In queste notti autunnali (primaverili per l'emisfero nord) nel cielo del sud si può osservare la costellazione del Centauro. Questa figura mitologica ospita la stella a noi più vicina, Alpha Centauri e molte brillanti stelle. Nella calma notte del deserto di Atacama, dove l'incessante scorrere diurno del tempo improvvisamente rallenta per farci osservare il cielo, questo spicchio di cielo ci regala l'enigmatica presenza di una stella particolare. Non è molto debole, tanto da far parte della costellazione del Centauro, ma sembra sempre avvolta da un alone diffuso, come se non si riuscisse mai a metterla a fuoco. Eppure è poco oltre la magnitudine 3.5 e sarebbe ben visibile persino dagli inquinati cieli italiani nelle periferie delle grandi città.
Mano a mano che la notte passa e le stelle si muovono, questa curiosa stella, chiamata Omega, non cambia la sua peculiare natura. Potremmo viaggiare con la mente per giorni, cercando di immaginare quale sia il fenomeno alla base della sua soffice apparenza. Potremmo inventarci le più assurde storie in merito alla sua origine, o potremmo portare con noi l'oculista di fiducia affinché confermi che la nostra vista sta bene, anche se quella stella non riusciamo proprio a metterla a fuoco.
Potremmo dire e fare tante cose ma l'unica azione sensata sarebbe quella di prendere un telescopio e osservarla. In un secondo verremmo proiettati a poco più di 15 mila anni luce di distanza, in un altro mondo fatto di milioni di stelle più vecchie del Sole, un tempo appartenenti a una galassia che a un certo punto della sua vita ha deciso di unirsi alla Via Lattea. L'abbraccio soffocante della nostra Galassia ha smembrato le parti esterne di quell'isola di stelle, lasciando a noi, giovani osservatori, l'intrigante mistero di una stella sempre sfuocata che al telescopio esplode in un guizzo di pura meraviglia.
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