembra essere stato scritto
un importante capitolo che potrebbe darci qualche elemento in più per decidere
cosa rappresentino veramente quei piccoli vermi comodamente adagiati sulla
roccia marziana.
Un gruppo di studio della NASA è arrivato alla conclusione
che quei filamenti possano effettivamente rappresentare antichissime tracce di
vita. I composti trovati indicano che la roccia ha passato molto tempo in un
ambiente umido, a una temperatura media di circa 18°C (di certo, quindi, non in
Antartide!).
Alcune anomale concentrazioni nei pressi dei presunti
fossili potrebbero rappresentare i prodotti di scarto di un’antichissima flora
batterica.
A stupire maggiormente la datazione più precisa dei presunti
fossili: 4 miliardi di anni. Se quelle ritrovate sono tracce biologiche,
significa allora con buona probabilità che la vita su Marte si è sviluppata
prima che sulla Terra, proprio come detto del tutto ipoteticamente poco fa.
Per chi fosse curioso, il mio libro è disponibile qui, sia in formato cartaceo che elettronico
Per chi fosse curioso, il mio libro è disponibile qui, sia in formato cartaceo che elettronico
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