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venerdì 31 agosto 2012

Passeggiando sulla Luna con Neil Armstrong

Il primo uomo che ha camminato sulla superficie lunare ci ha lasciato in silenzio e lontano da riflettori, ma la sua avventura, a bordo di una bomba alta 110 metri e controllata da un computer meno potente di un processore nelle moderne lavatrici, resta e resterà per sempre nella memoria dell'umanità.
Per non dimenticare che lassù, su quella superficie arida e desolata dalla quale poter ammirare le stelle anche in pieno giorno, lui a nome di tutta l'umanità c'è stato, un fotografo danese ha composto uno stupendo panorama lunare interattivo a partire dalle foto originali riprese proprio da Armstrong. 
Finalmente possiamo camminare anche noi insieme a quegli impavidi uomini sulla superficie del nostro satellite e cercare di immaginare quali emozioni possono aver provato in quegli internimabili istanti.
Consiglio la visione a schermo intero: grazie Neil per questo ennesimo regalo.

Passeggiando sulla Luna con Neil Armstrong


mercoledì 29 agosto 2012

Venerdi 31 ore 11:00 un po' di pianeti su Radio3. Aggiornato

Venerdi 31 sarò ospite della trasmissione radiofonica un-due-tre...stella di Radio3Scienza a partire dalle 11. Per circa un quarto d'ora perlerò dell'osservazione dei pianeti, sia a occhio nudo che con il telescopio, cosa osservare, come osservare e perché farlo ogni sera serena.
Se siete interessati sintonizzatevi quindi su Radio 3 venerdi mattina.
In seguito dovrebbe essere disponibile anche il podcast della trasmissione, che linkero in coda a questo post.
Qui trovate la presentazione del mio intervento.

Aggiornamento
E' stata un'esperienza bella e divertente; ringrazio la redazione di Radio3Scienza per la professionalità e la cordialità.
Per chi volesse ascoltare il mio intervento, qui c'è il podcast

martedì 28 agosto 2012

Aggiornamenti da Curiosity

Buone notizie dal nostro vicino planetario.
Il rover più grande mai concepito è in ottima salute e ha mosso i primi passi sulla superficie di Marte.
Nel frattempo stanno ancora giungendo dati e immagini dell'impavida discesa attraverso la sottile atmosfera del pianeta rosso, sempre più spettacolari e fantascientifici.
Questo video è sicuramente il migliore mai visto.
Se l'effetto sembra molto più realistico di qualsiasi scena di film, è perché questo è un filmato autentico di un disco volante proveniente dalla Terra che in modo totalmente automatico atterra su un altro pianeta. Consiglio la visione direttamente da youtube e in HD a pieno schermo.
Si può notare il distacco dello scudo termico all'inizio del filmato e verso la fine l'impatto dello scudo al suolo e la gran polvere sollevata dai razzi di frenata, nonostante si trovassero a diversi metri dal suolo.
Si, gli alieni siamo proprio noi.


Se avete problemi di visualizzazione del video sopra, questo è il link diretto.

E' arrivata invece da poche ore la prova delle capacità delle fotocamere di bordo di Curiosity. Questa sotto è la foto scattata al monte Sharp, la montagna alta più di 5000 metri al centro del cratere Gale, che il rover proverà a scalare nella parte finale della sua missione, tra circa due anni terrestri.
Inutile dire che questa immagine è la più nitida mai scattata su un altro corpo celeste. La montagna dista dal punto in cui è stata scattata l'immagine oltre 12 km. Davvero impressionante!





lunedì 13 agosto 2012

Le silenziose ambasciatrici della nostra specie


Agli albori dell'era spaziale, negli irripetibili anni 70, vennero inviate per la prima volta nel Sistema Solare esterno quattro sonde automatiche. 
Le due Voyager e le precedenti Pioneer alla partenza dall’orbita terrestre vennero accelerate così tanto dai rispettivi razzi che neanche il campo gravitazionale del Sole potrà mai fermarle.

