Si avvicina Natale, il periodo ideale per pensare di acquistare il primo telescopio, per sé stessi o per i propri figli che hanno appena scoperto la passione per l'Universo.
Sono tante le domande che ci si pongono e le risposte non sempre possono essere chiare e sintetiche. Per questo motivo ho scritto una breve guida che può dare una mano a chi sta per acquistare il primo strumento. La guida è liberamente scaricabile seguendo questo link. Vi consiglio di condividerla con i vostri amici, conoscenti e tutti coloro che sono interessati all'acquisto consapevole del primo telescopio.
Due consigli spiccioli che troverete anche nella guida:
1) Preparatevi perché per osservare l'Universo serve studiare: non ci sono scorciatoie;
2) Non risparmiate troppo sul primo telescopio. Pensate quanto avete speso per il vostro smartphone, un accessorio che promette di farvi perdere tempo su facebook e poi pensate se non vale la pena spendere qualche centinaio di euro per uno strumento che promette di farvi esplorare l'Universo e che, contrariamente a uno smartphone, può durare una vita intera.
Buona lettura e buone osservazioni!
Blog di Daniele Gasparri, astrofisico e divulgatore scientifico. Cerca i miei libri su amazon.it
domenica 26 novembre 2017
venerdì 24 novembre 2017
Libro di astronomia in omaggio solo per oggi
Festeggiamo il giorno più consumistico dell'anno, il black Friday, in modo costruttivo. Perché non approfittarne per ampliare la nostra conoscenza dell'Universo?
Oggi, e solo per oggi (venerdi 24 novembre 2017), chi acquista uno qualsiasi dei miei libri in formato cartaceo riceverà in omaggio l'ebook relativo e un altro ebook a vostra scelta, direttamente da me.
Come fare?
Acquistate una copia cartacea da Amazon, poi mandatemi via email ( info[AT]danielegasparri.com , sostituite [AT] con la @ ) la ricevuta di acquisto, indicandomi il titolo dell'ebook che vorrete ricevere gratis. La mail potrete mandarmela anche nei prossimi giorni, purché l'acquisto della copia cartacea sia stato fatto oggi.
Buoni acquisti!
Oggi, e solo per oggi (venerdi 24 novembre 2017), chi acquista uno qualsiasi dei miei libri in formato cartaceo riceverà in omaggio l'ebook relativo e un altro ebook a vostra scelta, direttamente da me.
Come fare?
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Buoni acquisti!
giovedì 23 novembre 2017
Fossili cosmici: gli ammassi globulari
Questo post è estratto dal mio libro La straordinaria bellezza dell'Universo
Fuori dalla zona della Via Lattea, là dove le stelle diventano molto più rade e non si può intuire niente se non un uniforme vuoto, almeno a occhio nudo, tutto sembra tacere e la Galassia sembra lasciare il posto a non si sa più cosa, ma di certo a luoghi bui e periferici dell’Universo. Eppure, a osservare con più attenzione, anche con un semplice binocolo, potremmo trovare qua e là dei batuffoletti sferici di luce, che se puntati con un piccolo telescopio scoppieranno di finissime stelle. Che meraviglia!
Fuori dalla zona della Via Lattea, là dove le stelle diventano molto più rade e non si può intuire niente se non un uniforme vuoto, almeno a occhio nudo, tutto sembra tacere e la Galassia sembra lasciare il posto a non si sa più cosa, ma di certo a luoghi bui e periferici dell’Universo. Eppure, a osservare con più attenzione, anche con un semplice binocolo, potremmo trovare qua e là dei batuffoletti sferici di luce, che se puntati con un piccolo telescopio scoppieranno di finissime stelle. Che meraviglia!
Quando
tutto sembrava finito, quando nella periferia della Galassia le luci sembravano
spegnersi, ecco che incontriamo qua e là decine di agglomerati di stelle che
ricordano vagamente gli ammassi aperti appena visti. Questi oggetti sono
chiamati ammassi globulari, una definizione che ne considera solo la forma e
non dice invece niente sulle profonde differenze con quelli che sembrano i
gemelli più poveri, ovvero gli ammassi aperti.
![]() |
L'ammasso globulare M13 |
Di
ammassi globulari ce ne sono più di 100 in orbita attorno alla Via Lattea, a
migliaia di anni luce dal centro. Il segreto più grande di questi gruppi
riguarda la loro età e i tipi di stelle che ci sono. Non stiamo più osservando
giovani famiglie nate da pochi milioni di anni, ma complessi sistemi stellari
più vecchi persino della Via Lattea.
Quasi
tutti gli ammassi globulari, come M22 e M13, sono i sistemi stellari più vecchi
dell’Universo, con un’età compresa tra 12 e 13 miliardi di anni. Quando M13,
che possiamo osservare in questa fotografia in tutta la sua grandezza, aveva
questo aspetto la Via Lattea non si era ancora formata.
