Questa è una domanda che in tanti mi fanno, ma è così generica che la risposta lo deve essere altrettanto, anche se non è detto che sia meno soddisfacente.
A me piace pensare che un astronomo è un investigatore del cielo: niente di più semplice.
Attraverso l’utilizzo di leggi fisiche, deduzioni logiche e un’attenta
fase di raccolta delle prove, cerca di comprendere come funzionano tutti gli oggetti
dell’Universo, fino a svelare il funzionamento dell’Universo stesso.
In effetti il lavoro di un astronomo, almeno dal punto di vista
concettuale, non è poi così diverso da quello di un investigatore della
polizia, con qualche piccola, ma sostanziale differenza.
La scena del crimine, ad esempio, non è circoscritta ma occupa una
superficie miliardi di miliardi di volte più vasta della Terra. Anche gli
esperimenti per cercare di riprodurre l’evento non sono facili da condurre. È
in effetti impossibile poter viaggiare verso la galassia che si vuole studiare
o riprodurre in laboratorio una stella per comprenderne meglio il
funzionamento.
Contrariamente a tutti gli altri investigatori, l’astronomo può limitarsi
solamente ad analizzare la radiazione elettromagnetica proveniente dalle
sorgenti del cielo e da questa cercare di caratterizzare i corpi celesti che
l’hanno prodotta.
Si tratta sicuramente del lavoro di indagine più difficile in assoluto,
ma anche, forse, il più appagante, perché non c’è niente di più ambizioso e
meraviglioso che scoprire il funzionamento dell’intero Universo.
L’astronomo del ventunesimo secolo non osserva più direttamente al
telescopio, ma passa gran parte del tempo ad analizzare dati, a fare
simulazioni al computer, a viaggiare per convegni e conferenze e al limite a insegnare
all’università.
L’idea romantica dell’astronomia, fatta di notti stellate, di visioni
stupende al telescopio, appartiene al mondo dell’astronomia amatoriale.
Spesso i professionisti non riconoscono neanche le costellazioni in
cielo!
L’astronomia professionale non è altro che fisica applicata alle stelle,
quindi ricca di formule e dimostrazioni matematiche.
D’altra parte, per
spiegare l’Universo e le regole che segue, non possiamo far altro che
utilizzare il linguaggio veramente universale, quello della fisica, che
utilizza come lettere dell’alfabeto il formalismo e le regole della matematica.Ma non disperiamo: non dobbiamo essere dei provetti matematici per fare gli astronomi, come per parlare non bisogna essere dei linguisti. E non posso che concordare con quanto disse un mio professore universitario: quando ci sono da fare tanti e complessi calcoli matematici si chiama un matematico che li faccia al posto nostro. A noi astronomi interessano poi i risultati e le implicazioni fisiche!
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