L'osservazione dell'Universo e in particolare la comprensione dell'evoluzione delle stelle, ci insegna che qualsiasi astro ha una fine. È vero, le stelle meno massicce vivranno forse più
dell’Universo stesso, ma se questo finisce si trascina con sé tutti i suoi
abitanti, anche se avrebbero potuto vivere quasi per sempre. A prescindere dai complicati problemi astrofisici, da questi esempi possiamo trarre un'importante lezione di vita. Nulla nell’Universo è per sempre. Il concetto di
immobilità, quindi di qualcosa che duri per l’eternità, non esiste tra le regole
che governano il funzionamento di un ambiente che abbiamo scoperto essere
molto, molto, molto più grande, esteso e complicato del piccolo pianeta sul
quale noi minuscoli moscerini ci ritroviamo a vivere. Nulla nell’Universo vive
in eterno, nemmeno l’Universo stesso. Ma nulla nell’Universo muore, nemmeno
l’Universo stesso.
L’Universo, infatti, proprio con
l’avventurosa vita delle stelle, ci ha insegnato qualcosa di incredibile sul
concetto di morte. La morte, infatti, non esiste. Se nulla dura per sempre è
altrettanto vero che niente scompare dalla faccia dell’Universo perché tutto si
trasforma, in continuazione.
Tutte le stelle dal momento in cui
nascono sanno che quella loro condizione di astri splendenti non è destinata a
durare per sempre, ma sanno anche di far parte di un ciclo, un ciclo enorme,
lunghissimo, che coinvolge tutto l’Universo e che nessuno può fermare. Un ciclo
che comunque le vede protagoniste perché la trasformazione al termine della loro
vita sarà nuova vita per altre generazioni di stelle o per esseri intelligenti
come noi.
L’Universo, allora, proprio con il
ciclo delle stelle ci insegna anche qualcos’altro, che potremmo applicare nella
vita di tutti i giorni per affrontarla al meglio, nel rispetto di noi stessi e
degli altri.
Le stelle si formano dalla materia
presente nell’Universo. Compiono il loro ciclo vitale, producono molti elementi
che all’inizio non esistevano e poi restituiscono di nuovo quasi tutto il
materiale all’Universo. Quello che per loro era materia da scartare, non più
utile al loro ciclo vitale, diventerà preziosa fonte per molti altri oggetti:
per successive stelle, per i pianeti, per gli esseri viventi. Nulla va
sprecato, perché nulla deve essere sprecato.
E allora noi, in tutto questo, non
siamo altro che materia stellare presa in prestito per un centinaio d’anni,
giusto per dare all’Universo la soddisfazione che in questo spazio sterminato e
in gran parte buio c’è qualcuno che può ammirare lo spettacolo così perfetto
che ha creato. E c’è davvero di cui essere orgogliosi, perché tra miliardi di
miliardi di oggetti inanimati che non possono pensare, noi, piccoli esseri,
abbiamo questo inestimabile dono. Siamo gli ambasciatori stessi dell’Universo,
un ruolo che non sappiamo ancora quanti altri esseri su altri pianeti abbiano. Un
giorno questi atomi coscienti che formano la nostra mente e i nostri pensieri ritroveranno
la strada dello spazio e ricominceranno a viaggiare per tutta la Galassia, per l’Universo,
pronti a iniziare una delle mille nuove avventure che li aspettano. Forse non
si ritroveranno più tutti insieme come lo sono ora, ma di certo nel loro lunghissimo
viaggio, all’interno di qualche nuova stella o pianeta, saranno orgogliosi di
avere una storia in più da raccontare nel loro incredibile peregrinare cosmico.
Potranno portare con sé il ricordo di un tempo lontano in cui potevano leggere,
imparare, amare, sognare, capire il mondo che li circondava. Quanto è straordinario
tutto questo? Miliardi di atomi inanimati che insieme formano un unico essere
cosciente. E allora, a maggior ragione, gli atomi del nostro corpo meritano una
vita così straordinaria da poterla ricordare con orgoglio per miliardi e
miliardi di anni.
Non sprechiamo questa occasione
concessa dall’Universo, cerchiamo di vivere al massimo coltivando sogni e
passioni e combattendo ogni giorno per fare quello che più ci piace. Esploriamo,
scopriamo, amiamo, sogniamo inventandoci traguardi e sfide che sembrano
impossibili, ma che in realtà non lo saranno mai. Non poniamoci alcun limite,
non lasciamoci influenzare dalle altre persone e non accontentiamoci di sopravvivere
facendo cose che non ci piacciono. Gioiamo della vita in ogni sua sfumatura e
impariamo a far tesoro anche delle sconfitte e dei momenti difficili, perché da
questi potremo capire la giusta strada da seguire per raggiungere i nostri
sogni. Lo dobbiamo a noi stessi e a questi atomi così preziosi di cui siamo
fatti, che si aspettano un’avventura all’altezza di quelle già vissute.
E in effetti, anche se noi non lo
ricordiamo, ogni atomo del nostro corpo ha già viaggiato per miliardi di anni,
milioni di anni luce e ha visto cose che nessuno di noi può immaginare. Ha
solcato i mari cosmici passando dai tumultuosi nuclei delle stelle ai più
freddi e desolati luoghi dell’Universo, godendosi panorami straordinari,
viaggiando a migliaia di chilometri al secondo e ammirando l’Universo che
evolveva. Ha osservato la nascita di tante stelle e chissà quanti pianeti; si è
scambiato idee ed energie con altri atomi provenienti anche da altre galassie
ed ha assistito a cambiamenti epocali dell’Universo e della nostra Galassia.
Gli atomi di idrogeno dell’acqua del nostro corpo si sono generati addirittura
pochi minuti dopo la nascita dell’Universo, 13,8 miliardi di anni fa, e sono
ciò che di più antico potremmo mai osservare. Rocce terrestri, fossili, monete
antiche; in realtà per trovare qualcosa di antico, antichissimo, basta
guardarci una mano o ammirare stupefatti l’acqua di una normale bottiglia.
Nessun processo stellare produce atomi di idrogeno, quindi qualsiasi molecola o
materiale che lo contiene custodisce la materia più antica dell’Universo,
formatasi quando questo era più piccolo del nostro Sistema Solare e molto diverso
rispetto ad ora.
Se ogni atomo del nostro corpo potesse
parlare, saprebbe raccontare la storia dell’Universo molto meglio di qualsiasi
uomo che vivrà mai su questo pianeta. Non ricordare non significa non aver vissuto, perché la nostra storia, la storia del Cosmo, noi ce l'abbiamo scritta nel DNA, anzi, è il DNA stesso la testimonianza migliore che la materia del nostro corpo racconta una vita vecchia di 13,8 miliardi di anni, sebbene la nostra mente riesca a ricordarne solo poche decine.
Ed allora la nostra mente, costituita da atomi/particelle così antichi, che ci rende esseri senzienti e coscienti in grado di stupirsi di fronte ad un cielo stellato e quindi ci spinge a meditare su enigmi tanto complessi come l'astronomia, la cosmologia e la fisica in genere, forse rappresenta il più grande mistero inconoscibile? Siamo un concentrato di materia-universo che ha preso coscienza di sé? Grazie per i tuoi articoli e libri sempre ricchi di spunti di riflessione che non si limitano all'astronomia. Maurizio D
RispondiElimina