Amo l’astronomia, l’astrofisica e naturalmente
l’esplorazione spaziale. Amo queste materie non come un adolescente può
prendere una cotta irrazionale per una ragazza ma, al contrario, è proprio
l’estrema razionalità che ho dentro a farmi amare ambiti in cui l’uomo mette
alla prova la sua conoscenza, la sua voglia di progredire e di risolvere
problemi, siano essi grandi come una galassia o piccoli come bere un bicchier
d’acqua. Amo la scienza, tutta, perché senza di essa, tutta, staremmo ancora a
cercare un modo per accendere un fuoco, per non far morire i nostri figli poco
dopo la nascita o per evitare malattie catastrofiche come morbillo, polio,
vaiolo, peste. Insomma, se ad accoglierci c’è il più bel presente della storia
degli esseri umani, con la prospettiva di un futuro migliore, non è un caso ma
il frutto indissolubile del progresso scientifico dell’uomo, della voglia e
della capacità, almeno per alcuni, di guardare oltre il dito che punta un
problema per cercare di risolverlo, in modi e tempi imprevedibili. È un
approccio che funziona, che ha sempre funzionato e che funzionerà, almeno
finché ci sarà qualcuno che sarà in grado di vedere al di là della propria
mano.
Rappresentazione artistica di TGO e Schiaparelli |
Spesso il lavoro di chi fa ricerca o di chi la divulga,
soprattutto nell’ambito astronomico e spaziale, è avvolto da un pesante velo di
indifferenza e ignoranza, un mix che ci consente di fare il nostro lavoro,
sebbene con un po’ di latente frustrazione, in tranquillità e al riparo dal
clamore mediatico che è in grado di creare sempre più problemi che soluzioni.
Spesso, ma non sempre: non avrei mai pensato che quelle poche volte che
astrofisici e ingegneri spaziali fossero venuti alla ribalta sarebbe stato per
subire un’onta peggiore della più assordante indifferenza.
La notizia naturamente riguarda l’arrivo su marte della
prima spedizione del programma ExoMars dell’ESA e il fallimento del lander
Schiaparelli, che a quanto pare si è schiantato sulla superficie del pianetarosso.
Mi sono sentito in dovere di scrivere due parole, che poi
due non sono, ma spero che il tempo che ruberò alle vostre vite sarà stato
speso bene.
ExoMars è davvero un
fallimento?
A livello tecnico è inutile scaldarsi. L’ESA aveva già messo
in chiaro la questione da anni, non da giorni, come dice qualche commentatore
della domenica. La missione ExoMars prevedeva un orbiter, detto TGO, e una
piccola sonda da usare solo come test tecnologico per le fasi di atterraggio,
denominata Schiaparelli. La missione principale, di gran lunga più importante,
è quella di TGO, tanto che Schiaparelli non era stato dotato neanche di
pannelli solari: sarebbe quindi morto dopo qualche giorno sulla superficie di
Marte, una volta esaurite le sue batterie. Il piccolo lander
era così semplice a livello scientifico che non era neanche predisposto a
catturare immagini della superficie, visto che era dotato di una fotocamera in
bianco e nero che avrebbe dovuto riprendere solo le ultime fasi della discesa.
Insomma, a prescindere dalle opinioni, Schiaparelli era davvero solo un test,
quindi dire che tutta la missione è un fallimento rappresenta ormai una
consapevole bugia che sarebbe meglio smettere di raccontare. La sonda madre,
infatti, TGO, è in ottima forma e rappresenta una pietra miliare per
l’ambizioso piano di esplorazione dell’ESA dei prossimi anni.
E anche se lo fosse,
è la ricerca, baby
Le previste fasi di discesa di Schiaparelli |
Naturalmente se Schiaparelli si è schiantato, non tutto è
andato come doveva, anche se il suo apporto scientifico alla missione, sul
suolo di Marte, era quasi nullo. Quello che sappiamo è che i retrorazzi non
sembrano aver funzionato per il tempo previsto e che forse il paracadute non si
è aperto quando avrebbe dovuto. La chiarezza sulle delicate vicende dell’ultimo
minuto di vita del piccolo lander verrà alla luce nelle prossime settimane e
sarà ricca di dettagli e particolari, com’è giusto che sia. Quello che possiamo
dire al momento è che così funziona la ricerca. Quando ci si avventura in un
campo nuovo, gli errori non solo sono inevitabili ma fanno parte del gioco: che
ricerca sarebbe se andassimo a colpo sicuro e sapessimo esattamente cosa fare e
come farlo? L’esplorazione e la ricerca hanno in comune la conoscenza
dell’ignoto: se si sa già cosa ci aspetta, cosa può andare storto e come
affrontare ogni situazione non stiamo facendo ricerca ma qualcosa di già
conosciuto. Non è un caso che Schiaparelli fosse un test: si dovevano provare
le procedure e gli accorgimenti per fare qualcosa che all’ESA non hanno mai
fatto. È la ricerca, baby, che insegna anche qualcosa molto utile nella vita di
tutti i giorni: il fallimento è un modo per capire la strada da prendere, gli
errori da evitare, le correzioni da effettuare. È così che si impara, che ci si
evolve: può non piacerci ma così funziona tutto il mondo, persino la Natura (la
parola evoluzione non vi dice niente?).
Il
fallimento di Schiaparelli non è il primo e neanche l'ultimo: più della
metà delle missioni dirette verso Marte, sin dalla metà degli anni 60, è
fallita e solo gli americani sono riusciti a far atterrare qualcosa
sulla superficie sano e salvo. Si parla di maledizione marziana, ma la
realtà è che atterrare su Marte è molto complicato e richiede dei
sistemi di guida autonoma (vi dice qualcosa questo termine? Se ne parla
anche nella vita di tutti i giorni ormai) molto precisi e affidabili. E'
questo il gusto della sfida, la naturale attrazione per qualcosa di
quasi impossibile ma terribilmente affascinante, per un sogno che in un
primo momento sembra irrealizzabile ma poi, chissà, potrebbe funzionare.
