Agli albori dell'era spaziale, negli irripetibili anni 70, vennero inviate per la prima volta nel Sistema Solare esterno quattro sonde automatiche.
Le due Voyager e le precedenti Pioneer alla partenza dall’orbita terrestre
vennero accelerate così tanto dai rispettivi razzi che neanche il campo
gravitazionale del Sole potrà mai fermarle.
Le Pioneer e le Voyager un giorno esploreranno la Galassia |
Dopo
il termine delle loro missioni primarie, dopo averci svelato i segreti e le meraviglie dei pianeti giganti gassosi e senza la possibilità (e l’utilità
pratica) di modificare sostanzialmente direzione e intensità della velocità, queste piccole astronavi sono state semplicemente abbandonate al loro destino.
Pioneer
10 e 11 hanno interrotto le trasmissioni nella metà degli anni 90, con
l’alimentazione di bordo ormai insufficiente per mantenere attive le antenne.
Ben
altra sorte, invece, per le due gemelle Voyager 1 e 2.
Dopo
aver completato il tour del Sistema Solare esterno il loro ottimo stato di
funzionamento ha convinto i tecnici della NASA a dare inizio a una seconda e
inaspettata missione.
La
VIM (Voyager Interstellar Mission) è nata con l’ambizioso compito di studiare i
confini del Sistema Solare e lo spazio interstellare.
Iniziata
nei primi anni novanta è ancora in corso e si spera di prolungarla fino al
2025.
Gli
scienziati della NASA ritengono che tra qualche anno le sonde potrebbero
trovarsi al di fuori dell’influenza del Sole, in balia degli inospitali e
ancora sconosciuti spazi interstellari.
La
prima a uscire dalla bolla dovrebbe essere Voyager 1, che con una velocità
rispetto al Sole di 17,5 km/s è l’astronave più veloce della nostra storia.
Trasmessi
gli ultimi dati presumibilmente intorno al 2020, lentamente le comunicazioni si
faranno sempre più difficili e deboli, fino a perdere il contatto negli anni
seguenti.
La
storia delle Voyager e delle Pioneer andrà però avanti anche senza il nostro
intervento: viaggeranno nello spazio interstellare fino a quando qualcuno o
qualcosa non fermerà la loro corsa.
Nonostante
una velocità elevatissima per i nostri standard, Voyager 1 percorrerà il primo
anno luce solamente tra 17.700 anni. Può sembrare un intervallo di tempo enorme
per l’umanità e in effetti lo è: basti pensare che le più antiche civiltà si
sono sviluppate poco più di 10.000 anni fa e in questo lasso di tempo il rapido
progresso tecnologico ha consentito all’uomo addirittura di andare sulla Luna.
Se
però si ragiona su scala cosmica, 17.000 anni sono poco più di un battito di
ciglia per l’Universo. Il nostro Sole, quindi anche la Terra, hanno 4,6
miliardi di anni e sono poco più dei ragazzi per Universo, la cui età è stimata
in quasi 14 miliardi di anni.
Sotto
questo punto di vista, Voyager 1 percorrerà 1000 anni luce in 17 milioni di anni,
poco più del tempo richiesto per formare un pianeta come la Terra.
In
1,7 miliardi di anni, più o meno il tempo richiesto per la nascita della vita
in modo stabile sulla Terra, la sonda avrà percorso ben 100 mila anni luce, il
diametro della Via Lattea.
Di
fatto, in pochi miliardi di anni le quattro sonde potrebbero esplorare in silenzio tutta la
Galassia e visitare miliardi di stelle e milioni di sistemi planetari.
In
questo intervallo di tempo il destino della Terra sarà ormai segnato, con il
Sole nelle fasi finali della sua vita e il genere umano probabilmente estinto
da tempo, ma questi quattro piccoli manufatti continueranno a essere
ambasciatori silenziosi di un popolo che per qualche tempo ha abitato un
meraviglioso pianeta azzurro orbitante attorno a una piccola stella gialla
chiamata Sole.
Proprio
per il significato simbolico di queste sonde, gli scienziati del tempo hanno
installato al loro interno dei messaggi da destinare all’Universo o a qualche
specie aliena che le dovesse intercettare.
Le Pioneer custodiscono una
placca di alluminio con incise le sembianze umane, il nostro posto nel Sistema
Solare e nella Galassia attraverso l'identificazione di 14 pulsar, e un'importante
proprietà della Natura come testimonianza del nostro livello di conoscenza,
detta transizione iperfine dell'atomo di idrogeno.
Le sonde Voyager contengono
invece un disco dorato con incisi immagini, suoni, voci, musica e alcune
conoscenze fisiche e matematiche. Nell'alloggiamento trova posto anche la penna
a punta in grado di leggerlo e sul contenitore sono stampate le istruzioni per
decodificare i messaggi, come il numero di giri al minuto che deve compiere il
disco.
Anche se più in ritardo, perché partita solamente nel 2006, anche la sonda New Horizons, diretta verso Plutone, si aggiungerà alla ristretta cerchia delle esploratrici interstellari, portando a cinque il numero di manufatti che saremo riusciti a spedire al di fuori dell'abbraccio paterno del Sole.
Forse
un giorno lontano qualche specie aliena, in un angolo sperduto della Galassia,
intercetterà una di queste sonde e riuscirà a leggere e interpretare le informazioni che custodiscono, nelle quali è riassunta la straordinaria storia della
specie umana, i cui sogni senza limiti sono riusciti a vincere la brevità della
vita trovando realizzazione e memoria eterna nell’infinità dell’Universo.
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