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lunedì 27 aprile 2020

Costellazione della settimana: la Vergine

Descrizione
L’unica figura femminile dello zodiaco è stata identificata, nel corso dei secoli, con tante divinità. 
Per i Babilonesi era Ishtar, dea della fertilità; per i Romani Astrea, dea della giustizia. La Vergine è rappresentata spesso come una figura femminile che tiene su una mano una spiga e sull’altra una bilancia, costituita dalla vicina costellazione.
La Vergine è una costellazione molto evidente nel cielo primaverile, ad est dell’imponente Leone. Riconoscerla non è difficile se si parte da Spica, la stella più brillante, la quale identifica proprio la spiga della vergine. Pensate che Spica è una stella oltre 2000 volte più luminosa del Sole. Trovandoci lontano dal disco galattico, non possiamo aspettarci di trovare molti oggetti galattici, quali ammassi stellari e nebulose. La zona, in effetti, è povera di questi oggetti ma è estremamente ricca di galassie, grazie alla presenza dell’ammasso di galassie della Vergine, un gigantesco agglomerato composto da oltre 2000 galassie, tutte legate dalla forza di gravità, esattamente come le stelle di un ammasso stellare. Distante circa 65 milioni di anni luce, produce una forza di gravità così intensa che sta attirando a sé anche la nostra Galassia, alla velocità di circa 600 chilometri al secondo, senza che noi ce ne accorgiamo!
L’osservazione dell’ammasso di galassie della Vergine è entusiasmante da condurre con un telescopio che vi mostrerà, nell’arco di una quindicina di gradi, decine di piccoli batuffoli, ognuno contenente centinaia di miliardi di stelle.



Oggetti principali

M84-86: Due galassie ellittiche molto vicine. M86 è più grande e leggermente allungata, mentre M84 è più compatta e di apparenza stellare. Sono alla portata anche di un binocolo da 50 mm, evidenti con uno da 80 mm. Al telescopio non mostrano dettagli, se non un alone maggiormente esteso ed evidente quanto più grande è il diametro dello strumento usato per l’osservazione.

M87: Gigantesca galassia ellittica, contenente qualcosa come 1000 miliardi di stelle, con un’estensione pari alla distanza tra la Via Lattea ed Andromeda, è uno dei giganti del cielo. È visibile con ogni telescopio, ma come qualsiasi galassia ellittica è povera di dettagli, a prescindere dalla potenza dello strumento. 
Un telescopio da 150-200 mm la mostra abbastanza staccata dal fondo cielo e dai confini indefiniti, come tutte le galassie ellittiche. Le fotografie condotte con gli stessi strumenti mostrano un enorme getto di materia uscire, a velocità prossime a quelle della luce, dal centro, nel quale si pensa si trovi un gigantesco buco nero di miliardi di masse solari. Nell’alone galattico sono evidenti centinaia, se non migliaia, di ammassi globulari. Si pensa che la galassia ne contenga oltre 10000! Siamo davvero di fronte a un mostro del cielo!

M49: La galassia ellittica più brillante dell’ammasso, visibile in tutti i telescopi, è priva di ogni dettaglio al di là di un nucleo brillante circondato da un alone diffuso.

M104: Soprannominata galassia Sombrero, è una spirale vista quasi esattamente di taglio, a sud dell’ammasso di cui forse non ne fa parte. Nelle osservazioni ricorda la tipica forma del copricapo messicano. È evidente con piccoli strumenti da 90-100 mm, mostra la sua forma curiosa, dovuta alla banda di polveri che attraversa il disco, solamente a telescopi di 150 mm.


3C273: Questa strana sigla identifica il quasar (nucleo molto brillante di una galassia) più luminoso del cielo. Sfortunatamente è solo di tredicesima magnitudine, quindi alla portata di strumenti a partire da 200 mm, ma rappresenta l’oggetto più distante osservabile con un telescopio: ben 3 miliardi di anni luce!

La galassia ellittica gigante M87, nel cuore dell'ammasso della Vergine, osservata attraverso un telescopio da 250mm di diametro.

La bellissima forma della galassia Sombrero (M104) vista attraverso un telescopio da 200 mm di diametro

Mappa dell'ammasso della Vergine. Tutte le galassie sono alla portata di uno strumento da 200 mm di diametro. 



venerdì 13 dicembre 2013

Il cielo nel passato e nel futuro



Benché ci sembrino sempre ferme, le stelle nel cielo si muovono, seppur molto lentamente. Gli astronomi in questi casi parlano di moti propri, generalmente impercettibili dall'occhio nudo in una vita intera, ma fondamentali se facciamo scorrere velocemente il tempo.

