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lunedì 9 gennaio 2012

Quel punto luminoso nel cielo dopo il tramonto del Sole

Una limpida e tiepida giornata sta per terminare.
La temperatura è stata gradevole, a mezzogiorno ha sfiorato i 20°C.
Tutto intorno a me tace il paesaggio; non c'è anima in giro, si è soli con se stessi, e forse è la compagnia che certe volte più temiamo.
La bellezza di un deserto sta nel panorama e nei pensieri di giorno, e, come per ricompensa, nel meraviglioso cielo che si può osservare di notte, indisturbati dalle luci artificiali.

Oggi, a dire la verità, il cielo è stato solcato da qualche nuvola di passaggio.
Sottili strisce bianche hanno pitturato di diverse tonalità questo dipinto a pastello.
Le nuvole mi aiutano a pensare; interrompono un pensiero troppo pesante, o un ragionamento ormai andato fuori controllo. Le guardo e mi chiedo: "sono così lontano da casa, eppure voi siete anche qui a tenermi compagnia. Non vi ho mai amato, ma oggi voglio fare pace con voi e ringraziarvi di essere qui"



Non sono rare le nuvole nel deserto, come a volte non è raro veder queste nuvole, dalle trame così intricate e definite, perdersi improvvisamente, diventare un tutt'uno con il cielo.
E' il segno che la neve sta cadendo in quota, formando una sottile foschia annunciatrice di uno spettacolo che non raggiungerà purtroppo quasi mai la superficie. I fiocchi sottili non riescono a sopravvivere così a lungo, si dissolvono quasi completamente, tornando nello stato di vapore che li ha portati fin lassù.

Il Sole sta per andare sotto l'orizzonte; il cielo si tinge.
Nubi, ancora queste fedeli compagne di viaggio, poco sopra l'orizzonte, illuminano i miei occhi di un rosso impossibile da dimenticare.
Il mondo, anzi, l'Universo è davvero piccolo.
Questo è il modo più bello per salutare una giornata unica e ringraziare il Sole di un altro turbinio di emozioni, in questo sussulto di vita reso possibile dal suo calore.




La notte scende presto, così come la temperatura.
Il cielo si fa subito scuro e trasparente.
Lo spettacolo sta per iniziare.
Tutti i pensieri imbrigliati nel tiepido deserto, ora possono trovare la via delle stelle e perdersi nell'infinità dell'Universo.
Aspetto trepidante questo momento, ogni volta come se fosse il primo, e l'ultimo.
Poco sopra il blu del crepuscolo, le prime stelle della sera si accendono; ma non sono stelle, quelle sono meno luminose. I nostri compagni di viaggio, in questa avventura attorno al Sole, si mostrano per primi.
Non ho controllato di proposito le mappe celesti da molto tempo; voglio che questo cielo mi soprenda, come se lo osservassi per la prima volta nella mia vita.
E forse è proprio così....

Un punto si mostra brillante.
Ha una magnitudine abbondantemente negativa; sembra Giove, ma brilla di un colore nettamente azzurro. Sembra Urano o Nettuno, peccato che non siano visibili così bene ad occhio nudo. Troppo brillante per essere una stella, troppo insolito per essere un pianeta.
Il cielo diventa più scuro e nelle immediate vicinanze si scorge a fatica un'altra stellina, molto più debole e di colore decisamente bianco/giallo. Il gioco di colori è molto bello; ricorda la stella doppia Albireo, ma con le tonalità invertite. Sarà una stella? Un altro pianeta per caso vicino a quello brillante che sto osservando?

Difficile descrivere in queste situazioni le sensazioni che si susseguono, spesso contraddittorie e per questo ancora più belle, perché la bellezza di un'emozione risulta doppia quando affiancata da un'altra di senso opposto.
Allora ecco che alla voglia di contemplare ancora questo spettacolo mai visto prima, si affaccia il desiderio quasi morboso di guardare la mappa celeste per scoprire subito di cosa si tratta.
Ma la curiosità va controllata ed usata a proprio vantaggio; alla fine non c'è gusto nel leggere subito l'ultima pagina di un intrigante giallo dopo aver dato solamente un'occhiata all'introduzione.
L'emozione va fatta maturare, va coltivata, e solo quando sarà il momento potrà raggiungere il massimo, che non è nella soddisfazione di aver letto chi è l'assassino, ma nel tempo intercorso cercando di risolvere il mistero e nel momento in cui viene finalmente raggiunto l'obiettivo con le proprie forze, prima di farcelo dire dal libro stesso.