Le Pioneer e le Voyager un giorno esploreranno la Galassia
Dopo il termine delle loro missioni primarie, dopo averci svelato i segreti e le meraviglie dei pianeti giganti gassosi e senza la possibilità (e l’utilità pratica) di modificare sostanzialmente direzione e intensità della velocità, queste piccole astronavi sono state semplicemente abbandonate al loro destino.
Pioneer 10 e 11 hanno interrotto le trasmissioni nella metà degli anni 90, con l’alimentazione di bordo ormai insufficiente per mantenere attive le antenne.
Ben altra sorte, invece, per le due gemelle Voyager 1 e 2.
Dopo aver completato il tour del Sistema Solare esterno il loro ottimo stato di funzionamento ha convinto i tecnici della NASA a dare inizio a una seconda e inaspettata missione.
La VIM (Voyager Interstellar Mission) è nata con l’ambizioso compito di studiare i confini del Sistema Solare e lo spazio interstellare.
Iniziata nei primi anni novanta è ancora in corso e si spera di prolungarla fino al 2025.

Gli scienziati della NASA ritengono che tra qualche anno le sonde potrebbero trovarsi al di fuori dell’influenza del Sole, in balia degli inospitali e ancora sconosciuti spazi interstellari.
La prima a uscire dalla bolla dovrebbe essere Voyager 1, che con una velocità rispetto al Sole di 17,5 km/s è l’astronave più veloce della nostra storia.
Trasmessi gli ultimi dati presumibilmente intorno al 2020, lentamente le comunicazioni si faranno sempre più difficili e deboli, fino a perdere il contatto negli anni seguenti. 

La storia delle Voyager e delle Pioneer andrà però avanti anche senza il nostro intervento: viaggeranno nello spazio interstellare fino a quando qualcuno o qualcosa non fermerà la loro corsa.
Nonostante una velocità elevatissima per i nostri standard, Voyager 1 percorrerà il primo anno luce solamente tra 17.700 anni. Può sembrare un intervallo di tempo enorme per l’umanità e in effetti lo è: basti pensare che le più antiche civiltà si sono sviluppate poco più di 10.000 anni fa e in questo lasso di tempo il rapido progresso tecnologico ha consentito all’uomo addirittura di andare sulla Luna.

Se però si ragiona su scala cosmica, 17.000 anni sono poco più di un battito di ciglia per l’Universo. Il nostro Sole, quindi anche la Terra, hanno 4,6 miliardi di anni e sono poco più dei ragazzi per Universo, la cui età è stimata in quasi 14 miliardi di anni.
Sotto questo punto di vista, Voyager 1 percorrerà 1000 anni luce in 17 milioni di anni, poco più del tempo richiesto per formare un pianeta come la Terra.
In 1,7 miliardi di anni, più o meno il tempo richiesto per la nascita della vita in modo stabile sulla Terra, la sonda avrà percorso ben 100 mila anni luce, il diametro della Via Lattea.
Di fatto, in pochi miliardi di anni le quattro sonde potrebbero esplorare in silenzio tutta la Galassia e visitare miliardi di stelle e milioni di sistemi planetari.

In questo intervallo di tempo il destino della Terra sarà ormai segnato, con il Sole nelle fasi finali della sua vita e il genere umano probabilmente estinto da tempo, ma questi quattro piccoli manufatti continueranno a essere ambasciatori silenziosi di un popolo che per qualche tempo ha abitato un meraviglioso pianeta azzurro orbitante attorno a una piccola stella gialla chiamata Sole. 

Proprio per il significato simbolico di queste sonde, gli scienziati del tempo hanno installato al loro interno dei messaggi da destinare all’Universo o a qualche specie aliena che le dovesse intercettare.
Le Pioneer custodiscono una placca di alluminio con incise le sembianze umane, il nostro posto nel Sistema Solare e nella Galassia attraverso l'identificazione di 14 pulsar, e un'importante proprietà della Natura come testimonianza del nostro livello di conoscenza, detta transizione iperfine dell'atomo di idrogeno.
Le sonde Voyager contengono invece un disco dorato con incisi immagini, suoni, voci, musica e alcune conoscenze fisiche e matematiche. Nell'alloggiamento trova posto anche la penna a punta in grado di leggerlo e sul contenitore sono stampate le istruzioni per decodificare i messaggi, come il numero di giri al minuto che deve compiere il disco.

Anche se più in ritardo, perché partita solamente nel 2006, anche la sonda New Horizons, diretta verso Plutone, si aggiungerà alla ristretta cerchia delle esploratrici interstellari, portando a cinque il numero di manufatti che saremo riusciti a spedire al di fuori dell'abbraccio paterno del Sole.

