venerdì 2 maggio 2014

Perché siamo qui?



Questo post è estratto dal mio libro: "Conoscere, capire, esplorare il Sistema Solare", disponibile in formato elettronico e cartaceo su Amazon.it

Poco dopo la formazione del Sistema Solare, la Terra era molto diversa dall’ambiente che conosciamo attualmente.
L’atmosfera era simile a quella di Titano, con una consistente quantità di azoto e la quasi totale assenza di ossigeno, fuggito nello spazio o legatosi all’idrogeno per formare l’acqua.
Contrariamente a Venere e a Marte, che rappresentano gli antipodi dell’evoluzione planetaria, la fortuna iniziale della Terra è stata probabilmente quella di trovarsi alla giusta distanza dal Sole e di avere le dimensioni adatte. 

La distanza dal Sole superiore a quella di Venere ha impedito lo sviluppo di un effetto serra così marcato e consentito alle rocce di catturare l’anidride carbonica presente in cospicue quantità nell’atmosfera primordiale. Le dimensioni maggiori di quelle di Marte hanno permesso di trattenere l’atmosfera, anche grazie alla persistenza del campo magnetico, al contrario di quella del pianeta rosso che nel corso di un miliardo di anni si è persa per gran parte nello spazio, alterando profondamente un ecosistema probabilmente ricco di acqua liquida.

Le prime forme di vita sono presumibilmente nate nelle calde acque di quel grande e unico oceano che veniva chiamato brodo primordiale.
La diffusione della vita anaerobica e fotosintetica ha lentamente cambiato l’atmosfera del pianeta, trasformando l’anidride carbonica in prezioso ossigeno e moderando nella giusta quantità l’effetto serra.

Dopo miliardi di anni di evoluzione, l’atmosfera della Terra si è scoperta profondamente cambiata e pronta a ospitare le prime forme di vita che utilizzano l’ossigeno per i loro processi metabolici.
L’equilibrio che si è andato a creare tra la produzione di anidride carbonica e di ossigeno ha permesso alle specie vegetali e animali di continuare a sopravvivere in armonia.
Senza il prezioso contributo di entrambi, l’atmosfera della Terra non avrebbe mai raggiunto un punto di equilibrio stabile. Senza l’apporto della vita vegetale tutto l’ossigeno creatosi si sarebbe di nuovo trasformato in anidride carbonica, facendo estinguere le specie che lo utilizzavano in favore di un nuovo sviluppo delle forme di vita anaerobiche. Probabilmente la vita non si sarebbe mai estinta, ma l’evoluzione delle specie non avrebbe potuto procedere.
Fortunatamente le cose non hanno seguito questo poco piacevole ciclo, ma si sono stabilizzate su un periodo di tempo sufficientemente lungo da consentire l’evoluzione di specie sempre più complesse e intelligenti.

Questa analisi non è naturalmente completa, né vuole esserlo, anche perché tutte le variabili in gioco non sono chiare neanche ad astronomi e biologi.
Quello che ci appare è un incastro così perfetto che alcuni potrebbero vederci una mano divina. Qualunque sia il vostro pensiero a riguardo, merita rispetto e proprio per questo non esprimerò la mia opinione personale.

Mi piace però fare un ragionamento logico molto semplice.
Solamente nella nostra Galassia gli astronomi hanno stimato almeno altri 100 miliardi di sistemi planetari, arrivando alla conclusione che il numero di pianeti potrebbe essere addirittura superiore alle stelle.
L’Universo a noi accessibile, detto Universo osservabile, contiene almeno 300 miliardi di galassie. Se ognuna ha circa 100 miliardi di sistemi planetari, il numero di pianeti esistenti in questa porzione di Universo è davvero inimmaginabile.
Se lo sviluppo della vita così come la conosciamo ha richiesto la perfetta combinazione di condizioni così particolari, nelle infinite possibilità che l’Universo si è creato con un numero di pianeti superiore alla nostra immaginazione, non appare affatto impossibile che una di queste combinazioni abbia portato alla nostra nascita, in qualche angolo dell’Universo.

Perché proprio la Terra allora? Perché siamo qui a discutere delle nostre origini e delle meraviglie del cosmo?
Noi siamo il risultato cosciente di una delle infinite combinazioni provate dall’Universo. Se ci sembra tutto così unico e straordinariamente perfetto, è semplicemente perché non potrebbe essere altrimenti, poiché questa è l’unica combinazione che ci ha dato la possibilità di esistere per porci queste domande.
Mi spiego meglio aiutandomi con un esempio.

Vincere al superenalotto è un’impresa molto difficile.
Ci sono circa 622 milioni di combinazioni possibili e solamente una è quella esatta. Se giocassimo una schedina, la probabilità che i sei numeri estratti combacino con i nostri sarebbe quasi nulla, con il rischio molto alto di non vincere neanche tentando per 100 anni.
Se invece 622 milioni di persone si accordassero per giocare ognuno una combinazione differente, allora sicuramente una, in qualche parte del mondo, avrà indovinato la sestina vincente di quella specifica estrazione.
È certo che quel fortunato vincitore si chiederà perché proprio a lui è capitato un evento al limite dell’impossibile.
Il ragionamento razionale ci dice che doveva per forza verificarsi, perché tutte le combinazioni erano state tentate.
L’analisi logica suggerisce che qualsiasi vincitore si sarebbe posto esattamente le stesse domande.
Questa esperienza ci fa capire meglio quello che è stato detto poche righe sopra: per quanto improbabile, se un evento non è impossibile a priori prima o poi nella vastità dell’Universo si realizzerà.

È normale sentirsi fortunati a essere il risultato di questa combinazione vincente, proprio come il vincitore della lotteria. E proprio come in quel caso, prima o poi a qualcuno doveva pur succedere!
Il problema è, piuttosto, un altro.
Nelle estrazioni del superenalotto siamo coscienti del fatto di non aver vinto e magari un po’ delusi; nel caso della lotteria che crea la vita senziente, invece, solamente la combinazione vincente crea esseri in grado di porsi queste domande.
I “perdenti” non hanno la possibilità di rendersene conto, perché semplicemente non esistono.

Questo ragionamento ci porta anche a un’altra deduzione logica. Il fatto che almeno sulla Terra esista vita intelligente è di un’importanza fondamentale: significa che questo evento nell’Universo non è impossibile. Se si è verificato una volta, pur con tutte le numerose variabili richieste, potrebbe verificarsi benissimo altre volte.
L’Universo ha spazio e tempo in abbondanza per provare a indovinare la sestina vincente più di una volta; anzi, probabilmente il numero di combinazioni giocate è di gran lunga superiore a quelle possibili, cioè al numero totale di pianeti.

Non sappiamo quanto valga il rapporto tra il numero delle combinazioni giocate e quelle possibili, altrimenti avremmo un’idea abbastanza chiara del numero di pianeti abitati nell’Universo.
Sarebbe però presuntuoso considerarsi gli unici vincitori della lotteria che ci ha regalato la vita.

Tutto questo non si scontra affatto con il lato spirituale e religioso, perché scienza e logica non potranno mai rispondere in modo adeguato alle domande fondamentali, che in questi casi potrebbero essere: “Perché tra le innumerevoli combinazioni possibili c’è anche quella che genera vita senziente? Perché l’Universo esiste e funziona in questo modo? Chi o cosa ha deciso le combinazioni e fa le estrazioni?”
Per queste domande la logica rappresenta nient’altro che una delle infinite risposte, tutte ugualmente vere e allo stesso tempo false, che il nostro straordinario intelletto è in grado di regalarci.

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