Quasi rapito da questo punto azzurro brillante e dal suo compagno apparente, non mi sono accorto che nelle vicinanze un altro astro ha fatto capolino, ancora più brillante di colui che mi ha incantato. Colore giallastro, poco distante dal Sole, più splendente di qualsiasi stella e molto diverso da Giove; non può che trattarsi di Venere.

Con una sicurezza che non trova basi razionali, cosciente che forse avrei almeno dovuto puntare il mio telescopio per confermare la mia ipotesi, ritorno su quel piccolo faro azzurro di cui non so, o non voglio ancora, trovare una spiegazione.

A volte la mente si comporta in modo davvero bizzarro.
Di fronte ad un'emozione forte, ad un cielo mai visto prima, ad un luogo sempre sognato, ma solo in questo momento raggiunto, logica e razionalità vengono fortunatamente rilegate in un angolo remoto, dal quale forse solo una distrazione di portata simile, per una curiosa legge di annullamento reciproco, può farle tornare a galla quel tanto che basta.
Mi godo questa emozione incontrollata qualche altro minuto, non c'è fretta; la distrazione arriverà al momento opportuno e nel modo migliore.

Pochi minuti, il cielo ormai quasi completamente scuro, ed ecco un altro punto luminoso comparire basso sull'orizzonte, solo che questa volta si muove.
L'emozione si trasforma in stupore, amalgamandosi ad un pizzico di inquietudine, agitazione, mistero, paura.
Non è un aereo, impossibile avvistarli in questa zona; troppo lenta per essere una meteora.
Un attimo di smarrimento, di pensiero, sebbene confuso e rallentato.
Ho la soluzione! Perché non averci pensato prima?
E' un satellite. Possibile, visto che ve ne sono alcuni in orbita attorno al pianeta, o al limite una meteora estremamente lenta.
A volte luoghi alieni e visioni incontaminate ci fanno dimenticare tutte le variabili in gioco.
Ecco la distrazione cercata e il sovraccarico di emozioni che costringe la mente a recuperare quel minimo di lucidità necessaria per selezionarne e cercarne di nuove e più forti.
Il punto luminoso in movimento è ancora visibile. Posiziono la fotocamera digitale e scatto una foto, così potrò riconoscerlo una volta tornato al riparo.



E' arrivato il momento di tornare a quel misterioso pianeta, ora ancora più azzurro e brillante, e di alimentare il mio essere, senza bruciare nessun passo intermedio.
Prendo un teleobiettivo, scatto una foto e attraverso di esso lo osservo.
Non vedo dettagli, ma non servono.
Passano forse 10 secondi per me, 10 minuti per il resto dell'Universo...


Il pianeta sta lentamente avvicinandosi all'orizzonte, è giunta l'ora di andare all'oculare del piccolo telescopio che sono riuscito a portare fin qui, e cercare di osservarlo.
Mai nella mia vita avrei pensato di poter fare quello che ora sembra più che mai un sogno, sopraffatto come sono da brividi, sussulti, sorrisi, parole senza senso e senza suono sussurrate solamente a me stesso.
In questi momenti, di solito, ci si sveglia all'improvviso e si realizza, con delusione, di aver fatto semplicemente l'ennesimo sogno.
Aspetto terrorizzato per un attimo questo momento, ma fortunatamente non arriva: non sto sognando.

Il cuore scandisce il ritmo dei miei movimenti un po' impacciati.
Con un po' di fatica riesco a puntare il telescopio sul pianeta, ma la montatura non sembra seguirlo nel suo percorso celeste.
Ho totalmente dimenticato che il luogo è diverso, la montatura va regolata ed orientata; non c'è tempo, non mi ricordo più come si fa, non mi serve, non mi interessa altro.
Nelle interminabili ore necessarie ad inserire un oculare e mettere a fuoco l'immagine, forse solo alcuni secondi per il resto dell'Universo, i miei pensieri si aggrovigliano togliendomi quasi il respiro: cosa vedrò? Di cosa si tratta? Come faccio ad osservare così vestito? Perché sto tremando?
Per un semplice motivo; un motivo che ho sempre saputo, ma ora finalmente posso mostrare ai miei occhi increduli:


Non c'è tempo per farmarsi ora; le emozioni sono così tante ed intense che si sono congestionate in qualche parte tra il mio cuore ed il cervello, e ancora non hanno cancellato i miei movimenti. Così prendo un oculare più potente per una visione migliore .
La prima occhiata dopo aver messo a fuoco, poi il momento di lasciarsi andare.
L'oculare precedente, ancora in mano, cade nella sabbia rosata senza far rumore; le mani, entrambe, si aprono e leggermente si sollevano con il palmo rivolto verso l'alto. Respirare diventa uno sforzo troppo grande per più di un minuto. Tutto intorno un silenzio mai stato più rumoroso, scosso dai colpi di cannone del mio cuore.
Sollevo leggermente il casco dall'oculare, distolgo inconsciamente un attimo lo sguardo per capire se potrò ritrovare quello che stavo osservando. Poi vedo riflessa l'intera umanità sul vetro sottile che mi separa da quest'aria gelida e irrespirabile, e non posso far altro che sorridere in segno di resa e godermi la magnifica consapevolezza del più grande spettacolo della mia vita:

Quel punto azzurro nel cielo è la Terra, così come appare dalla superficie di Marte

Questo è quello che si vede da qui, da questo cielo così simile alla Terra, eppure così alieno; da questa sabbia che scomparso il Sole ha perso il suo colore rosato, da questo deserto così simile al mio amato Sahara, eppure centinaia di milioni di chilometri distante.
Mi siedo un attimo, anche se non potrei, perché rialzarsi con questa ingombrante tuta sarà difficile.
Ora riesco a sentire il tocco di questa sabbia finissima che scivola dal palmo della mia mano; osservo le sagome delle lontane montagne che si stagliano su un cielo ancora leggermente rischiarato dal Sole, ormai abbondantemente sotto l'orizzonte.
Sento addirittura i suoni di questo lontano mondo, anzi, l'unico suono che si può sentire sulla sua superficie completamente deserta, di cui io e i miei compagni di viaggio siamo gli unici abitanti: lo strano ed un po' inquietante sibilio del vento, che ora soffia impetuoso ma che fa fatica a muovere anche gli oggetti più leggeri accanto a me. Lo sento sulla mia tuta e lo vedo smuovere leggermente questa polvere finissima.

Un ultimo sguardo al cielo e a quel puntino blu; la notte è finalmente scesa, le stelle si sono presentate in tutta la loro eleganza. Sono uguali a quelle che per anni ho osservato ogni notte serena quando mi trovavo su quel puntino blu.
Il cielo, finalmente, calma il suono del silenzio di questo mondo che ora sembra davvero troppo alieno.

Questo deserto esteso per migliaia di chilometri, è il pianeta sul quale ho la fortuna di trovarmi, dopo un viaggio durato ben 6 mesi e sognato tutta una vita.
Gli abitanti del mio pianeta, che ora osservo piccolo al telescopio, lo hanno chiamato Marte.
Da qui si ha davvero un altro punto di vista sulla nostra esistenza, tutta concentrata in quel puntino che anche attraverso il mio telescopio sembra ancora indistinto e così lontano.
Il vuoto dello spazio non mi permette di ascoltare le grida dei 6 miliardi di esseri umani concentrati in quella piccola falce azzurra, e questo è forse un bene, perché riesco ad apprezzare lo spettacolo per quello che è veramente, non per quello che crediamo che sia, quando ci troviamo immersi sulla sua superficie.
Al riparo e al caldo, tolgo la tuta, guardo da dietro il piccolo oblò, alzo la matita che ho di fronte a me e con la sua piccola punta affilata riesco a coprire quel lontano pianeta azzurro.
Tutte le situazioni, i pensieri ed i ricordi di questa fragile vita, che troppo spesso ci sembra rappresentino l'Universo intero, da quassù non sono nient'altro che un punto indistinto nascosto dalla punta della mia matita.



Tutte le immagini e le descrizioni di questo racconto sono reali, ma invece di averle vissute in prima persona, mi sono limitato a sognarle attraverso le immagini ed i dati provenienti dalle sonde che sulla superficie del pianeta rosso ci sono state ed hanno potuto godere di questo spettacolo unico.

3 commenti:

  1. Bellissimo racconto. Pieno di emozioni e suspance fino all'ultimo.
    E' vero che noi umani siamo troppo abituati a guardare le cose sempre dallo stesso punto. Non hai mai nominato la terra come punto d'osservazione ma lo si dà per scontato.
    Se non fosse così però addio suspance.

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  2. Grazie Fabio!
    A volte guardare da diversi punti di vista aiuta molto e si capirebbe molto bene la reale importanza di alcuni gesti tipicamente umani.

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