martedì 7 febbraio 2017

Perché la scienza (e la realtà) non è un'opinione



Il selvaggio mondo dell’informazione, che alimenta le più disparate e assurde bufale, ha un effetto devastante sull’intero tessuto della società. Le crescenti teorie del complotto, alcune di un’assurdità logica incredibile (ad esempio le scie chimiche o lo sbarco sulla Luna che non sarebbe mai avvenuto) hanno attecchito come un virus, dando voce e forza a una branca detta scienza “non ufficiale”, che raccoglie tutte le assurdità di una visione alterata della realtà che non ha modo di esistere.

Peggio dei complottisti più duri e intransigenti, che alla base nascondono evidenti problemi psicologici e con cui è inutile parlare persino del tempo che fa fuori, un’occhiata alla società mostra come il mix di ignoranza e di false informazioni abbia provocato un preoccupante senso di aggressiva insicurezza in merito alla conoscenza della realtà che ci circonda. Sono i cosiddetti “neutralisti” o “possibilisti”, gente che fa da garante assoluto a tutte le disparate teorie, che pensa che la descrizione della realtà sia una questione di opinioni, ognuna delle quali ha la stessa probabilità di essere vera e falsa. In ogni caso, tutti hanno diritto ad esprimere la loro opinione e tutte le opinioni valgono allo stesso modo: questi sono i punti cardine del loro modo di pensare. Ecco allora che molto spesso, assistendo all’assurdo teatrino che si sviluppa tra i complottisti malati e qualche divulgatore masochista che tenta di arginare il dilagare di questa preoccupante malattia, molti spettatori si schierano in questo pericoloso limbo: “Credere che siamo stati sulla Luna è un atto di fede come credere che non ci siamo stati” “Che le scie chimiche non esistono è una teoria come quella che dice che queste esistono” “Al mondo ognuno è libero di credere a ciò che vuole, alla falsità degli allunaggi, che la Terra sia piatta, che non esista l'evoluzione delle specie, Che il mondo sia nato nel 4.000 avanti Cristo o giù di lì, o quello che volete.”
Eh no, no e ancora no! Queste frasi dimostrano le carenze del sistema educativo che ci ha cresciuto e la lobotomizzazione di massa operata dai mass media tradizionali, effetti che hanno aperto la strada a un approccio con la realtà che non è assolutamente corretto e che mi rifiuto di accettare nel ventunesimo secolo.

La scienza, che per semplificare possiamo arruolare a sinonimo di conoscenza della realtà, non è una religione, non richiede atti di fede. Nella sua definizione più basilare e semplice possibile, la scienza è un insieme di regole e modi di procedere che hanno l’obiettivo di scoprire la realtà, dimostrandola con prove oggettive e ripetibili, che forniscono una visione di quello che si vuole conoscere quanto più vicina alla realtà dei fatti. Quegli stessi fatti che NON cambiano a seconda del nostro stato d’animo, a seconda di quello che vogliamo credere, a seconda di quello che ci piacerebbe o meno.
La scienza non è democratica e non guarda in faccia nessuno, perché la realtà è tale e tale rimane anche se a miliardi di persone non piace, se miliardi di occhi credono di vedere qualcosa di diverso. Non si tratta più di opinioni ma di fatti supportati da prove. E queste prove sono pubbliche e trasparenti, al punto che qualsiasi persona, se vuole, può trovarle, riprodurle e giudicarle.
Volete un esempio terra-terra? Guardate questa foto e ditemi che colori vedono i vostri occhi.


Verde con strisce di rosa, giusto? Bene, vi state sbagliando: il rosa non esiste. Quest'illusione non vi ha convinto perché avete visto subito il grigio, grazie al monitor del PC o a una differente illuminazione? Allora eccone un'altra:

I quadrati al centro sono di diversa luminosità, chiaro! Bene, vi sbagliate e per provarlo basta misurare l'intensità luminosa con il solito programma. Contro ogni parere di qualsiasi occhio, i valori di luminosità sono identici: questi quadrati hanno la stessa tonalità e la medesima luminosità. Incredibile, vero?
 Di queste illusioni ce ne sono migliaia e testimoniano tutte, nel modo più semplice possibile, a cosa serve il metodo scientifico e perché abbiamo inventato strumenti per indagare in modo oggettivo la realtà, invece di osservarla nel modo soggettivo fornito dal nostro cervello. Scaricate l’immagine, apritela con qualsiasi programma di elaborazione foto e fatevi dire dal vostro computer che colore hanno, oggettivamente, quelle ali che sembrano rosa. Sono grigie: questa è la realtà. E di fronte a noi abbiamo due strade: ci fidiamo di quanto dice il computer, oppure, senza motivo logico, affermiamo che tutti i computer sbagliano, che tutti gli strumenti sono soggetti allo stesso errore e che abbiamo ragione noi a dire che quelle strisce sono rosa, quando tutte le misurazioni dicono il contrario. Sembra un atteggiamento furbo questo? No? Eppure viene applicato allo stesso modo per molte altre situazioni che, non si sa bene il motivo, diventano assolutamente logiche e corrette.

Dire che in merito allo sbarco lunare non ci siano prove e che crederci sia un atto di fede è un’assurdità logica. In merito allo sbarco lunare ci sono montagne di prove: migliaia di foto fatte da diverse agenzie spaziali, strumenti lasciati dagli astronauti che ancora vengono utilizzati oggi, trasmissioni radio intercettate anche da amatori, quintali di rocce lunari e quasi mezzo milione di persone che a vario titolo hanno partecipato alla più grande avventura dell’essere umano, che raccontano tutte la medesima cosa. Ma davvero qualcuno crede che il momento più alto dell’umanità non sia mai avvenuto, sulla base di una visione molto parziale e distorta della realtà? E su quale base voi vi arrogate il diritto di saperne più di fisici, astrofisici e ingegneri spaziali che hanno partecipato al progetto Apollo? Siete seri? Non vi vergognate un po’? Non dovreste studiare un minimo prima di parlare? Non dovreste riconoscere e curare la vostra ignoranza invece di utilizzarla per descrivere realtà alternative che non possono esistere?

Ci hanno insegnato a dubitare, ma ormai dubitiamo di tutto e in modo malato. Dubitiamo non perché non comprendiamo, ma perché abbiamo dei pregiudizi. Dubitiamo non per migliorare la nostra comprensione, ma per spingere l’interlocutore a piegarsi alla nostra malata visione della realtà. Non guardiamo la realtà, ma la faccia di chi ce la racconta. Non ci soffermiamo più sulle spiegazioni, ma sui titoli di studio di chi abbiamo di fronte, con la malata convinzione che più è estraneo all’ambito di cui parla e più libertà di pensiero possiede, quindi maggiore è la sua credibilità. Siamo così ossessionati dalla corruzione che viene raccontata ogni giorno dai mass media, su temi estranei alla scienza, da essere diventati corrotti anche noi, fin nell’anima. Corrotti a tal punto da aver perso ogni contatto con la realtà.

Se si pensa che la conoscenza della realtà sia una questione di opinioni, forse è anche colpa di noi divulgatori che abbiamo dato questa impressione. Perché noi siamo il filtro tra una serie di misurazioni, prove e calcoli difficili da digerire per chi non è del settore e le persone “comuni” che vorrebbero capire. Noi siamo i traduttori, ma a quanto pare non abbiamo tradotto bene. Anche noi divulgatori dovremmo attenerci a un codice etico semplicissimo e quanto mai chiaro: non dobbiamo porci su un livello superiore, calando spiegazioni e teorie dall’alto mascherate da opinioni, perché poi è facile credere che lo siano. La divulgazione della scienza, quindi, dovrebbe innescare un meccanismo per il quale è lo stesso ascoltatore, o lettore, a comprendere quanto si cerca di spiegare, a fare il passo logico necessario per far propria quella spiegazione. Dire: “le scie chimiche sono una stupidaggine”, benché esprima un concetto corretto, è una frase che può essere interpretata come un’opinione, né più né meno dissimile da chi afferma, come nel migliore dei salotti tv, che “ le scie chimiche invece esistono”. Chi dei due ha ragione? E’ qui che entra in ballo la scienza e chi la deve divulgare. Nel primo caso la frase è supportata da prove raccolte da migliaia di persone competenti e indipendenti le une dalle altre, nel secondo da un manipolo di dissociati mentali che non conosce nemmeno le più elementari leggi della fisica.
Ma ormai c’è talmente tanta diffidenza verso noi scienziati che veniamo visti un po’ come le moderne streghe a cui dare la caccia. Allora proviamo a estraniarci un po’ da questo ambito e ad analizzarne uno sicuramente più familiare e meno intriso di contaminazioni ideologiche:

Quando viene commesso un crimine violento, come un omicidio, sono fondamentali le indagini della polizia scientifica che cercano di smascherare il colpevole raccogliendo prove inoppugnabili, oggettive e verificabili. Chi di voi si accontenterebbe di essere giudicato non dalla prova del DNA ma in base alle opinioni di un gigantesco tribunale del popolo, che vi giudicherà in base alle più disparate irrazionalità invece di esaminare le prove oggettive? Anche questa è scienza, ma strano che nessuno abbia sviluppato una teoria del complotto adeguata, ad esempio che il DNA non esiste e che non possiamo quindi vederlo, ergo tutte le condanne basate sul DNA sono un modo che i potenti usano per controllare le masse e tenerle sotto scacco. Assurdo anche solo dubitare di una cosa del genere, vero? Non c’è bisogno di comprendere come sia fatto il DNA per credere che esista davvero e che ogni essere umano ne possieda una sequenza unica, no? Se un giorno arrivasse uno sconosciuto dell’università della vita e dicesse questo, contro il parere di tutta la comunità scientifica globale, verrebbe sbeffeggiato alla grande, no? E allora perché dovremmo dubitare dello sbarco sulla Luna, nonostante sia ben più conosciuto, documentato, studiato e di certo molto più accessibile di quello strano DNA che molti non sanno neanche che forma abbia? Perché in questi casi bisogna disquisire sull’onestà e la competenza dei milioni di scienziati che nel corso di 50 anni non hanno mai messo in dubbio un fatto tanto plateale? Perché l’università della vita diventa un titolo ben più onorevole di un astrofisico o di un fisico quando si discute di scie chimiche? Non si sa, ma una mente che ha mantenuto un minimo di razionalità dovrebbe iniziare a capire molte cose.

Adesso riuscite a capire meglio il concetto che ho espresso prima: mettere sullo stesso piano un’opinione assurda che si basa sul nulla o, peggio, sull’ignoranza, e una spiegazione basata su fatti accertati, provati, dimostrati, pubblici e ripetibili, da parte di persone competenti, è il più grande errore che potremmo mai fare nella conoscenza della realtà. Non sono due piani ben livellati: da una parte ci sono un’accozzaglia di opinioni prive di prove, spesso in contraddizione le une con le altre e con i principi base della fisica (la stessa che funziona tanto bene quando si tratta di farvi scrivere idiozie sui social network), sparate da reietti della società, senza titoli di studi o con un passato conclamato di truffatori, e dall’altra tutto un apparato trasparente di prove consultabili, di dimostrazioni matematiche e logiche inoppugnabili, di situazioni ripetibili e ripetute centinaia, se non migliaia, di volte da persone che hanno dedicato la loro vita a studiare quel determinato ambito. Un musicista che parla di vaccini che causano autismo, contro un medico che dimostra l’inconsistenza di questa fandonia con studi ben documentati, non sono opinioni confrontabili, perché non è corretto definirle opinioni, lo capite? Il primo è un idiota perché pensa certe cose e soprattutto pensa di saperne più del medico, perché si è laureato alla google university e non è stato indottrinato dalla scienza ufficiale. Ma cosa vuol dire?
Se così non fosse, ogni pazzo si potrebbe svegliare un giorno e negare l’esistenza di qualsiasi cosa. Io potrei dire che ho visto volare maiali e ke la scienza (la k non è un caso) cerca di negarlo xké pressata dalla potente lobby degli allevatori di maiale, e ke io ho il diritto di esprimere un’opinione e ke questa è altrettanto vera come quella di ki pensa che i maiali non possano volare. Pensate che una cosa del genere sia assurda? Sì, lo è, ma non meno delle scie chimiche o del finto sbarco sulla Luna, anzi: potrei prendere un maiale, legargli qualche centinaio di palloncini ad elio e farlo fluttuare nell’aria per dire che avevo ragione. Negli altri casi, invece, non si può inventare niente di simile.

