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giovedì 29 agosto 2013

La vita proviene da Marte? E com'è possibile?



E' freschissima la notizia secondo cui ci sarebbero sufficienti prove sul fatto che la vita terrestre sia iniziata da Marte e poi giunta sul nostro pianeta miliardi di anni fa. 
In realtà questa è un'ipotesi che nella comunità scientifica si discute da diversi anni e di cui ho parlato in un paragrafo del mio libro "Vita nell'Universo: Eccezione o regola?"
Al momento della stesura non c'erano queste nuove prove, eppure sono stato fortunato nel descrivere uno scenario a quanto pare più che probabile. 

Ecco l'estratto in cui si ipotizza proprio quanto ora sembra essere un po' più che probabile. (per chi fosse curioso, il mio libro è disponibile qui, sia in formato cartaceo che elettronico) e magari far chiarezza su come dei microrganismi, perché di questo si tratta, non di omini verdi, siano riusciti a compiere senza conseguenze un viaggio di oltre 50 milioni di chilometri.
la vita proviene da Marte? Forse si
Lo scambio di informazioni tra Marte e la Terra potrebbe essere molto più antico, duraturo e invadente di quanto prodotto dalle nostre sonde automatiche.
Per comprendere come due pianeti distanti 56 milioni di chilometri possano scambiarsi informazioni senza la presenza di esseri intelligenti, dobbiamo guardare in casa nostra.
Tra le migliaia di meteoriti ritrovate sulla superficie della Terra, sono oltre 100 quelle che hanno un’impronta unica e diversa rispetto agli asteroidi della fascia principale.
La composizione chimica di queste rocce è uguale a quella della superficie di Marte, e la composizione dell’aria intrappolata è identica a quella atmosferica. Si tratta di meteoriti che un tempo costituivano rocce del pianeta rosso.
Com’è possibile tutto questo?
Con una dinamica che potrebbe sembrare rocambolesca, ma che invece è stata più frequente di quanto ci si aspetti.
Quando un meteorite di grandi dimensioni (uno o più chilometri) colpisce Marte, fa schizzare a grande velocità pezzi della superficie del pianeta, rocce di diverse dimensioni che potrebbero avere una velocità sufficiente per uscire dall’atmosfera e dal campo gravitazionale. Questi diventano meteoriti a tutti gli effetti, solamente che non sono più gli antichi massi generatisi al tempo della formazione del Sistema Solare, ma prodotti di una superficie planetaria modificati da una storia molto diversa. Data la vicinanza tra Marte e la Terra, alcuni di questi meteoriti “secondari” sono precipitati sul nostro pianeta. A oggi queste sono le uniche rocce marziane che possediamo e che quindi è possibile analizzare in modo approfondito.
Tra poco vedremo quali sono le caratteristiche e le sorprese che sono state scoperte in questi massi, perché è intuitivo che se su Marte un tempo c’era la vita, questa possa essere contenuta, almeno sottoforma di fossili, nei meteoriti marziani.
Non è questo però quello che ci interessa al momento.
Soffermiamoci per un attimo sulla dinamica della carambola cosmica e proviamo a fare un gioco logico che prevede di cambiare punto di vista, magari rovesciando la situazione.
Se Marte ci ha inviato meteoriti, è possibile che anche la Terra abbia fatto lo stesso? Cosa impedisce a un grande asteroide che colpisce il nostro pianeta di far schizzare nello spazio pezzi di rocce terrestri che poi, dopo migliaia o milioni di anni di pellegrinaggio nello spazio, precipitano su Marte?
La risposta è ovvia: niente.
Se conosciamo meteoriti provenienti da Marte, è indubbio che su Marte, da qualche parte, esistano altrettanti meteoriti provenienti dalla Terra, risalenti un po’ a tutte le ere geologiche: dal grande bombardamento subito 3,5 - 4 miliardi di anni fa ai più recenti, magari anche a seguito di quello che ha estinto i dinosauri (l’ultimo impatto devastante conosciuto).
Se la vita elementare sulla Terra esiste da almeno 3,8 miliardi di anni, questo implica senza ombra di dubbio che i meteoriti terrestri su Marte abbiano per forza di cose trasportato forme di vita: è una certezza.
Ci sarebbe naturalmente da discutere in merito alla sopravvivenza di organismi biologici in queste condizioni, soprattutto per quanto riguarda le violente fasi della creazione del meteorite e del successivo impatto su Marte, ma in rocce relativamente grandi, nascoste nelle profondità, queste coriacee tracce biologiche potrebbero essere sopravvissute senza particolari problemi, come hanno provato alcuni esperimenti effettuati su rocce terrestri e buone quantità di esplosivo.
Secondo questo scenario, se contaminazione c’è stata, questa potrebbe essersi verificata ben prima che l’uomo comparisse e fosse in grado di mandare astronavi nello spazio. Menomale, ora stiamo un po’ meglio!