Forse un giorno lontano qualche specie aliena, in un angolo sperduto della Galassia, intercetterà una di queste sonde e riuscirà a leggere e interpretare le informazioni che custodiscono, nelle quali è riassunta la straordinaria storia della specie umana, i cui sogni senza limiti sono riusciti a vincere la brevità della vita trovando realizzazione e memoria eterna nell’infinità dell’Universo.

mercoledì 8 agosto 2012

Appuntamento a Comacchio il 10 agosto?

Venerdi sera, la notte di San Lorenzo, sarò come ogni anno in piazza a Comacchio con un paio di telescopi a parlare dell'Universo e, si spera, far vedere qualche immagine in diretta. Con me porterò anche qualche copia dei miei libri: Primo incontro con il cielo stellato e Astrofisica per tutti.

In anteprima, poi, una novità: un nuovo libro riguardante le meraviglie del Sistema Solare, dall'osservazione alle incredibili imprese dell'esplorazione. Perché Curiosity è la missione del momento, ma lì nello spazio sono centinaia le astronavi inviate su ogni pianeta per scoprirne i segreti. Ne avrò qualche copia con me, chi sarà interessato potrà acquistarle. Se non potete venire dovrete aspettare un paio di mesi prima di vederlo pubblicato.

lunedì 6 agosto 2012

Perché esplorare lo spazio?


Sono cosciente che con questo post mi attirerò feroci critiche, ma non mi spaventano perché di solito tanto maggiori sono, tanto più in profondità hanno colto nel segno.

Il rover Curiosity è arrivato sano e salvo sulla superficie marziana e presto inizierà limportantissimo lavoro di ricerca degli elementi a base della vita. 
Non ho potuto, purtroppo, fare a meno di notare, disgustato, che di fronte a un'impresa di così grande portata tecnologica e scientifica si sia sollevata la solita critica senza senso all'esplorazione spaziale e in generale alla ricerca. 
Nel mio percorso ho appreso che prima di giudicare si debbano conoscere gli argomenti e le situazioni che si stanno considerando, altrimenti com'è possibile esprimere un'opinione sensata? Purtroppo non tutti la pensano come me, soprattutto coloro che dietro lo schermo di un computer diventano insaziabili leoni pronti a sbranare prima di chiedersi i motivi.

Nel nuovo libro che sto preparando ho dedicato un piccolo spazio proprio nel cercare di dare una diversa angolazione sui costi e i benefici della ricerca astronomica e dell'esplorazione dello spazio. Spero almeno di poter stuzzicare la curiosità di coloro che pensano che questi sono sogni che non possiamo più permetterci.

La prima immagina inviata da Curiosity da Marte
Le responsabilità di politica e mass media sono forti in merito al modo di comunicare e giustificare l’esplorazione dello spazio di fronte alla popolazione.
Spesso le grandi spese necessarie sono sbandierate come esempi di cattivi investimenti di cui la popolazione potrebbe benissimo fare a meno.
Quante volte ho infatti sentito la domanda: “che senso ha spendere un miliardo di dollari per mandare una macchina telecomandata su Marte, quando questi soldi potrebbero aiutare molte persone qui sulla Terra e risolvere tanti problemi?”

Rispondere in modo articolato a questo pensiero, peraltro giustificabile di prima impressione, non è semplice.
Cercherò di farlo su due fronti, l’uno meramente economico, l’altro concettuale. 

È vero che l’esplorazione dello spazio è molto costosa rispetto alla quantità di denaro che utilizziamo quotidianamente, ma per capire quanto dobbiamo paragonarla alla disponibilità di denaro dello stato che decide di intraprenderla.
I 15 miliardi di dollari destinati alla NASA attualmente ogni anno dal governo degli Stati Uniti, possono sembrare tantissimi, ma rappresentano circa lo 0,2% del prodotto interno lordo del paese.
Tagliare i costi dell’esplorazione spaziale per risparmiare il 2 per mille del denaro dei contribuenti, di certo non può in alcun modo aiutare il benessere della comunità o rimettere ordine nel bilancio statale.
Se questo comunque non dovesse ancora convincere i più scettici, facciamo un paragone con altre spese, alcune di dubbia utilità, per vedere quale sia il peso relativo dell’esplorazione spaziale nell’economia di un paese.

