Lo spettacolo, sbandierato e amplificato dai media
generalisti, non c’è stato e un po’ noi “addetti ai lavori” ce lo aspettavamo.
Il nuovo sciame meteorico chiamato Camelopardalidi, attesonel suo picco nella mattina del 24 maggio e potenzialmente osservabile al
meglio dagli appassionati del Nord America, non ha rispettato alcune azzardate
previsioni che parlavano di una possibile moderata pioggia con 200 meteore al
minuto.
Se il ridotto tasso misurato dal vecchio continente
confermava, purtroppo, la previsione che il massimo, qualora si fosse
presentato, non sarebbe stato visibile, nel nuovo mondo esperti osservatori
hanno riportato un numero medio di meteore che non ha superato le 15 l’ora, oltre
10 volte inferiore alle attese.
Questa esperienza ci dovrebbe ancora una volta far
riflettere almeno su due punti:
1) Le
previsioni astronomiche di questi eventi, soprattutto nuovi come nella
circostanza in oggetto, non sono infallibili; non a caso si chiamano
previsioni, parola che dobbiamo prendere con il suo vero significato di
“possibilità”, “plausibilità”, non certezza;
2) Benché
abbiamo una voglia matta di stupirci, di assistere a qualche evento fuori dal
comune che magari ci faccia sognare e staccare da quella che pensiamo essere
una mediocre quotidianità, soprattutto in un periodo generalmente cupo come
quello attuale (ma non dal punto di vista astronomico), dobbiamo tenere i piedi
ben piantati a terra. Giornali, siti web, in generale i mass media e tutti
coloro che hanno interesse nell’aumentare infinitamente l’attenzione dei
lettori per questioni di visibilità, ben sanno quanto un evento astronomico
fuori dal comune e inaspettato possa attirare l’attenzione di un enorme numero
di persone, non necessariamente appassionate alla materia. Di conseguenza,
cavalcano la nostra voglia di stupirci senza porsi molti problemi etici a
riguardo e puntualmente siamo noi a rimanerci male. La morale della favola? Un
evento realmente sorprendente non ha bisogno di essere spettacolarizzato con
frasi a effetto e immagini create con Photoshop, ma vive e si propaga di una
cosa che in questo mondo effimero non siamo più abituati a considerare: la
sostanza.
A ben guardare, allora, uno spettacolo parrebbe esserci
stato, qualcosa che è stato citato in dettaglio solamente dai siti di divulgazione
astronomica e che sotto certi punti di vista è stato migliore persino della
potenziale pioggia di meteore che avremmo potuto osservare sopra le nostre
teste.
Stando alle prime informazioni, infatti, alcuni astronomi
dilettanti sembra siano riusciti a rilevare alcune meteore impattare sulla
superficie lunare. Poiché il nostro satellite non ha atmosfera, qualsiasi
oggetto, anche piccolo come una meteora, non viene bruciato dall’aria come
sulla Terra, ma precipita al suolo come un vero e proprio piccolo meteorite.
L’impatto, a decine di migliaia di chilometri l’ora, produce un’esplosione
visibile per qualche istante con qualsiasi piccolo telescopio in quel momento
puntato sulla giusta zona.
In questa circostanza la geometria ha aiutato gli osservatori
perché gran parte della Luna non era illuminata dal Sole e in quelle regioni si
sarebbero resi visibili anche gli impatti meno violenti.
Così sembra essere stato, a guardare le immagini
dell’astrofilo italiano Andrea Vanoni. Riprendendo la parte non illuminata
della Luna con una videocamera e un telescopio da poche decine di euro, sembra
aver catturato alcuni fotogrammi che potrebbero essere la prova dello schianto
di piccoli meteoriti sul suolo lunare.
Le prime verifiche sembrano confermare con buona confidenza
la bontà delle riprese e la realtà degli impatti: un altro piccolo grande
traguardo dell’astronomia amatoriale moderna, quella vera, genuina e condotta
con il giusto spirito critico e di osservazione.
Un plauso quindi ad Andrea, ormai una certezza nel panorama
astronomico amatoriale italiano.
Uno dei probabili impatti lunari registrati da Andrea Vanoni |
Gli impatti di piccoli asteroidi sulla superficie lunare non
sono affatto rari e una parte molto importante in questo prezioso studio
potrebbe venire proprio da chi con passione, ogni notte, punta il telescopio
verso il nostro satellite. E se pensate che questa attività non serva a nessuno,
parlate con la NASA,
il cui interesse per gli impatti lunari è elevatissimo, soprattutto in vista di
un futuro ritorno di qualche essere umano lassù, dove la Terra diventa una piccola
biglia azzurra immersa nel nero dello spazio.
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