Se i nostri occhi fossero molto più sensibili alle deboli luci del cielo, ogni notte serena lontano dalle luci della città ci presenterebbe uno spettacolo di proporzioni gigantesche. Nascoste tra le stelle che brillano e gli ampi spazi vuoti nei quali i nostri occhi si perdono, ci sono splendide opere d'arte chiamate nebulose, distese immense di gas tenue e molto caldo che tracciano indescrivibili trame tra quelle costellazioni così tanto familiari.
I nostri occhi non potranno mai ammirare qualcosa del genere, ma le nostre fotocamere digitali sì.
La costellazione estiva del Cigno, immersa nel pieno della Via Lattea estiva, ne è uno degli esempi più eclatanti. Una camera CCD equipaggiata con un obiettivo da 35 mm di focale, un filtro H-alpha che lascia passare solo la luce in cui emettono le nebulose, qualche ora di esposizione e tanta pazienza, sono gli ingredienti necessari per farci vedere il Cigno come non lo vedremo mai. Eppure la realtà è quella di questa foto e non quella che i nostri occhi ogni notte serena ci nascondono.
Il cielo, l'Universo, è un posto più sorprendente di quanto possiamo immaginare.
Provate a indovinare dove si trovano le stelle della costellazione!
Qualche dato tecnico: mosaico di 15 riprese(!) ognuna di 40 minuti di esposizione con camera CCD SBIG ST7-XME e filtro H-alpha da 12 nm di banda passante.
Blog di Daniele Gasparri, astrofisico e divulgatore scientifico. Cerca i miei libri su amazon.it
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martedì 31 dicembre 2013
venerdì 27 dicembre 2013
Come atterrava uno Shuttle?
Gli Space Shuttle sono state le prime e uniche (fino a questo momento) navicelle riutilizzabili della storia, andate ormai in pensione nel luglio del 2011. Partivano cme un razzo e atterravano come un aereo, ma pochi forse sanno in che modo avveniva la discesa.
Una volta terminata la missione in orbita terrestre, ad almeno 350 km di altezza, iniziava il momento più delicato dell'intero viaggio: il ritorno a casa.
Senza più
carburante per effettuare una discesa controllata e lenta, lo Shuttle, come
tutte le altre capsule, precipitava letteralmente nell'atmosfera. Per perdere quota
dall’orbita azionava per pochi minuti i razzi di manovra che ne rallentavano la
velocità orbitale. A questo punto il campo gravitazionale terrestre faceva perdere
rapidamente elevazione all’astronave. L’impatto con gli strati superiori
dell’atmosfera, a una quota di 120
km, avveniva a circa 8 km/s.
Planando senza motori verso terra: ecco l'atterraggio di uno Shuttle |
A una
velocità così sostenuta l’aria diventa un ostacolo davvero pericoloso da attraversare.
Proprio
come un sasso che viene lanciato velocemente al pelo dell’acqua rimbalza invece
di affondare, anche lo Shuttle e tutte le capsule che rientrano in atmosfera
devono avere la giusta angolazione, altrimenti potrebbero rimbalzare sullo
strato d’aria come una grande pietra e perdersi nello spazio. D’altra parte, un
ingresso troppo diretto nel mare d’aria vorrebbe dire la distruzione dell’astronave
a causa dell’eccessivo calore generato dall’attrito. Per questo motivo la
discesa in atmosfera doveva avvenire secondo una particolare angolazione e orientazione,
rigidamente controllata dai computer di bordo.
Il rientro violento
in atmosfera dello Shuttle aveva la funzione fondamentale
di rallentare l’astronave e prepararla per l’atterraggio, che sarebbe avvenuto
a oltre 8000 km
di distanza dal punto di rientro in atmosfera.
Con una
velocità sufficientemente bassa, l’assetto della navetta a poche decine di
chilometri dalla superficie cambiava, trasformandosi in un gigantesco aliante
che planava nell’aria e rallentava ulteriormente la sua corsa, senza mai
utilizzare i razzi, totalmente inadatti all’assetto da aereo di queste fasi.
L’atterraggio
avveniva a una velocità di circa 350 km/h, sensibilmente maggiore di quella dei
grandi aerei di linea (circa 260
km/h), tanto da richiedere una pista più lunga e un
paracadute per frenarne la corsa.
