venerdì 29 maggio 2015

Un nuovo libro (ancora): Vent'anni sotto il cielo stellato

Quando si fa astronomia per gran parte della vita, le avventure che si accumulano, belle o brutte che siano, cominciano a essere tante. Parlando con amici e conoscenti, mi sono accorto che alcune di queste, che mi hanno pure profondamente cambiato, forse meritavano di essere raccolte e raccontate. Ecco com'è nato questo libro, leggero, profondo e divertente, perfetto per le belle giornate estive che ci aspettano.


Ecco la sinossi ufficiale: 

Vent’anni, forse anche di più, sono passati da quando scoprii per la prima volta le meraviglie dell’Universo. Questo libro ripercorre le più grandi emozioni e avventure che l’astronomia mi ha regalato in tutto questo tempo.

Scopriremo quella prima Luna vista attraverso il binocolo che diede inizio a tutto. Andremo nei luoghi magici che ho avuto la fortuna di visitare, come l’Australia e la Lapponia, sfidando con rispetto la Natura per osservare fenomeni astronomici indimenticabili. Cercheremo di risolvere situazioni spinose e a volte molto pericolose, sempre determinati a inseguire l’obiettivo che ci eravamo preposti.

Capiremo ben presto che l’Universo rappresenta la più grande scuola di vita che potremo mai seguire. Le lezioni che riesce a insegnarci, semplicemente alzando gli occhi al cielo, ci faranno crescere come uomini e come specie. Sarà proprio guardando alle stelle che troveremo la soluzione ai nostri problemi, piccoli o grandi che siano. 

Sono disponibili le seguenti edizioni:

giovedì 28 maggio 2015

Osserviamo Saturno!



Maggio e Giugno sono i mesi più favorevoli per trovare e poi osservare al telescopio il pianeta più bello di tutti: Saturno. Ecco qualche spicciolo consiglio per non perdersi lo spettacolo.
Saturno è un pianeta così bello, perfetto e surreale che ogni volta lo si osserva, anche fosse la millesima volta, fa battere forte il cuore e lascia senza respiro. Per osservarlo al meglio serve però un telescopio con almeno 50 ingrandimenti, meglio se sono 200.
Mappa per riconoscere Saturno
Molte persone durante le serate osservative restano così sorprese che mi chiedono, tra lo scherzoso e il serio, se dentro lo strumento non ci sia in realtà una diapositiva, tanto è bella e perfetta l’immagine che si ha di fronte. E in effetti la nostra mente fa e farà sempre fatica ad accettare che quel “coso” visibile dall’apertura del telescopio sia un oggetto talmente distante, grande e allo stesso tempo perfetto, da essere davvero reale. Ed è proprio questa l’emozione più forte che si prova.

Quando lo si osserva per qualche minuto e si forza la mente a capire bene il contesto, si iniziano a provare delle vere e proprie palpitazioni, ben più forti di quelle che ci prendono quando siamo follemente innamorati di una persona. Non è facile da descrivere, anzi, è impossibile, un po’ come è impossibile descrivere l’amore a qualcuno che non l’ha ancora provato. Quindi, il mio consiglio è semplice: non serve un telescopio se non lo abbiamo. Contattiamo l’associazione astrofili più vicina, informiamoci su internet quando è meglio visibile Saturno e facciamocelo mostrare da chi ha un telescopio, meglio se bello potente. Non lo dimenticheremo mai!
Il grande satellite Titano è sempre visibile nello stesso campo del pianeta con qualsiasi strumento. Non vedremo naturalmente i mari e i laghi di metano, ma un semplice puntino che accompagnerà nel cielo il gigante con gli anelli, di gran lunga il pianeta più bello del Sistema Solare.