E' un'attrazione che ci regala un perenne brivido lungo la schiena e ci
rende felici di essere vivi. Che gran peccato, invece, per chi non
riesce a emozionarsi per imprese di tale portata, perché manifesta una
triste aridità interiore.
Potere all’ignoranza
La storia del progresso umano è sempre stata trainata da un
gruppo di persone, che oggi chiamiamo ricercatori, esploratori o visionari,
limitatissimo rispetto alla popolazione mondiale, che con le proprie idee,
intuizioni e battaglie ha fatto progredire tutta l’umanità verso un benessere
che nella storia non ha mai conosciuto uguali. È normale quindi che tutta
l’umanità si regga su un manipolo di centinaia di migliaia, forse qualche
milione, di persone che dedicano la propria vita alla ricerca, alla scienza.
Perché, d’altra parte, è sicuro che senza scienza l’uomo non può progredire, in
alcun modo. Non stupiscono, quindi, certe critiche, quelle che si ricevono nel
peggior bar di Caracas tra uno shot di rum e l’altro: in un certo senso è una
manifestazione folkroristica dell’essere umano su cui ci si possono fare due
risate. Ma nel mondo attuale, globalizzato, unito dal comune rumore di fondo
dei social network che danno voce a tutti, con il medesimo diritto, e
dell’informazione che invade le nostre vite lasciandoci in pace solo quando
dormiamo, l’aspetto folkloristico si è trasformato in una pericolosa caccia
alle streghe, alimentata da un’immensa ignoranza
Un’ignoranza inconsapevole, distorta dalla realtà che si
sceglie di osservare, da rendere arroganti al punto di sentirsi in dovere di
esprimere un’opinione, spesso intrisa di odio e disprezzo verso quegli
“scienziati incompetenti”, loro che hanno studiato per anni quando bastava
frequentare l’università della vita, per capire come va il mondo. Un’opinione
che nella mente di molti risuona così importante e pomposa da reputare un
dovere il fatto di esprimerla, non più un mero diritto che spetterebbe alla
propria coscienza se rendere pubblico o meno.
Anche i miei nonni erano ignoranti, ma lo sapevano. Ecco
perché quando il dottore gli diceva di fare un vaccino, loro, senza capire come
funziona un vaccino e senza mettere in dubbio la sua efficacia, ascoltavano il
dottore perché: “Lui ci capisce, altrimenti non ci vado”. Oggi chi non capisce
come funziona una cosa è perché ha un’idea propria e distorta, della quale si è
innamorato come un tossicodipendente cronico della dose della mattina, che
sente in dovere di sbandierare a tutto il mondo, perché alla fine: “Io sono io
e voi non siete un cazzo!” è una frase che molti universitari della vita,
coloro che si informano su siti internet che parlano di scie chimiche e sbarchi
lunari farlocchi, pensano davvero.
Questo oceano in tempesta dell’esaltazione della propria
ignoranza, di una carenza di intelletto scambiata per indipendenza di pensiero,
ha travolto anche l’informazione generalista, almeno una consistente parte. Flotte
di analfabeti scientifici, tirati su orgogliosamente da un sistema scolastico
fallimentare, hanno il potere di divulgare le proprie idee su importanti mezzi
di informazione, senza conoscere affatto il campo di cui stanno parlando,
contribuendo a coltivare l’ignoranza arrogante di quelle che un noto critico
d’arte chiamerebbe capre, ripetendolo almeno tre volte.
Non viviamo nel
benessere per caso
Perché esplorare lo spazio? Perché andare su Marte con tutti
i problemi che abbiamo?
Queste due domande possono essere attaccate da almeno tre fronti:
uno prettamente logico, l’altro culturale e, infine, il terzo, pratico.
Dal punto di vista logico i problemi ci sono e ci saranno
sempre; se smettiamo di fare tutte le altre cose prima di risolverli, ci
estingueremmo. Perché comprare un telefono da centinaia di euro quando in
Africa ci sono bambini che muoiono di fame? Perché andare al ristorante quando
c’è gente che non ha un panino? Perché farsi una doccia al giorno quando in
Africa ci sono persone che muoiono di sete? Perché comprarsi vestiti quando
milioni di persone non se li possono permettere? Perché perdere tempo su Facebook
quando si potrebbe andare a fare beneficenza? Perché fare l’amore con il
proprio partner quando ogni giorno muoiono migliaia di bambini e si potrebbe
usare il tempo in cui cerchiamo di godere a fare del bene per gli altri?
Sono domande sensate o stupide? Anche se sotto ci potrebbe
essere, a volte, una sensibilità verso i problemi del mondo, il che è un bene,
le domande sono stupide perché è stupido il modo in cui si affronta la
questione, oltre che ipocrita. Qualcuno direbbe che sono tutti buoni samaritani
con il fondo schiena degli altri. È facile criticare una missione verso Marte
quando il 90% della nostra ricchezza viene sperperata in oggetti inutili, per
viziarci e ingrassare come maiali al punto da non riuscire più a muoverci,
vero?
Perché spendere soldi per vedere una partita di pallone, per
organizzare manifestazioni sportive, per andare a vedere un film al cinema e
ingozzarci di pop corn, quando nel mondo ci sono così tanti problemi e i soldi
servono per sfamare gli africani? Ecco, che sensazione si prova quando demagogia
e populismo si basano su fatti reali che mostrano la vostra superficialità e
ipocrisia?