Certo, le
possibilità di manovra non erano simili a quelle di un normale aereo, tanto che
dai tecnici fu definito un mattone con le ali, ma osservando gli atterraggi
così naturali delle navicelle su una
pista di asfalto, invece di un tuffo incontrollato in mezzo all’oceano di una
piccola capsula alta neanche tre metri, per la prima
volta nella storia si è avuta la sensazione che la conquista dello spazio non fosse
più al limite delle nostre capacità tecnologiche.
martedì 24 dicembre 2013
Domande e risposte: si può sentire il suono sugli altri pianeti?
Il suono che riusciamo a sentire grazie al nostro apparato uditivo è diretta conseguenza di quelle che sono chiamate onde sonore.
Ogni mezzo materiale, sia esso solido, liquido o gassoso, prevede la
propagazione delle onde sonore. Nell’atmosfera terrestre l’aria rappresenta il
mezzo di propagazione ideale per le onde sonore, ma anche nell’acqua riusciamo
ugualmente a percepire suoni.
Nello spazio aperto la densità del gas è così scarsa che possiamo
considerarlo vuoto e di conseguenza non riusciamo a sentire alcun suono perché
non vi sono onde sonore che il nostro orecchio riesce a sentire.
Ma le cose cambiano su corpi celesti
dotati di atmosfera. Sulla superficie di Marte e Venere, ad esempio, le nostre
orecchie potrebbero udire perfettamente i suoni. Anche su Titano, satellite di Saturno con un’atmosfera quattro volte
più densa della Terra, i suoni potrebbero sentirsi senza problemi.
La diversa composizione chimica e densità di questi involucri gassosi ci
farebbe percepire suoni diversi. È probabile che su Marte risultino più acuti
rispetto alla Terra, un po’ come succede quando si respira l’elio. Su Titano potrebbero
sembrare leggermente più ovattati, mentre su Venere, se mai qualcuno un giorno
dovesse provarci, probabilmente il suono sarebbe simile a quando ci troviamo
sott’acqua a causa della spessa atmosfera, la cui densità raggiunge ben il 6,5%
di quella dell’acqua.
Purtroppo fino a questo momento non abbiamo alcuna prova di come si
sentirebbero i suoni su questi corpi celesti. Solamente due sonde nella storia
hanno trasportato dei microfoni per registrare il suono. Ma la prima, Mars
Polar Lander, si è schiantata sulla superficie del pianeta rosso nella fase di
atterraggio e per quanto riguarda la seconda, Marx Phoenix, i tecnici hanno
rilevato un bug nel software di gestione della videocamera che avrebbe dovuto
registrare immagini e suoni durante la discesa, quindi per non rischiare hanno
deciso di non attivarla.
Anche nelle atmosfere dei pianeti gassosi si dovrebbe sentire il suono.
Il problema è che non avendo una superficie sulla quale atterrare, sarà ben
difficile che qualcuno vi trasporti un microfono!
venerdì 20 dicembre 2013
Cosa sono le stelle di neutroni?
La definizione più semplice e sbalorditiva la possiamo avere
nel suo stesso nome: è un gigantesco neutrone, dal diametro tipico di 10-20 chilometri.
Ma questa è solamente la punta dell’iceberg, perché le
stelle di neutroni sono tra gli oggetti più strani dell’Universo.
Dal collasso di una stella massiccia nascono le stelle di neutroni |
Le stelle di neutroni si formano quando una stella molto più massiccia del Sole,
almeno 8 volte più, giunge alla fine della propria vita perché ha finito le
riserve di carburante da bruciare. La stella a questo punto esplode come una
supernova, scagliando nello spazio gran parte della sua materia, ma non tutta.
Il nucleo centrale, nel quale si sviluppavano gran parte
delle reazioni di fusione nucleare, collassa su se stesso fino a formare un
oggetto di 20
chilometri di diametro nel quale è racchiusa un’enorme
quantità di materia, da 1,44
a 3 volte quella del Sole.
Le immense pressioni dovute alla forza di gravità comprimono
le particelle del gas a tal punto da unire protoni ed elettroni per formare
neutroni. Questi riescono a essere abbastanza “robusti” per fermare il collasso
gravitazionale e far stabilizzare la struttura di questo nuovo oggetto.
Ma una tale massa concentrata in così poco spazio produce
sulla superficie della stella di neutroni una forza di gravità incredibile. Se
ci trovassimo in questa spiacevole situazione, il nostro corpo peserebbe
miliardi di tonnellate e per alzarci di pochi centimetri non basterebbe neanche
il razzo più potente mai costruito. Se potessimo raccogliere un cucchiaino di
quei neutroni ammassati e riportarlo sulla Terra, peserebbe 100 mila miliardi
di volte più di un normale cucchiaio pieno della nostra acqua.