Quando si vuole descrivere la realtà – chiamatela scienza o quello che vi pare – le cose funzionano in modo semplice: si fanno delle osservazioni, con strumenti migliori dei nostri soggettivi sensi, si ripetono tali osservazioni, si controlla che gli strumenti funzionano e che le misurazioni siano state prese nel modo corretto, poi si cerca di spiegare il comportamento dei dati con una teoria. Quando tutto l’apparato sembra essere corretto, si pubblicano i risultati e i dati, descrivendo in modo accurato quanto è stato fatto, in modo che tutti gli altri scienziati possano fare tutti i controlli del caso. Una volta che l’impianto è stato confermato, a quello studio viene garantita la pubblicazione e diventa scienza vera e propria; quella teoria diventa qualcosa di reale. Ma teoria non è sinonimo di ipotesi non verificata, di opinione indimostrata. Una teoria è la spiegazione fisica e matematica di una serie di dati e di osservazioni. Una teoria è una linea continua che unisce i puntini rappresentati dalle nostre osservazioni. Una teoria è la traduzione nel linguaggio dell’Universo, la matematica, dei dati che abbiamo raccolto. E’ per questo motivo che per avere una teoria che ben descrive la realtà sono necessarie moltissime osservazioni e verifiche, perché più punti abbiamo e più è facile capire quale curva li unisce, senza ambiguità. Molte nuove teorie si basano su pochi punti e possono rappresentare le migliori curve che li uniscono ma non necessariamente le uniche. E’ questo il motivo per cui una teoria solida richiede spesso molti anni per essere costruita, perché richiede una raccolta di dati e osservazioni enorme, nonché una verifica indipendente da parte di altri esperti. Ci sono allora teorie buone, ma non certe, come quelle che spiegano la nascita e l’evoluzione dell’Universo, ma altre sono quanto di più vicino possiamo immaginare al concetto di certezza, perché regolano persino il funzionamento della nostra vita. Il fatto che i motori degli aerei ad alta quota possano produrre delle scie in grado di persistere per ore ed espandersi fino a creare dei tenui cirri, è qualcosa perfettamente spiegato dalla termodinamica, una teoria estremamente precisa e accurata che non lascia spazio ad altre interpretazioni. Se la termodinamica non funzionasse non ci sarebbero neanche le nuvole e il nostro pianeta sarebbe morto. Se nessuno scienziato mette in dubbio la normale formazione delle scie degli aerei, perché conosce la termodinamica, non vi viene il dubbio che voi che pensate il contrario stiate semplicemente dando prova della vostra ignoranza in materia? Perché invece di riconoscere una propria lacuna si pensa che tutti gli altri (esperti) non ci abbiano capito nulla? Se doveste prendere l'autostrada al contrario, avvertireste la polizia che ci sono centinaia di idioti che vanno nel verso opposto, o vi fareste qualche domanda? Se uno non vuole credere a una teoria, ha tutte le possibilità di studiare e mettersi al lavoro per raccogliere maggiori dati che possano scalfire l’apparato costruito fino a quel momento. Per le opinioni, di nuovo, non c’è spazio.

Arrivati a questo punto, molti vorranno insultarmi, alcuni lo faranno, altri lo avranno già fatto, ma vi prego, fermatevi. Potete insultare chi vi pare ma la realtà non cambia. Perché accanirsi tanto? Noi poveri scienziati siamo degli squattrinati ambasciatori che con mezzi rudimentali cercano di comprendere la realtà. Noi non creiamo qualcosa che non esiste e se dovessimo farlo, per sbaglio o per dolo (esistono anche scienziati corrotti, non siamo mica tutti santi) i colleghi ci metterebbero poco tempo per smascherarci e distruggerci, tanto che una delle più grandi frodi scientifiche degli ultimi anni è stata smascherata proprio dal meccanismo stesso della scienza: la ripetibilità. Uno studio, qualsiasi sia, deve essere ripetibile. Ecco allora che quando un medico disse di aver trovato un legame tra vaccini e autismo, venne smascherato con prove oggettive da altri studi, condotti in modo rigoroso e oggettivo, che smentivano le sue conclusioni. Si scoprì, poi, che il medico aveva pilotato di proposito l’esperimento e i dati per confermare la sua malata idea iniziale. Tradotto nel linguaggio poliziesco, che sembra più scevro da pregiudizi: voi dareste ascolto a un inquirente che fabbrica una prova ad hoc per incastrare un indagato? È una scelta moralmente sostenibile questa?
 Prendervela con noi, allora, equivale a prendersela con l’Universo perché le sue leggi funzionano in questo modo e ha lo stesso senso che bestemmiare contro la gravità se ci buttiamo dal 6° piano e poi ci sfracelliamo. Alzate la voce quanto di pare ma nulla eviterà il botto.

