In un precedente post abbiamo sfiorato il grande tema della vita e di quali siano le condizioni minime per la sua nascita.
In questo posto approfondiamo la definizione di vita, cercando di rimanere nell'ambito biologico, senza sforare, troppo, nella sfera sprituale.
La
domanda con cui si apre questo post è una delle più discusse, antiche e
rincorse sin da quando l’essere umano primitivo ha preso coscienza di se stesso
e del mondo che lo circondava.
Per
millenni la risposta è stata lasciata in sospeso, affidata alla sfera delle
divinità alla quale nessun essere umano, mortale e imperfetto, poteva avere accesso.
Non
abbiamo naturalmente la presunzione di sostituirci a Dio, non lo faremo mai poiché
non sappiamo rispondere, e forse non potremo mai farlo, a molte delle domande
che iniziano con un “perché”, quesiti che cercano i motivi primi per i quali la
scienza diventa uno strumento inefficace.
Siamo
però potenzialmente in grado di comprendere come funziona l’intero Universo e
tutti i suoi abitanti.
Nel
nostro caso specifico, questo significa avere finalmente la possibilità di
comprendere cosa sia la vita, quali i principi fisici alla base, come può
nascere, evolvere, svilupparsi da un minuscolo batterio fino a un complicato
essere umano, riprodursi ed espandersi in tutto l’Universo, colonizzandolo alla
stregua delle stelle nelle galassie.
Non si sa
perché la vita nasce, perché noi siamo qui; per ora non ci interessa,
concentrati come siamo nel cercare.
Esulando
completamente dal punto di vista spirituale – questo spetta a ognuno di noi –
la definizione migliore e più semplice di vita è forse quella che sin dalle scuole
elementari ci hanno insegnato: un organismo, non necessariamente cosciente, che
utilizza alcuni processi e specie chimiche per ottenere energia e riprodursi.
Questo è quello che fanno anche i minuscoli batteri, organismi costituiti da
una sola cellula, nient’altro che l’unità vivente più piccola che possa
esistere autonomamente.
Sulla
Terra la vita è presente ovunque, così evidente che a volte non ce ne
accorgiamo neanche di quanto abbia ormai modificato a sua immagine questo
pianeta.
Ma non di
rado riconoscere la vita, anche per gli scienziati che la studiano, può non
essere facile.
Se
parliamo di forme di vita intelligenti, tutti sanno benissimo identificare un
essere umano. Non ci sono difficoltà neanche per tutte le forme macroscopiche
come animali e piante. Ma ci sono classi di organismi, a volte molto semplici,
altre più complesse, per cui le cose cambiano molto. Tutto questo perché i
processi vitali, detti anche processi biologici, possono manifestarsi in modi
estremamente diversi e adattarsi a condizioni che noi esseri umani non potremmo
mai e poi mai sopportare.
Non sono
passati molti anni da quando si è scoperto che complesse specie marine vivono addirittura
sul fondo delle fosse oceaniche. Sotto più di dieci chilometri d’acqua, al buio
più completo e perenne, con una pressione di oltre mille atmosfere e una
temperatura sempre vicina allo zero, nessuno credeva che ci fosse posto per la
vita come pensavamo di conoscerla. Eppure siamo stati clamorosamente smentiti,
identificando delle specie che hanno addirittura subito notevoli segni di
evoluzione. Com’è possibile che le molecole e i processi vitali possano
sopravvivere a un ambiente così ostile? Evidentemente avevamo sottovalutato la
capacità degli organismi di procacciarsi energia e la loro voglia inconscia di
sopravvivere a dispetto di tutto e tutti.
In
effetti negli ultimi venti - trent’anni il nostro concetto di vita si è evoluto
in un modo notevole e inaspettato, anche se è ancora lungi dall’essere compreso
fino in fondo. Però, forse, abbiamo capito dal punto di vista chimico e fisico la
nostra domanda iniziale.
