Questa
è una delle immagini a migliore risoluzione che è possibile ottenere da Terra
con strumenti amatoriali e mostra una valle, denominata Vallis Alpes (che
fantasia), attraversata da una sottile spaccatura che nei punti più stretti ha
un diametro di appena 300 metri. La valle principale, invece, nella parte più
larga potrebbe contenere al suo interno tutto il grande raccordo anulare. Se ci
fosse stata una città come Roma l’avremmo vista molto bene in questa immagine e
avremmo persino potuto scorgere alcuni macrodettagli interessanti, come la
chiazza verde dei fori imperiali e persino piazza San Pietro. Purtroppo sul
nostro satellite naturale non abbiamo città, non ci sono manufatti umani…
Aspettiamo un attimo, non è proprio esatta questa frase. Tra il 1969 e il 1972
sono atterrati 12 astronauti, portando un bel carico di macchinari, esperimenti
scientifici e lasciando persino la parte inferiore dell’astronave che hanno
usato per scendere sulla superficie. Dove sono finiti questi reperti storici?
Poiché sulla Luna non c’è aria né acqua, né movimenti tettonici, tutto quello
che viene lasciato resta immutato per milioni di anni, a meno che non venga
cancellato dall’impatto di qualche meteorite.
Possiamo
vedere i siti di allunaggio delle missioni Apollo? E che dire delle decine di
sonde automatiche inviate sin dalla fine degli anni 50? Insomma, lassù dovrebbe
esserci una bella discarica di nostri reperti. Purtroppo i telescopi amatoriali
non sono abbastanza potenti per mostrare oggetti grandi come delle automobili.
Però potremmo usare i più grandi telescopi del mondo per riuscire in quest’impresa,
come il telescopio spaziale Hubble. Niente da fare, neanche con questi
mastodontici strumenti riusciamo a vedere traccia delle vecchie missioni
spaziali. Saranno telescopi ancora poco potenti? Oppure c’è dell’altro sotto? A
pensarci bene, com’è possibile che negli anni 60, in un mondo senza cellulari,
senza internet, senza schermi a led, senza fotocamere digitali, con computer
meno potenti di un moderno orologio da polso e grandi come intere stanze,
fossero arrivati sulla Luna e tornati sani e salvi? Stiamo parlando di un’era
geologica fa rispetto al nostro benessere, eppure anche oggi nessuno riesce a
spingere un essere umano oltre i 400 km di quota della Stazione Spaziale Internazionale.
Se andiamo a osservare le immagini prodotte dagli astronauti lunari vediamo che
sono molto più nitide di quelle eseguite con una reflex digitale professionale.
Per non parlare di come facevano a comunicare: in un mondo con i telefoni
analogici e privo di cellulari, di punto in bianco alla NASA era disponibile
una tecnologia per comunicare a 400 mila chilometri di distanza?
Ho
insinuato il dubbio, ponendo domande legittime senza dare risposte, evitando
quindi di dire in modo plateale la mia idea ma distruggendo le certezze di chi
sta leggendo queste righe. È la tecnica perfetta usata dai ciarlatani, oggi più
numerosi e floridi che mai grazie alla diffusione capillare di internet e dei
social network. Lo schema d’attacco è sempre lo stesso: porre domande, a volte
incomplete e tendenziose, per far crollare le certezze e insinuare un dubbio. Il
dubbio introduce poi uno stato di agitazione e di angoscia, perché l’essere
umano può tollerare per millenni una palese bugia ma non può vivere un giorno
senza illudersi di avere una risposta certa a ciò che lo attanaglia. In questo
momento di estrema debolezza, quasi disperazione, qualsiasi ciarlatano con una
buona oratoria e qualche effetto speciale costruito ad hoc può far credere al
malcapitato di turno tutto, ma proprio tutto quello che vuole. In poche domande
ho creato un dubbio che si basa sul nulla, se non sull’ignoranza di quale fosse
la situazione negli anni ’60 e ’70. Questo è bastato per gettare un’ombra
sull’impresa più incredibile e pericolosa mai compiuta dal genere umano.
Sulla Luna ci siamo andati eccome, senza il minimo dubbio, senza la minima
incertezza. Anche se qualcosa non la comprendiamo o non la conosciamo, non
significa che per un pugno di coraggiosi uomini quella cosa non possa diventare
una splendida realtà, quell’istante eterno e unico in cui tutta l’umanità si è
stretta intorno a tre coraggiosi uomini che per primi hanno varcato i confini
del nostro pianeta.
La
risposta alle domande che ho insinuato la possiamo trovare facendo una ricerca
su internet e scegliendo solo i siti affidabili. Se ci accontentiamo di una
spiegazione sbrigativa, eccone una: i computer per andare sulla Luna non
richiedono nessuna grossa potenza di calcolo. Quelli che c’erano alla fine
degli anni 60 andavano bene, anche se in più di un’occasione nei momenti
impegnativi hanno mostrato dei limiti andando in sovraccarico. Le foto sono più
dettagliate di quelle digitali di oggi perché sono state usate pellicole
professionali a grana fine e di grande formato: il meglio della tecnologia
analogica di quel tempo. La risoluzione di quelle fotografie è ancora migliore
di quella delle più performanti reflex digitali, pari a 50 o più milioni di
pixel. Le comunicazioni radio erano perfettamente operative da diversi anni e
il funzionamento dei razzi non è cambiato di una virgola rispetto ai temibili
V2 tedeschi costruiti da Hitler nella seconda guerra mondiale. Se sulla Luna
non ci siamo più tornati è perché non c’è stata la volontà politica di spendere
decine di miliardi di dollari per continuare un’impresa già compiuta. A volte la spiegazione più semplice è anche quella corretta!
Tutti i siti di allunaggio delle missioni Apollo fotografati dalla sonda Lunar Reconnaissance Orbiter |
Dalla Terra è possibile osservare (o con un telescopio o addirittura con un semplice binocolo 15x70 nel mio caso)satelliti artificiali o grandi telescopi in orbita come l'Hubble?
RispondiEliminaI satelliti artificiali in orbita bassa si vedono bene anche a occhio nudo. Con un telescopio si riesce a distinguere bene la forma della Stazione Spaziale Internazionale. Tutti gli altri restano dei punti perché sono troppo piccoli.
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