Riprodurre le stelle di neutroni in laboratorio è
impossibile, a meno che non si trovi il modo di comprimere una portaerei nello
spazio occupato da un minuscolo granello di sabbia, perché questa è la densità
di una stella di neutroni!
martedì 17 dicembre 2013
Fotografia astronomica: il cratere Copernicus
Con questa immagine termino, per ora, la carrellata di fotografie lunari in alta risoluzione.
Attorno al primo e ultimo quarto, nel bel mezzo della Luna, in prossimità del confine tra luce e ombra (il terminatore), si può scorgere uno dei crateri più grandi e belli: Copernicus. Qualche esperto osservatore con la vista d'acquila afferma di osservarlo anche a occhio nudo, ma senza tentare uno sforzo sovrumano basta già un binocolo per vederlo in modo evidente.
Con un telescopio si può letteralmente entrare dentro il cratere e notare tutti i minuti dettagli al suo interno, tra cui colline e una vera e propria catena montuosa.
L'immagine seguente è una delle mie migliori riprese lunari, ottenuta grazie a un raro momento di stabilità atmosferica.
Telescopio Schmidt-Cassegrain da 35 cm, camera ASI120 MM; somma di 300 frame.
Attorno al primo e ultimo quarto, nel bel mezzo della Luna, in prossimità del confine tra luce e ombra (il terminatore), si può scorgere uno dei crateri più grandi e belli: Copernicus. Qualche esperto osservatore con la vista d'acquila afferma di osservarlo anche a occhio nudo, ma senza tentare uno sforzo sovrumano basta già un binocolo per vederlo in modo evidente.
Con un telescopio si può letteralmente entrare dentro il cratere e notare tutti i minuti dettagli al suo interno, tra cui colline e una vera e propria catena montuosa.
L'immagine seguente è una delle mie migliori riprese lunari, ottenuta grazie a un raro momento di stabilità atmosferica.
Telescopio Schmidt-Cassegrain da 35 cm, camera ASI120 MM; somma di 300 frame.
lunedì 16 dicembre 2013
Astronomia per tutti: Volume 10
Se vi fidate di quanto sto per dire e volete scaricare subito Astronomia per tutti: Volume 10, ecco dove lo trovate:
1) Qui in ebook per Kindle e tutti i programmi che lo simulano
2) Qui in PDF ad alta risoluzione
Per tutti coloro che invece vogliono saperne di più, ecco la presentazione del volume. Se volete invece avere più informazioni sul progetto "Astronomia per tutti" cliccate qui
Sebbene un po' in ritardo sulla tabella di marcia causa problemi personali, ecco il nuovo volume di astronomia per tutti. Siamo arrivati al numero 10, ne mancano solamente due, quindi stiamo per concludere il lungo viaggio iniziato insieme un anno fa.
In questo volume ci sono diversi spunti interessanti e inediti, come una dettagliata trattazione sull'astrometria, una disciplina scientifica relativamente semplice ed estremamente appagante. Ma andiamo con ordine.
Nella categoria neofiti è arrivato l’atteso momento di prendere in mano il nostro telescopio e cominciare a fare un po’ di pratica con l’osservazione astronomica, che entrerà poi nel vivo nei prossimi due volumi.
Per gli amanti della fotografia planetaria concluderemo il discorso presentando qualche tecnica di elaborazione insieme ai programmi più utilizzati da tutti gli astroimager.
Nello spazio dedicato alla ricerca avremo a disposizione molte informazioni su come affrontare in modo serio, semplice e divertente l’astrometria. Questo ci darà le potenzialità per contribuire ad ambiziosi progetti di ricerca insieme ai professionisti.
Passando nella parte più teorica, ci getteremo subito in uno degli argomenti più interessanti, ma ahimè anche più difficili da comprendere. Parleremo infatti delle ipotesi attualmente più convincenti sul destino dell’Universo. Trascurando formule e pensieri contorti, probabilmente rimarremo sconvolti e tristi dello scenario che al momento sembra essere il più probabile sulla fine del Cosmo. Per fortuna che si tratta ancora solo di una teoria e come tale lungi dall’essere confermata.
Ci alleggeriremo la coscienza sorvolando insieme alle gloriose astronavi degli anni 70 e 80 il gigante incontrastato dei pianeti: Giove.