Il termine di paragone più impressionante riguarda i costi di una guerra.
L’impegno militare in Afghanistan prima e in Iraq poi del solo governo americano ha richiesto una spesa superiore a 3000 miliardi di dollari(!) in circa 10 anni, vale a dire 300 miliardi di dollari l’anno. Un paragone con il programma Apollo, costato 20 volte di meno, mostra che con questo denaro si potevano lanciare sulla Luna almeno 7 astronavi l’anno per 10 anni e dare lavoro a centinaia di migliaia di ingegneri, fisici, astronomi, operai, unire l’umanità invece di dividerla, risparmiare molte vite umane e portare benessere in tutto il pianeta con le ricadute tecnologiche di un programma così ambizioso.
Un confronto con il programma Shuttle è ancora più impietoso: il denaro speso in 10 anni di guerra poteva finanziare una missione al giorno per tutto questo periodo di tempo.

Anche nel nostro piccolo paese non mancano i paragoni a effetto.
Si pensa che l’Italia sia una nazione troppo piccola per un programma spaziale?
No, è semplicemente uno dei tanti stati che considera prioritarie altre spese, che però non vengono comunicate ai contribuenti, come i 100 jet bombardieri che il governo si è impegnato ad acquistare nei prossimi anni, per un totale di circa 18 miliardi di euro di spese militari in un periodo (fortunatamente) di pace.
La missione Parthinfer che ha portato su Marte il primo rover ha avuto un costo totale di 280 milioni di dollari, circa 220 milioni di euro, minore del prezzo di due di questi jet.
Con il denaro speso l’Italia avrebbe potuto mandare su Marte circa 50 rover.
Solamente per il mantenimento della classe politica italiana vengono spesi diversi miliardi di euro l’anno, di cui ben 4 per il parco di auto blu più numeroso del mondo.
Tagliando i costi delle auto blu si potrebbe lanciare una sonda l’anno diretta verso Saturno e garantire una copertura di missione per almeno 15 anni ciascuna.
Poco più del 50% delle spese annuali del Quirinale sarebbero sufficienti per spedire una semplice sonda verso Marte.
Siamo proprio sicuri che l’esplorazione dello spazio, con cui l’Italia attualmente si impegna con poche centinaia di milioni di euro l’anno, sia il vero spreco da debellare?

Ed eccoci arrivati al lato concettuale di questa articolata, ma lunghi dall’essere completa, analisi.
Come si aiuta un popolo in difficoltà? Come si migliorano le sue condizioni, soprattutto in un momento di crisi?
Immettendo una grande quantità di denaro risparmiata da tagli allo sviluppo e al futuro? Oppure con un piano serio e articolato in grado di far ripartire l’intera economica, creando le condizioni affinché la popolazione abbia l’opportunità di crescere e migliorare la propria condizione?
La storia dovrebbe fornirci un ottimo insegnamento.
Il denaro fine a se stesso, privo di qualsiasi progetto di crescita e sviluppo, può rappresentare un palliativo, o addirittura una droga che rende felici ed ebbri fino a quando non scompare il suo effetto. Poi arrivano i postumi: ci si accorge di non aver fatto alcun investimento e il futuro che si presenta è oscuro e ancora più difficile.
Dieci euro per cinquanta milioni di italiani sarebbero sufficienti per lanciare una sonda verso Marte.
Vogliamo provare a immaginare le ricadute sull’economia, l’industria e il nostro benessere a fronte di questo minuscolo investimento?
Migliaia di nuovi posti di lavoro, il rientro dei nostri giovani migliori costretti a emigrare per realizzare i propri sogni, il richiamo dei grandi investitori esteri e l’instaurarsi di un’economia tecnologica che farebbe diventare il nostro paese ai primi livelli nel mondo.
Pochi miliardi di euro nella giusta direzione sarebbero trasformati in un investimento che potrebbe fruttare oltre 10 volte tanto in meno di dieci anni, se consideriamo il lato puramente economico.
Invece si considerano prioritari piani che non producono alcuna ricchezza per il popolo, ma solo per i signori nelle stanze dei bottoni. Jet che dopo 10 anni saranno da sostituire con altri di nuova generazione, guerre incomprensibili combattute agli antipodi del mondo, privilegi vari di una classe dirigente che non riesce a guardare oltre il proprio naso.
Soldi buttati per produrre nessun investimento, nessuna speranza, nessun sogno, niente lavoro, niente sviluppo.
È così che lentamente si estingue una società nel ventunesimo secolo.


