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venerdì 29 agosto 2014

L'indescrivibile bellezza delle aurore



Sono le 20 e il cielo è ancora chiaro; ci si chiede come sia possibile e se mai avrà inizio la notte.
Io e il Marco più anziano, irrazionali e impazienti, ci siamo già ritrovati casualmente fuori per un paio di sopralluoghi. Il cielo sembra velato, ma qualche stella si vede e Giove è un faro. Non ci resta che sperare e avere la forza di aspettare che il chiarore del tramonto se ne vada presto.
L'aurora danza nel cielo
Impazienti e nervosi decidiamo di andare a cena abbandonando gli ingombranti abiti termici al posto di qualcosa di più comodo e meno caldo, sperando che l’imminente pasto riesca a far passare il tempo e che questa sera, dopo la cocente delusione avuta ieri sotto chilometri di nuvole e nebbia da pianura padana, l’aurora si mostrerà a noi. 

Nell’aria c’è speranza, tensione e tanta paura in ogni gesto, mano a mano che il crepuscolo si affievolisce. Un sentimento irrazionale che sta per sfociare nella fobia di non veder nulla, alimentata più della benzina sul fuoco dal fatto che una delle tre notti è già trascorsa e ci ha regalato solamente delusione. Una disperata delusione tappata da neve e nuvole che hanno nascosto a noi e a pochi altri uno degli spettacoli più grandi degli ultimi dieci anni, una fiammata dell’aurora che si è spinta addirittura fino all’Inghilterra e alla Danimarca.
Si ha la sensazione di non poter far nulla, di aver perso la grande occasione; la beffa di un destino che a volte sembra fin troppo crudele. E oggi, dopo che il Sole ci ha quasi abbronzato, il cielo si è improvvisamente velato proprio al tramonto. Sarà il presagio di un’altra serata nuvolosa?
Il cuore è in gola; le mani tremano in questa calda stanza d’hotel più di quando oggi a -10°C scalavano senza guanti la cima di una montagna. 

Con molta calma percorro il corridoio lungo che separa la mia camera da quella dei due Marco e dalla hall e mano a mano che mi avvicino sento l’inconfondibile caciara che solo un gruppo di italiani può fare. E chi altri possono essere se non i miei compagni di avventura, visto che di altri connazionali in questo albergo non ve ne è traccia?
Incuriosito mi avvicino alla loro porta aperta e improvvisamente vengo proiettato in un altro mondo come un potentissimo razzo.
Il Marco più esperto, l’organizzatore del viaggio, mi guarda con occhi lucidi e sprizzanti una felicità senza pari e poi esclama, incurante del casino che sta facendo:
“C’è!!! C’è l’aurora fuori! Vieni a vedere, andiamo a vedere, s’è accesa!!!”.
Mentirei se dicessi che mi ricordo le azioni e il tragitto fatto dopo questa sua frase; so solo che in un lampo ci siamo proiettati fuori in felpa, jeans e scarpe da ginnastica, fregandocene dei -10°C e con lo sguardo rivolto in alto. 