Dal punto di vista culturale, la ricerca, qualunque sia, compresa
l’esplorazione dello spazio, è ciò che ci differenzia dalle scimmie, con
rispetto parlando per loro; è un ottimo indicatore della ricchezza culturale di
una società e dei suoi abitanti. E se in Italia le cose non vanno bene, con
decine di migliaia di giovani laureati costretti a emigrare per ottenere un
minimo di dignità, il motivo è che non si fa abbastanza ricerca. Questo è un
Paese vecchio, ma non solo anagraficamente. È un Paese vecchio di idee, che si
è arricchito senza migliorare il proprio livello culturale, con il risultato che il misero e umile contadino, come lo era mio nonno, si è trasformato in un
bifolco arricchito e viziato, con l’idiota convinzione di essere acculturato,
di avere dovere di opinione su tutto, pur non sapendo un cazzo. Un Paese di bifolchi
travolto da un immeritato benessere economico e che ora si sente così potente
da millantare verità su stupide scie chimiche o sui vaccini che causano l’autismo.
Gli scienziati veri? Gente che non capisce nulla, nella migliore delle ipotesi.
Dei patetici corrotti, al soldo dei potenti, nei casi più gravi.
Fare ricerca, fare scienza,
spendere soldi per scoprire chi siamo, da dove veniamo e dove possiamo
arrivare, risponde alla nostra voglia ancestrale di conoscere e di esplorare; è
ciò che ha guidato la nostra intera evoluzione. Se ci fossimo fermati non
saremmo qui a scrivere e a leggere su uno schermo di un dispositivo che sta nel
palmo della nostra mano. Si potrebbe dire, allora, sotto questo punto di vista:
a cosa serve la musica, la letteratura, l’arte, la pittura?
Il terzo punto è prettamente
pratico. In fin dei conti le capre se ne infischiano della cultura, degli
ideali di progresso ed esplorazione: sono contente di pasturare sempre nello
stesso campo, senza mai guardare in alto per chiedersi chi sono e cosa ci fanno
lì. Basta dar loro da bere, mangiare e qualche sedativo tecnologico per sprecare
il proprio tempo senza dover pensare davvero al prossimo e ai problemi del
mondo. La ricerca, anche spaziale, al contrario dell’abbuffata superflua di
sushi del sabato sera (quanti bambini si potevano sfamare con tutto quel cibo??),
ha un impatto incredibile sulle nostre vite. Se oggi stiamo bene, come ho già
detto, non è un caso. Gran parte della nostra tecnologia e del nostro benessere
derivano direttamente o indirettamente da pionieristici studi aerospaziali.
Quelle sonde inutili mandate su Marte, sin dagli anni 60, hanno testato
materiali e tecnologie che ora noi usiamo tutti i giorni e delle quali non
possiamo più fare a meno. Tecnologie e soluzioni che possono risolvere anche i
problemi di questo mondo, come fame e sete, se solo la politica, quindi il
popolo sovrano, lo volesse davvero. La verità, cari leoni da tastiera, è che
siete voi, con la vostra egoistica, miope e sommamente ignorante visione del
mondo a impedire che i problemi grossi di questa Terra vengano risolti, a mantenere ancora la fame nel mondo, a gioire nel soffocare sommersi dai gas di
scarico, a negare lavoro e futuro ai vostri figli. Siete voi a
comandare, purtroppo, e a decidere il futuro del mondo. Volete un esempio?
Pensate all’emergenza dei migranti e a come vorreste risolvere il problema di
questi disperati, purché se ne restino a casa loro e non minaccino il nostro
stile di vita: ipocriti!
Tutta la ricerca
scientifico/tecnologica atta a superare i propri limiti obbedisce a una regola
molto potente: non importa cosa si cerca, quale sia l’obiettivo del proprio
sforzo tecnologico; nel lungo cammino compiuto per raggiungerlo, si conquistano
decine di altri traguardi che possono rivelarsi estremamente utili per molti
altri scopi.
Le ricadute tecnologiche
dell’esplorazione spaziale sono così tante che sarebbero richieste decine di
pagine solamente per stilare uno sterile elenco. Non voglio proporre una
sterile lista, ma far capire meglio in che modo una sonda nello spazio aiuti a
migliorare le nostre vite molto di più di quanto si possa immaginare, perché è
facile criticare di fronte a un computer, magari alimentato a pannelli solari,
pubblicando fotografie scattate con un cellulare mentre si guardano le mappe
satellitari in alta risoluzione.
Da dove provengono tutte queste
tecnologie?
Con il termine inglese spin-off
si identificano tutte quelle tecnologie sviluppate per
l’esplorazione spaziale che sono state poi adattate per essere
utilizzate nella vita di tutti i giorni.
Tra le più importanti degli
ultimi anni c’è sicuramente il tema dell’energia fotovoltaica.
La tecnologia dei pannelli solari
è stata utilizzata fin dalle prime missioni spaziali automatiche, tranne nei
casi in cui le sonde erano dirette verso le regioni esterne del Sistema Solare.
L’agenzia russa e soprattutto
americana hanno effettuato importantissimi studi nel disporre di una tecnologia
leggera, affidabile e sempre più efficiente dal punto di vista energetico.
I pannelli solari che abbiamo sul
nostro tetto derivano direttamente da questi pioneristici studi; senza le sonde
interplanetarie, probabilmente questa tecnologia sarebbe arrivata solamente tra
molti anni.
Molto importante anche il campo informatico,
dove il contributo della NASA è stato fondamentale.
Negli anni 60 con l’inizio del
programma Apollo una grande quantità di energie fu destinata alla creazione di
computer abbastanza piccoli da essere contenuti nel modulo di comando e
sufficientemente potenti da pilotare l’astronave durante il viaggio verso la
Luna.
Il grande sviluppo informatico,
necessario per ricerca spaziale, è stato determinante per la rivoluzione
informatica di massa iniziata sul finire degli anni 80.
I moderni programmi di
navigazione spaziale a bordo di ogni satellite, dai GPS che guidano le nostre
auto, a quelli che consentono di guardare la televisione, derivano dagli studi
intensi condotti a partire dagli anni 60.
Anche nel campo medico le
ricadute sono molte: dai termometri a infrarossi sviluppati per primi nelle
sonde automatiche, ai nuovi materiali utilizzati per le protesi artificiali
derivati direttamente dagli studi della NASA, allo sviluppo della tecnologia a
diodi per la cura di alcune lesioni.