Un investimento per il nostro futuro

Abbandoniamo le considerazioni personali, quindi soggettive, con cui si è concluso il precedente paragrafo e cerchiamo piuttosto di comprendere meglio quali sono i vantaggi pratici dell’esplorazione dello spazio, perché probabilmente questo è il tema più sentito.
Tutta la ricerca scientifico/tecnologica atta a superare i propri limiti obbedisce a una regola molto potente: non importa cosa si cerca, quale sia l’obiettivo del proprio sforzo tecnologico; nel lungo cammino compiuto per raggiungerlo, si conquistano decine di altri traguardi che possono rivelarsi estremamente utili per molti altri scopi.
Le ricadute tecnologiche dell’esplorazione spaziale sono così tante che sarebbero richieste decine di pagine solamente per stilare uno sterile elenco.
Non voglio proporre una sterile lista, ma far capire meglio in che modo una sonda nello spazio aiuti a migliorare le nostre vite molto di più di quanto si possa immaginare, perché è facile criticare di fronte a un computer, magari alimentato a pannelli solari, pubblicando fotografie scattate con un cellulare mentre si guardano le mappe satellitari in alta risoluzione.
Da dove provengono tutte queste tecnologie?

Con il termine inglese spin-off si identificano tutte quelle tecnologie sviluppate per l’esplorazione spaziale che sono state poi adattate per essere utilizzate nella vita di tutti i giorni.
Tra le più importanti degli ultimi anni c’è sicuramente il tema dell’energia fotovoltaica.
La tecnologia dei pannelli solari è stata utilizzata fin dalle prime missioni spaziali automatiche, tranne nei casi in cui le sonde erano dirette verso le regioni esterne del Sistema Solare.
L’agenzia russa e soprattutto americana hanno effettuato importantissimi studi nel disporre di una tecnologia leggera, affidabile e sempre più efficiente dal punto di vista energetico.
I pannelli solari che abbiamo sul nostro tetto derivano direttamente da questi pioneristici studi; senza le sonde interplanetarie, probabilmente questa tecnologia sarebbe arrivata solamente tra molti anni.
Molto importante anche il campo informatico dove il contributo della NASA è stato fondamentale.
Negli anni 60 con l’inizio del programma Apollo una grande quantità di energie fu destinata alla creazione di computer abbastanza piccoli da essere contenuti nel modulo di comando e sufficientemente potenti da pilotare l’astronave durante il viaggio verso la Luna.
Il grande sviluppo informatico, necessario per ricerca spaziale, è stato determinante per la rivoluzione informatica di massa iniziata sul finire degli anni 80.
I moderni programmi di navigazione spaziale a bordo di ogni satellite, dai GPS che guidano le nostre auto, a quelli che consentono di guardare la televisione, derivano dagli studi intensi condotti a partire dagli anni 60.
Anche nel campo medico le ricadute sono molte: dai termometri a infrarossi sviluppati per primi nelle sonde automatiche, ai nuovi materiali utilizzati per le protesi artificiali derivati direttamente dagli studi della NASA, allo sviluppo della tecnologia a diodi per la cura di alcune lesioni.
I sistemi di controllo remoto, gli stessi che consentono di attivare un allarme o un elettrodomestico con l’uso di un semplice cellulare, derivano dalla tecnologia sviluppata per il controllo di sonde a milioni di chilometri di distanza e dei rover radiocomandati su Marte.
Le fotocamere digitali che hanno reso accessibile la fotografia a chiunque e che ormai equipaggiano addirittura tutti i telefoni cellulari derivano da intensi studi e ricerche per l’efficiente ripresa e trasmissione delle immagini provenienti dalle sonde automatiche.
Le conoscenze tecnologiche accumulate e poi rese pubbliche hanno dato inizio all’inevitabile era della fotografia digitale.
I moderni pneumatici che consentono maggiore aderenza e sicurezza derivano dalle ricerche  cominciate durante l’esplorazione lunare sulle mescole da utilizzare per le ruote della Jeep che è stata utilizzata dagli astronauti di Apollo 15-16-17 durante la loro missione.
Il materiale ignifugo dei vigili del fuoco deriva dallo studio sulla costruzione delle prime tute spaziali per le passeggiate degli astronauti.
I sistemi di filtraggio, purificazione e riciclaggio dell’acqua sono stati sviluppati per le missioni verso la Luna e per le lunghe permanenze degli astronauti a bordo delle stazioni spaziali e potrebbero rivelarsi fondamentali nel fornire acqua potabile alle popolazioni povere di alcune regioni dell’Africa e dell’Asia.
Si potrebbe continuare con moltissimi altri esempi tra cui i materiali a memoria che si trovano attualmente anche in divani o materassi, il cibo liofilizzato, i sistemi di scongelamento per le ali degli aerei, ma credo che il succo del discorso sia ben chiaro: gran parte del nostro attuale stile di vita deriva dalla ricerca in ambito spaziale.
Spero di aver quindi provato che mandare una sonda su Marte non è un’attività finalizzata a soddisfare una semplice curiosità o una morbosa voglia di conoscenza, ma è soprattutto un investimento per le future generazioni, con importanti ricadute tecnologiche per tutta la popolazione di questo pianeta.