Alla fine di questo lungo post, allora, mi rivolgo a voi, che stando ai dati siete quasi la maggioranza di questo Paese. Vi hanno chiamato analfabeti funzionali e rappresentate il 47%. Ma sono fiducioso sul fatto che, quando si tratta di scienza e di temi sensibili come le scie chimiche e lo sbarco sulla Luna, possiate essere anche di più. A voi che avete elevato l’ignoranza a status di cui andare fieri. A voi che non sapete né volete riconoscere le prove che descrivono la realtà, che credete alle opinioni dei ciarlatani, disprezzando chi è invece titolato a parlare di un argomento. A voi che non comprendete un testo (probabilmente neanche questo). A voi che pensate che studiare equivalga a far parte dell’enorme complotto che cerca di fregarvi l’esistenza, quando invece vi siete bruciati con le vostre mani decidendo di frequentare l’università della vita. A tutti voi, che non comprendendo una cosa, automaticamente crediate che sia falsa e vi arrogate il dovere di farlo sapere al mondo. A voi che non accettate che ci siano persone più intelligenti e istruite di voi, dico una cosa semplice: siete degli idioti. Non ve la prendete; tanto non servirà a niente. Potete inveire contro di me e contro tutti noi scienziati quanto volete ma la realtà è questa: le scie chimiche sono una boiata, sulla Luna ci siamo andati e voi restate degli idioti. Non vi piace questa parola? Allora vi dico che siete degli schifosi razzisti. Non ve la prendete più pubblicamente (più o meno) con chi ha la pelle diversa perché la società ormai non lo accetta più, così vi scagliate contro chi ha potuto e voluto studiare. Il nuovo razzismo, a volte persino incoraggiato dai mass media e dalla società, è questo, è culturale. Badate bene, non è un razzismo classista, che se la prende con i ricchi che opprimono i poveri. E’ molto peggio, perché istruzione e cultura sono appannaggio di tutti, anche dei più poveri come me. Siete degli schifosi razzisti con un ego spropositato: va meglio così? A questo punto avete l’imbarazzo della scelta: siete degli idioti o dei razzisti di m…., o entrambi. In ogni caso, siete la vergogna dell’umanità, quella stessa umanità che 50 anni fa si è riunita attorno all’impresa più grande della sua storia: lo sbarco sulla Luna. Siete la vergogna dei vostri nonni e dei vostri padri, che non hanno mai avuto il minimo dubbio da quale parte schierarsi: loro erano ignoranti ma non idioti. Pur non comprendendo come fosse possibile andare sulla Luna, nel 1969 erano tutti lì, a spingere Neil Armstrong, Buzz Altrin e Michael Collins verso quel mondo lontano che incarnava, in tantissimi umani, il simbolo della rinascita dopo gli anni più bui della nostra storia. Pur non comprendendo come funzionassero i vaccini erano in grado di ascoltare il dottore e di deridere lo scemo del villaggio che al bar predicava, dopo abbondante vino, che questi fossero una truffa. Erano umili e consapevoli dei loro limiti e di quelle enormi conquiste tanto preziose dopo secoli di sofferenze immani. Siete quindi la vergogna della specie umana perché state commettendo un errore che pagheremo presto tutti molto caro: state rinnegando voi stessi e le imprese che hanno permesso a tutti voi di poter vivere la vita agiata che oggi conoscete, di scrivere sullo schermo del computer, di controllare i vostri contatti su Facebook, di raggiungere qualsiasi destinazione con le vostre comode auto. State sputando sulle tombe dei vostri antenati che si sono battuti per regalare a voi, sfigati razzisti, un mondo ben più facile di quello in cui sono vissuti, ricco di sogni e di speranze che loro non hanno potuto perseguire.
Usate nelle vostre tristi vite tutti i risultati scientifici di decenni di studi e di ricerche da parte degli odiosi scienziati, ma continuate a negare gli eventi epocali che hanno dato il via a questa rivoluzione tecnologica e culturale, trascinando la specie umana verso un nuovo, vero, medioevo.