Poi torneremo più vicini alla Terra parlando di nuovo di Marte e del nostro pianeta. Andando a ritroso nel tempo fin quasi agli albori del Sistema Solare, potremo assistere a un insospettabile scambio di informazioni tra i due pianeti che potrebbe aver influenzato profondamente l’intera storia della vita.
Come al solito, per il momento Astronomia per tutti: Volume 10 è disponibile solamente in formato elettronico. Il formato cartaceo arriverà nelle prossime settimane
1) Qui in ebook per Kindle e tutti i programmi che lo simulano
2) Qui in PDF ad alta risoluzione
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Per tutti coloro che invece vogliono saperne di più, ecco la presentazione del volume. Se volete invece avere più informazioni sul progetto "Astronomia per tutti" cliccate qui
Astronomia per tutti: volume 10 |
In questo volume ci sono diversi spunti interessanti e inediti, come una dettagliata trattazione sull'astrometria, una disciplina scientifica relativamente semplice ed estremamente appagante. Ma andiamo con ordine.
Nella categoria neofiti è arrivato l’atteso momento di prendere in mano il nostro telescopio e cominciare a fare un po’ di pratica con l’osservazione astronomica, che entrerà poi nel vivo nei prossimi due volumi.
Per gli amanti della fotografia planetaria concluderemo il discorso presentando qualche tecnica di elaborazione insieme ai programmi più utilizzati da tutti gli astroimager.
Nello spazio dedicato alla ricerca avremo a disposizione molte informazioni su come affrontare in modo serio, semplice e divertente l’astrometria. Questo ci darà le potenzialità per contribuire ad ambiziosi progetti di ricerca insieme ai professionisti.
Passando nella parte più teorica, ci getteremo subito in uno degli argomenti più interessanti, ma ahimè anche più difficili da comprendere. Parleremo infatti delle ipotesi attualmente più convincenti sul destino dell’Universo. Trascurando formule e pensieri contorti, probabilmente rimarremo sconvolti e tristi dello scenario che al momento sembra essere il più probabile sulla fine del Cosmo. Per fortuna che si tratta ancora solo di una teoria e come tale lungi dall’essere confermata.
Ci alleggeriremo la coscienza sorvolando insieme alle gloriose astronavi degli anni 70 e 80 il gigante incontrastato dei pianeti: Giove.
Poi torneremo più vicini alla Terra parlando di nuovo di Marte e del nostro pianeta. Andando a ritroso nel tempo fin quasi agli albori del Sistema Solare, potremo assistere a un insospettabile scambio di informazioni tra i due pianeti che potrebbe aver influenzato profondamente l’intera storia della vita.
Come al solito, per il momento Astronomia per tutti: Volume 10 è disponibile solamente in formato elettronico. Il formato cartaceo arriverà nelle prossime settimane
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venerdì 13 dicembre 2013
Il cielo nel passato e nel futuro
Benché ci sembrino sempre ferme, le stelle nel cielo si muovono, seppur molto lentamente. Gli astronomi in questi casi parlano di moti propri, generalmente impercettibili dall'occhio nudo in una vita intera, ma fondamentali se facciamo scorrere velocemente il tempo.
L'evoluzione dell'Orsa Maggiore nel corso dei millenni |
Se consideriamo i moti propri delle stelle delle
costellazioni, almeno quelle più evidenti, e allarghiamo l’intervallo
temporale, ci accorgiamo che il cielo che osserviamo in questi millenni non è
altro che un’istantanea di un’evoluzione continua e inarrestabile.
Un esempio piuttosto impressionante riguarda il grande
carro, asterismo da sempre presente nelle cronache e nei miti di tutte le
civiltà. Le stelle di cui è composto hanno moti propri abbastanza elevati e in
direzioni diverse, tanto che la figura attuale così somigliante a un carro
rappresenta semplicemente un momento casuale tra un futuro e un passato
estremamente diversi.
In effetti, quando sulla Terra comparve l’Homo Sapiens,
circa 190.000 anni fa, il grande carro era in realtà un gruppo di stelle che
poco o nulla aveva in comune con la forma attuale.
Non solo il grande carro è soggetto ai moti propri, ma tutte
le costellazioni non rappresentano altro che la fotografia di un cielo in
continuo movimento.
Senza considerare la nascita e la morte delle stelle, la
sfera celeste al tempo della scomparsa dei dinosauri, 65 milioni di anni fa,
era popolata da disegni totalmente alieni alla nostra cultura.
Non bisogna comunque andare così lontano nel tempo per
accorgerci dei continui cambiamenti del cielo.
