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giovedì 31 dicembre 2015

Il Kennedy Space Center: un tuffo nella nostra storia più bella

Il 19 Dicembre scorso ho visitato il Kennedy Space Center della NASA ed è stata una delle giornate più belle della mia vita. Sapevo cosa avrei visto, che avrei ripercorso gli anni incredibili dell'esplorazione spaziale rivivendoli in prima persona, ma non avrei mai potuto immaginare le emozioni mi avrebbero travolto e la nuova consapevolezza sull'impatto che questa parte della nostra storia ha davvero avuto sulla nostra società.

Ho percorso in autobus tutto il centro passando attorno alle rampe di lancio. Ho attraversato le stesse strade battute da decine di astronauti, da coloro i quali non ce l'hanno più fatta, come l'equipaggio di Apollo 1, agli uomini straordinari che hanno passeggiato per primi sulla Luna. Ho visto le storiche rampe di lancio delle missioni Apollo e dello Shuttle, dei mostri d'acciaio che hanno ospitato tra le imprese più ambiziose e pericolose della nostra storia, ancora lì al loro posto, immutate dopo oltre 40 anni.
Ho attraversato il giardino dei razzi, dove sono esposti tutti i vettori antecedenti alla conquista della Luna e le relative capsule dagli spazi angustissimi. Sì, un giardino fatto di razzi che si possono toccare, ammirare, temere e rispettare perché rappresentano la nostra voglia di libertà, la nostra voglia di sognare e di esplorare.

Poi, ho ripercorso l'epopea della conquista della Luna in un'epoca nella quale i computer erano grandi come stanze e migliaia di volte meno potenti di uno smartphone. Nel susseguirsi frenetico di emozioni mi sono accorto del peso di certe affermazioni, alcune delle quali scritte anche nei miei libri: davvero oltre il 90% della nostra tecnologia e in generale del nostro benessere deriva direttamente o indirettamente da quei quindici anni esploosivi che hanno visto dapprima nascere la scienza aerospaziale e poi culminare con l'uomo che camminava sulla Luna. Centinaia di miliardi di dollari di investimenti per oltre 400 mila lavoratori, soldi ancora di molto inferiori a quelli sprecati nelle moderne guerre (Iraq e Afghanistan), che invece di portare morte per molti e ricchezza per pochissimi hanno fatto fare un gigantesco balzo all'umanità in termini di qualità e diritto alla vita. Aveva proprio ragione Neil Armstrong: "Un piccolo passo per un uomo, un gigantesco passo per l'umanità". Nessuno sapeva ancora quanto quel passo fosse stato gigantesco, però. Oggi lo sappiamo e non dovremo mai dimenticarlo, perché la storia insegna sempre, non solo quando racconta errori e atrocità. E questa, volenti o nolenti, è la pagina della storia più bella della nostra intera esistenza su questo pianeta.

Avrei potuto davvero vivere in uno dei motori del Saturn V, proprio come ho scritto nel mio libro "Conoscere, capire, esplorare il Sistema Solare", alto come palazzo di oltre 30 piani e che tra qualche anno perderà il primato del razzo più grosso e potente mai costruito. Ci vorrà pazienza, ma l'esplorazione spaziale non si è fermata e proseguirà anche nei prossimi decenni.

Ho toccato una roccia lunare; sì, una roccia proveniente dalla Luna e riportata a terra dagli astronauti di una delle missioni Apollo, disponibile a tutti i visitatori per cercare di viaggiare con la mente nello spazio e nel tempo. Era una roccia normale, fredda, nera e levigata dal passaggio di milioni di mani sopra di essa, eppure a me non sembrava proprio come un normale sasso che raccolgo per strada.

