Il titolo di questo post può sembrare paradossale, ma non lo è.
Nell’epoca
della globalizzazione e della rete internet che può collegare le più disparate
persone sparse su ogni angolo del pianeta, è possibile fare ricerca astronomica
standosene comodamente seduti sul divano, senza dover comprare alcuno strumento
astronomico.
I
cosiddetti progetti di calcolo distribuito sfruttano il grande numero e l’elevata
potenza dei moderni personal computer, nonché la passione degli amanti
dell’astronomia, per elaborare una mole di dati che altrimenti richiederebbe
secoli ai pochi astronomi sparsi sulla Terra.
Il primo
progetto di questo tipo riguarda il SETI, un programma molto ambizioso per
l’individuazione di eventuali segnali radio di natura artificiale provenienti
da altre stelle.
Il
programma SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence) portato
avanti dall’università di Berkeley, negli anni 90 è stato il pioniere
della rivoluzione del calcolo distribuito.
Gli
astronomi erano infatti ben coscienti che la quantità di dati raccolta dai
potenti radiotelescopi era ben al di là delle capacità dei loro supercomputer,
così idearono un software, denominato SETI@home (http://setiathome.berkeley.edu/) che
funzionava su qualsiasi personal computer, si collegava alla rete e silenziosamente
in sottofondo analizzava i dati raccolti dalle antenne del SETI.
Il
successo di questa iniziativa fu spettacolare.
Nel corso
di pochi anni milioni di computer sparsi in tutto il mondo analizzavano
quantità incredibili di dati.
Il punto
di forza di questo primo esperimento di calcolo distribuito era da attribuire sostanzialmente
alle proprietà del programma creato dagli astronomi dell’università di Berkeley:
il software poteva funzionare su qualunque computer come se fosse uno screen
saver e analizzava in modo completamente automatico i dati. Una volta
terminata la work unit assegnata, la inviava automaticamente ai server
di Berkeley e contemporaneamente scaricava un nuovo pacchetto dati.
Sebbene
si tratti di un modo passivo di fare ricerca astronomica (l’utente non può
intervenire ma presta solamente una piccola frazione della potenza di calcolo
del suo computer), l’idea di aver contribuito ad un progetto di ricerca così
ambizioso come la ricerca di segnali intelligenti nell’Universo ha creato una
community appassionata e molto unita, nonché regalato piccole soddisfazioni
personali.
Lo screen saver SETI@home mostra come vengono analizzati su qualsiasi computer i dati provenienti dai radiotelescopi all’ascolto dell’Universo |
Personalmente
ho contribuito al progetto SETI@home quando ero ancora poco più che bambino e
trovavo una soddisfazione enorme semplicemente nel vedere i dati elaborati mano
a mano dal mio computer e il successivo invio del mio personale pacchetto di
dati. A volte sentirsi partecipi di un grande progetto è ciò che può rendere
migliori le nostre giornate.
Il
progetto SETI@home è ancora attivo, quindi chiunque abbia un computer ed un
collegamento ad internet potrà partecipare.
In questi
ultimi anni non è di certo però restato l’unico progetto di calcolo distribuito
o della cosiddetta “internet-science” (scienza attraverso internet). Da questa
esperienza sorprendentemente positiva, nel giro di pochi anni sono nati altri
progetti di ricerca astronomica.
Attualmente
il calcolo distribuito rappresenta un aiuto insostituibile in alcuni ambienti
della ricerca, che senza la volontaria partecipazione degli appassionati si
sarebbero irrimediabilmente arrestati.
Se le
prime esperienze non prevedevano l’intervento dell’utente, nei progetti
successivi il fattore umano è stato valorizzato ed utilizzato per obiettivi
altrettanto ambiziosi.
Il più
conosciuto ed importante è stato galaxyzoo (http://www.galaxyzoo.org),
un portale internet nel quale agli utenti, previa una registrazione gratuita ed
un piccolo test d’ingresso, venivano sottoposte milioni di bellissime immagini
di galassie non ancora classificate dagli astronomi professionisti (e neanche
mai viste).
Gli
utenti dovevano riconoscere alcune proprietà semplici, come la forma (ellittica
o a spirale), l’inclinazione (viste di profilo o di faccia) ed il senso dell’orientazione degli eventuali
bracci (orario o antiorario). Questo programma mirava a conoscere le proprietà
dell’intera classe galattica attraverso l’analisi di un campione
statisticamente valido, che solamente con il contributo di migliaia di utenti
si sarebbe potuto realizzare.
Attualmente
il progetto è ancora in attività e in continuo sviluppo. Le fasi successive
hanno previsto l’approfondimento della classificazione delle galassie con
domande ancora più specifiche ai 250000 partecipanti attivi.
E come
ricompensa al grande lavoro svolto, il sito http://mygalaxies.co.uk
consente di scrivere qualsiasi messaggio utilizzando le milioni di immagini di
galassie classificate dalla più grande squadra di ricerca mai assemblata per lo
studio di questi incredibili oggetti.
Il
successo di questa versione avanzata di calcolo distribuito superò ogni
aspettativa, sia dal punto di vista della partecipazione che dell’accuratezza
delle analisi, a testimonianza che a volte la passione è un motore più che
sufficiente per contribuire con successo a molti programmi di ricerca.
Gli altri
progetti ancora attivi ai quali è possibile partecipare sono elencati di
seguito:
1) Stardust@home:
http://stardustathome.ssl.berkeley.edu/
. Nel 1999 la sonda della NASA Stardust lasciò la Terra per visitare la
cometa Wild 2. Volando all’interno della sua coda, la sonda, grazie ad una
specie di racchetta fatta di un materiale particolare (aerogel) ha raccolto
alcuni campioni che nel 2006 sono tornati sulla Terra in una capsula speciale.