Saturno in un telescopio da 20 cm a circa 200-300X
Se abbiamo un telescopio ma non siamo ancora molto esperti di osservazione, ecco qualche consiglio pratico:
1)        Individuiamo il pianeta a occhio nudo. Non è difficile. In questo periodo si trova infatti nella costellazione dello Scorpione, basso sull’orizzonte verso sud, sud-est a partire dalle 22, non troppo lontano dalla stella Antares. A parte questo astro di colore rosso, nei paraggi non troveremo altre stelle brillanti quanto il Signore degli Anelli, quindi un punto con la luce ferma che rivaleggia in luminosità con la irrequieta luce di Antares sarà di certo il nostro bersaglio;
2)        Allineiamo il cercatore del telescopio. Questa è sempre un’operazione fondamentale che ci permetterà di trovarlo senza perdere la testa;
3)        Inseriamo un oculare che ci dia tra i trenta e i cinquanta ingrandimenti. Sono ancora un po’ bassi ma questo consentirà di farcelo trovare con più facilità e ce lo farà già apprezzare in modo spettacolare;
4)        Per avere la migliore visione inseriamo un oculare che dia tra i 100 e i 200 ingrandimenti. Andare oltre non è vantaggioso anche perché il pianeta sarà sempre basso sull’orizzonte, quindi facile preda della turbolenza atmosferica che farà ballare tutto;
5)        Godiamoci lo spettacolo a bocca aperta!

lunedì 25 maggio 2015

Siamo figli delle stelle

Questo post è stato estratto dal mio libro "La spettacolare vita delle stelle".


Le stelle almeno 8 volte più massicce del Sole terminano la loro vita come supernovae, le esplosioni più violente dell’Universo, visibili fino a miliardi di anni luce di distanza. Ma questi enormi astri non vengono ricordati solo per la spaventosa energia prodotta dalla loro esplosione. Il loro contributo all’Universo è molto più profondo e riguarda anche noi esseri umani.

Durante l’esplosione come supernova, una stella massiccia espelle nello spazio grandi quantità di carbonio, ossigeno, magnesio, silicio e tutti gli elementi fino al ferro.
Durante gli istanti più intensi dell’esplosione si formano anche gli elementi più pesanti del ferro e molto rari: argento, oro, platino, piombo, uranio.

Le supernovae, la fonte della nostra vita
Attraverso le esplosioni come supernovae, le stelle più grandi svolgono da miliardi di anni un’operazione importantissima: prendono in prestito idrogeno ed elio e restituiscono tutti gli elementi presenti in Natura, che si sono prodotti al loro interno durante le fasi di fusione nucleare, o durante l’esplosione stessa.

Ora facciamo attenzione, perché scopriremo una delle cose più affascinanti dell’Universo e dell’astronomia. All’inizio dei tempi, quando nacque l’Universo, esistevano solo due elementi: idrogeno ed elio. Non c’era traccia del carbonio delle nostre cellule, dell’ossigeno che forma l’acqua del nostro corpo e dei nostri mari. Non c’era il silicio che forma le rocce, il calcio delle nostre ossa, il ferro dei nostri attrezzi e delle nostre auto. Non c’era nemmeno l’oro dei gioielli, il rame dei fili elettrici, il platino che ora usiamo persino nei telefoni cellulari. Non c’era niente dei materiali che usiamo, della terra che calpestiamo. Niente con cui costruire i nostri corpi, niente per plasmare qualsiasi forma di vita, niente persino per formare la superficie dei pianeti e i pianeti stessi.

Se possiamo leggere questo post e usare le monete per fare la spesa; se ora viviamo in un Universo di pianeti, asteroidi e comete; se ora viviamo in un mondo fatto di terra, minerali, metalli preziosi e acqua; se ora viviamo… dobbiamo tutto questo solamente alle gloriose stelle massicce che nei miliardi di anni antecedenti la nascita del Sistema Solare hanno prodotto tutti questi elementi e li hanno poi restituiti con le loro possenti esplosioni all’Universo, in modo che una successiva generazione di stelle potesse nascere, formando questa volta anche pianeti con una superficie e forme di vita sempre più complesse.

Alziamo gli occhi da queste pagine e guardiamoci intorno. Qualsiasi cosa che vediamo in questa stanza, persino l’aria che respiriamo, è formata da particelle, da atomi, che si sono formati miliardi di anni fa in qualche posto dell’Universo, nel nucleo delle stelle più grandi mai esistite. Ringraziamo loro che con il sacrificio estremo hanno reso possibile l’aggregazione degli elementi che hanno prodotto un pianeta azzurro bellissimo e forme di vita così complesse che ora sono in grado di rendersi conto della fortuna cosmica che hanno avuto. E allora non è per niente esagerato dire che in ogni cellula del nostro corpo e in ogni granello di terra di questo pianeta vive il ricordo di migliaia di stelle che un tempo lontanissimo ci hanno regalato la possibilità di vivere e pensare.

lunedì 18 maggio 2015

Ci vediamo a Ostellato (FE) sabato 23 Maggio?