Ho visto uno Space Shuttle, vero, appeso al soffitto di un palazzo. Atlantis ha volato per ben 26 volte nello spazio e il suo scudo termico ne porta tutti i segni dell'infuocato calore che ha dovuto subire ogni volta che rientrava sulla Terra.
Ho anche provato l'esperienza di una partenza dello Shuttle, a bordo di uno dei più realistici simulatori che si trovano in giro (a detta degli astronauti) e per un attimo mi sono sentito un esploratore anche io, riscoprendo quell'antica e istintiva sensazione che ha caratterizzato tutta l'evoluzione della nostra specie. Senza curiosità, senza voglia di esplorare, infatti, saremmo ancora rimasti a vivere nelle caverne, a mangiare cibo non cotto e con un'aspettativa di vita di qualche decina di anni.

Ricordiamoci della parte più pura e bella di noi stessi, della curiosità e della voglia di esplorare il mondo e migliorarlo, a partire da noi stessi e dalle nostre vite. Perché non c'è errore più grande che possiamo fare che smettere di sperare in qualcosa di migliore per noi, per il pianeta, per la società, per i nostri cari. Farsi sopraffare dagli eventi, spesso tristi, della vita e della società vorrebbe dire rinnegare tutto ciò che gli oltre 100 miliardi di persone vissute fino a questo momento hanno fatto per farci uscire dalle caverne e insegnarci a guardare in alto, senza limiti, senza arrenderci, senza rinnegare la nostra natura di esploratori e sognatori, a volte sacrificando persino le loro stesse vite. Ma preferisco sacrificare la mia vita per un sogno, anche irraggiungibile, che buttare 70-80 90 anni di una vita preziosissima rinunciando alla consapevolezza e abbracciando un cinismo che farebbe morire la nostra anima, ben prima che il tempo lo faccia con il nostro corpo.

Il giardino dei razzi, all'ingresso del Kennedy Space Center.

Il modulo lunare come quelli che hanno toccato la superficie lunare. Sapete perché è appeso? Perché è stato costruito per la gravità lunare. Sulla Terra la sua struttura è così fragile che il LEM non si reggerebbe sulle sue sottili zampe e collasserebbe su sé stesso!

Il modulo di servizio con cui gli astronauti arrivavano in orbita lunare e tornavano poi verso la Terra.

Una vera roccia lunare da toccare. 4,5 miliardi di anni di storia a portata di mano.

La vera capsula con cui gli astronauti della missione Apollo 14 hanno affrontato il viaggio verso la Luna e il successivo rientro in atmosfera. Si vedono nella parte bassa le bruciature dovute all'enorme calore durante la fase d rientro in atmosfera.

La tuta lunare dell'astronauta Alan Shepard di Apollo 14. Questa è la tuta usata per passeggiare sulla Luna. Sulle ginocchia si nota la sottile e appiccicosa polvere lunare che ha sporcato il bianco candido della tuta!

Lo Shuttle Atlantis, l'ultimo ad aver volato nel Luglio 2011, in mostra in tutta la sua maestosità.

Uno dei 5 mastodontici motori del primo stadio del razzo Saturn V, l'unico con la potenza sufficiente a portare tre astronauti fin sulla Luna.
Dove la storia è stata fatta: la rampa di lancio delle missioni Apollo e di molte missioni Shuttle è ancora lì, in tutta la sua impressionante altezza.
 
La reale sala di controllo in cui si fece il primo importante passo verso la conquista della Luna. Da qui venne lanciata la missione Apollo 8 che per prima portò tre uomini in orbita attorno al nostro satellite.

Il retro del Satur V, il razzo più potente e grosso mai costruito.



Quel mostro d'acciaio sulla sinistra non è un palazzo ma il gigantesco "trattore" con cui venivano trasportati i grandi razzi dall'edificio in cui venivano preparati fino alle rampe di lancio. Questo immenso mostro su cingoli sprigiona centinaia di migliaia di cavalli e ha trasportato sulle sue spalle anche i mastodontici Saturn V, i razzi con cui l'umo ha raggiunto la Luna.

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