I sistemi di controllo remoto,
gli stessi che consentono di attivare un allarme o un elettrodomestico con
l’uso di un semplice cellulare, derivano dalla tecnologia sviluppata per il
controllo di sonde a milioni di chilometri di distanza e dei rover
radiocomandati su Marte.
Le fotocamere digitali che hanno
reso accessibile la fotografia a chiunque e che ormai equipaggiano addirittura
tutti i telefoni cellulari derivano da intensi studi e ricerche per
l’efficiente ripresa e trasmissione delle immagini provenienti dalle sonde
automatiche.
Le conoscenze tecnologiche
accumulate e poi rese pubbliche hanno dato inizio all’inevitabile era della
fotografia digitale.
I moderni pneumatici che
consentono maggiore aderenza e sicurezza derivano dalle ricerche cominciate durante l’esplorazione lunare
sulle mescole da utilizzare per le ruote della Jeep che è stata utilizzata
dagli astronauti di Apollo 15-16-17 durante la loro missione.
Il materiale ignifugo dei vigili
del fuoco deriva dallo studio sulla costruzione delle prime tute spaziali per
le passeggiate degli astronauti.
I sistemi di filtraggio,
purificazione e riciclaggio dell’acqua sono stati sviluppati per le missioni
verso la Luna e per le lunghe permanenze degli astronauti a bordo delle
stazioni spaziali e potrebbero rivelarsi fondamentali nel fornire acqua
potabile alle popolazioni povere di alcune regioni dell’Africa e dell’Asia.
(e qui: http://www.nasa.gov/mission_pages/station/research/benefits/water_purification.html
)
Hanno fatto molto di più dei
miseri ingegneri aerospaziali per risolvere la fame del mondo che tutti gli
ipocriti leoni da tastiera che regalano perle di ignoranza, di cui nessuno
sentiva la mancanza. La vera domanda è: ci meritiamo tutto questo benessere? È
giusto, a questo punto, che poche migliaia di persone che fanno ricerca,
rendano disponibili risultati e scoperte a un mondo che in gran parte non solo
non capisce quello che stanno facendo, ma vorrebbe rabbiosamente rinunciare a
tutto questo?
Un costo irrisorio per un progresso eccezionale
Come se non bastasse, c’è un mito
da sfatare: le missioni spaziali costano troppo, meglio dirigere i soldi su
altri problemi. Questa è una balla colossale: gli sprechi sono altri. Il denaro
speso per le missioni spaziali è il modo più efficiente per dare lavoro e una
carriera a gente qualificata e preparata, a quella folta schiera di ragazzi
sognatori e laureati che ogni anno devono espatriare per vedersi riconoscere un
minimo di dignità alle loro vite. Fare ricerca, anche spaziale, è l’unico modo
che conosciamo per vincere i limiti imposti da questo pianeta e sperare di
risolvere, osservando ed esplorando lo spazio, anche i problemi economici e
sociali attuali e futuri. O davvero speriamo di poter capire come generare
energia rinnovabile e a basso impatto ambientale restando chiusi in casa a
osservare una lampadina spenta, evitando persino di uscire, perché bisogna
risolvere questo problema? Davvero pensate che il mondo vada in questo modo?
Che per riuscire a conficcare un chiodo nel muro basti osservare il muro e il
chiodo per sufficiente tempo e non andare neanche in ferramenta a comprare un
martello?
I 15
miliardi di dollari destinati alla NASA attualmente ogni anno dal governo degli
Stati Uniti, possono sembrare tantissimi, ma rappresentano circa lo 0,2% del
prodotto interno lordo del paese.
Tagliare
i costi dell’esplorazione spaziale per risparmiare il 2 per mille del denaro
dei contribuenti, di certo non può in alcun modo aiutare il benessere della
comunità o rimettere ordine nel bilancio statale.
Se
questo comunque non dovesse ancora convincere i più scettici, facciamo un
paragone con altre spese, alcune di dubbia utilità, per vedere quale sia il
peso relativo dell’esplorazione spaziale nell’economia di un paese.
Il
termine di paragone più impressionante riguarda i costi di una guerra.
L’impegno
militare in Afghanistan prima e in Iraq poi del solo governo americano
ha richiesto una spesa
superiore a 3000 miliardi di dollari(!) in circa 10 anni, vale a dire circa
300 miliardi di dollari l’anno. Un paragone con il programma Apollo, costato 20
volte di meno, mostra che con questo denaro si potevano lanciare sulla Luna
almeno 7 astronavi l’anno per 10 anni e dare lavoro a centinaia di migliaia di
ingegneri, fisici, astronomi, operai, unire l’umanità invece di dividerla,
risparmiare molte vite umane e portare benessere in tutto il pianeta con le
ricadute tecnologiche di un programma così ambizioso.
Un confronto con il programma
Shuttle è ancora più impietoso: il denaro speso in 10 anni di guerra poteva
finanziare una missione al giorno per tutto questo periodo di tempo.
Anche nel nostro piccolo paese
non mancano i paragoni a effetto.
Si pensa che l’Italia sia una
nazione troppo piccola per un programma spaziale?
No, è semplicemente uno dei tanti
stati che considera prioritarie altre spese, che però non vengono comunicate ai
contribuenti, come i famosi caccia vari governi si sono impegnati ad acquistare
nei prossimi anni, per un totale di circa 15-18 miliardi di euro di spese
militari in un periodo (fortunatamente) di pace.
La missione Pathfinder, che ha
portato su Marte il primo rover ha avuto un costo totale di 280 milioni di
dollari, circa 220 milioni di euro, minore del prezzo di due di questi jet.
Con il denaro speso l’Italia avrebbe potuto mandare su Marte circa 50
rover.
Dieci euro per cinquanta milioni di italiani sarebbero sufficienti per
lanciare una sonda verso Marte. Vogliamo provare a immaginare le ricadute
sull’economia, l’industria e il nostro benessere a fronte di questo minuscolo
investimento?
