lunedì 26 maggio 2014

La pioggia di meteore non c'è stata, ma...



Lo spettacolo, sbandierato e amplificato dai media generalisti, non c’è stato e un po’ noi “addetti ai lavori” ce lo aspettavamo.
Il nuovo sciame meteorico chiamato Camelopardalidi, attesonel suo picco nella mattina del 24 maggio e potenzialmente osservabile al meglio dagli appassionati del Nord America, non ha rispettato alcune azzardate previsioni che parlavano di una possibile moderata pioggia con 200 meteore al minuto.
Se il ridotto tasso misurato dal vecchio continente confermava, purtroppo, la previsione che il massimo, qualora si fosse presentato, non sarebbe stato visibile, nel nuovo mondo esperti osservatori hanno riportato un numero medio di meteore che non ha superato le 15 l’ora, oltre 10 volte inferiore alle attese.
Questa esperienza ci dovrebbe ancora una volta far riflettere almeno su due punti:
1)      Le previsioni astronomiche di questi eventi, soprattutto nuovi come nella circostanza in oggetto, non sono infallibili; non a caso si chiamano previsioni, parola che dobbiamo prendere con il suo vero significato di “possibilità”, “plausibilità”, non certezza;
2)      Benché abbiamo una voglia matta di stupirci, di assistere a qualche evento fuori dal comune che magari ci faccia sognare e staccare da quella che pensiamo essere una mediocre quotidianità, soprattutto in un periodo generalmente cupo come quello attuale (ma non dal punto di vista astronomico), dobbiamo tenere i piedi ben piantati a terra. Giornali, siti web, in generale i mass media e tutti coloro che hanno interesse nell’aumentare infinitamente l’attenzione dei lettori per questioni di visibilità, ben sanno quanto un evento astronomico fuori dal comune e inaspettato possa attirare l’attenzione di un enorme numero di persone, non necessariamente appassionate alla materia. Di conseguenza, cavalcano la nostra voglia di stupirci senza porsi molti problemi etici a riguardo e puntualmente siamo noi a rimanerci male. La morale della favola? Un evento realmente sorprendente non ha bisogno di essere spettacolarizzato con frasi a effetto e immagini create con Photoshop, ma vive e si propaga di una cosa che in questo mondo effimero non siamo più abituati a considerare: la sostanza.

A ben guardare, allora, uno spettacolo parrebbe esserci stato, qualcosa che è stato citato in dettaglio solamente dai siti di divulgazione astronomica e che sotto certi punti di vista è stato migliore persino della potenziale pioggia di meteore che avremmo potuto osservare sopra le nostre teste.
Stando alle prime informazioni, infatti, alcuni astronomi dilettanti sembra siano riusciti a rilevare alcune meteore impattare sulla superficie lunare. Poiché il nostro satellite non ha atmosfera, qualsiasi oggetto, anche piccolo come una meteora, non viene bruciato dall’aria come sulla Terra, ma precipita al suolo come un vero e proprio piccolo meteorite. L’impatto, a decine di migliaia di chilometri l’ora, produce un’esplosione visibile per qualche istante con qualsiasi piccolo telescopio in quel momento puntato sulla giusta zona.
In questa circostanza la geometria ha aiutato gli osservatori perché gran parte della Luna non era illuminata dal Sole e in quelle regioni si sarebbero resi visibili anche gli impatti meno violenti.
Così sembra essere stato, a guardare le immagini dell’astrofilo italiano Andrea Vanoni. Riprendendo la parte non illuminata della Luna con una videocamera e un telescopio da poche decine di euro, sembra aver catturato alcuni fotogrammi che potrebbero essere la prova dello schianto di piccoli meteoriti sul suolo lunare.
Le prime verifiche sembrano confermare con buona confidenza la bontà delle riprese e la realtà degli impatti: un altro piccolo grande traguardo dell’astronomia amatoriale moderna, quella vera, genuina e condotta con il giusto spirito critico e di osservazione.
Un plauso quindi ad Andrea, ormai una certezza nel panorama astronomico amatoriale italiano.

Uno dei probabili impatti lunari registrati da Andrea Vanoni
 
Gli impatti di piccoli asteroidi sulla superficie lunare non sono affatto rari e una parte molto importante in questo prezioso studio potrebbe venire proprio da chi con passione, ogni notte, punta il telescopio verso il nostro satellite. E se pensate che questa attività non serva a nessuno, parlate con la NASA, il cui interesse per gli impatti lunari è elevatissimo, soprattutto in vista di un futuro ritorno di qualche essere umano lassù, dove la Terra diventa una piccola biglia azzurra immersa nel nero dello spazio.

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