Il progetto Stardust@home sottopone agli utenti delle immagini riprese al
microscopio del materiale di raccolta dei campioni.
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Il compito è quello di individuare tutti i minuscoli granelli di polveri
cometarie presenti per consentire agli astronomi di estrarli e condurre delle
analisi.
La quantità di polvere cometaria raccolta è infatti esigua rispetto alla
superficie totale della “racchetta”, concentrata in particelle microscopiche;
la loro individuazione da parte di un singolo scienziato richiederebbe secoli,
mentre con l’aiuto di migliaia di occhi è possibile accelerare moltissimo il
procedimento di individuazione. Il progetto, iniziato nel 2006 è ancora attivo;
chiunque può partecipare.
2) Systemic: http://oklo.org/ . La ricerca dei pianeti extrasolari
è una branca molto sviluppata dell’astronomia moderna.
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Rilevare un pianeta extrasolare è però molto difficile, come abbiamo già
accennato. Il metodo che offre migliori risultati è quello delle velocità
radiali, ma spesso i risultati non sono chiari, soprattutto quando osserviamo
sistemi planetari con più di un pianeta. Il progetto sistemi attraverso una
console di comando mette a disposizione dell’utente una console nella quale si
può simulare l’andamento delle curve di velocità radiali cambiando alcuni
parametri (massa della stella, inclinazione dell’orbita, massa e numero dei
pianeti). Le curve di velocità radiale così simulate vengono sovrapposte a
quelle reali. La curva simulata che meglio approssima l’andamento reale identifica
con buona probabilità le proprietà del sistema planetario extrasolare (numero
di pianeti, masse, distanze dalla stella). Il progetto è forse quello più
impegnativo perché richiede una certa pratica soprattutto con la console di comando
ed i parametri da modificare, ma è senza dubbio affascinante
Systemic è un progetto che mette a disposizione le curve di velocità radiali dei pianeti extrasolari e consente agli utenti di ricavare importanti dati dei pianeti rilevati |
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Uno
degli obiettivi della moderna astrofisica è la rilevazione delle onde
gravitazionali, teorizzate dalla relatività generale di Einstein ma mai finora
rilevate. Il modo migliore per misurare l’effetto di un’onda gravitazionale è
quello di studiare sorgenti astrofisiche molto particolari, quali pulsar, buchi
neri e sistemi di stelle di neutroni. Prima di rilevare quindi un’onda
gravitazionale, è meglio sapere dove guardare, scoprendo il maggior numero
possibile di queste sorgenti. Il progetto Einstein@home ha questo duplice scopo.
I dati provenienti da diversi strumenti, tra cui i radiotelescopio di
Arecibo, il satellite a raggi gamma Fermi e il rilevatore
di onde gravitazionali LIGO, vengono fatti elaborare agli utenti attraverso un
programma che funziona in modo simile al progetto SETI@home, che quindi non prevede
l’intervento degli utenti ma solamente la condivisione di una piccola parte
della potenza di calcolo dei personal computer. Nato nel 2005 è ancora in piena
fase di sviluppo. Fino a questo momento ha portato alla scoperta di diverse
pulsar e stelle di neutroni, ma ancora non si sono rilevate onde gravitazionali.
Altri
programmi di calcolo distribuito sono al momento in fase di preparazione. Vale
la pena citare Planetquest, dedicato alla ricerca dei pianeti
extrasolari in transito.
Questa
rivoluzione nel modo di fare ricerca è iniziata in ambito astronomico ma ormai
è portata avanti anche in altre discipline, tra cui la medicina, matematica,
chimica, biologia.
Per lo
sviluppo e la distribuzione dei progetti di calcolo distribuito è stata
sviluppata una piattaforma oper-source (liberamente scaricabile)
denominata BOINC. Il software può essere installato su tutti i computer a
prescindere dal sistema operativo ed è l’interfaccia di molti progetti astronomici
e non, tra cui il SETI e l’appena nato orbit@home per lo studio degli effetti
degli impatti asteroidali sulla Terra. I progetti che è possibile scegliere da
questa piattaforma sono diverse decine e spaziano dalla criptografia alla
chimica:
Tornando
in tema astronomico ma uscendo dal filone del calcolo distribuito, vale la pena
citare un altro progetto di ricerca che è possibile effettuare autonomamente senza
l’ausilio di un telescopio: la scoperta di nuove comete.
La sonda
Soho, in orbita attorno al Sole da molti anni, monitora la corona solare con
camere a grande campo. Spesso capita di osservare piccole comete non conosciute
avvicinarsi al nostro astro che possono essere avvistate solamente dalle
immagini della camera a bordo della Soho.
In circa
16 anni di attività sono circa 2000 le piccole comete scoperte dalla sonda e
moltissime sono state segnalate per prime dagli appassionati che visualizzano
in tempo reale le immagini inviate a Terra dalla sonda e pubblicate sul sito
della NASA: http://sohowww.nascom.nasa.gov/data/realtime/c3/512/
.
Sebbene
la scoperta non porterà il vostro nome, è comunque divertente e rilassante veder
scorrere le immagini alla ricerca di una piccola scia in avvicinamento al Sole.
Nelle
immagini in tempo reale provenienti dalla sonda Soho spesso ci si imbatte in
piccole comete che potrete così scoprire stando comodamente seduti di fronte al
computer.
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