Migliaia di nuovi posti di lavoro, il rientro dei nostri giovani migliori
costretti a emigrare per realizzare i propri sogni, il richiamo dei grandi
investitori esteri e l’instaurarsi di un’economia tecnologica che farebbe
diventare il nostro paese ai primi livelli nel mondo.
Pochi miliardi di euro nella giusta direzione sarebbero trasformati in un
investimento che potrebbe fruttare oltre 10 volte tanto in meno di dieci anni,
se consideriamo il lato puramente economico.
Tutto questo in uno scenario in cui dovessimo fare tutto da soli. Nella
realtà l’Italia fa parte dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e i costi sono
quindi da dividere per 22 paesi partecipanti e centinaia di milioni di persone.
Ecco allora che una missione complicata come Rosetta, i cui costi sono simili a
quelli dell'intero programma ExoMars (missioni del 2016 e del 2020), è costata ai cittadini europei circa 3 euro e mezzo in 19 anni: 20
centesimi l’anno. Ma quando apriamo la bocca dicendo che le missioni spaziali
costano troppo, abbiamo una minima idea di quello che stiamo dicendo?
Alla fine di questo lungo post, ripetiamo allora insieme la
domanda per eccellenza: perché andare su Marte quando qui c’è gente che muore
di fame? Perché stiamo facendo più noi scienziati spedendo una lavatrice su un
pianeta deserto, per tutti voi, che chiunque mentalmente limitato e comodamente
seduto sul proprio divano abbia il coraggio di porsi una domanda del genere, senza
che un brivido di vergogna attraversi il suo corpo. La domanda giusta è,
ancora una volta: ce lo meritiamo tutto il progresso e la ricerca che sta portando
avanti un pugno di uomini sognatori per tutta l’umanità, quando questa ha una
visione tanto distorta e differente della realtà e del futuro?
Qualche link per approfondire:
Il sito della NASA dedicato a tutte le tecnologie spaziali utilizzate per la vita di tutti i giorni: http://spinoff.nasa.gov/
Una divertente applicazione per scoprire quali materiali e tecnologie derivati dall'esplorazione dello spazio contiene la nostra casa e la nostra città: http://www.nasa.gov/externalflash/nasacity/index2.htm
Il sito della NASA dedicato a tutte le tecnologie spaziali utilizzate per la vita di tutti i giorni: http://spinoff.nasa.gov/
Una divertente applicazione per scoprire quali materiali e tecnologie derivati dall'esplorazione dello spazio contiene la nostra casa e la nostra città: http://www.nasa.gov/externalflash/nasacity/index2.htm
Molto duro Daniele, ma personalmente ne condivido il pensiero. Se abbiamo la vita che abbiamo, ed è sicuramente migliore come qualità e come quantità rispetto a quella dei nostri nonni, lo dobbiamo al progresso scientifico. E l'esplorazione spaziale ne è parte integrante. Basterebbe pensare all'uso del GPS che tutti utilizziamo nel nostro Smart o nella nostra auto: sono satelliti in orbita a 36 000 km di distanza.. Giorgio Bianciardi
RispondiEliminaPurtroppo l'area scientifica è sempre più lontana dalle vite degli italiani. Personalmente ti mando un grande applauso, condividendo ogni singola parola di quanto hai scritto. Considerando il fatto che le parole erano davvero tante, la cosa lascia stupito anche me! Complimenti ancora. Luca Ronca
RispondiEliminasono senza parole , fantastico , quasi vangelo !
RispondiEliminaperfetto
RispondiEliminaComplimenti per l'articolo! Bravo!! Condivido in pieno il tuo pensiero e tutte le argomentazioni che hai portato. Cerchiamo di combattere nel nostro piccolo questa insana ignoranza, per il bene di tutti.
RispondiEliminaCarissimo Daniele,
RispondiEliminacondivido il tuo pensiero e ti ringrazio per questa piccola lezione.
Purtroppo questa è la dimostrazione che la scuola e la famiglia hanno fallito i loro compiti. E da padre me ne vergogno.
Ormai siamo in una società dove si apre bocca solo per vanto e senza connettere la stessa al cervello. E spesso mi chiedo se il cervello c'è ancora.
L'incoerenza e l'ignoranza ormai regnano sovrane. Ed esempi se ne potrebbero fare a centinaia. E tu stesso ne hai citati alcuni.
Io voglio contribuire con un piccolo esempio. Gli Italiani sono un popolo di cristiani, ma ci dimostriamo incoerenti, ignoranti e opportunisti. Fra qualche giorno sarà la festa di "tutti i santi", ma ormai dagli asili fino alle discoteche è prassi festeggiare la festa di Hallowen. Una festa pagana, nella quale i druidi celti onoravano il principe della morte. Una festa che non ha nulla di cristiano e che non dovrebbe per principio avere alcun valore per noi. Eppure la realtà è diversa: anche questa è grande ignoranza!!!
Rocco Parisi
Molto esaustivo, l'ignoranza che abbiamo oggi credo che sia data dalla troppa comodità, starsene sul divano tranquillamente a bere tutto ciò che ci propina la televisione, i giornali e i social senza leggere tra le righe e/o porsi questioni sul rovescio della medaglia ci porta a fossilizzarci sull'idea che tutto sia vero senza approfondire oltre ... negli ultimi anni mi sono limitato a tacere anche quando le cose le sapevo perchè la gente purtroppo non vuole ascoltare, preferisce tenere il cervello nella bambagia ed essere padrone del mondo, credendo di controllarlo attraverso un suv e un telefonino e queste cose sono all'ordine del giorno ... la cosa che mi da veramente sollievo e in cui credo ? Aprire i telescopio la sera ed osservare le stelle, sapendo che sono molto più reali della vita che viviamo.
RispondiEliminaGabriele Venturi - S&G
Mi sembrano le scuse di Renzi quando regolarmente i provvedimenti del suo governo si tramutano in concreti fallimenti. D'altra parte sempre di Europa si tratta.
