La
risposta a questa domanda non è scontata come potrebbe sembrare.
Cosa si
intende, in effetti, per confini del Sistema Solare? Se ci
riferiamo al corpo celeste più lontano che orbita intorno al Sole,
la risposta non può essere data in modo preciso. Nella
prima metà del diciannovesimo secolo due astronomi, l’estone Ernst Öpik e
l’olandese Jan Hendrik Oort, in modo del tutto indipendente, arrivarono a
teorizzare che l’intero Sistema Solare potrebbe essere avvolto da una gigantesca nube
composta da miliardi di piccoli corpi ghiacciati che orbitano attorno al Sole a
distanza di migliaia di miliardi di chilometri.La nube di
Öpik-Oort è un’ipotesi ormai largamente accettata dalla comunità astronomica,
sebbene non sia mai stato osservato alcun corpo celeste in queste remote regioni. La sua
esistenza, tuttavia, è giustificata dal fatto che ogni anno sono diverse decine
le nuove comete che appaiono per la prima volta nelle regioni interne del
Sistema Solare.
La
creazione di nuove comete si giustifica solamente con la presenza di un’immensa
riserva giacente in zone estremamente lontane dal Sole. A causa delle
interazioni reciproche è possibile che qualche corpo cambi orbita e si getti
nelle regioni interne del Sistema Solare. A una certa distanza dal Sole i
composti ghiacciati di cui è composto cominciano ad evaporare generando la
magnifica coda di una cometa.
Secondo le
più recenti teorie, gli oggetti della nube di Oort si possono trovare fino a
circa 2 anni luce di distanza dal Sole, vale a dire a qualcosa come 19 mila
miliardi di chilometri, contro gli appena 4,5 miliardi del pianeta più lontano,
Nettuno.
Il Sistema
Solare è quindi molto più esteso di quanto si possa pensare secondo questa
definizione. Questo non deve stupire perché la forza di gravità di un oggetto
massiccio come il Sole può essere sentita anche a distanze enormi.
Probabilmente la presenza di stelle più massicce nelle immediate vicinanze, nel
presente e soprattutto nel passato, ha letteralmente troncato il folto gruppo
di remoti corpi celesti che ci portavamo appresso.
Ma i
confini del Sistema Solare possono essere definiti anche in altro modo. In
effetti, considerare il corpo più lontano come ultimo baluardo del Sistema
Solare non appare una definizione del tutto oggettiva, se non altro perché
altri agenti esterni, come altre stelle, possono apportare importanti
modifiche.
Per questo
motivo gli astronomi identificano in un altro modo i confini del Sistema
Solare, secondo una definizione molto più oggettiva.
Il Sole
non emette solamente una grande quantità di luce, o radiazione
elettromagnetica, ma anche moltissime particelle cariche, accompagnate da un
forte campo magnetico. L’attività
solare continuativa nel tempo produce una vera e propria bolla che protegge i
pianeti dai pericoli dello spazio interstellare, tra cui particelle cariche,
polveri e gas.
Gli
astronomi considerano più valida dal punto di vista fisico e astronomico la
definizione secondo cui i confini del Sistema Solare sono identificati dalla
sfera di influenza del Sole sullo spazio interstellare. Questa
vera e propria bolla, che sarebbe visibile anche dall’esterno, si estende
attorno alla nostra stella fino a una distanza di circa 100 unità astronomiche,
ovvero 15 miliardi di chilometri.Oltre
questa distanza l’influenza del Sole cessa, lasciando il posto a particelle e
gas provenienti da altre stelle e dal centro della Galassia. Per quanto
detto, oltre questa distanza vi sono i miliardi di piccoli corpi celesti
dell’ipotetica nube di Oort, il cui unico legame con il Sistema Solare è dato
però solamente dalla forza di gravità.
L’ambiente
di quelle remote regioni dovrebbe essere molto diverso e più pericoloso dello
spazio all’interno della bolla solare; ma questo ce lo dirà, speriamo, Voyager 2, la sonda immortale che ha superato queste colonne d'ercole dei nostri tempi.
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