lunedì 13 agosto 2012

Le silenziose ambasciatrici della nostra specie


Agli albori dell'era spaziale, negli irripetibili anni 70, vennero inviate per la prima volta nel Sistema Solare esterno quattro sonde automatiche. 
Le due Voyager e le precedenti Pioneer alla partenza dall’orbita terrestre vennero accelerate così tanto dai rispettivi razzi che neanche il campo gravitazionale del Sole potrà mai fermarle.

Le Pioneer e le Voyager un giorno esploreranno la Galassia
Dopo il termine delle loro missioni primarie, dopo averci svelato i segreti e le meraviglie dei pianeti giganti gassosi e senza la possibilità (e l’utilità pratica) di modificare sostanzialmente direzione e intensità della velocità, queste piccole astronavi sono state semplicemente abbandonate al loro destino.
Pioneer 10 e 11 hanno interrotto le trasmissioni nella metà degli anni 90, con l’alimentazione di bordo ormai insufficiente per mantenere attive le antenne.
Ben altra sorte, invece, per le due gemelle Voyager 1 e 2.
Dopo aver completato il tour del Sistema Solare esterno il loro ottimo stato di funzionamento ha convinto i tecnici della NASA a dare inizio a una seconda e inaspettata missione.
La VIM (Voyager Interstellar Mission) è nata con l’ambizioso compito di studiare i confini del Sistema Solare e lo spazio interstellare.
Iniziata nei primi anni novanta è ancora in corso e si spera di prolungarla fino al 2025.

Gli scienziati della NASA ritengono che tra qualche anno le sonde potrebbero trovarsi al di fuori dell’influenza del Sole, in balia degli inospitali e ancora sconosciuti spazi interstellari.
La prima a uscire dalla bolla dovrebbe essere Voyager 1, che con una velocità rispetto al Sole di 17,5 km/s è l’astronave più veloce della nostra storia.
Trasmessi gli ultimi dati presumibilmente intorno al 2020, lentamente le comunicazioni si faranno sempre più difficili e deboli, fino a perdere il contatto negli anni seguenti. 

La storia delle Voyager e delle Pioneer andrà però avanti anche senza il nostro intervento: viaggeranno nello spazio interstellare fino a quando qualcuno o qualcosa non fermerà la loro corsa.
Nonostante una velocità elevatissima per i nostri standard, Voyager 1 percorrerà il primo anno luce solamente tra 17.700 anni. Può sembrare un intervallo di tempo enorme per l’umanità e in effetti lo è: basti pensare che le più antiche civiltà si sono sviluppate poco più di 10.000 anni fa e in questo lasso di tempo il rapido progresso tecnologico ha consentito all’uomo addirittura di andare sulla Luna.

Se però si ragiona su scala cosmica, 17.000 anni sono poco più di un battito di ciglia per l’Universo. Il nostro Sole, quindi anche la Terra, hanno 4,6 miliardi di anni e sono poco più dei ragazzi per Universo, la cui età è stimata in quasi 14 miliardi di anni.
Sotto questo punto di vista, Voyager 1 percorrerà 1000 anni luce in 17 milioni di anni, poco più del tempo richiesto per formare un pianeta come la Terra.
In 1,7 miliardi di anni, più o meno il tempo richiesto per la nascita della vita in modo stabile sulla Terra, la sonda avrà percorso ben 100 mila anni luce, il diametro della Via Lattea.
Di fatto, in pochi miliardi di anni le quattro sonde potrebbero esplorare in silenzio tutta la Galassia e visitare miliardi di stelle e milioni di sistemi planetari.

In questo intervallo di tempo il destino della Terra sarà ormai segnato, con il Sole nelle fasi finali della sua vita e il genere umano probabilmente estinto da tempo, ma questi quattro piccoli manufatti continueranno a essere ambasciatori silenziosi di un popolo che per qualche tempo ha abitato un meraviglioso pianeta azzurro orbitante attorno a una piccola stella gialla chiamata Sole. 

Proprio per il significato simbolico di queste sonde, gli scienziati del tempo hanno installato al loro interno dei messaggi da destinare all’Universo o a qualche specie aliena che le dovesse intercettare.
Le Pioneer custodiscono una placca di alluminio con incise le sembianze umane, il nostro posto nel Sistema Solare e nella Galassia attraverso l'identificazione di 14 pulsar, e un'importante proprietà della Natura come testimonianza del nostro livello di conoscenza, detta transizione iperfine dell'atomo di idrogeno.
Le sonde Voyager contengono invece un disco dorato con incisi immagini, suoni, voci, musica e alcune conoscenze fisiche e matematiche. Nell'alloggiamento trova posto anche la penna a punta in grado di leggerlo e sul contenitore sono stampate le istruzioni per decodificare i messaggi, come il numero di giri al minuto che deve compiere il disco.

Anche se più in ritardo, perché partita solamente nel 2006, anche la sonda New Horizons, diretta verso Plutone, si aggiungerà alla ristretta cerchia delle esploratrici interstellari, portando a cinque il numero di manufatti che saremo riusciti a spedire al di fuori dell'abbraccio paterno del Sole.

Forse un giorno lontano qualche specie aliena, in un angolo sperduto della Galassia, intercetterà una di queste sonde e riuscirà a leggere e interpretare le informazioni che custodiscono, nelle quali è riassunta la straordinaria storia della specie umana, i cui sogni senza limiti sono riusciti a vincere la brevità della vita trovando realizzazione e memoria eterna nell’infinità dell’Universo.

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