venerdì 11 dicembre 2015

Nuove straordinarie immagini da Plutone

La sonda New Horizons, ormai a centinaia di milioni di chilometri da Plutone, continua a inviare le migliaia di immagini che ha ripreso durante l'incontro ravvicinato dello scorso Luglio e c'è da rimanere ancora più a bocca aperta. Stiamo infatti osservando le migliori riprese mai ottenute di Plutone, con una risoluzione di circa 80 metri per pixel che non sarà di certo superata almeno per i prossimi 20 (ma anche 50) anni.

Montagne di ghiaccio che si affacciano su un bacino congelato. Non è un tipico panorama Lappone, ma la nuova straordinaria immagine di New Horizons.
 
Il dettaglio inquadrato da questa immagine è davvero spettacolare e testimonia sia la complessa geologia di Plutone, a cui nessuno era preparato pensando a un oggetto posto a oltre 4 miliardi di chilometri dal Sole, sia la grandissima qualità delle riprese raggiunta dalle sonde di esplorazione interplanetaria. Immaigni con questa risoluzione, infatti, sono state ottenute solo per Marte, la Luna e un paio tra asteroidi e comete, ma solo dopo anni di tentativi. L'enorme lontananza di Plutone ha richiesto l'assemblaggio di una sonda in grado di ottenere al primo e unico colpo ciò che per altri corpi celesti ha richiesto decine di anni e altrettante spedizioni.

Dal lato prettamente fisico/geologico, questo scatto rivela una marea di dettagli e solleva molte domande. Le montagne in alto sembrano essere dei giganteschi blocchi di ghiaccio duro, probabilmente composto per buona parte (o del tutto) di acqua, che si stagliano su una vasta e frastagliata pianura composta da lastroni di ghiaccio estesi per centinaia di chilometri, probabilmente fatti da materiale più friabile (azoto, ammoniaca, metano?). Le spaccature delle lastre e la concentrazione delle montagne a formare una vera e propria catena montuosa fanno pensare a qualche fenomeno di tettonica a zolle, in cui le placche sono fatte da elementi ghiacciati e possono muoversi su qualcosa che nelle profondità è liquido o semi-liquido.
Queste, però, sono poco più che supposizioni, perché una cosa è certa: la geologia di Plutone è molto complessa e diversa da quella terrestre, quindi deve essere per buona parte riscritta. Qual è infatti la forza che farebbe muovere le montagne e le pianure di ghiaccio? L'interno di Plutone potrebbe essere ancora abbastanza caldo per riscaldare questi elementi fino allo stato liquido o semi-liquido? Se fosse così saremmo di fronte a un pianeta dal comportamento simile alla Terra, solo che al posto delle rocce solide troviamo il ghiaccio e la parte del magma è svolta dai ghiacchi liquefatti sotto la spessa crosta ghiacciata.

Il fenomeno del criovulcanesimo, così sono chiamate le attività che coinvolgono elementi volatili e relativamente freddi come l'acqua liquida al posto del nostro magma, non è una novità per i corpi della fascia di Kuiper, sia dal punto di vista osservativo che, ancora prima, teorico. Tutto dipende da quanto calore questi corpi celesti contengono al loro interno, quindi in definitiva dalla loro massa. Il calore interno di un corpo celeste roccioso dipende in gran parte dal decadimento degli elementi radioattivi intrappolati, come l'Uranio (ma non solo). La quantità necessaria per mantenere caldo l'interno, dopo 4,6 miliardi dalla formazione, dipende dalla massa del corpo celeste (almeno in prima approssimazione). Sappiamo di certo che oggetti come Plutone sono troppo poco massicci per avere oggi un calore residuo in grado di mantenere una temperatura interna sufficientemente alta per generare fenomeni di vulcanesimo caldo che competono alla Terra. Tuttavia, per avere i criovulcani non è necessario raggiungere temperature interne di migliaia di gradi, basta stare intorno agli zero gradi per avere, ad esempio, acqua liquida sotto la crosta superficiale e assegnarle quindi il compito che sulla Terra è svolto dal magma.

Non è allora difficile immaginare che su Plutone così come su Tritone, l'unico altro oggetto della fascia di Kuiper osservato direttamente (anche se "ora" è un satellite di Nettuno), siano stati attivi e lo siano ancora fenomeni di criovulcanesimo o addirittura una vera e propria tettonica a zolle che modella la superficie, crea montagne, valli, spaccature e persino terremoti.
Ecco allora che queste immagini così dettagliate possono riuscire a far luce su uno dei grandi interrogativi che riguardano la complicata geologia dei corpi remoti del Sistema Solare. Inoltre, come sappiamo, la presenza di acquia liquida in modo stabile può rappresentare un abiente favorevole alla nascita della vita così come la conosciamo e se nelle prfodondità ce ne fosse in abbondanza, allora...

Senza spingerci in prematuri voli pindarici (il ruolo mi impone prudenza, ma voi potete pure farlo!), ammiriamo questa immagine, che la NASA ha promesso essere solo la prima di una lunga serie di spettacolari riprese, con il maggiore stupore dato dalla consapevolezza che questi dettagli potrebbero nascondare una storia unica e interessante, che solo noi uomini del ventunesimo secolo possiamo scoprire per la prima volta, stando comodamente seduti sul nostro comodo divano.

Per vedere altre immagini: https://www.nasa.gov/feature/new-horizons-returns-first-of-the-best-images-of-pluto

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