Il bello della scienza, sia per chi la fa che per chi ne
segue l’evoluzione da spettatore interessato, è il fatto di non essere mai
noiosa perché le nostre conoscenze sono in continua evoluzione e si avvicinano
sempre di più alla descrizione della realtà che ci circonda. Questo è vero in
modo particolare quando vogliamo rispondere alle più importanti domande che
riguardano il funzionamento e le proprietà dell’Universo. In un ambiente tanto
vasto e complesso, sono molti i campi in cui le nostre conoscenze rappresentano
solo un’approssimazione della descrizione della realtà. E’ qui che la scienza
deve indagare più a fondo per arrivare a delle risposte quanto più possibile
precise.
Molto tempo fa, su questo stesso blog, avevo tentato di
rispondere a una domanda che molti curiosi si fanno: quante galassie ci sono
nell’Universo? La risposta l’avevamo data osservando la più profonda immagine
ottica mai scattata dal telescopio spaziale Hubble, dove in una zona di cielo
casuale, non disturbata da gas e polveri della nostra galassia, avevamo contato
circa 10 mila remote galassie. Da lì il gioco fu semplice: bastava moltiplicare
quel numero per tutta l’estensione del cielo, supponendo (a ragione) che le
galassie sono distribuite in modo uniforme nello spazio. Il risultato era un
numero incredibile: dalle 200 alle 300 miliardi di isole di stelle.
Ora si è scoperto che quel valore potrebbe essere sottostimato
persino di un fattore 10. Come mai? La domanda che dobbiamo porci per
avvicinarci al numero reale di galassie nel nostro Universo è semplice, non
prevede una laurea in astrofisica ed è la seguente: riusciamo a osservare tutte
le galassie da qui agli albori dell’Universo? Ovvero: ci possono essere, sempre
in quell’immagine, galassie tanto deboli e piccole da essere sfuggite
all’occhio di Hubble?
L'Hubble Ultra Deep Field: la base di partenza per fare una nuova stima del numero di galassie nell'Universo |
Se per farci domande non serve una laurea, per cercare una
risposta sì: se non abbiamo le capacità di fare una seria ricerca che possa darci una risposta in modo oggettivo,
oltre ogni ragionevole dubbio, dobbiamo affidarci al lavoro di altre persone
che lo fanno con serietà e professionalità.
Nel nostro caso uno studio guidato da Christopher Conselice
della University of Nottingham, U.K, sembra gettare nuova luce sulla nostra
conoscenza delle grandi scale dell’Universo. Conselice e i colleghi si sono
infatti guardati intorno e si sono fatti un paio di domande. L’immagine ultra
profonda di Hubble mostra tantissime galassie, molte delle quali con una massa
simile a quella della Via Lattea. Ma se guardiamo nel nostro “giardino”, ovvero
nelle vicinanze della Via Lattea, che tipo di galassie troviamo? Il gruppo a
cui appartiene la Via Lattea è composto da 3 galassie di grandi dimensioni (Via
Lattea, Andromeda, galassia del Triangolo) e da almeno 40-50 piccole galassie
nane di forma ellittica o irregolare, molte delle quali sono tanto deboli da
risultare quasi invisibili con i grandi telescopi, nonostante la vicinanza (non
più di qualche milione di anni luce). È qui il segreto per capire quante
galassie potrebbero esserci nell’Universo e la domanda delle domande è: come
sono distribuite in massa le galassie? Quante galassie nane, quasi invisibili,
ci sono per ogni isola grande e luminosa come la Via Lattea, Andromeda o la
galassia del triangolo? Quante galassie nane, invisibili, ci sono per ogni
punto luminoso dell’immagine ultra profonda di Hubble? Probabilmente molte. Se
non abbiamo la presunzione di credere che lo spazio locale in cui viviamo sia
in realtà un sistema privilegiato dove vigono regole eccezionali, allora è
lecito supporre che la proporzione tra galassie brillanti e deboli sia la
stessa in ogni altro punto dello spazio.
Le domande successive non sono meno
importanti: come evolvono le galassie con il tempo? Ovvero, 13 miliardi di anni
fa, agli albori dell’Universo, quante galassie c’erano e quante se ne dovevano
ancora formare? La proporzione tra galassie luminose e brillanti era la stessa
o è variata nel tempo? La questione è importante perché in ogni foto profonda,
come quella di Hubble, noi stiamo osservando uno spaccato tridimensionale del
cielo, la cui profondità contiene tempi diversi: gli oggetti più distanti
appartengono a un Universo molto più giovane di quello che compete alle
galassie più vicine. Capire come varia il numero di galassie in funzione
dell’età dell’Universo è quindi fondamentale per riuscire a contarle tutte.
