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giovedì 4 febbraio 2016

Uno spettacolare panorama marziano

Se avete visto il film The Martian (Il Sopravvissuto), e se non lo avete ancora fatto fatelo subito, è probabile che vi siate persi, proprio come Mark Whatney, nell'osservare l'affascinante desolazione del panorama marziano, con dune di finissima sabbia che si perdono a vista d'occhio, interrotte solo dalle crude e appuntite rocce di color rosso ruggine, sotto un cielo che a volte si tinge di un pallido rosa perlaceo.

I panorami del protagonista del film erano una ricostruzione (e a volte neanche tanto accurata) di quello che potremmo trovare lassù, su un pianeta distante in media 100 milioni di chilometri dalla Terra. Eppure questa volta la realtà supera la fiction, perché su Marte ci sono al momento due rover perfettamente funzionanti che scorrazzano sulla superficie da diversi anni. Il più recente, grande e potente, Curiosity, ci regala allora un panorama impressionante, ripreso il 19 Dicembre scorso, che ci fa sentire al centro della scena e ci proietta sul pianeta rosso, senza passare per la finzione del cinema.

Con lo sguardo che spazia a 360° e ci permette di osservare dettagli fino a 40 e più chilometri di distanza grazie alla rarefatta atmosfera marziana, questo è il panorama più impressionante che abbia mai visto in vita mia di un altro pianeta del sistema solare. E anche se ormai siamo stati anestetizzati da anni e anni di finzioni cinematografiche, effetti speciali di ogni tipo e ogni situazione possibile, ricordiamoci che questo panorama, anche se ci ricorda scenari già visti in videogiochi e film, ha qualcosa di unico: è reale.

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sabato 22 agosto 2015

Un paesaggio marziano a 132 milioni di pixel!

Non è un errore ma l'ennesima spettacolare immagine di Curiosity, il rover che sta lentamente scoprendo i più grandi misteri di Marte. Questa volta si è davvero superato, riprendendo un paesaggio marziano con un dettaglio incredibile. Un'immagine da 132 milioni di pixel, con una dimensione di 2666X5838 ci porta dentro la splendida desolazione del pianeta rosso, in un mondo non troppo diverso da quello dei deserti più aridi della Terra, come quello di Atacama.

Questa enorme immagine è il frutto della composizione di centinaia di scatti, alcuni dei quali fatti con risoluzioni differenti, assemblati con tanta pazienza dai tecnici della NASA.

L'immagine è pesante, circa 70 MB, quindi consiglio di scaricarla da un computer e con una connessione veloce. Il tempo necessario per caricarla sarà stato ben speso.

Benvenuti su Marte, Signori. Nel ventunesimo secolo, nonostante le distorsioni e le ingiustizie della nostra società, c'è posto anche per sognare ed essere orgogliosi, menstre si osserva dallo schermo del proprio computer la superficie di un pianeta distante decine di milioni di chilometri:
http://mars.nasa.gov/msl/imgs/2015/08/Mars-Curiosity-Rover-Alluring-Martian-Geology-PIA19803-full.jpg



mercoledì 19 agosto 2015

La discesa di Curiosity su Marte in utra HD

Dopo aver visto il breve video che ha ricostruito, sulla base di immagini vere, il flyby di New Horizons a Plutone, ecco un altro filmato ancora più spettacolare.
A poco più di tre anni dall'arrivo su Marte, il rover Curiosity, il più pesante, complesso e, si spera, duraturo manufatto mobile mai spedito fuori dal nostro pianeta, sta raccogliendo una mole di dati impressionanti sul pianeta rosso.

Per il momento, però, torniamo indietro nel tempo a quei momenti concitati di tre anni fa, quando la navicella che ospitava il pesante rover (grosso circa come una Smart) è entrata nell'atmosfera di Marte a grande velocità e in modo del tutto automatico ha raggiunto la zona di atterraggio prevista, ha rallentato nel momento giusto con i suoi potenti razzi, fino a restare in sospensione a qualche metro dalla superficie per liberare e far scendere con un verricello il pesante rover sul suolo marziano. Sette minuti di terrore, così erano stati definiti dai tecnici di missione, sui quali nessun essere umano avrebbe potuto avere il controllo. Tutto infatti era stato affidato ai computer di bordo della sonda a causa del fatto che il segnale proveniente da Marte impiegava più di 20 minuti per giungere sulla Terra. Impossibile, quindi, guidare l'astronave in tempo reale.
Tutto andò bene e il rover, durante le fasi finali della sua discesa, riprese centinaia di immagini (a 4fps) fino al touch down. Quelle immagini sono state ripulite e interpolate per creare un filmato spettacolare in full HD che fa venire i brividi.

