Quando si parla di astronomia, l'anno luce è probabilmente la parola (o le parole) che più ricorrono per la misura delle distanze degli astri, ma gli astronomi, per chissà quale motivo, preferiscono un'altra unità di misura: il parsec. Non c'è problema, possiamo definirlo e magari capirlo pure.
Un parsec corrisponde a
3,26 anni luce e sebbene non rappresenti una particolare svolta nel ridurre i
numeri in gioco quando si parla di distanze extragalattiche, è molto apprezzata
soprattutto dagli astronomi teorici.
Bene, ma come viene definito questo benedetto parsec?
Un parsec rappresenta
la distanza sotto la quale il raggio dell’orbita terrestre o, meglio,
il suo semiasse maggiore, sottende un angolo pari a un secondo d’arco, ovvero
1/3600°.Che vuol dire? In parole semplici, un parsec è la distanza alla quale la separazione angolare tra la Terra e il
Sole sarebbe esattamente di un secondo d’arco.
Quanto è grande
quest’angolo? Non moltissimo, a dire la verità, del tutto simile a quello
sotteso da una moneta di due euro vista (si fa per dire!) alla distanza di 5
chilometri!
In effetti, nell’analisi
etimologica della parola si trova la spiegazione, in pieno stile sintetico e
diretto degli scienziati. Parsec infatti è composta da par, abbreviazione di
parallasse, nient’altro che l’angolo sotteso dal semiasse maggiore dell’orbita
terrestre, e sec, che sta per secondo d’arco!
È per questa particolare
convenzione che la conversione tra parsec e anni luce ha un valore particolare,
perché Terra e Sole appaiono separati di un secondo d’arco esattamente a 3,26
anni luce di distanza.
Naturalmente non ci sono
differenze a utilizzare gli anni luce al posto dei parsec, o viceversa. Tutte e
due le unità di misura sono corrette, ma se vogliamo fare bella figura con un
astronomo professionista, meglio fare qualche rapida conversione e utilizzare i
parsec!
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