Si
pensa che gli ammassi globulari siano allora i mattoni delle galassie, gli
embrioni dalla cui unione, a migliaia, si sono plasmate le neonate galassie che
poi hanno seguito un loro particolare percorso evolutivo.
Continuando
il paragone con il Sistema Solare, allora, appare più corretto equiparare gli
ammassi globulari che possiamo osservare adesso agli asteroidi o alle comete:
oggetti cosmici che si sono formati agli albori della storia e che per qualche
motivo non sono stati utilizzati nei processi evolutivi dei pianeti, o in
questo caso della Via Lattea.
Ogni
stella di M13 è almeno 7,5 miliardi di anni più vecchia di tutto quello che
troveremo nel Sistema Solare, compreso tutto quello che c’è sulla Terra. Sono i
fossili più antichi dell’Universo, a due passi (si fa per dire di nuovo) da
casa. Non c’è bisogno di scavare tra le rocce, scandagliare il fondo marino,
cercare prove cancellate da milioni di anni di evoluzione, come accade qui
sulla Terra. Nell’Universo possiamo trovare tutto quello che cerchiamo usando
con un minimo di consapevolezza i nostri telescopi.
lunedì 20 novembre 2017
Si possono osservare le bandiere lasciate dagli astronauti sulla Luna?
Questa
è una delle immagini a migliore risoluzione che è possibile ottenere da Terra
con strumenti amatoriali e mostra una valle, denominata Vallis Alpes (che
fantasia), attraversata da una sottile spaccatura che nei punti più stretti ha
un diametro di appena 300 metri. La valle principale, invece, nella parte più
larga potrebbe contenere al suo interno tutto il grande raccordo anulare. Se ci
fosse stata una città come Roma l’avremmo vista molto bene in questa immagine e
avremmo persino potuto scorgere alcuni macrodettagli interessanti, come la
chiazza verde dei fori imperiali e persino piazza San Pietro. Purtroppo sul
nostro satellite naturale non abbiamo città, non ci sono manufatti umani…
Aspettiamo un attimo, non è proprio esatta questa frase. Tra il 1969 e il 1972
sono atterrati 12 astronauti, portando un bel carico di macchinari, esperimenti
scientifici e lasciando persino la parte inferiore dell’astronave che hanno
usato per scendere sulla superficie. Dove sono finiti questi reperti storici?
Poiché sulla Luna non c’è aria né acqua, né movimenti tettonici, tutto quello
che viene lasciato resta immutato per milioni di anni, a meno che non venga
cancellato dall’impatto di qualche meteorite.
Possiamo
vedere i siti di allunaggio delle missioni Apollo? E che dire delle decine di
sonde automatiche inviate sin dalla fine degli anni 50? Insomma, lassù dovrebbe
esserci una bella discarica di nostri reperti. Purtroppo i telescopi amatoriali
non sono abbastanza potenti per mostrare oggetti grandi come delle automobili.
Però potremmo usare i più grandi telescopi del mondo per riuscire in quest’impresa,
come il telescopio spaziale Hubble. Niente da fare, neanche con questi
mastodontici strumenti riusciamo a vedere traccia delle vecchie missioni
spaziali. Saranno telescopi ancora poco potenti? Oppure c’è dell’altro sotto? A
pensarci bene, com’è possibile che negli anni 60, in un mondo senza cellulari,
senza internet, senza schermi a led, senza fotocamere digitali, con computer
meno potenti di un moderno orologio da polso e grandi come intere stanze,
fossero arrivati sulla Luna e tornati sani e salvi? Stiamo parlando di un’era
geologica fa rispetto al nostro benessere, eppure anche oggi nessuno riesce a
spingere un essere umano oltre i 400 km di quota della Stazione Spaziale Internazionale.
Se andiamo a osservare le immagini prodotte dagli astronauti lunari vediamo che
sono molto più nitide di quelle eseguite con una reflex digitale professionale.
Per non parlare di come facevano a comunicare: in un mondo con i telefoni
analogici e privo di cellulari, di punto in bianco alla NASA era disponibile
una tecnologia per comunicare a 400 mila chilometri di distanza?
Ho
insinuato il dubbio, ponendo domande legittime senza dare risposte, evitando
quindi di dire in modo plateale la mia idea ma distruggendo le certezze di chi
sta leggendo queste righe. È la tecnica perfetta usata dai ciarlatani, oggi più
numerosi e floridi che mai grazie alla diffusione capillare di internet e dei
social network. Lo schema d’attacco è sempre lo stesso: porre domande, a volte
incomplete e tendenziose, per far crollare le certezze e insinuare un dubbio. Il
dubbio introduce poi uno stato di agitazione e di angoscia, perché l’essere
umano può tollerare per millenni una palese bugia ma non può vivere un giorno
senza illudersi di avere una risposta certa a ciò che lo attanaglia. In questo
momento di estrema debolezza, quasi disperazione, qualsiasi ciarlatano con una
buona oratoria e qualche effetto speciale costruito ad hoc può far credere al
malcapitato di turno tutto, ma proprio tutto quello che vuole. In poche domande
ho creato un dubbio che si basa sul nulla, se non sull’ignoranza di quale fosse
la situazione negli anni ’60 e ’70. Questo è bastato per gettare un’ombra
sull’impresa più incredibile e pericolosa mai compiuta dal genere umano.