Le riprese partono da quando lo scudo termico si sgancia da Curiosity e terminano quando il rover si adagia al suolo in modo delicato e sicuro.
Questa versione, che consiglio di guardare a piena risoluzione e a schermo intero, rappresenta in modo molto fedele e spettacolare quanto successe. Solo l'audio non è reale, ma è stato ricostruito (Curiosity non ha un microfono per registrare l'audio). Incredibile cosa riesca a fare l'essere umano; da brividi!


mercoledì 6 febbraio 2013

C'è o c'era acqua su Marte?

Questo post è tratto dal mio libro "Sognando il Sistema Solare", disponibile in ebook Kindle, in PDF ad alta risoluzione e in versione cartacea con il nuovo titolo di "Conoscere, Capire, Esplorare il Sistema Solare

C'era acqua nel passato di Marte?

Il mistero più affascinante di Marte ruota attorno alla presenza o meno di acqua nel suo passato e nel presente.
Fiume su Marte?
I dati ricevuti dalle prime sonde giunte sul pianeta, tra cui le gloriose Viking, hanno sollevato un problema di cui ancora se ne discute animatamente a distanza di oltre 30 anni.
Le immagini provenienti dalla superficie e dall’orbita hanno fornito numerosi indizi sul fatto che il pianeta un tempo fosse estremamente diverso dall’arido deserto attuale.
Oltre alle peculiari proprietà dell’emisfero nord, che potrebbero essere spiegabili anche con un gigantesco impatto che avrebbe rimodellato la superficie, nel dettaglio il suolo marziano è percorso da quelli che sembrano resti di decine di fiumi e grandi laghi, come quello riportato nell’immagine a destra.
Se infatti confrontiamo queste immagini con le situazioni familiari e più conosciute della Terra, gli indizi potrebbero addirittura trasformarsi in prove evidenti. 

Un fiume che scorre per lungo tempo nel suo letto modella la superficie, leviga le pietre, scava il terreno, muove la sabbia, genera valli e canyon. Molte sono le formazioni di questo tipo scoperte dalle sonde in orbita.
Il fatto che attualmente non vi sia acqua in questi probabili antichi letti, alcuni dei quali davvero giganteschi, è ciò che impedisce agli scienziati di essere certi della loro origine. 

Perché così tanta incertezza?
Sostanzialmente perché la nostra analisi si basa solamente su una somiglianza visiva con le strutture geologiche che sulla Terra sono formate dallo scorrere dell’acqua. Siamo proprio sicuri, però, che non potrebbero esserci altri motivi, che attualmente ignoriamo, per cui su Marte si siano formate strutture simili senza dover per forza di cose considerare l’azione erosiva prodotta dal nostro familiare liquido trasparente?
La prudenza resta d’obbligo anche guardando un’immagine apparentemente eloquente come quella sopra, per un motivo molto semplice: le condizioni di pressione e temperatura sul suolo marziano attualmente impediscono all’acqua pura di esistere stabile allo stato liquido.

Presso i poli è congelata, alle basse latitudini può esserci solo sottoforma di vapore.
Ammettere che quelle strutture siano letti di antichi fiumi, significa quindi rendere implicito che un tempo l’atmosfera del pianeta rosso fosse profondamente diversa, tanto da consentire all’acqua di scorrere liberamente e in grandi quantità.
Uno scenario del genere solleva, proprio come gli imponenti venti marziani, molte altre domande: come si è modificata l’atmosfera? Perché è cambiata così tanto? E dove è finita tutta l’acqua?
Difficile ancora mettere insieme i pezzi di un puzzle davvero estremamente più complicato di quanto si potesse pensare, anche perché molte delle analisi necessarie per confermare o confutare la teoria devono essere fatte sul luogo.
Fino a questo momento sono stati trovati degli indizi, alcuni a dire la verità davvero forti.
Il rover Opportunity ha trovato rocce sedimentarie, che sulla Terra si formano solamente in presenza di acqua.

