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domenica 27 novembre 2011

Astrofilo riprende un altro sistema planetario!

Che la strumentazione a disposizione degli astrofili abbia consentito negli ultimi anni dei passi da gigante, soprattutto nella fotografia astronomica, è ormai qualcosa di largamente documentato.
Meno chiaro è capire quali sono i limiti dell'attuale tecnologia digitale e degli strumenti a nostra disposizione per osservare il cielo.

La prima immagine amatoriale di un sistema planetario esterno
Non bastano quindi immagini planetarie migliori di quelle delle sonde, ne il fatto che si possa scoprire un pianeta estrasolare con un telescopio cinese da 25 centimetri di diametro; ora un astrofilo Neozelandese è riuscito addirittura ad ottenere la prima immagine di un sistema planetario esterno al nostro!

Rolf Wahl Olsen con un comune riflettore Newton da 250 mm ed una webcam modificata (si, una webcam!), è riuscito a riprendere il disco di polveri che circonda la stella australe Beta Pictoris (non visibile dalla nostre latitudini).
Non si vedono direttamente pianeti, ma un sottile e tenue disco di detriti nel quale si stanno sviluppando nuovi corpi celesti, di cui uno già scoperto con altre tecniche indirette.
Il disco di detriti ha un diametro di circa 250 miliardi di chilometri, posto ad una distanza di circa 50 anni luce.

L'immagine di Rolf Wahl Olsen è stata ottenuta con una particolare tecnica che ha permesso di oscurare il brillante disco stellare, che altrimenti avrebbe sovrastato con la sua luminosità tutta la regione adiacente.
Gli astronomi per fare questo utilizzano un accessorio chiamato occultatore, un po' troppo complicato e costoso per gli astrofili.

Wahl Olsen ha allora avuto una brillante idea: ha prima ripreso Beta Pictoris senza alcun filtro e con un'esposizione lunga per catturare anche il ben più debole disco di detriti. Successivamente ha individuato una stella di spettro simile (Alpha Pictoris) ed ha effettuato un'esposizione di lunghezza tale da dargli la stessa luminosità di Beta Pictoris sul sensore di ripresa.
A questo punto alla ripresa originale contenente il disco di polveri ancora offuscado dalla luce stellare, ha sottratto l'immagine dell'altra stella. Il risultato netto è la totale scomparsa dell'ingombrante luce stellare, con il disco di polveri che appare ben evidente.
Lo stesso autore afferma che si potrebbe fare di meglio, soprattutto con una camera di ripresa di qualità migliore rispetto alla webcam da lui utilizzata, ma questa rappresenta la prima ripresa amatoriale al mondo di un altro sistema planetario, quindi non posso cha fare i miei più sentiti complimenti!
Per confronto, questa è la prima immagine che nel 1984 gli astronomi professionisti ottennero con uno strumento ben più grande.

2 commenti:

  1. Wow! Grande!
    Questi significa che la differenza di luminosità tra stella e disco protoplanetario è accessibile alla dinamica del sensore usato... magari usando sensori con dinamica superiore (e che non soffrano di blooming) come DSLR e CCD si potrebbero ottenere immagini migliori!

    Per risparmiare la ricerca agli altri lettori, ecco l'articolo originale:
    http://www.pbase.com/rolfolsen/image/139722640

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  2. Credo che il segreto stia nell'architettura del sensore delle webcam, che consente di gestire molto bene forti differenze di luminosità, sebbene non brilli in dinamica. A titolo di esempio, con la mitica Toucam Pro ero riuscito a riprendere Amalthea, il quinto satellite di Giove di magnitudine 14.3 a 30" dal pianeta, oppure ancora i satelliti di Marte fino a 10" dal bordo planetario.
    Con le camere CCD e le camere planetarie non ci sono riuscito a causa di un'enorme quantità di luce diffusa che non se ne andava neanche con la tecnica che ha utilizzato Wahl Olsen.
    Bisognerebbe fare altre prove, ed ora devo cercare un soggetto adeguato visibile anche dalle nostre latitudini!

    Grazie per il link all'articolo, me ne ero dimenticato!

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