RispondiEliminaE in questo commento c'è la perfetta definizione di analfabeta funzionale, felice, inconsapevole e orgoglioso di mostrare la sua ignoranza. Applausi!
EliminaRodolfo, non puoi essere preso sul serio se commenti tirando in ballo Renzi, visto che non c'entra nulla con ciò di cui si parla nel post.
EliminaCaro Daniele, da ricercatrice espatriata non posso che ringraziarti per questo post. Troppo spesso mi sono trovata mio malgrado a discutere con ignoranti e uomini piccolissimi di questioni scientifiche e lontanissime dalla loro microscopica visione del mondo. Troppo spesso ho perso tempo a cercare di combattere muri di gomma che dell'assenza di raziocinio e curiosità hanno fatto la loro bandiera. Ora, poichè sono polemica dentro e non smetterò mai di battermi per la divulgazione scientifica (uno per tutti, tutti per Piero Angela), potrò a volte limitarmi a utilizzare questo tuo post riassuntivo per controbattere/argomentare le mie future discussioni limitando al minimo il tempo sprecato/valorizzato con ignoranti.
RispondiEliminaArticolo perfetto in tutto tranne che in una piccola cosa: quando parli di spese inutili per la guerra, sbagli. L'unica cosa forse che fa evolvere l'uomo al pari della ricerca scientifica è proprio la ricerca militare, tutte quelle invenzioni destinate a superare il nemico (la vera grande potenza dell'uomo).
RispondiEliminaCosì, gli F35, il MUOS, il programma GPS e tante altre tecnologie sviluppate nel militare, al lungo termine apportano tanti benefici all'umanità a volte maggiori dei disastri che hanno creato. Basti vedere il balzo tecnologico che va dal '39 al '45.
Nonostante ciò, non auspico assolutamente la guerra però ne condivido le spese folli.
Complimenti per il tuo articolo, sperando che raggiunga più persone possibili.
una volta che le sue batterie si sarebbero scaricate -> si fossero scaricate
RispondiEliminaSistemato, grazie della segnalazione!
EliminaPurtroppo le persone "comuni" non capiscono che certe cose e attivitù scientifiche avranno un impatto benefico sui loro nipoti. Vivo anche io circondato da persone che "vado in discoteca, mi diverto, la partita di pallone" e cosa serve la scienza? Ma esempio: l'effetto foto-elettrico è stato scoperto agli inizi del 1900. E poi studiato e sviluppato proprio per dare energia ai primi satelliti e missioni spaziali. E solo negli ultimo 10 anni è arrivato come prodotto di massa. (io ho il mio bel pannello solare piegabile e trasportabile,pagato 50 euro) Ecco..tra la scoperta teorica e ricaduta sulla società passano 100 anni?Questo forse la gente non capisce... che "lo scienziato" lavora per le ricadute e sviluppi che "la popolazione comune" avrà tra 100 anni. E la "gente comune" è abituata a "spendere soldi e vedere risultato" e lo vogliono subito. perche analizzando chi va "la ristorante" paga.. e mangia! Spende e ottiene "gratificazione\risultato". Pochi capiscono che inbvestire a lungo termine, porta progresso.. piu che soddisfare "futili bisogni" ora e subito. Ah.. I CCD? E le macchina fotografiche digitali? Inventati per i satelliti e per fare foto della superfice terrestre? Ora stanno in ogni smarthphone. Un tempo, si mandavano la PELLICOLE nello spazio.. e il problema era recuperarle! E potremmo andare avanti all'infinito. Probabile che chi lavorava 50 anni fa ai CCD, fosse ritenuto una spesa inutile e improdttiva dalla "popolazione comune" che "ragiona" a pago e ottengo. Chi ha studiato economia sa cosa è un investimento e sa che questo implica sempre un certo tempo per generare un ritorno. Che poi sia monetario e\o tecnologico è la stessa cosa. Sempre di investimenti si tratta. CIAO! The.gem
RispondiEliminaNon ti conosco, ma sono veramente contento di avere letto casualmente questo tuo commento. Lavoro da 34 anni come ingegnere in campo spaziale. Rispetto agli altri, nonostante quello che facciamo, siamo sottopagati ma viviamo di queste piccole cose che ci riempiono di entusiasmo. Ho lavorato a questa missione nel passato per 6 anni. Mia moglie che svolge lo stesso lavoro è stata a Baykounur da Natale a Pasqua senza tornare a casa per preparare al meglio questa missione. Mi fa infinito piacere che qualcuno descriva in modo corretto è positivo le missioni spaziali. Chi non e' addetto al lavoro non riesce neanche ad immaginarsi quanto sia duro e complesso. Quante riunioni per il mondo e poi appena terminate si prende l aereo e si torni a casa per ricominciare il mattino seguente. Grazie di cuore. Questa e' la corretta divulgazione scientifica che si dovrebbe sempre fare educando colui il quale ignora.
RispondiEliminaDa ricercatore (purtroppo) emigrato all'estero per avere una minima speranza di futuro, concordo pienamente con tutto quanto scritto. Il mio ambito di ricerca (cellule staminali e farmaci) è diverso dal tuo, ma sta portando all'apertura di tantissime aziende, all'estero ovviamente, con un grosso ritorno economico e posti di lavoro per giovani. Vediamo se prima o poi riusciremo anche in Italia ad avere qualcuno al potere in grado di capirlo...
RispondiEliminaMagnifico articolo. Soprattutto nella parte dei giovani emigrati mi sono emozionato. Sono un ingegnere spaziale di 27 anni e mi sono trasferito in Germania per la voglia di fare e fare bene nel campo delle missioni spaziali. Exomars mi ha toccato molto anche perché ho ESOC, il centro di controllo dell'Esa, è a pochi metri da casa e ho molti colleghi che ci lavorano.
RispondiEliminaPurtroppo lo spazio non è per tutti, e pochi lo capiscono,e francamente ormai non mi importa più. Non tutti devono capire per forza.basterebbe che i governanti lo facessero. Ma purtroppo sono indifferenti anche loro.