Ghiaccio d'acqua su Marte
La sonda Phoenix ha confermato che alle alte latitudini il terreno è pieno di ghiaccio d’acqua.
Lo strato di permafrost, così viene chiamato il suolo perennemente ghiacciato, potrebbe contenere una riserva grandissima di acqua, tale da ricoprire buona parte dell’emisfero nord del pianeta se diventasse liquida.
Le osservazioni delle sonde in orbita attorno al pianeta, in particolare quelle di Mars Odyssey, hanno mostrato che senza la protezione del campo magnetico, l’atmosfera del pianeta rosso si sta lentamente disperdendo nello spazio a causa dell’azione erosiva del vento solare.
Questa osservazione è fondamentale, perché se riuscissimo a campire il ritmo con cui l’atmosfera evapora e la sua eventuale stabilità nel tempo, potremmo dare forza alla teoria secondo cui l’antico inviluppo atmosferico del pianeta fosse molto diverso da quello attuale. Se l’atmosfera era più spessa e calda, le grandi quantità d’acqua che ora si trovano nel sottosuolo potevano formare laghi e oceani in superficie.


Acqua nel presente di Marte?
Le indagini condotte dalle sonde, come appena visto, non sono in grado di dirci ancora se nel passato di Marte ci fosse con certezza acqua liquida, ma possono sicuramente aiutarci a comprendere se nel presente questo importante liquido possa ancora scorrere.
Se fino a qualche decennio fa gli scienziati erano convinti che le condizioni di Marte impedissero categoricamente l’esistenza di acqua liquida, le osservazioni più dettagliate dell’intera superficie planetaria degli ultimi anni hanno in parte scalfito queste convinzioni, a dimostrare che non bisogna dare mai nulla per scontato nella scienza!
A cominciare dalla sonda Mars Globar Surveyor, la prima che dall’orbita aveva la strumentazione per riprese in alta risoluzione, sulla superficie del pianeta rosso si sono cominciati a osservare dei piccoli canali da scolo lungo le ripide pareti di crateri o di alcune scarpate.
In poco più di dieci anni il loro numero è salito ad alcune centinaia.
Gli scienziati inizialmente pensavano si trattasse di antichi canali da scolo simili ai grandi letti di fiumi precedentemente osservati sulla superficie, sicuri del fatto che l’acqua liquida non potesse scorrere su Marte. Ben presto, però, Mars Global Surveyor riprese delle immagini che spiazzarono i planetologi di tutto il mondo e riaccesero le speranze sulla possibile esistenza di acqua liquida.
Le immagini riprese a distanza di pochi anni mostravano sensibili cambiamenti nella forma e nel materiale contenuto nei canali. Questo era un chiaro indizio che il fenomeno alla base della loro creazione fosse ancora attivo. 

Cosa sono i gully?
Negli anni successivi le sonde dell’ultima generazione, tra cui l’europea Mars Express e l’americana Mars Reconneaissance Orbiter, hanno ripreso centinaia di altri canali, in inglese denominati gully.

Se alcuni gully sembrano attivi, potrebbero essere causati dallo scorrere di acqua che si trova imprigionata nel sottosuolo e che a volte trova una via d’uscita sulla superficie?
Di nuovo, se fossero stati osservati sulla Terra non avremmo avuto alcun dubbio. Ma è bene ricordarsi che stiamo osservando fenomeni su un altro pianeta sensibilmente diverso dal nostro, per cui lasciarsi trasportare da una facile somiglianza potrebbe essere il modo migliore per cadere in inganno.
C’è poi un problema che non possiamo di certo trascurare: l’acqua liquida sulla superficie di Marte avrebbe vita estremamente breve. Se potessimo aprire una bottiglia sul suolo marziano, questa esploderebbe violentemente perché il liquido inizierebbe a bollire in modo estremamente vigoroso, evaporando completamente in pochi secondi. 