Il problema è, ancora una volta, politico e legato indissolubilmente alla natura umana.
Le guerre sono molto più costose in termini di denaro, e totalmente inaccettabili dal punto di vista delle perdite e della distruzione che causano.
La ricerca spaziale è decine di volte meno costosa e molto democratica: i benefici derivati non conoscono confini di stato, non fanno discriminazioni razziali, abbracciano tutto il popolo umano e aiutano soprattutto i più poveri.

Nello spazio sicuramente troveremo tutte le risposte ai nostri problemi e la possibilità di un futuro lungo e prospero.
L’esplorazione del cosmo rappresenta un forte collante per l’intera umanità. Questa consente all’uomo di vedere oltre i propri limitati confini, di superare diversità, lotte e guerre, proponendo un obiettivo comune che va ben oltre tutto questo. Un obiettivo che rappresenta la più grande sfida di un popolo: conoscere le sue origini, i motivi della propria esistenza, capire se si trova da solo in questo viaggio attraverso l’Universo. Un motivo così grande e nobile che al di là del benessere tecnologico potrebbe unirci finalmente sotto il tetto di questa unica casa chiamata Terra. 

Il problema è forse questo: chi ha il potere preferisce fare guerre per arricchire se stesso e pochi altri, perché maggiore è la povertà e l’ignoranza del popolo, più semplice risulta manipolarlo e maggiore è la ricchezza che può essere accumulata. Ma questo modello di sviluppo prima o poi non sarà più sostenibile.
E a quel punto l’umanità sarà di fronte alla scelta più importante della storia: chiudere gli occhi e continuare sulla strada dell’autodistruzione, oppure cercare di sconfiggere l’istinto animalesco per avviarsi verso un mondo più equo e giusto per tutti gli abitanti di questo straordinario pianeta. 

Qualche link per approfondire:
Il sito della NASA dedicato a tutte le tecnologie spaziali utilizzate per la vita di tutti i giorni: http://spinoff.nasa.gov/
Una divertente applicazione per scoprire quali materiali e tecnologie derivati dall'esplorazione dello spazio contiene la nostra casa e la nostra città: http://www.nasa.gov/externalflash/nasacity/index2.htm
 

domenica 5 agosto 2012

Curiosity sta per arrivare: appuntamento con Marte la mattina del 6 agosto. [Aggiornato]