Cos’è
allora la vita?
Precedentemente
abbiamo dato una definizione in base al comportamento che osserviamo in tutti
gli esseri viventi, ma andando più in fondo, arrivando al nocciolo della
questione, le cose si complicano.
Anche le forme di vita più semplici sono in realtà estremamente organizzate,
costituite da una serie di apparati che si sono strutturati in perfetta
sintonia per ricavare energia dall’ambiente circostante, adattandosi alle più
disparate condizioni esterne.
Quasi
inconsapevolmente abbiamo allora subito a disposizione un’altra definizione,
che meglio ci fa comprendere la situazione: un organismo vivente è un’entità
che ha organizzato la materia presente nell’ambiente nel quale si è sviluppato
e cerca in ogni modo di mantenere quest’organizzazione per il maggior tempo
possibile.
Sembra
una definizione un po’ più romantica e sicuramente a effetto, ma non è campata
in aria.
Per apprezzarla
fino in fondo dobbiamo considerare un principio della termodinamica che sembra
valere per tutto l’Universo, e che prende in considerazione una parola strana
(e forse odiata): entropia.
Seguendo
le nozioni che probabilmente abbiamo almeno sentito di sfuggita alle scuole
superiori, possiamo immaginare l’entropia come una misura del grado di
disordine di un sistema qualsiasi. Il principio della termodinamica che la tira
in ballo afferma che l’entropia di un sistema chiuso (come l’Universo) tende
sempre ad aumentare con il passare del tempo. Questa frase, un po’ oscura, è di
fondamentale importanza per il funzionamento dell’Universo stesso, perché
indica la strada che tutti i processi fisici devono seguire.
Nessuno
ha mai visto comparire una tazza da caffè da un cumulo di creta ammassato alla
rinfusa, e nessuno ha mai visto crearsi un’automobile da un agglomerato casuale
di lamiere. “È impossibile!” Diremmo con voce sicura.
L’aumento
dell’entropia convince la nostra esperienza che è impossibile che una montagna
si trasformi in una piramide perfetta semplicemente a causa dello scorrere del
tempo e della forza degli elementi naturali.
Ma a ben
guardare, le implicazioni sono più profonde: qualsiasi struttura ordinata è
destinata infatti con il tempo a perdere inesorabilmente quell’ordine.
In altre
parole, con il passare del tempo il disordine di una struttura e dell’Universo
intero tende inesorabilmente ad aumentare.
Questo
concetto universale si applica anche per i processi biologici ed è
sostanzialmente quello che rende inevitabile la morte.
Se c’è
una cosa che abbiamo imparato dallo studio dell’Universo è che segue delle
regole ben determinate in cui le eccezioni non sono contemplate.
L’aumento
dell’entropia è una di queste regole, che però sembra valere più come una linea
di tendenza su un lungo periodo temporale, fortunatamente.
Si,
perché di strutture ordinate nel Cosmo ce ne sono eccome: le galassie, le
stelle, i pianeti, la vita.
Gli
esseri viventi, soprattutto gli organismi complessi come il nostro, sono la
palese manifestazione che l’aumento dell’entropia si può sospendere o aggirare
in qualche modo, sebbene solo per un limitato periodo di tempo.
E allora
ecco una definizione ancora più spettacolare della vita: un istante di durata
infinitesima rispetto ai tempi dell’Universo in cui, più o meno casualmente,
della materia disordinata si è incontrata e ha deciso di organizzarsi per cercare
di invertire l’aumento dell’entropia. Un ammasso casuale di particelle che ha
compiuto la magia impossibile: costruire un organismo perfettamente ordinato,
comporre un’automobile da un groviglio informe di lamiere. Una probabilità
infinitesima che però si è realizzata. La vita è dunque la battaglia per
eccellenza contro l’aumento dell’entropia dell’Universo.