E appena usciti il battesimo dell’aurora è stato ufficiale. Nel cielo ancora un po’ chiaro, sotto i lampioni dell’hotel, in mezzo a gente che in mezze maniche si gode la fresca serata e se ne frega di quello che accade in cielo, io non vedo altro che pura meraviglia. Da orizzonte a orizzonte, proprio sopra di noi, due lunghissimi fiumi verdognoli, in apparenza fermi, sembrano trasportare milioni di litri d’acqua celeste. L’aurora, Signori; questa è l’aurora. Non posso crederci, non riesco a capire, non posso pensare. Vedo molto bene delle tenui striature e percepisco anche il loro lento movimento; ammiro l’acqua cosmica muoversi, la corrente trasportare via me e tutte le paure.
Questo è uno di quegli eventi che non dimenticherò mai, scolpito nella mia memoria fino alla fine dei giorni, lo so già. E poco importa se l’altro Marco, l’astrofilo navigato, quasi mezzo schifato esclama:
“Sì, va beh ragazzi, ma che è sta schifezza. Aspettate di vedere l’aurora vera, questa non è niente a confronto”. Probabilmente ci crede a quello che dice, anzi, ne sono sicuro, ma il suo comportamento tradisce un sentimento che la razionalità del suo pensiero non riesce a tenere a bada per molto tempo. E infatti in questo piazzale composto e pieno di persone che si godono la propria vita in pace, noi 5 italiani bambini urliamo come se in cielo avessimo visto la mistica apparizione di qualcosa di sovrannaturale. E probabilmente, almeno per noi, drogati di astronomia e ubriachi di vita, è proprio così. Tra gesti di giubilo, scatti improbabili delle nostre macchine fotografiche e un freddo che non è mai stato così caldo, ci godiamo questo momento con la speranza, fortissima, che sia solamente l’inizio di una serata memorabile.
Io vago nel piazzale bianco cercando un pizzico di solitudine e un riparo dai lampioni. Scatto immagini mentali di tutto quello che sto vedendo; con gli occhi, con il respiro di quest’aria pura e profumata, con la pelle che non trema al freddo di quest’assaggio di notte polare. 

Non so chi lo abbia fatto notare, ma sono già passate le 20 e noi abbiamo un appuntamento al ristorante sottostante di cui ora faremo volentieri a meno. La cena, da piacevole passatempo per scaricare la tensione in vista della nottata decisiva, si è appena trasformata in un enorme impedimento tra noi e il cielo, tra noi e il puro godimento.
La voglia di saltarla è enorme, ma Marco, più esperto e razionale, ci convince che in realtà questo spettacolo è solo un antipasto e che dopo la cena potremo assistere a qualcosa di grandioso, quindi tanto vale mangiare velocemente e poi andarcene in un luogo più scuro per godere del nostro attimo di eterno stupore. E allora, tra una foto e l’altra, tra un “dammi un minuto” e l’altro, con estrema fatica ci convinciamo a rientrare dentro, anche perché l’aurora sembra darci una piccola tregua.

Entriamo nel ristorante esaltati e irrequieti, sperando di finire presto quest’imprevista carcerazione. Ci sediamo e la prima cosa che facciamo è accedere alla pagina web che propone le immagini in diretta dell’aurora, proprio da una stazione a pochi chilometri da qui. Se il cielo si accenderà come hanno raccontato i due Marco qui di fronte a me, scapperemo fuori di corsa portandoci dietro chiunque si intrometterà sulla nostra strada!

Dopo l’ora più lunga della mia vita, arriva finalmente il grande momento. L’aurora sembra averci aspettato e noi, di fretta, ci vestiamo come astronauti e ci incamminiamo, speranzosi e con gli occhi più scintillanti di queste stelle sopra di noi, verso una lunga salita innevata che ci porterà in cima alla collina, là dove ci aspetta un grande piazzale privo di luce e, per gli amanti del caldo, la baita riscaldata. 

La salita, nonostante sia ripida, non la sente nessuno: corriamo come degli adolescenti e scoppiamo di caldo come fossimo in pieno agosto.
L’unico momento per riposare è quando ogni poche decine di secondi rallento perché cerco lo sguardo al cielo per vedere cosa mi riserva. Intravedo qualcosa. In una situazione normale avrei detto nuvole, ma so che è l’aurora perché qui non ci sono così tante luci nel raggio di 300 km da illuminare talmente bene il cielo.
Lungo è il tragitto e la tentazione di fermarsi per fotografare ma sento, sentiamo, che non c’è tempo, che dobbiamo arrivare prima possibile nella nostra postazione.
E così, dopo una sfiancante corsa, giungiamo nel piazzale gremito di altri osservatori. E non c’è tempo neanche per cercare la posizione migliore che il cielo s’accende davvero.
Di fronte a noi, senza il minimo sentore, precipita giù a grande velocità un’immensa cascata color verde acceso. Si sgrana, si muove come un serpente irrequieto; sembra quasi di vedere le scaglie che fanno presa sul terreno. Le differenze linguistiche di tutti questi curiosi che condividono il piazzale, provenienti da ogni parte d’Europa, si abbattono all’istante di fronte allo spettacolo dell’Universo, davanti allo stupore più puro che tutti gli uomini esprimono allo stesso modo, con la stessa parola trascinata all’infinito: Wooow.