L'evoluzione dell'Orsa Maggiore nel corso dei millenni
Se consideriamo i moti propri delle stelle delle costellazioni, almeno quelle più evidenti, e allarghiamo l’intervallo temporale, ci accorgiamo che il cielo che osserviamo in questi millenni non è altro che un’istantanea di un’evoluzione continua e inarrestabile.
Un esempio piuttosto impressionante riguarda il grande carro, asterismo da sempre presente nelle cronache e nei miti di tutte le civiltà. Le stelle di cui è composto hanno moti propri abbastanza elevati e in direzioni diverse, tanto che la figura attuale così somigliante a un carro rappresenta semplicemente un momento casuale tra un futuro e un passato estremamente diversi.
In effetti, quando sulla Terra comparve l’Homo Sapiens, circa 190.000 anni fa, il grande carro era in realtà un gruppo di stelle che poco o nulla aveva in comune con la forma attuale. 

Non solo il grande carro è soggetto ai moti propri, ma tutte le costellazioni non rappresentano altro che la fotografia di un cielo in continuo movimento.
Senza considerare la nascita e la morte delle stelle, la sfera celeste al tempo della scomparsa dei dinosauri, 65 milioni di anni fa, era popolata da disegni totalmente alieni alla nostra cultura. 

Non bisogna comunque andare così lontano nel tempo per accorgerci dei continui cambiamenti del cielo.
Proprio nel 1992 alla stella Rho Aquilae venne cambiato il nome, visto che il suo moto proprio l’aveva portata dalla costellazione dell’Aquila alla vicina costellazione del Delfino. La stessa stella di Barnard, tra circa 11.000 anni, diventerà la più vicina al sistema solare, a circa 3,8 anni luce da noi. 

Una cosa quindi è certa: se l’essere umano continuerà ad abitare questo pianeta, tra qualche centinaia di migliaia di anni potrà solamente osservare nei libri di storia il cielo sotto il quale è nata e si è sviluppata l’attuale civiltà.

mercoledì 24 aprile 2013

Lo Scorpione al contrario

Continuo a rivedere ed elaborare le immagini che ho ripreso durante il mio soggiorno in Australia del Novembre 2012 e quella che sto per proporre, sebbene non ritragga nessun oggetto del cielo profondo, è una delle mie preferite perché si avvicina molto a quello che ho potuto osservare a occhio nudo.

Era il 7 Novembre 2012 e mi trovavo a circa 20 km a est di Mareeba, cittadina del Queensland. Uno spiazzo deserto, quasi completamente libero da ostacoli e immerso nel buio quasi assoluto mi ha fatto assaporare il primo tramonto australiano.
Il Sole che scende verticale sull'orizzonte, le stelle che hanno fretta di accendersi, il giorno che se ne va in una manciata di minuti, ed ecco comparire strane figure nel cielo.
Lì di fronte a me lo Scorpione si tuffava di testa verso l'orizzonte, con la coda distesa quasi verticalmente e finalmente visibile in tutta la sua irresistibile eleganza. Non avevo mai visto nulla del genere; non avevo mai avvistato la coda di questa stupenda costellazione e mai avrei immaginato che da questi luoghi si vedesse così nitidamente.
Ho scattato una foto che ho cercato di rendere più leggibile con Photoshop. Oltre allo Scorpione, parzialmente coperto dalle nuvole, si vedono due puntini intrusi. Chi di voi saprebbe dirmi di cosa si tratta?

Tramonto australe. Clicca sulla foto per ingrandire

mercoledì 28 novembre 2012

Sotto un cielo perfetto. Prologo

Dal 31 Ottobre al 20 Novembre ho finalmente realizzato un sogno che mi portavo dietro fin da bambino: visitare l'Australia, viaggiare tra le grandi città e le sterminate radure, fino a incontrare il deserto e osservare il Cielo, quello con la C mauscola, quella meraviglia che qui in Italia solo i nostri nonni possono ricordarsi, ormai cancellato dallo scempio dell'illuminazione pubblica selvaggia e fuori da ogni controllo.

Il Cielo, quell'ambiente che dalle nostre città appare spesso color arancio e privo di qualsiasi interesse perché popolato al massimo da una manciata di stelle, da un luogo buio, lontano migliaia di chilometri dalle grandi città e centinaia dalle luci artificiali più vicine, si accende come il più grande ed emozionante spettacolo che potremmo mai sperare di vedere.
Le stelle escono allo scoperto. All'inizio sono centinaia, poi diverse migliaia... Insieme riescono a illuminare debolissimamente l'ambiente intorno a noi, che però risulta buio, così scuro che è quasi impossibile vedere i propri piedi o la mano distesa di fronte a noi.

