Le
supernovae sono probabilmente gli eventi più violenti ed energetici
dell’Universo e per ora anche i più imprevedibili.
Quando una
stella almeno 8 volte più massiccia del Sole brucia velocemente tutto il
combustibile nel nucleo, la sua esistenza si accinge a terminare in modo
spettacolare.
Per gran
parte della propria vita, come tutti gli astri, brucia idrogeno trasformandolo
in elio. Quando l’idrogeno finisce la stella si espande, il nucleo si contrae
e raggiunge una temperatura ancora più elevata, attorno ai 100 milioni di
gradi, sufficiente a rimpiazzare l’idrogeno con l’elio.
La fusione
dell’elio produce carbonio e ossigeno, ma genera meno energia, per cui la
stella è costretta a bruciare molto più carburante
Ben presto
termina anche l’elio. Il nucleo si contrae di nuovo e l’aumento di temperatura
riesce a fondere anche carbonio e ossigeno, generando elementi ancora più
pesanti, ma producendo sempre meno energia.
La stella
cerca in tutti i modi di evitare un destino inevitabile, utilizzando come
carburante tutti gli elementi che sono stati prodotti dalle reazioni nucleari
precedenti.
Ma ad un
certo punto le leggi della Natura dicono basta.
Arrivati
al ferro i processi di fusione non producono più energia, anzi, la richiedono
dall’esterno. La stella, quindi, non può fare nient’altro per evitare che il
nucleo, composto quasi esclusivamente di questo metallo, collassi su se stesso senza
il contrasto dell’energia liberata dalla fusione nucleare.
La
contrazione è estremamente violenta e rapida, al punto che l’intera struttura
rimbalza su se stessa scatenando una violentissima serie di reazioni nucleari
che interessano anche gli strati esterni.
L’astro esplode letteralmente con una
potenza inaudita, generando la supernova.
La
struttura stellare si disintegra.
I pezzi di
stella vengono proiettati nello spazio a decine di migliaia di chilometri al secondo.
L’esplosione
rilascia una quantità di energia pari a centinaia di miliardi di volte quella
del Sole, risultando visibile anche a distanza di centinaia di milioni di anni
luce.
Le
supernovae sono eventi estremamente rari in una galassia. Nella Via Lattea gli
scienziati stimano un’esplosione del genere ogni 50-100 anni.
Grazie
all’elevato numero di galassie osservabili nel cielo, assistere a
un’esplosione di una supernova extragalattica non è poi così raro. Ogni anno
sono infatti diverse decine gli eventi di questo tipo che vengono scoperti, non
di rado dai telescopi degli astronomi dilettanti.
L’energia
rilasciata da una supernova è così grande che è stato calcolato che se ne
esplodesse una in un raggio di 100-150 anni luce le radiazioni gamma emesse potrebbero
cancellare in un colpo gran parte della vita sulla Terra, compreesi noi esseri umani.
Fortunatamente
non si conoscono stelle abbastanza massicce nelle vicinanze del Sole che
potrebbero provocare un disastro di tale portata.
Nel
passato della Terra, tuttavia, gli scienziati pensano di aver individuato
almeno un evento di estinzione di massa legato all’esplosione di una supernova
vicina. Circa 450 milioni di anni fa scomparve l’85% di tutte le specie
viventi, probabilmente a causa dei raggi gamma provenienti da una supernova
vicina.
La supernova del 1054 ha formato la Crab nebula |
Negli
antichi documenti storici sono diverse le supernovae galattiche osservate,
anche in pieno giorno.
Famoso è
il caso della stella che nel 1054 si rese visibile per alcune settimane,
brillante quasi come la Luna piena vista ad occhio nudo. Quella supernova, a
distanza di quasi 1000 anni, ha generato una delle nebulose più belle e
brillanti: la nebulosa del granchio, nella costellazione del Toro.
Per
assistere all’esplosione di una stella nella nostra galassia, che sia
effettivamente visibile, bisogna avere un po’ di fortuna.
Attualmente
sono due le candidate ideali: Antares, la stella più brillante della
costellazione dello Scorpione e Betelgeuse, astro rosso di Orione. Secondo gli
astronomi, entrambe sono molto prossime alla fine spettacolare e violenta della
loro vita, ma anche in questo caso, il termine “molto prossimo” identifica un
momento casuale da qui a diverse centinaia di migliaia di anni. Meglio, quindi,
non passare la propria vita sperando di assistere alla loro esplosione; tanto
se dovesse succedere ce ne accorgeremmo perché diventerebbero decine di volte
più brillanti di Venere e perfettamente visibili anche di giorno, almeno per
uno o due mesi.
Poi,
lentamente la luce si affievolirà e nel corso di qualche mese quell’angolo di
cielo che per milioni di anni è stato abitato da un astro brillante, risulterà
improvvisamente orfano per sempre di una delle gemme più belle.
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