A tutti voi, che nutrite verso di me un odio ancora più massiccio, ora che ho attirato la vostra attenzione con qualche (giusto) insulto, dico solo un’ultima cosa. Ma contrariamente a quanto possiate pensare, non è un insulto, piuttosto una speranza. Guardatevi allo specchio e provate a riconoscere i pessimi esseri umani che siete diventati. Guardatevi e provate a sentire il peso della vergogna per tutto il fango e il disprezzo che provate nei confronti di noi scienziati e divulgatori. Non odiate noi, né la realtà che descriviamo; forse odiate voi e la vostra vita; forse vi sentite impotenti e travolti da cose che non comprendete. Non so quale sia la spiegazione, ma vi prego, trovatela e rimettete sui giusti binari la vostra vita. Ognuno di noi conta per uno ma in una società tanto connessa anche un solo individuo può cambiare il mondo. E il mondo siete voi, siamo noi, siamo tutti insieme. Trovate un minimo di amore per voi e per la nostra specie. Non sentitevi travolti, non fate le vittime del sistema, perché ognuno di noi appartiene al sistema ed è in grado di cambiarlo, a partire dai piccoli comportamenti quotidiani e dal modo di pensare. Aprite un libro di fisica, aprite la home page della NASA e iniziate a studiare. Sconfiggete il pregiudizio, abbandonate il razzismo e ritrovate almeno parte di quella pura voglia di esplorare, di conoscere, di migliorare, che avevate da bambini. Ora che siete diventati grandi, avete la grandissima opportunità di poter mantenere quegli straordinari istinti e cercare risposte grazie alla logica e alla razionalità. E in un’epoca tanto connessa non c’è neanche bisogno di studiare tutti quei simboli matematici tanto astrusi: basta sapere di chi fidarsi e saranno loro, i divulgatori della scienza, a farvi capire quanto è meraviglioso l’Universo là fuori e straordinariamente potente quello che abbiamo dentro di noi. Perché siamo ancora una grande specie e grande è il futuro che ci aspetta. Ricominciamo a sognare e a pensare, o ci estingueremo.

6 commenti:

  1. Purtroppo però queste pagine, per un effetto di selezione dell'informazione nei social, vengono lette prevalentemente da persone che la pensano come te.

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  2. Va bene la prima parte, troppo polemico nella seconda! Sii meno polemico, più sereno. Le ragioni della verità vincono sempre, prima o poi.
    http://www.doppiozero.com/materiali/anteprime/calvino-levi-e-i-buchi-neri
    ciao, Martin

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  3. Daniele, mai sentito parlare di Incompletezza (Gödel, 1931), e di uno scomodo teorema del 1936 di cui Gödel era a conoscenza già prima, ovvero il teorema della indefinibilità di Tarski, del 1936? Hai ragione, è necessario riiniziare a pensare, ma le cose non sempre sono come le immaginiamo. Per inciso per una serie di teoremi embricati la max parte della scienza così come la conosciamo non resiste all'incompletezza.

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  4. Pienamente d'accordo con te Daniele. Purtroppo mi capita sempre di ascoltare fesserie sui complotti oppure che non siamo mai andati sulla luna. E quando chiedo: ma quante volte siamo stati sulla luna? Nessuno che mi risponde bene. E' soltanto per la cattiva abitudine a dubitare senza un minimo di ragionamento scientifico. Dimmi la verità, quando fai una bella foto, la prima cosa che ti dicono è o non è : Ma l'hai ritoccata con photoshop vero? Pazzesco

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  5. Non ti curar di lor... Lo so, ci vuole una gran pazienza.

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  6. Hai ragione a condannare complotti e sciocchezze fantasiose o pseudoscientifiche.

    Mi permetto solo una nota su un punto del tuo articolo che mi ha fatto un po' storcere il naso. Si tratta di una puntualizzazione di natura di filosofia della scienza.

    Non hai, secondo il mio modesto parere, del tutto ragione, quando sembri dire che la scienza è descrizione della realtà. Quella è la motivazione della scienza, ma la scienza in sé non pretende di descrivere la realtà, bensì essa ne costruisce modelli. I modelli non sono la realtà: sono e restano modelli, anche quando superano prove e verifiche.

    Chi crede davvero che un tavolo sia talmente intelligente e abile da misurare il peso di un oggetto che tu ci poggi sopra e compensarlo esattamente con una forza perfettissimamente uguale e contraria? O che un fluido obbedisca alle equazioni di Eulero dal centro del contenitore fino a una certo confine, da dove invece decide di obbedire a quelle di Stokes? O che un sistema minimizzi il funzionale di azione per decidere come evolvere?

    I modelli sono necessari, perché permettono di usare la matematica, sono utili perché funzionano (ciascuno entro i suoi certi limiti), ma non vanno confusi con la realtà.

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