L’aurora nel cielo danza senza fine e tutti noi siamo a corto di fiato. Il serpente si ingrandisce, si circonda di amici, si colora a tal punto da illuminare di verde il paesaggio intorno. E’ una sensazione di rara bellezza perché mai nessuno ha visto l’Universo muoversi persino più veloce di quanto il nostro cervello riesca a elaborare. Di fronte a noi, poi dietro, poi ancora sopra, proiettando sulle le nostre teste un’inquietante ma affascinante effetto pioggia, una pioggia velocissima e colorata che sembra investirci. Ma tutti sappiamo che non c’è alcun pericolo; lo sappiamo non con la ragione ma con il cuore. Sappiamo che questa meraviglia è troppo bella per ferirci e allora, invece di aprire immaginari ombrelli per ripararci, allarghiamo le braccia sperando di raccogliere questa pioggia lucente che tinge il cielo e tutto il nostro mondo. 

Ci si sente allo stesso tempo piccoli e grandi, insignificanti e potenti perché noi fragili esseri, minuscoli per un Universo ben più esteso della nostra immaginazione, abbiamo l’enorme dono di poter assaporare con coscienza questo spettacolo. Ci si rende conto di avere la responsabilità, bellissima, di sentirsi ambasciatori dell’Universo stesso, che attraverso di noi acquista coscienza della sua grandiosità, compiacendosi del perfetto lavoro che ogni volta riesce a svolgere.

Passano i minuti, ma l’irrequieto turbinio del cielo non si vuol placare e noi non possiamo che ringraziare e sentirci, una volta tanto, davvero fortunati.
Lentamente riacquistiamo abbastanza lucidità per iniziare a fare qualche improvvisata fotografia, ma l’aurora è così intensa che già con qualche secondo di esposizione, con le stelle che si vedono a malapena sul fotogramma, la luce verde diventa bianca da quanto è luminosa.
Ognuno di noi, ora, è solo; solo con il suo mondo, solo nel suo personale rapporto con il cielo. E questa solitudine condivisa fa parte del gioco e rende tutto semplicemente unico.
Provo ancora a fare qualche scatto con quello che ho. L’aurora è così estesa che ci vorrebbe un grandangolare ma io non ce l’ho. Riprendo a 800 ISO, con il diaframma tutto aperto per una decina di secondi al massimo, sperando di fermare il movimento del serpente, ma invano. Benché i colori siano più evidenti in fotografia, l’occhio ha una visuale, una dinamica e soprattutto un tempo di esposizione così breve che è l’unico strumento capace di congelare i movimenti di questi fiumi di luce color smeraldo. Nessuna foto può rendere l’idea di movimento e rappresentare degnamente le sottili e lunghissime linee seguite dalle particelle luminose.
Proprio per questo decido di impostare automaticamente la fotocamera, puntata in una zona a caso del cielo, e sedermi in terra, meglio, sulla polvere di ghiaccio, per ammirare in silenzio questo spettacolo unico fino a quando non si stancherà di mostrarsi a noi. 

Se volete dare un'occhiata alle immagini che ho scattato, seguite questo link.
Se invece volete avere idea dei movimenti dell'aurora in un bellissimo video del mio compagno di avventura Marco Bastoni, cliccate qui e proiettate il video a tutto schermo

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