La storia biologica di Marte e della Terra potrebbe essere più intrecciata di quanto sembri, perché sicuramente i due pianeti si sono scambiati milioni di tonnellate di rocce nel corso di miliardi di anni.
E allora, per concludere in bellezza aumentando l’incertezza e il mistero, facciamoci una domanda: chi ha contaminato chi? La Terra primordiale, molto più massiccia e grande, si è probabilmente raffreddata più lentamente di Marte. L’impatto violento con quel pianeta primordiale che ha poi generato la Luna ha rallentato lo sviluppo di condizioni adatte alla vita di qualche altro milione di anni.

Se il più piccolo e freddo Marte ha quindi sperimentato condizioni biologiche prima della Terra, è probabile che i primi microrganismi siano nati proprio qui.

E se i meteoriti marziani avessero inseminato la giovane e ancora desertica Terra delle prime forme di vita?
Se un giorno trovassimo dei microbi marziani fossilizzati più antichi di quelli terrestri e sorprendentemente simili, non ci sarebbe da stupirsi poi più di tanto… Potremmo averlo già fatto?


Le meteoriti marziane: tracce di vita passata?

Degli oltre 61.000 meteoriti rinvenute sulla Terra fino a questo momento (maggio 2013) 114 sono il risultato di quella carambola cosmica apparentemente assurda che ha portato pezzi di Marte fin qui in modo del tutto gratuito.
Le meteoriti marziane rinvenute appartengono a ere geologiche estremamente diverse, così che dal loro accurato studio possiamo sicuramente far miglior luce sull’evoluzione del nostro vicino cosmico.
E di indizi più o meno forti a supporto della vita ne abbiamo.
Tutti i meteoriti ritrovati contengono tracce di acqua, una quantità che cresce con l’aumentare dell’età delle rocce, confermando il modello di un pianeta un tempo molto più umido. La roccia denominata NWA 7034, ritrovata nei primi giorni del 2013 contiene circa 10 volte più acqua di tutti i meteoriti marziani finora scoperti. Il meteorite si sarebbe formato 2,1 miliardi di anni fa, da rocce poste probabilmente sul fondo di un antico lago.
La star dei meteoriti marziani è indubbiamente ALH 84001, staccatosi dal pianeta circa 16 milioni di anni fa e precipitato in Antartide appena 13.000 anni addietro. Attente osservazioni attraverso un microscopio elettronico a scansione nel 1996 hanno rilevato al suo interno tracce di quelli che subito si pensarono essere batteri fossilizzati.
La notizia del possibile ritrovamento di antiche tracce di vita su Marte fece così scalpore che persino il presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, fece una conferenza stampa sottolineando quanto importante fosse quel momento per l’intera umanità.
In realtà i mass media cavalcarono e ingigantirono a dismisura tutto quanto, come al solito.
Come accade spesso quando c’è da confermare qualcosa di straordinario, ulteriori analisi fecero propendere gli scienziati del tempo verso una risposta più prudente. Se il meteorite mostrava tracce di vita (cosa da confermare), era probabile fosse dovuta a una contaminazione da parte dell’ambiente terrestre.
L’avvincente attimo di gloria di ALH 84001 si dissolse in breve tempo come neve al Sole, soprattutto tra l’opinione pubblica che di colpo smise di parlare di questo interessantissimo pezzo di roccia.  
All’ombra dei riflettori (e questo è sempre un bene!), studi e ricerche proseguirono, perché nell’aria serpeggiava sempre la stessa roboante domanda, quel dubbio che non faceva dormire la notte molti scienziati: e se non sapessimo riconoscere la vita neanche quando ce l’abbiamo palesemente di fronte a noi, solo perché comprendiamo ancora troppo poco dei processi biologici?
Finalmente tra il 2009 e il 2011 sembra essere stato scritto un importante capitolo che potrebbe darci qualche elemento in più per decidere cosa rappresentino veramente quei piccoli vermi comodamente adagiati sulla roccia marziana.
Un gruppo di studio della NASA è arrivato alla conclusione che quei filamenti possano effettivamente rappresentare antichissime tracce di vita. I composti trovati indicano che la roccia ha passato molto tempo in un ambiente umido, a una temperatura media di circa 18°C (di certo, quindi, non in Antartide!).
Alcune anomale concentrazioni nei pressi dei presunti fossili potrebbero rappresentare i prodotti di scarto di un’antichissima flora batterica.
A stupire maggiormente la datazione più precisa dei presunti fossili: 4 miliardi di anni. Se quelle ritrovate sono tracce biologiche, significa allora con buona probabilità che la vita su Marte si è sviluppata prima che sulla Terra, proprio come detto del tutto ipoteticamente poco fa. 

Per chi fosse curioso, il mio libro è disponibile qui, sia in formato cartaceo che elettronico

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