martedì 28 aprile 2020

E' scomparso un esopianeta (o forse non è mai esistito!)

Di pianeti extrasolari, o esopianti, ne sono stati scoperti ormai diverse migliaia. La grandissima parte è stata identificata con metodi indiretti, ovvero è stato misurato l'effetto che la presenza di un pianeta provoca sulla stella attorno alla quale orbita (disturbi di luminosità o gravità). Molto pochi, invece, sono i pianeti che siamo riusciti a osservare direttamente scattandogli una "bella" foto, appena 138 su un totale confermato superiore ai 4200, circa il 3%,

A questa ristretta cerchia di pianeti osservati in modo diretto appartiene, o forse sarebbe meglio dire apparteneva, Fomalhaut b, un corpo celeste orbitante attorno alla luminosa stella Fomalhaut, nella costellazione del pesce australe. Fomalhaut è una stella piuttosto giovane e calda, distante circa 25 anni luce, attorno alla quale è presente uno spettacolare disco di polveri esteso per centinaia di miliardi di chilometri. Sul bordo interno del disco il telescopio spaziale Hubble aveva confermato, nel 2008, la presenza di un corpo celeste di massa e planetaria. Fu il primo esopianeta osservato direttamente alle lunghezze d'onda visibili, considerato quindi una scoperta di grande valore simbolico.

Il fu pianeta Fomalhaut b
Nel corso degli anni molti astronomi hanno studiato le peculiari proprietà di questo corpo celeste e sono cominciati a nascere i primi dubbi. Se il fatto che questo oggetto non emettesse una grande quantità di radiazione infrarossa può rappresentare una sorpresa riservata solo ai più esperti, le immagini successive del telescopio spaziale Hubble, fino al 2014, hanno mostrato qualcosa di sconcertante per tutti gli osservatori, anche semplici appassionati: l'immagine del pianeta si stava indebolendo, fino a quasi scomparire nel 2014.

Un pianeta molto luminoso nel visibile ma invisibile nell'infrarosso, nonostante dovesse avere una massa simile a quella di Giove (che emette molta radiazione elettromagnetica nell'infrarosso), del tutto incapace di esercitare qualsiasi tipo di disturbo gravitazionale sull'anello di detriti nel quale orbita, con un'orbita probabilmente aperta che lo avrebbe portato fuori dal sistema, che si affievolisce di centinaia di volte in pochi anni e sembra espandersi. Tanti indizi che alla fine hanno rappresentato una solida prova.

La conclusione alla quale si è arrivati tra il 2019 e il 2020 è che quel pianeta non è mai esistito. Quello che si è osservato è stato un raro, spettacolare, gigantesco scontro tra due planetesimi, corpi celesti che rappresentano le fasi iniziali di formazione dei pianeti. La collisione cosmica ha distrutto i due corpi celesti creando una grande quantità di polveri e calore. Questi nel corso degli anni si sono dissipati, facendo scomparire nel nulla l'immagine di un pianeta storico che in realtà non è mai esistito.

L'Universo, ancora una volta, ci sorprende e ci avverte di non lasciarsi mai andare a facili conclusioni. La ricerca scientifica cerca di osservare nella maniera più completa possibile una realtà che presenta milioni di sfaccettature. Solo con tempo, dedizione e molte osservazioni da diversi punti di vista riusciremo ad avvicinarci più possibile a descrivere la Natura per quello che è e non per come la percepiamo dal nostro limitato e incompleto punto di osservazione iniziale.

Personalmente, visto che ormai conosciamo migliaia di espianti, trovo molto più emozionante il fatto che per la prima volta nella nostra storia abbiamo osservato in diretta il raro scontro tra due corpi celesti di taglia planetaria in un sistema in formazione. Abbiamo infatti la fortuna di osservare in diretta un fotogramma di una lunga storia, probabilmente molto simile a quella che coinvolse 4.6 miliardi di anni fa il nostro Sistema Solare.



Per approfondire, l'articolo scientifico pubblicato su PNAS: https://www.pnas.org/content/early/2020/04/15/1912506117

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