Finalmente ci siamo!
Dopo un viaggio durato poco più di otto mesi la missione Mars Science Laboratory sta per entrare nella fase più delicata e cruciale: l'atterraggio sul pianeta rosso.
Il rover curiosity è grande come un'utilitaria
Con a bordo il rover Curiosity, la NASA ha deciso di fare sul serio prima di uno stop alle missioni verso Marte che probabilmente durerà diversi anni.
Contrariamente agli impavidi Spirit e Opportunity, Curiosity è grande quasi come un'utilitaria, pesa 900 kg ed è alimentato con generatori nucleari che gli consentiranno una libertà di movimento e un'autonomia enormemente maggiori rispetto ai due predecessori.
In effetti quella che sta per iniziare è la missione più delicata, importante e pericolosa dell'intera storia marziana.
Mai sul suolo di Marte è stato fatto atterrare un oggetto così pesante, e proprio per questo motivo gli scienziati della NASA hanno dovuto inventarsi un modo pericoloso e fantascientifico per l'atterraggio.
La capsula contenente il rover entrerà nell'atmosfera del pianeta rosso a circa 5,9 km/s. L'attrito con l'aria rallenterà la discesa, mentre il computer di bordo la guiderà verso la zona di atterraggio.
L'apertura di un paracadute a pochi chilometri dal suolo farà scendere la velocità di caduta a circa 320 km/h, ancora decisamente troppo elevata per un atterraggio morbido.
Non c'è quindi altra scelta che tagliare il paracadute e far rallentare la capsula con i propri razzi, totalmente controllati dal computer di bordo.

Se questa fase sembra già delicata, cosa dire degli ultimi momenti dell'atterraggio? Si, perché posarsi con i razzi accesi solleverebbe un gran polverone che potrebbe danneggiare la strumentazione di bordo di Curiosity, allora non c'è altra scelta che far stazionare a circa 7 metri di altezza la capsula con i razzi accesi e calare con un verricello il rover sulla superficie sottostante.
Appena le ruote toccheranno il suolo, il cavo verrà tranciato e la capsula, con i razzi al massimo, si allontanerà per non correre il rischio di danneggiare il rover quando esaurito il carburante precipiterà.
Sembra tutto semplice a parole? Bene, allora mettiamoci una difficoltà in più: dall'ingresso in atmosfera al contatto con la superficie passeranno appena sette minuti, mentre il segnale per raggiungere la Terra ne impiegherà 14. E' quindi impossibile seguire in tempo reale tutte le fasi e magari intervenire se qualcosa dovesse andare storto. Quando i tecnici riceveranno i dati dell'ingresso in atmosfera, il rover sarà in ogni caso sulla superficie, funzionante o in mille pezzi. Tutto sarà controllato dai computer di bordo senza alcuna possibilità di intervenire.

Alla NASA li hanno chiamati i sette minuti di terrore e come non dargli torto: anni di preparazione, mesi di viaggio, una tecnica di volo e atterraggio mai sperimentata prima, una missione costosissima e assolutamente fondamentale per la reputazione della NASA e i risvolti scientifici che potrebbe avere... possiamo solamente immaginare che comunque vada quei sette minuti di certo non verranno mai dimenticati per tutta la loro vita.

L'appuntamento per sostenere il rover e tutte le centinaia di persone che vi hanno duramente lavorato è per la mattina del 6 agosto. Il contatto con la superficie marziana è previsto per le 7:31 della mattina, ora italiana. Pochi mnuti dopo, probabilmente una ventina, dovrebbero arrivare notizie dell'esito dell'atterraggio. Se tutto andrà bene, Curiosity, con il suo laboratorio mobile, scandaglierà il fondo del cratere Gale, una delle formazioni più inreressanti di Marte, per i prossimi anni, inviando dati e immagini migliori di quelli già ottimi di Spirit e Opportunity.
Non ci resta che sperare e fare il tifo tutti insieme per la missione automatica più complessa mai progettata.
Per ingannare l'attesa vi consiglio di guardare  questo video che spiega molto bene le delicatissime fasi dell'atterraggio. 

Naturalmente è possibile guardare la diretta della NASA che inizierà circa due ore prima. I siti da seguire sono due; questo con interviste e commenti, mentre quest'altro per entrare nella sala di controllo e ascoltare in diretta le emozioni dei tecnici attraverso le loro comunicazioni.
Maggiori informazioni sulla missione le potete trovare qui 

Restate sintonizzati perché questo post conterrà gli aggiornamenti, spero forieri di buone notizie!


Aggiornamento 06/08
Curiosity ce l'ha fatta!
Le prime immagini di Marte da Curiosity
Il fantascientifico, quanto rischioso, metodo di atterraggio ha funzionato perfettamente. Poco prima delle 7:30 locali il rover ha toccato la superficie del pianeta rosso. Pochi minuti dopo le primissime immagini e i dati confermano il perfetto stato di salute.
Una grande vittoria per la NASA e per tutta la scienza di questo pianeta. 
Buon lavoro Curiosity!