Sabato 23 Maggio mi troverò nel bellissimo contesto delle valli di Ostellato, al consueto star party dell'alta risoluzione. Non avrò il mio telescopio ma porterò qualche libro con me e la mattina alle 11 terrò una conferenza nella quale racconterò la fantastica avventura delle aurore che ho avuto il piacere di vivere lo scorso Marzo

Sarà un'occasione per conoscersi, fare due chiacchiere e osservare attraverso numerosi telescopi, quindi se siete nei paraggi venite ad assaporare il bel clima che si respira in mezzo alla Natura e a contatto con le stelle.
Se volete saperne di più sul programma e su come raggiungere il luogo (la partecipazione è gratuita), seguite questo link.

Vi aspetto numerosi!

Quando due stelle esotiche collidono



Ben più rare di tutti i sistemi stellari, le collisioni tra stelle sono fenomeni violenti che servono a spiegare alcune osservazioni particolari.
Durante lo scambio di materia tra due stelle doppie che orbitano molto vicine le une alle altre, può accadere che queste si avvicinino sempre di più, soprattutto se sono così evolute da essersi trasformate già in nane bianche o stelle di neutroni.

La collisione tra due stelle di neutroni
Quando due oggetti così strani orbitano l’uno attorno all’altro a piccola distanza, iniziano a perdere quantità apprezzabili di energia. Come ben sappiamo, però, l’energia nell’Universo non si può creare né distruggere. La rotazione delle stelle l’una intorno all’altra a distanza ravvicinata è un bell’esempio di molta energia al lavoro. Da dove viene l’energia che le stelle usano per ruotare l’una intorno all’altra? Dalla forza di gravità, certo, ma questa dipende proprio dalle proprietà delle stelle. In effetti, se potessero ruotare in questa condizione per sempre, avremmo inventato un modo per produrre energia infinita, una cosa impossibile.

Due nane bianche che ruotano vicine le une alle altre perdono energia in poco tempo e questo le fa avvicinare sempre di più. Il loro destino è scontato: prima o poi si scontreranno. Impossibile immaginare uno scontro tra nane bianche, ma sappiamo dire cosa può succedere. Se la massa complessiva supera le 1,44 masse solari, quando due nane bianche collidono dapprima si fondono, poi l’oggetto che si forma inizia a collassare su se stesso in modo molto rapido. Questo innesca il bruciamento dell’enorme quantità di carbonio presente e fa esplodere la nuova stella come una supernova di tipo Ia, tra gli eventi più violenti dell’Universo.

Se a scontrarsi e fondersi sono due stelle di neutroni, le cose sono ancora più catastrofiche. Se la massa complessiva del nuovo oggetto che si fonde è superiore a 3 volte quella del Sole, allora la nuova stella di neutroni ha vita brevissima: questa inizia a collassare su se stessa e non c’è niente che la possa fermare. La materia si trasforma in un punto e si forma un buco nero. Parte della materia che ancora non si è immersa nell’orizzonte degli eventi viene scaldata, accelerata e convogliata verso i poli del buco nero, che emette un brevissimo e potentissimo fascio “laser” di raggi gamma. Le proprietà del raggio e il principio di emissione sono gli stessi che coinvolgono le ipernovae, le esplosioni degli astri più massicci che si conoscono, ma la durata è minore, al massimo una decina di secondi. Impossibile, di nuovo, immaginare la collisione di due stelle di neutroni e nemmeno noi astronomi sappiamo in dettaglio cosa accade in quei violentissimi istanti. Solo da pochi anni abbiamo capito che alcuni lampi di raggi gamma (in inglese GRB) che si osservano nel cielo possono essere prodotti da questo particolare fenomeno.

Cosa succede, infine, se due buchi neri si scontrano? In questo caso niente di spettacolare. Poiché i buchi neri sono neri, non può uscire nessun tipo di energia dall’interno dell’orizzonte degli eventi, quindi la fusione di due buchi neri non produce spettacoli pirotecnici ma solo un nuovo buco nero il cui orizzonte degli eventi sarà maggiore perché generato da una massa complessiva più grande.