Proprio nel 1992 alla stella Rho Aquilae venne
cambiato il nome, visto che il suo moto proprio l’aveva portata dalla
costellazione dell’Aquila alla vicina costellazione del Delfino. La stessa
stella di Barnard, tra circa 11.000 anni, diventerà la più vicina al sistema
solare, a circa 3,8 anni luce da noi.
Una cosa quindi è certa: se l’essere umano continuerà ad
abitare questo pianeta, tra qualche centinaia di migliaia di anni potrà
solamente osservare nei libri di storia il cielo sotto il quale è nata e si è
sviluppata l’attuale civiltà.
martedì 10 dicembre 2013
Domande e risposte: cosa succederebbe se esplodesse una stella nelle vicinanze della Terra?
L’energia rilasciata da una supernova, una stella molto più grande del Sole che si accinge a esplodere al termine della propria vita, è così grande che è stato calcolato
che se ne esplodesse una in un raggio di 100-150 anni luce le radiazioni gamma
emesse potrebbero cancellare in un colpo gran parte della vita sulla Terra.
Fortunatamente non si conoscono stelle abbastanza massicce nelle
vicinanze del Sole che potrebbero provocare un disastro di tale portata.
Nel passato della Terra, tuttavia, gli scienziati pensano di aver
individuato almeno un evento di estinzione di massa legato all’esplosione di
una supernova vicina. Circa 450 milioni di anni fa scomparve l’85% di tutte le
specie viventi, probabilmente a causa dei raggi gamma provenienti da una
supernova vicina.
Il pericolo è quindi scongiurato? Non del tutto, perché una classe di
supernovae molto violente emette dei fasci molto stretti e distruttivi di raggi
gamma in grado di annientare in pochi minuti gran parte della vita della Terra
anche da una distanza di decine di migliaia di anni luce.
Solo le stelle più massicce provocano questi raggi laser gamma così
distruttivi, e fortunatamente sono molto rare. Ancora più raro è trovarsi nel
luogo sbagliato, per fortuna: per subire dei danni dovremmo essere investiti in
pieno dai raggi gamma, che si sviluppano in tutta la loro potenza in un cono
largo non più di venti gradi attorno ai poli della stella. Questo significa,
quindi, che un’eventuale stella molto massiccia dovrebbe avere i poli allineati
con una precisione di 20° per poterci fare seriamente del male. Tirando le
somme, è certamente più probabile venir colpiti in questo preciso istante da un
meteorite.
Se stiamo continuando a leggere, abbiamo scampato anche questo pericolo e
forse capito quanto sia raro un evento del genere. Si stima che nella Via
Lattea, una galassia molto tranquilla, possa verificarsi un lampo di raggi
gamma, così è chiamato dagli astronomi, orientato a caso nel cielo solamente ogni
5 milioni di anni, senza contare che le stelle in grado di produrlo se ne
conoscono solo un centinaio attualmente.
Sembrerebbe proprio che non dobbiamo affatto preoccuparci, eppure, a
volte, è proprio l’evento più improbabile a destare maggiore preoccupazione.
La stella WR 104, una di quelle cento in grado di produrre un lampo di
raggi gamma distruttivo, è sul punto di esplodere e sembra puntare il suo micidiale
cannone proprio verso il Sistema Solare. Situata a 8000 anni luce di distanza, rappresenta
attualmente uno dei più grandi pericoli per la Terra provenienti dallo spazio profondo. Gli
astronomi la stanno studiando da molti anni ormai e ancora non hanno capito se
i suoi poli sono davvero allineati o no con la Terra. Alcuni studi
dicono di si, altri ci darebbero una ventina di gradi di margine, e la questione
resta quindi aperta.
lunedì 9 dicembre 2013
Mio romanzo gratis fino all'11 dicembre
Mio romanzo gratis fino all'11 dicembre |
Vi ricordo che è possibile visualizzarlo anche con tutti i computer e smartphone scaricando l'applicazione gratuita di Amazon per la lettura dei formati Kindle.
Il libro parla di astronomi che fanno una scoperta astronomica verosimile ed estremamente importante, dalla quale poi si scateneranno le reazioni, non sempre benevole, di altre persone appartenenti ad altri ambiti della società.
A questo link si può vedere la scheda completa e scaricarlo gratuitamente.
Buona lettura
sabato 7 dicembre 2013
Libri gratuiti e grandi sconti per Natale!
