Questo post è estratto dal mio libro La straordinaria bellezza dell'Universo
Fuori dalla zona della Via Lattea, là dove le stelle diventano molto più rade e non si può intuire niente se non un uniforme vuoto, almeno a occhio nudo, tutto sembra tacere e la Galassia sembra lasciare il posto a non si sa più cosa, ma di certo a luoghi bui e periferici dell’Universo. Eppure, a osservare con più attenzione, anche con un semplice binocolo, potremmo trovare qua e là dei batuffoletti sferici di luce, che se puntati con un piccolo telescopio scoppieranno di finissime stelle. Che meraviglia!
Fuori dalla zona della Via Lattea, là dove le stelle diventano molto più rade e non si può intuire niente se non un uniforme vuoto, almeno a occhio nudo, tutto sembra tacere e la Galassia sembra lasciare il posto a non si sa più cosa, ma di certo a luoghi bui e periferici dell’Universo. Eppure, a osservare con più attenzione, anche con un semplice binocolo, potremmo trovare qua e là dei batuffoletti sferici di luce, che se puntati con un piccolo telescopio scoppieranno di finissime stelle. Che meraviglia!
Quando
tutto sembrava finito, quando nella periferia della Galassia le luci sembravano
spegnersi, ecco che incontriamo qua e là decine di agglomerati di stelle che
ricordano vagamente gli ammassi aperti appena visti. Questi oggetti sono
chiamati ammassi globulari, una definizione che ne considera solo la forma e
non dice invece niente sulle profonde differenze con quelli che sembrano i
gemelli più poveri, ovvero gli ammassi aperti.
L'ammasso globulare M13 |
Di
ammassi globulari ce ne sono più di 100 in orbita attorno alla Via Lattea, a
migliaia di anni luce dal centro. Il segreto più grande di questi gruppi
riguarda la loro età e i tipi di stelle che ci sono. Non stiamo più osservando
giovani famiglie nate da pochi milioni di anni, ma complessi sistemi stellari
più vecchi persino della Via Lattea.
Quasi
tutti gli ammassi globulari, come M22 e M13, sono i sistemi stellari più vecchi
dell’Universo, con un’età compresa tra 12 e 13 miliardi di anni. Quando M13,
che possiamo osservare in questa fotografia in tutta la sua grandezza, aveva
questo aspetto la Via Lattea non si era ancora formata.
Si
pensa che gli ammassi globulari siano allora i mattoni delle galassie, gli
embrioni dalla cui unione, a migliaia, si sono plasmate le neonate galassie che
poi hanno seguito un loro particolare percorso evolutivo.
Continuando
il paragone con il Sistema Solare, allora, appare più corretto equiparare gli
ammassi globulari che possiamo osservare adesso agli asteroidi o alle comete:
oggetti cosmici che si sono formati agli albori della storia e che per qualche
motivo non sono stati utilizzati nei processi evolutivi dei pianeti, o in
questo caso della Via Lattea.
Ogni
stella di M13 è almeno 7,5 miliardi di anni più vecchia di tutto quello che
troveremo nel Sistema Solare, compreso tutto quello che c’è sulla Terra. Sono i
fossili più antichi dell’Universo, a due passi (si fa per dire di nuovo) da
casa. Non c’è bisogno di scavare tra le rocce, scandagliare il fondo marino,
cercare prove cancellate da milioni di anni di evoluzione, come accade qui
sulla Terra. Nell’Universo possiamo trovare tutto quello che cerchiamo usando
con un minimo di consapevolezza i nostri telescopi.
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