Questo post è un estratto del mio libro: 125 Domande e curiosità sull'astronomia, disponibile in formato ebook e in cartaceo.
A cominciare dagli anni cinquanta del 900, gli astronomi hanno cominciato a scoprire degli oggetti peculiari, in breve tempo diventati una delle classi più misteriose dell’intero Universo.
All’osservazione telescopica apparivano come delle deboli stelle di
colore rosso, niente di sorprendente. Ma contrariamente alle stelle, questi
astri emettono grandi quantità di radiazioni elettromagnetiche su quasi tutto
lo spettro, dagli intensi raggi x alle innocue onde radio.
Incuriositi da questa particolare proprietà mai osservata, gli astronomi
cercarono di ottenere degli spettri nel visibile, per capire qualcosa di più
sulla loro composizione chimica.
Rappresentazione artistica di un quasar |
Dopo aver esaminato gli spettri di molte sorgenti, si accorsero che
questi erano spostati tutti verso il rosso, mostravano, cioè, alti redshift.
In breve tempo la spiegazione cosmologica del redshift si rivelò l’unica
ipotesi plausibile: non facevano parte di oggetti estesi in rotazione, né
potevano essere astri dotati di elevato moto proprio, perché tutti sembravano
spostarsi in una sola direzione, a prescindere da dove li si osservi nel cielo.
Ma se il redshift associato era interpretato come l’impronta
dell’espansione dell’universo, questi deboli punti luminosi dovevano essere
qualcosa di tremendamente energetico e terribilmente molto più esotico rispetto
a tutti i fenomeni dell’Universo fino a quel momento osservati.
Questi punti arrossati dall’espansione dell’Universo vennero chiamati
quasar, abbreviazione dei termini inglesi QUASi-stellAR radio source, ovvero
sorgenti radio dall’aspetto quasi stellare.
Il termine “quasi” è fondamentale, perché la stima della distanza
attraverso l’interpretazione del redshift cosmologico diede risultati incredibili.
Tutti i quasar si trovavano a distanze di diversi miliardi di anni luce.
Non ne esiste nessuno entro un raggio di 2 miliardi di anni luce dalla Via
Lattea.
Ma le sorprese non sono finite, perché dalla stima della distanza e della
luminosità apparente, agli astronomi apparve subito chiaro che non poteva
trattarsi di stelle, visto che un quasar medio emette in un secondo l’energia
che il Sole produce in oltre 100.000 anni!
Tutti i quasar, oltre a trovarsi a distanze enormi, sono centinaia di miliardi
di volte più luminosi di qualsiasi stella.
Ci vollero moltissime osservazioni di ottima qualità e le menti più
brillanti per comprendere la natura di questi misteriosissimi oggetti.
Attualmente si crede, con una buona probabilità, che i quasar non siano
altro che nuclei particolarmente brillanti di antiche galassie.
Proprio come le galassie a noi vicine, anche queste possiedono al centro
dei grandi buchi neri, milioni o miliardi di volte più massicci del Sole.
Ma contrariamente agli oggetti recenti, i buchi neri delle galassie
lontane sono attivi, ovvero stanno fagocitando una grandissima quantità di
materia.
Il disco di accrescimento che si forma ha dimensioni di diversi anni
luce; il gas riscaldato a milioni di gradi, prima di venire inghiottito, può
trasformare circa metà della sua massa in energia, secondo la relazione di
Einstein E = mc^2. L’efficienza dell’emissione è elevatissima; basti pensare che la
grande energia proveniente dalla fusione nucleare nelle stelle deriva solamente
dalla trasformazione dello 0,7% della massa delle particelle coinvolte in energia.
In questo modo il buco nero centrale comincia a emettere quantità
spaventose di energia visibile fino ai confini dell’Universo.
da persona ignorante mi chiedo come puo' uscire materia e luce da un buco nero super massiccio ? in questi oggetti la quantistica riesce a trovare uno schema o viene vanificata da leggi a noi ignote ? mi scuso per la mia banalita'
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