L'imponente luce zodiacale
Brillante di una debole luminosità, questo cielo incontaminato ci svela ad occhio nudo gemme e fenomeni che spesso abbiamo solamente letto, con una buona dose di scetticismo, sui libri di astronomia.
La luce zodiacale, quella debole luminosità visibile dopo il tramonto del Sole o prima dell'alba, prodotta dalla riflessione della luce solare da parte delle polveri presenti lungo il piano dell'eclittica nel Sistema Solare, diventa quasi fastidiosa tanto è evidente.

Una lunga cappa di luce bianca si innalza fino allo zenit, a volte lungo tutta l'eclittica, da orizzonte a orizzonte.
"Cavolo, quelle sono le luci di una grande città!" è l'espressione che ognuno di noi, me compreso, eclamerebbe con una certa delusione la prima volta che la osserva.
Poi subentra la razionalità: "No, non è possibile, sono a 200 km di distanza dal paese più vicino, a 3000 km dalla metropoli, quella non può essere luce artificiale!".

Inizia così una notte perfetta, stupendosi della luce del cielo che noi abbiamo cancellato.
Se poi il chiarore della luce zodiacale si sovrappone al centro della Via Lattea, alto circa 15° sull'orizzonte, lo spettacolo diventa da brividi, qualcosa che nessun libro è in grado di descrivere e nessuno può immaginare fino a quando non lo vede e lo sente con i propri occhi.

Comincia sempre in questo modo una delle 5 notti trascorse nell'outback australiano, in compagnia di canguri curiosi che saltellano e si avvicinano guardinghi a quegli strani animali bipedi che fanno stupidi versi di meraviglia osservando quello che per loro è ciò che di più comune esiste.

Inizia sempre così ogni notte, sia dal punto di vista dello spettacolo del cielo che delle emozioni, troppo grandi e per troppo tempo nascoste per potersi calmare in una manciata di ore, rispetto alle decine di anni trascorsi sotto una stupida cappa di luce artificiale.

Dopo lo stupore iniziale, si ritorna abbastanza lucidi per iniziare a dare un'occhiata al cielo, e subito si scopre che le costellazioni visibili anche dai nostri cieli qui sono....capovolte!
Normale, visto che siamo letteralmente a testa in giù rispetto alle nostre latitudini, ci suggerisce la nostra parte razionale. Eppure è una sensazione troppo strana, direi buffa, se non fosse per il fastidio che si prova cercando di riconoscere, spesso invano, figure sottosopra!

Non c'è tempo per infastidirsi, anzi, si sorride perché si sa perfettamente che questo è solo un intermezzo tra due grandi emozioni: la prima, passata, è proprio la luce zodiacale, mentre la seconda deve venire ed è rappresentata dai tesori visibili solo dall'emisfero australe, quelle gemme brillanti e sorprendenti che il nostro orizzonte ci nasconderà per sempre.

Lo sguardo corre allora verso l'orizzonte sud, perché lì si trova il cielo invisibile.
Una rapida occhiata e subito un disappunto: "ci sono due nuvole in mezzo, guarda quanto sono brillanti e fastidiose, che sfortuna!".
La prima sera si aspetta qualche minuto sperando che se ne vadano, ma non è così: "Siete coriacee, non vi siete spostate di un millimetro!".
Si andrebbe avanti in un'attesa eterna, se non fosse per un dettaglio estremamente importante: in prossimità dell'orizzonte le stelle stanno scomparendo e un'inquietante sagoma scura sta mangiando la debole luminosità del cielo.
A questo punto un dubbio comincia a serpeggiare nell'inconscio ma fa fatica ad affiorare perché la parte conscia cerca di negarlo.
Vengono alla mente le parole lette su un vecchio libro di astronomia: "Da un cielo incontaminato le nubi risultano più scure, a volte come dei veri e propri buchi oscuri".
"Assurdo!" eclamo da solo nel silenzio della notte..."Non ci posso credere, quelle nere come la pece sono davvero nuvole! mai viste così!".
Nuvole nell'Universo: le nubi di Magellano
"Ma allora, cosa sono quelle due nubi brillanti sopra, così simili alle illuminate nuvole dei nostri cieli?"
Se quegli occhi brillanti e un po' inquietanti che mi osservavano in mezzo a un prato avessero avuto coscienza, probabilmente si sarebbero divertiti a esclamare: "Povero ingenuo, ma dove vivi? Quelle sono si nuvole, ma dell'Universo, si chiamano nubi di Magellano!"
Da quel momento in poi, i miei occhi già provati da tante emozioni tutte insieme, si apriranno per raccogliere più luce possibile e non si staccheranno più, per tutta la notte, tutte le notti, da quell'incredibile opera d'arte sopra le nostre teste chiamata Universo... Un'opera d'arte che insieme, nei prossimi giorni, ripercorreremo, sperando che riesca a trasmettervi almeno in minima parte la meraviglia di questo straordinario Universo.