La situazione è simile a quando si getta acqua su una padella rovente usata per la frittura.
Se dovessimo trovarci in prossimità delle regioni polari, invece, la bottiglia congelerebbe quasi istantaneamente.
Se il liquido che crea i gully fosse acqua pura, non potrebbe mai percorrere le centinaia di metri di lunghezza dei canali alle latitudini cui sono stati osservati.
Ma allora, di quale liquido potrebbe trattarsi? E siamo proprio sicuri che debba trattarsi di liquido?
Nel 2009 gli scienziati dell’università dell’Arkansans hanno condotto una serie di esperimenti in laboratorio per comprendere se la sostanza che alimenta i gully possa essere composta da una miscela di acqua e sali.

Dopo molti tentativi è stata trovata la soluzione, semplice quanto efficace: il liquido misterioso potrebbe essere una specie di salamoia.
I sali disciolti nell’acqua ne alterano sensibilmente il punto di solidificazione; con la giusta concentrazione possono permetterle di esistere liquida anche nelle particolari condizioni marziane, sia pur per brevi periodi di tempo.
La salamoia non è stata generata con il classico sale da cucina ma con uno la cui presenza è stata rilevata in abbondanza sulla superficie di Marte: il solfato di ferro.
Quando l’acqua è mischiata alla giusta quantità di solfato di ferro può solidificare a ben -68°C sulla superficie di Marte, una temperatura compatibile con quelle registrate durante il giorno nelle zone interessate dal fenomeno.
Questo proposto, però, è solo un modello che cerca di replicare le osservazioni sulla distribuzione dei gully e sulle proprietà dell’atmosfera marziana, ma è ancora lunghi dall’essere provato. Esso, in effetti, parte dal principio secondo cui i canali siano generati necessariamente da un liquido. Se così fosse, non può che trattarsi di una soluzione di acqua e sali.
Una possibile spiegazione per i gully
 
Una dettagliata analisi delle immagini riprese dalle più recenti sonde automatiche in orbita attorno al pianeta rosso, ha però seriamente messo in dubbio questo modello.
Ci sono molte domande alle quali non si trova una risposta convincente: perché l’acqua dovrebbe scorrere alle medie e alte latitudini, laddove si concentra la grande maggioranza dei gully, e non nelle più temperate zone equatoriali?

Com’è possibile che l’attività dei canali si manifesti solamente durante o al termine della stagione invernale, quando la temperatura è più bassa?
La forma dei nuovi canali è compatibile con lo scorrere di un liquido nelle condizioni marziane?

Recenti simulazioni al computer hanno dimostrato, purtroppo, che i gully, almeno quelli recenti e ad alte latitudini, sono probabilmente generati dal rotolamento di detriti in condizioni asciutte. La teoria attualmente più accreditata prevede un ruolo centrale del ghiaccio secco. Durante gli inverni si deposita in discrete quantità al suolo. In prossimità di pareti ripide può generare valanghe che trascinano a valle i detriti e creano i gully. È inoltre plausibile che sul finire dell’inverno il ghiaccio accumulato cominci a sublimare in conseguenza dell’aumento delle temperature, generando sbuffi di gas che producono piccoli smottamenti.
Certamente un duro colpo per tutti coloro che speravano nell’esistenza di acqua liquida sul pianeta rosso.
Acqua recente su Marte?
Non tutto comunque è perduto. Alcune immagini acquisite a latitudini minori mostrano un’altra famiglia di gully, la cui forma questa volta è compatibile con lo scorrere di acqua liquida in tempi geologicamente recenti. E questo, purtroppo, significa che l’acqua che ha generato questa seconda classe di canali sgorgava probabilmente circa un milione di anni fa.
È un po’ frustrante e sconfortante pensare che basterebbe un’unica spedizione umana per risolvere questo e tanti altri misteri legati al pianeta rosso. Un astronauta che dovesse giungere nei pressi di un gully potrebbe raccogliere il terreno e analizzarlo, scoprendo in questo modo l’età e l’origine di questi misteriosi dettagli.
Tutto questo, però, al momento non è nient’altro che un sogno irrealizzabile.
Dovremo continuare ad affidarci ai piccoli robot automatici per cercare di completare l’intricato puzzle sul pianeta più simile alla Terra che attualmente conosciamo in tutto l’Universo.