A chi ha dubbi, andate via dall Italia, fuori ci sta un altra dimensione proprio.
Un articolo bellissimo, emozionante. Grazie.
RispondiEliminaUn articolo bellissimo, emozionante. Grazie.
RispondiEliminaBravissimo, concordo pienamente con tutto quanto hai scritto. Grazie per aver espresso, in modo chiaro, le riflessioni che si dovrebbero fare sempre dinanzi al lavoro di tanti bravi " sognatori"
RispondiEliminaMeritarlo o meno, non si può fare altro che andare avanti, non si può pretendere che l'umanità sia coesa a tal punto da avere un'eguale visione positiva sulla scienza o almeno per ora, quindi forza e avanti tutta
RispondiEliminaSei davvero un grande. Bellissimo articolo. Posso stampare e incorniciare? :)
RispondiEliminaSolo un appunto pignolo, correggi il nome della missione "Parthinfer" con "Pathfinder"!
Ciao
Grazie mille, bel post. Grazie anche per le fonti e i dati, che userò nel mio lavoro di comunicazione :)
RispondiEliminaContinua così!
Tutto molto condivisibile, soprattutto da parte di chi si occupa come te di divulgazione scientifica. Condivido anch'io, pur non essendo uno scientifico, la tua difesa dei programmi spaziali. Mi trovi in disaccordo però su alcune questioni. Cercherò e spero di essere il più chiaro possibile. Quando parli di benessere e progresso a disposizione di tutti dimentichi di dire (anche se sfiori la questione ma per altri fini) che questo benessere riguarda una piccola percentuale della popolazione mondiale. A discapito di tutto il resto. Insomma la questione che questo benessere abbia un costo altissimo in termini di umanità sembra passare in secondissimo piano e viene a tratti banalizzato. Ti faccio quest'appunto perché la questione la sfiori da lontano, quando forse è meglio non parlarne affatto, se poi non la si affronta in maniera completa.
RispondiEliminaSempre che si consideri poi un reale benessere, il nostro, anche quando il prezzo da pagare è l'inquinamento in tutte le sue forme.
Mi trovi in disaccordo, poi, anche quando metti da una parte i ricercatori, e dall'altra (come fossimo tutti uguali..) la massa ignorante che straparla etc etc. su tutte le questioni scientifiche senza averne diritto. Voglio dire, la tua presa di posizione, in alcuni punti, mi sembra figlia di un fanatismo di categoria che posso paragonare perfettamente al fanatismo di tutta la massa che tanto critichi. Devi riconoscere che nella massa ci sono mille sfumature e che banalizzarla per colpire una categoria precisa (quella che ha criticato il fallimento della sonda) mi sembra altrettanto superficiale come l'atteggiamento al quale tu stesso ti opponi. In secondo luogo, sempre per colpire gli avversari, hai toccato anche questioni che purtroppo non hanno nulla a che fare con lo spazio, mettendole nello stesso pentolone per attaccare tutto il mondo indistintamente. Se in un articolo nel quale vuoi difendere il programma spaziale (e ripeto, condivido questa tua difesa) scrivi due frasi sui vaccini e sulle scie chimiche senza approfondire e solo per deridere la massa e metterci tutti sullo stesso piano, converrai con me che stai uscendo dal tema principale e allo stesso tempo stai ridicolizzando in un colpo solo e indistintamente "tutta" la massa con una superficialità che è tipica di quella massa che tanto fastidio sembra provocarti. Spero di essere stato chiaro, non sono uno scrittore ne tanto meno uno scienziato, e nonostante il mio intelletto "inferiore" mi piace pensare che il mondo non sia semplicemente o bianco o nero. Ma appunto non essendo uno scienziato, leggendo questo tuo articolo mi sono sentito "automaticamente" e "banalmente" incluso, da parte tua, nella massa indistinta alla quale ti sei opposto con tanto disprezzo.
Che il benessere riguardi solo una piccola percentuale della popolazione mondiale è un problema politico e sociale, non meramente economico e non riguarda la ricerca. E' proprio il popolo, come ho sottolineato nel post, a manifestare comportamenti ipocriti quando si tratta di dare una mano, ad esempio ai migranti, ma in generale a decidere che questo modello, slegato dalla ricerca, è da portare avanti contro il resto del mondo in cerca di sviluppo. La ricerca, anzi, ha già trovato molte soluzioni al problema della fame e della sete del mondo, dagli OGM ai purificatori d'acqua messi a punto dalla NASA per le missioni spaziali. Le soluzioni, quindi, ci sono e le ha trovate proprio la ricerca; metterle in pratica è un problema politico.
EliminaNon c'è alcun fanatismo da parte mia ma una constatazione dei fatti che si può riassumere in: 1) La ricerca, tutta, è l'unico modo che abbiamo per progredire e risolvere i problemi, tutti; 2) Chi è ignorante in una materia non dovrebbe sentire il dovere di esprimere la propria ignorante e arrogante opinione e sentirsi superiore a chi invece è davvero esperto nel settore criticato. E su questo non faccio differenza di "classe" ponendomi su un piano diverso. Sono ignorante in moltissime cose, ma non mi sognerei mai, ad esempio, di dire che i vaccini fanno male, contro il parere di tutta la ricerca medica. Sono ignorante in ingegneria meccanica ma non mi sognerei mai di dire che molti ingegneri meccanici siano al servizio delle multinazionali del petrolio e abbiano impedito lo sviluppo dell'auto ad aria compresa come invece si vede su youtube.