Noi
esseri viventi non siamo altro che una fluttuazione infinitesima dell’entropia
di un sistema, un piccolissimo strappo alle ferree regole dell’Universo reso
possibile dalla brevità di questa nostra organizzazione. Siamo reazioni
chimiche organizzate che cercano di combattere l’entropia riproducendosi, prima
di venir smembrate da questa inevitabile spada di Damocle cosmica.
Da chi o
cosa è messa in atto questa organizzazione?
Da
precise interazioni tra molecole e atomi; in parole più chiare dalla fisica.
Il
perfetto ordine con cui il nostro corpo compie movimenti, li coordina quasi
senza che ce ne accorgiamo, elabora pensieri, parole, sentimenti e si mantiene
in vita per diversi decenni, è regolato a livello fondamentale dall’interazione
di atomi e molecole. La vita, quindi, si basa nient’altro che sulla chimica (una
branca della fisica), su delle specie che legandosi, scindendosi e reagendo in
modo ordinato rispetto al rumore di fondo inanimato riescono a dare vita a un
piccolo batterio o ai nostri sogni.
Tutti i processi
biologici sono quindi regolati da legami chimici tra atomi, alcuni dei quali sembrano
avere la naturale tendenza ad aggregarsi e formare strutture in grado di
mettere un po’ d’ordine nel caos totale del Cosmo.
Anche il
sostentamento energetico deriva da particolari molecole che legate o spaccate
dai processi biologici, quindi da altre specie chimiche, producono l’energia
necessaria per alimentare il motore e combattere l’entropia.
Potremmo
a questo punto fare un passo in avanti e giungere a una domanda alla quale
nessuno ha ancora una risposta.
Se
infatti è immaginabile capire che un organismo semplice, magari costituito da
una sola cellula, si mantenga in vita solamente grazie a delle opportune
reazioni chimiche, com’è possibile che una specie estremamente complessa ed
evoluta come quella umana, capace di una coscienza, di pensieri, ragionamenti,
sogni, sentimenti, sia regolata dagli stessi meccanismi?
Possibile
che tutto quello che appartiene alla sfera interiore dell’uomo non sia altro
che opportune reazioni chimiche organizzate?
Questa in
realtà non è la domanda senza risposta, anzi, solamente l’unica nostra certezza
in questo campo. Ed è naturalmente affermativa: anche noi, per quanto
complessi, siamo regolati da reazioni chimiche tra atomi e molecole. I nostri
pensieri sono creati, elaborati e immagazzinati seguendo lo stesso principio,
senza eccezione. Cos’altro potrebbe essere in un Universo comandato
perfettamente dalle leggi della fisica? Ci crediamo davvero così speciali da
pensare di funzionare in modo unico e diverso? Non è riduttivo pensare che tutto quanto sia regolato dalla chimica e dalla fisica, anzi, guardandoci allo specchio dovremmo essere stupefatti e senz'altro fieri, perché siamo la manifestazione più spettacolare di quanto siano potenti ed eleganti le leggi che governano l'Universo.
La
domanda a cui non riusciamo a rispondere è, trascurando il solito “perché”:
qual è il confine tra un essere non cosciente, come un batterio, e uno
cosciente? Com’è possibile che atomi e molecole diventino così organizzate da
riuscire, tutte insieme, a rendersi conto della loro stessa esistenza e
dell’ambiente che li circonda? Dove si trova questo confine a livello
biologico? Non lo sappiamo e non lo sapremo forse per molto, molto tempo, ma
abbiamo trovato una nuova definizione per la vita, seppur in questo caso
limitata alla nostra specie umana: siamo un aggregato di atomi e molecole perfettamente
organizzato e cosciente che ha deciso di sfidare per breve tempo la legge
dell’entropia e combatte ogni giorno contro la voglia morbosa dell’Universo di
riportare il disordine sull’ordine.
Buona sera posso pubblicare Suoi articoli citando la fonte? Grazie felice serata.
RispondiEliminaCerto, nessun problema
Elimina