Sulla Luna ci siamo andati eccome, senza il minimo dubbio, senza la minima
incertezza. Anche se qualcosa non la comprendiamo o non la conosciamo, non
significa che per un pugno di coraggiosi uomini quella cosa non possa diventare
una splendida realtà, quell’istante eterno e unico in cui tutta l’umanità si è
stretta intorno a tre coraggiosi uomini che per primi hanno varcato i confini
del nostro pianeta.
La
risposta alle domande che ho insinuato la possiamo trovare facendo una ricerca
su internet e scegliendo solo i siti affidabili. Se ci accontentiamo di una
spiegazione sbrigativa, eccone una: i computer per andare sulla Luna non
richiedono nessuna grossa potenza di calcolo. Quelli che c’erano alla fine
degli anni 60 andavano bene, anche se in più di un’occasione nei momenti
impegnativi hanno mostrato dei limiti andando in sovraccarico. Le foto sono più
dettagliate di quelle digitali di oggi perché sono state usate pellicole
professionali a grana fine e di grande formato: il meglio della tecnologia
analogica di quel tempo. La risoluzione di quelle fotografie è ancora migliore
di quella delle più performanti reflex digitali, pari a 50 o più milioni di
pixel. Le comunicazioni radio erano perfettamente operative da diversi anni e
il funzionamento dei razzi non è cambiato di una virgola rispetto ai temibili
V2 tedeschi costruiti da Hitler nella seconda guerra mondiale. Se sulla Luna
non ci siamo più tornati è perché non c’è stata la volontà politica di spendere
decine di miliardi di dollari per continuare un’impresa già compiuta. A volte la spiegazione più semplice è anche quella corretta!
![]() |
Tutti i siti di allunaggio delle missioni Apollo fotografati dalla sonda Lunar Reconnaissance Orbiter |
Etichette:
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missioni lunari
venerdì 17 novembre 2017
Un nuovo libro di astronomia: I colori dell'Universo
E' disponibile in mio trentaquattresimo (sì, 34!) libro di astronomia, un lavoro del quale vado piuttosto fiero perché frutto di molti anni di osservazione e fotografia del cielo.
L’Universo è pieno di colori, anche se i nostri occhi non hanno la sensibilità sufficiente per vederli. Dopo migliaia di anni di visione monocromatica, la fotografia astronomica ha reso accessibile al genere umano gli straordinari colori dei pianeti, delle stelle, delle nebulose, delle galassie, fino ai confini del Cosmo.
In questo libro presento 110 spettacolari immagini dell’Universo, a colori e in alta risoluzione, ottenute con la mia strumentazione in venti anni di carriera da astrofotografo. Oltre 400 ore di esposizione complessiva e viaggi avventurosi attraverso tutti i continenti, alla ricerca degli spettacoli più elusivi: dalle aurore boreali alle eclissi totali di Sole, fino allo straordinario cielo australe, per assemblare una delle raccolte di fotografie astronomiche più completa in circolazione.
Rimarremo stupiti di quante meravigliose tonalità si nascondono nel buio del cielo e di come ogni sfumatura, anche la più piccola, trasporti informazioni sulle incredibili proprietà dei mastodontici corpi celesti dell’Universo. Quei preziosissimi e rarissimi fotoni, messaggeri di meraviglia, giungono sui nostri sensori digitali dopo un viaggio interminabile e contribuiscono a costruire l’immagine del luogo più colorato e straordinario che potremmo mai vedere nelle nostre vite.
Si può acquistare in formato cartaceo a colori, o in formato ebook

In questo libro presento 110 spettacolari immagini dell’Universo, a colori e in alta risoluzione, ottenute con la mia strumentazione in venti anni di carriera da astrofotografo. Oltre 400 ore di esposizione complessiva e viaggi avventurosi attraverso tutti i continenti, alla ricerca degli spettacoli più elusivi: dalle aurore boreali alle eclissi totali di Sole, fino allo straordinario cielo australe, per assemblare una delle raccolte di fotografie astronomiche più completa in circolazione.
Rimarremo stupiti di quante meravigliose tonalità si nascondono nel buio del cielo e di come ogni sfumatura, anche la più piccola, trasporti informazioni sulle incredibili proprietà dei mastodontici corpi celesti dell’Universo. Quei preziosissimi e rarissimi fotoni, messaggeri di meraviglia, giungono sui nostri sensori digitali dopo un viaggio interminabile e contribuiscono a costruire l’immagine del luogo più colorato e straordinario che potremmo mai vedere nelle nostre vite.
Si può acquistare in formato cartaceo a colori, o in formato ebook
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