Il Natale si avvicina e a me ricorda sempre quel periodo in cui di solito da ragazzino sotto l'albero trovavo almeno un libro di astronomia. Il profumo della carta, la voglia di leggerlo mentre fuori il brutto tempo impediva qualsiasi osservazione, i sogni a occhi aperti viaggiando tra le stelle...
Per rendere accessibili a tutti queste bellissime sensazioni ho deciso che per cinque giorni, a partire da oggi, ci saranno delle promozioni molto vantaggiose su alcuni miei libri, cartacei ed elettronici.
Starà a voi scegliere l'offerta più vantaggiosa e approfittarne quante volte vorrete:
1) Il prezzo di alcuni ebook per Kindle, tra cui Astrofisica per tutti, è stato abbassato del 25%;
2) Due libri in formato ebook per Kindle e tutti i lettori di ebook (compresi PC e smartphone) saranno gratuiti fino all'11 Dicembre compreso. Si tratta di Astronomia per tutti: volume 1 e di Volando sulla Luna, il libro dedicato al nostro satellite naturale;
3) Il libro Vita nell'Universo: Eccezione o regola in formato cartaceo è offerto al prezzo di costo di soli 6 euro, in pratica è regalato perché non ci guadagno nemmeno un centesimo in questo modo (se avessi potuto venderlo gratuitamente lo avrei fatto!) e diventerà per qualche giorno uno dei libri cartacei più economici di Amazon.
Tutte queste offerte sono valide solo dal 7 all'11 dicembre 2013, senza alcun limite, quindi spargete la voce più che potete, approfittatene e, se avete un po' di tempo, dopo aver letto il libro lasciatemi una recensione su Amazon, perché la fortuna o la sfortuna di un libro dipende da cosa ne pensano i lettori.
Le offerte sono accessibili a questo link
Buona lettura!
Grandi sconti di Natale sui miei libri! |
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venerdì 6 dicembre 2013
Che cos'è e come funziona l'effetto fionda?
L’effetto fionda, conosciuto anche come fly-by o assist gravitazionale è
un modo ingegnoso per far accelerare o cambiare direzione alle astronavi senza
utilizzare carburante ed è da diverse decine di anni uno standard di volo ben
collaudato da tutte le sonde automatiche che lasciano l’orbita terrestre.
Schematizzazione di un flyby con Giove |
La tecnica prevede di rubare letteralmente un pizzico dell’immensa
energia gravitazionale dei pianeti. Quando una sonda viene fatta avvicinare con
un angolo appropriato a un corpo celeste, può acquisire velocità in abbondanza
e cambiare a piacimento la propria traiettoria.
È questo il motivo per cui i viaggi interplanetari possono richiedere un
periodo di tempo molto maggiore rispetto a una traiettoria diretta.
Per raggiungere Saturno, ad esempio, alla sonda Cassini è stata data una
spinta iniziale verso le regioni interne del Sistema Solare. Dopo qualche mese
di viaggio ha raggiunto Venere. L’incontro a poche migliaia di chilometri dalla
superficie ha consentito di cambiare rotta e aumentare drasticamente la
velocità, proiettando la sonda di nuovo verso il Sistema Solare esterno.
Qualche altro mese di attesa, poi Cassini ha effettuato un fly-by anche
con la Terra,
dalla quale ha preso maggiore velocità per vincere l’attrazione del Sole e
proiettarsi verso il pianeta con gli anelli, con la giusta velocità e direzione
per poter entrare in orbita.
Senza l’aiuto dei fly-by, missioni interplanetarie oltre Venere o Marte
sarebbero impossibili, perché richiederebbero sforzi economici enormi per
lanciare tutte le tonnellate di carburante necessarie per il viaggio e le
manovre.
martedì 3 dicembre 2013
Fotografia astronomica: volando su Clavius
Clavius, enorme cratere da impatto sulla superficie della Luna, si trova in prossimità del polo sud del nostro satellite e se ripreso a grande campo mostra un effetto particolarmente suggestivo: sembra di volarci sopra con un'astronave, a poche centinaia di chilometri dalla superficie.
Godiamoci quindi un viaggio virtuale immaginando di essere tra quegli impavidi e fortunati astronauti che oltre 40 anni fa hanno avuto la fortuna di vedere da vicino questo panorama cosmico così fuori dal comune.
Godiamoci quindi un viaggio virtuale immaginando di essere tra quegli impavidi e fortunati astronauti che oltre 40 anni fa hanno avuto la fortuna di vedere da vicino questo panorama cosmico così fuori dal comune.