C'è ancora un'altra domanda che dobbiamo porci, per avere ben chiara la situazione e procedere, con consapevolezza, alla nuova stima del numero delle galassie e deve tenere conto dell'espansione dell'Universo. L'immagine di Hubble è stata ottenuta alle lunghezze d'onda visibili, dove le galassie emettono la maggior parte della radiazione elettromagnetica. Tuttavia più lontano guardiamo nello spazio e più vediamo la luce spostata verso il rosso. A oltre dieci miliardi di anni luce di distanza lo spostamento verso il rosso è tanto pronunciato che quello che noi pensiamo di osservare nel visibile appartiene invece alla parte ultravioletta dello spettro emesso da quella remota galassia. La domanda è quindi la seguente: quante galassie ha mancato il campo ultraprofondo di Hubble a causa dello spostamento verso il rosso, che ha spostato la banda visibile verso le regioni infrarosse dello spettro per gli oggetti più distanti? Per dare risposta a quest'effetto particolare, che potrebbe regalarci una rappresentazione sballata dell'Universo, bisogna effettuare fotografie altrettanto profonde anche in altre bande, come l'infrarosso.
Il
team di Conselice ha quindi cercato di tenere conto di queste variabili e
grazie a un modello computerizzato è arrivato a ricostruire una versione 3D di
questa straordinaria immagine di Hubble, che contiene il numero di galassie che
ci si aspetta in un tale volume di spazio. Non sono più 10 mila, ma circa 100
mila, sebbene il 90% non sia visibile. A questo punto, moltiplicando per tutta
l’estensione del cielo si arriva a una nuova, incredibile, stima del numero di
galassie nell’Universo osservabile: circa 2
mila miliardi, ovvero 2 trilioni. Questo non vuol dire che l’Universo è un
ambiente più massiccio di quanto pensavamo, anzi. Fino a questo momento il conteggio di galassie sulla base di quelle visibili dall'immagine profonda di Hubble portava a un deficit di massa visibile rispetto a quella calcolata stimando la densità di materia nell'Universo locale. Ora le cose sembrano tornare e l'apparenza inganna, di nuovo: non è detto che ciò che è appariscente rappresenti la maggioranza di una classe di oggetti. È un comportamento, questo, molto simile a quello seguito
dalle stelle: gli oggetti di piccola massa sono molto più numerosi di quelli di
grande massa, sebbene quest’ultimi si facciano notare molto meglio perché
milioni di volte più luminosi. A quanto pare l’Universo ama replicare su scale
diverse le cose ben riuscite e noi dovremmo aver imparato la lezione, anche nella vita reale: mai giudicare una situazione dalle apparenze.
Due mila miliardi è quindi la migliore stima che abbiamo
delle galassie dell’Universo osservabile. Ricordiamoci, però, qual è il
significato dell’aggettivo “osservabile”: la porzione di spazio a noi
accessibile. Questa non è limitata dalle nostre capacità tecnologiche, ma dalla
velocità finita della luce. Poiché l’Universo ha quasi 14 miliardi di anni, noi
non possiamo vedere oltre una sfera dal raggio di circa 14 miliardi di anni
luce. Secondo le attuali conoscenze, tuttavia, l’Universo sarebbe un posto
molto più grande, almeno miliardi di miliardi di miliardi di volte più esteso.
Com’è possibile tutto questo? Alla base c’è un’interessante teoria chiamata
inflazione, che agli albori dell’Universo lo ha fatto espandere, per un tempo
brevissimo, molto più rapidamente della velocità della luce. Ma questo è un
argomento che esula dal nostro post.
Prima di tuffarci verso nuove domande, prendiamoci un momento
di riposo per trasformare i meri numeri in emozioni. Siamo consapevoli di
quello che abbiamo appena letto? Viviamo in uno spazio in cui ci sono 2 mila
miliardi di galassie, tanto immense da contenere centinaia di miliardi di
stelle ciascuna, ma talmente lontane le une dalle altre che anche con i più
potenti telescopi possiamo osservarne appena il 10%. Riuscite a immaginare
l’immensità dello spazio intorno a noi, il numero di stelle totale e quanti
pianeti potrebbero esserci solo nella porzione a noi accessibile dell’Universo?
Riuscite a comprendere quanto siamo insignificanti, noi e il nostro ego
smisurato, per l’Universo? Nessuno riesce a comprendere in fondo queste
grandezze, ma è sufficiente avvicinarsi alla consapevolezza quel tanto che
basta da provare un lungo brivido sulla schiena. Se riuscissimo ad arrivare a
questo punto, avremmo già compreso molto, incluso il modo per rendere migliore
questa nostra società, che ha dimenticato del tutto l’ambiente in cui vive e
l’Universo immenso che la circonda.
Per approfondire: https://www.nasa.gov/feature/goddard/2016/hubble-reveals-observable-universe-contains-10-times-more-galaxies-than-previously-thought
Molto interessante (Mary Blindflowers)
RispondiEliminagentile prof. gasparri, una domanda: quindi con questa nuova stima non è più necessario postulare l'esistenza della materia oscura?? perchè il calcolo sulla massa totale dell'universo finalmente quadra?? grazie
RispondiEliminaBuona sera sto osservando accuratamente quello che trasmettete e devo dirvi che io o avuto delle rivelazioni soprannaturali e sono in grado di dirvi quante galassie ci sono nello spazio e come sono fatte.
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