Non è un problema di conoscenza, ma di approccio alla conoscenza, di rigetto della conoscenza, del sapere e di chi ne è portavoce e chi invece è un ciarlatano, che è una cosa ben diversa e che va combattuta con ogni mezzo. Non ho quindi messo in contrapposizione nulla. Sui vaccini e sulle scie chimiche non c'è nulla da approfondire: le scie chimiche sono una colossale bufala e che i vaccini creino danni come l'autismo è fuori dalla realtà: chi pensa davvero queste cose è fuori dalla realtà, se non folle, o in malafede. Non si tratta di opinioni ma di fatti, come di fatti si parla quando dico che la ricerca serve. Non serve essere scrittori né scienziati, non è una lotta di classe: basta solo capire di chi fidarsi e a chi affidarsi quando si vuole conoscere la realtà in un certo campo e non farsi idee indistruttibili prima di essersi informati nel modo corretto. Tutta questa critica al mio post, quindi, che io temo nasconda altro sotto, non mi trova d'accordo e la trovo anche un po' forzata.
Articolo veramente patetico e pieno di insulti gratuiti verso tutte le categorie, un piccolo fallimento non è un dramma, ma un motivo di crescita e di condivisione. Su altre cose siamo d'accordo, servono maggiori finanziamenti per la ricerca e per i nostri giovani ricercatori. Non puoi dare la colpa di questo a tutto il popolo di internet che cerca spiegazioni e informazioni sulla scienza. La scienza è di tutti, non di un manipolo di eroi come dici tu.
RispondiEliminaIo do la colpa a gente come te che viene qui e insulta, dicendo che la scienza è di tutti ma non prendendosi neanche la briga di leggere e comprendere un semplice articolo come questo, che non sa come informarsi ma sente la voglia irrefrenabile di sparare sentenze prive di senso. Sei il perfetto emblema dell'analfabeta funzionale, applausi anche per te!
EliminaNon mi sembra di aver insultato, ma solo di aver espresso una critica verso un linguaggio un po' troppo colorito, hai la coda di paglia o cosa? Scusami ma non riesco a capire perché usi questo linguaggio pieno di odio.
EliminaNon sono pieno d'odio, semmai deluso e rassegnato. Hai definito l'articolo patetico sulla base di considerazioni non esatte:
Elimina1) Non ho insultato tutte le categorie. Ho fatto notare come certe argomentazioni usate per criticare la ricerca spaziale siano populiste, demagogiche e prive di logica;
2) Non ho fatto un dramma del fallimento di Schiaparelli, semmai ho cercato di prendere spunto da questa storia per far capire come sia distorta la sensazione che si ha della ricerca in questo Paese, di cui molti mass media ne sono complici, e di come si abbia la tendenza a dare la propria opinione senza essere informati;
3) Non ho parlato di maggiori finanziamenti alla ricerca (sebbene auspicabili e necessari) perché il succo dell'articolo è far capire a cosa serve la ricerca spaziale che si fa già e quanto sia stupido che la gente, e i giornalisti, si chiedano: "Perché andare su Marte quando c'è gente che muore di fame?"
4) Non ho negato che la scienza sia di tutti, piuttosto il contrario. La domanda che mi sono posto è: poiché gli scienziati sono pochi (e questo è un dato di fatto) ma i risultati vengono poi resi pubblici, proprio perché la scienza e il progresso sono di tutti, è giusto che pochi scienziati mettano in mano al genere umano conoscenza e progresso quando la maggioranza li ripudia? Quindi il problema è proprio che la maggior parte della persone non vuole scienza e progresso che la comunità scientifica mette a loro disposizione: sarebbe meglio prendersela con loro che continuare a prendersela con chi fa scienza o la divulga, come stai facendo tu.
Io, quindi, continuo a chiedermi se le critiche fatte siano venute da una completa lettura e comprensione dell'articolo o se si voleva lasciare la propria critica gratuita e non molto sensata, giusto per far sentire il proprio ego.
Interessante il passaggio relativo all'Italia, ma credo che si possa andare anche oltre, in considerazione dei seguenti fatti:
RispondiElimina1. L'Italia ripudia la guerra... (Art. 11 della Costituzione), ma è uno dei maggiori esportatori di armi (una volta il 4° esportatore, ma credo che il dato non sia aggiornato).
2. L'Italia dispone di poche risorse naturali.
3. L'Italia ha costruito materialmente buona parte (forse l'80%) dei moduli abitativi della stazione spaziale ISS, oltre ad essere un partner industriale importante in numerosi progetti spaziali.
4. Le industrie e gli enti di ricerca italiani sono all'avanguardia nell'automazione e nella robotica.
Sulla base di questi elementi, un potenziamento dell'impegno in ambito aerospaziale potrebbe contribuire in maniera significativa alla riconversione dell'industria bellica nazionale, specialmente in considerazione del fatto che diverse industrie operano già in entrambi i settori.
Parlavo anche di materie prime, unitamente ad automazione e robotica, perché nella fascia degli asteroidi, ma anche più vicino ci sono numerosi asteroidi potenzialmente sfruttabili per le loro risorse minerarie, probabilmente disponibili a concentrazioni molto più alte della media presente nella crosta terrestre, tanto è vero che molti giacimenti qui sulla terra si trovano nei pressi di antichi siti di impatto.
Estrarre, raffinare ed utilizzare tali materiali "in situ" potrebbe portare alla produzione di moduli spaziali, con la possibilità di consegnarli già fuori del "pozzo gravitazionale" rappresentato dalla Terra, con un risparmio di costi considerevole, trasformabile in utili per chi li commercializzasse a terzi: suppongo che trasferirli da un NEO (near Earth Object, così si chiamano gli asteroidi più prossimi a noi) all'orbita bassa terrestre, nonostante l'enorme svantaggio in termini di distanza, potrebbe essere assai più economico che farli sollevare di 300-500 Km dalla superficie terrestre!
Bellissimo articolo!
RispondiEliminaDa metto appassionato la ringrazio per quanto ha scritto.
È "mero" non "metto", ovviamente.
EliminaNon oso aggiungere altro... hai detto tutto quello che c'era da dire. Grande articolo.
RispondiEliminaGrazie per l'articolo, anche da parte di uno che ha fatto per anni ricerca in campo umanistico. Mauro Zanchetta
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