A seguito della notizia della scoperta del primo pianeta terrestre nella zona di abitabilità della propria stella, quindi potenzialmente in grado di ospitare acqua liquida e, forse, forme di vita, approfondiamo qualche concetto importante che ci farà comprendere meglio quali sono le caratteristiche richieste a un pianeta extrasolare per considerarsi abitabile o simile alla Terra.
In questo post, tratto dal mio libro: "Vita nell'Universo: eccezione o regola?", affrontiamo l'argomento più importante: la fascia di abitabilità.
Nei prossimi post vedremo altre caratteristiche utili per capire quanto un pianeta potrebbe essere simile alla Terra, considerando sempre il fatto che questi corpi celesti, attualmente, non riusciamo a osservarli direttamente.
La fascia, o zona di abitabilità cerca di identificare una banda orbitale attorno a una stella entro la quale un pianeta potrebbe sperimentare le giuste condizioni per l’esistenza di acqua liquida in superficie.
Il concetto, in apparenza semplice, è complicato da una serie
di variabili secondarie che non possiamo ignorare.
Un esempio molto concreto ce l’abbiamo proprio nel nostro Sistema
Solare. La Terra
si trova sicuramente nella fascia di abitabilità e in effetti contiene grandi
riserve di acqua liquida, ma per la
Luna, anch’essa compresa, è tutta un’altra storia.
Fasce di abitabilità attorno a diversi tipi di stelle |
Il concetto di fascia di abitabilità deve essere quindi
preso come una possibilità teorica, un potenziale che sta poi al corpo celeste
decidere di sfruttare o meno. E questo dipende prima di tutto dalla massa, perché
le temperature gradevoli sono diretta conseguenza di un’atmosfera stabile nel
tempo e sufficientemente spessa, possibile solamente se il corpo celeste genera
abbastanza forza di gravità da trattenerla. Marte, ad esempio, secondo alcune
definizioni si troverebbe nel bordo esterno della fascia di abitabilità del
nostro sistema planetario, eppure neanche lui possiede, nel presente, acqua liquida.
L’atmosfera, quindi, deve essere della giusta densità, non
troppo spessa e neanche troppo sottile.
Altro fattore importante è chiamato dagli astronomi effetto
albedo: la copertura nuvolosa può cambiare radicalmente le temperature al suolo
e determinare il congelamento dell’acqua nel caso in cui l’effetto serra fosse
limitato e la luce solare bloccata, oppure farla evaporare qualora le nubi non
siano sufficientemente dense da bloccare un calore stellare troppo intenso.
Inserire nel calderone tutte queste variabili che dipendono
anche dalla storia evolutiva del corpo celeste (che non conosceremo mai) è
molto difficile.
Il termine fascia di abitabilità è stato definito per la
prima volta nel 1993, ma a seguito di migliori studi che hanno preso in
considerazione diversi modelli atmosferici e le proprietà delle stelle,
all’inizio del 2013 un approfondito studio ha leggermente cambiato i valori.
La Terra si trova proprio sul bordo della fascia di abitabilità |
Il lavoro di un nutrito gruppo di ricerca internazionale ha
infatti sviluppato il concetto più preciso di zona abitabile che abbiamo a
disposizione e dato importanti punti di riferimento per tutti coloro impegnati
nella caccia ai pianeti gemelli della Terra.
Per i calcoli sono stati considerati pianeti senza nubi,
meglio, senza una copertura nuvolosa significativa rispetto all’estensione della
superficie e atmosfere di diversa densità e composizione.
Il bordo interno della fascia di abitabilità è determinato
da un pianeta la cui atmosfera non genera un efficiente effetto serra, mentre
il limite più esterno da un corpo celeste con un’atmosfera composta
prevalentemente di anidride carbonica che produce il forte effetto serra
necessario per controbilanciare la scarsa quantità di calore che riceverebbe
dalla stella (fino a 1/4 di quello che riceve ora la Terra).
Il risultato di questi nuovi modelli, applicato al nostro
Sistema Solare, ha permesso di scoprire qualcosa di inaspettato: la Terra si troverebbe attualmente
al confine con il bordo interno e non più nel mezzo come ci si aspettava. I
margini esterni della fascia si estendono fino all’orbita di Marte, che essendo
molto ellittica non è però inclusa del tutto.
La posizione attuale della Terra ci suggerisce uno scenario
che in un prossimo futuro potrebbe cambiare, anche se molto lentamente.
Il
Sole, come tutte le altre stelle, nel corso della vita non mantiene una
luminosità costante, sebbene si trovi nella sequenza principale, quindi in una
fase relativamente stabile.
Quattro miliardi di anni fa la nostra Stella era il 30% meno
brillante di oggi; questo significa che la zona abitabile era sicuramente più
vicina e la Terra
si trovava quasi nel mezzo. Tra 4,5 miliardi di anni il Sole sarà quasi il 50%
più luminoso di ora, con una conseguenza inevitabile: la fascia di abitabilità
si muoverà lentamente nel tempo, scivolando verso regioni più esterne mano a
mano che l’età avanzerà.
La
Terra
tra circa un miliardo di anni potrebbe esserne già uscita, con il risultato che
l’acqua sulla superficie comincerà inevitabilmente a evaporare e perdersi nello
spazio, rompendo definitivamente un equilibrio durato miliardi di anni.
In qualche centinaio di milioni di anni del nostro
bellissimo pianeta azzurro non resterà forse più traccia, desertificato come
l’attuale Marte, che invece potrebbe sperimentare un’inaspettata rinascita
grazie all’ingresso nella fascia di abitabilità, sebbene con un’atmosfera forse
un po’ troppo sottile per prendere il posto che un tempo era della Terra.
Quello che poi succederà dopo, quando il Sole entrerà nella
fase di gigante rossa, è ancora più tragico per il nostro pianeta ma non per altri
fortunati corpi celesti, tra cui Titano, satellite di Saturno.
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